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il terzo incomodo


di Isaac
23.09.2013    |    9.997    |    0 7.9
"La sua reazione mi stupii, con voce arrochita mi disse: "Aspetta, ti aiuto io", andò in cucina, la sentii armeggiare e tornò con un piattino ove..."
Le cose andavano bene tra di noi, la tensione sempre alta grazie alla sua encomiabile premura di rendersi sempre attraente e desiderabile, ciononostante delle poche fantasie rimaste insoddisfatte una mi frullava perniciosamente per la testa da qualche tempo, la più blasfema e, temevo, quella che mai avrebbe acconsentito ad esaudire perché avrebbe rotto quel patto di esclusività cui ci eravamo sempre attenuti e grazie al quale lei non m'aveva negato nulla sino ad allora ...

In breve, come tanti, desideravo di vederla "presa tra due fuochi", se non fra tre (...) ma la sapevo moralmente refrattaria perché era, ed è, una ragazza di sani principi, eppoi non sapevo se la cosa fosse praticamente fattibile da parte d'una donna generosa in ogni senso, anche fisicamente, ma non specificamente "allenata"; sapevo che sui set hard quelle scene sono preparate, certe zone anatomiche anestetizzate localmente o fatte rilasciare con sostanze topiche, alla bisogna aiutanti di scena che mantengono "le macchine in pressione" o "i canali aperti" ed insomma, una ridda di difficoltà contingenti mi avevano sinora indotto a tenere per me l'espressione di quel desiderio.

Una sera in cui avevamo bevuto più del solito, però, non mi tenni ed in maniera molto ellittica, cosa che sapevo la faceva spazientire, accennai a qualcosa che mi sarebbe piaciuto provassimo. Come prevedevo si allarmò, pur annebbiata dal vino, forse presagiva che prima o poi le avrei chiesto di superare la sottile linea rossa dell'esclusività e, sebbene quando guardavamo assieme qualche mio vecchio DVD certe partouze non la disgustassero, l'idea di avvicinarsi ad un corpo sconosciuto, ad un individuo col quale non c'era sintonia di sentimenti, la inibiva.

Fui lesto a trovare una via d'uscita, mi ricordai di quel dildo, mio proprio personale e risalente ad un'epoca antecedente la nostra relazione, che giaceva inutilizzato da anni al'interno d'un sacchetto per bottiglie e che, prima di quello, aveva effettivamente contenuto una bottiglia di champagne regalatami da un fornitore. Il dildo m'era stato regalato da un'amica di penna conosciuta su di un sito per cuori solitari con la quale l'amicizia era evoluta negli anni sino alle confidenze più intime ma non era mai andata oltre per certi suoi profondi convincimenti (a quanto pare stringo amicizia solo con donne di saldi principi morale, ma tant'è ...).

Sul perché e per come ci fossimo spinti sino a quell'inusuale regalo, a soddisfare certe mie fantasmagorie fallomaniacali di allora, qui non mi dilungo, ma "Fausto", così avevamo battezzato l'oggetto durante la cena in cui me lo consegnò impacchettato ed infiocchettato, con un malizioso e delizioso biglietto di auguri, giaceva nel box tra gli sci e l'albero di Natale, pronto ad una seconda giovinezza. Così raccontai alla mia inquieta compagna, con l'intento dichiarato di tranquillizzarla, di quel mio (per niente) piccolo segreto, nonché i retroscena dietro la scelta del nome che qui vi risparmio ma che a lei non risparmiai per intrigarla maggiormente.

Si tranquillizzò e mi incalzò di domande sul perché, sul chi, soprattutto su chi fosse questa "amica di penna" che mi regalava cazzi di gomma ed infine su dove l'avessi nascosto; finsi stupore e le chiesi se, per caso, volesse vederlo, del resto eravamo abbastanza ubriachi entrambi per fingere verosimilmente di non star recitando una pantomima, lei finse di considerare la cosa e, magnanimamente, acconsentì a che glielo mostrassi, visto che ci tenevo tanto ...

Tornai in soggiorno col sacchetto in mano, ci sedemmo sul tappeto dinanzi al camino acceso e sciolsi i manici di corda che avevo legati tra loro per tenere ben chiuso il sacchetto, poi lo aprii, infilai la mano destra nell'imboccatura e colle dita presi il glande di "Fausto"; un rimescolamento mi prese, soprattutto nel constatare quanto importanti fossero le dimensioni di quel mio antico stupratore, poi lo estrassi lentamente affinché la mia perplessa compagna ne apprezzasse la lunghezza. Ricordavo che sulla variopinta confezione originale c'era scritto "8 inches", otto pollici, equivalenti a 20 centimetri e potevo ben testimoniare non essere la solita vanteria di tanti esibizionisti; su quella confezione accanto alla raffigurazione del contenuto c'era l'immagine di un'ammaliante fanciulla voltata di tre quarti, col pingue posteriore in evidenza ed un espressione di invito ma, come sospettavo già da allora, il target di quegli oggetti è segnatamente maschile piuttosto che femminile e, di fatto, Fausto aveva fatto scintille (quasi) nelle mie viscere ma non aveva mai conosciuta una natura femminile.

L'appoggiai per terra, sulla sua grossa ventosa e colla coda dell'occhio vidi l'espressione vitrea della mia compagna, che si era portata le mani al petto come in un gesto di pudicizia. Dopo qualche istante di silenzio carico di tensione, rotto solo dal crepitio della legna ardente nel camino, lei si schiarì la gola e, con un filo di voce, mi chiese: "ma davvero lo hai ... cioè, mica te lo sei messo dentro davvero?". Questa sua pudica incredulità da un lato mi divertiva, dall'altro mi spingeva a riconsiderare il paragone tra la dotazione mia e di Fausto, su cui non m'ero mai attardato più di tanto anche perché presagivo che il Fausto cui si richiamava l'oggetto davvero fosse tanto più prestante di me ed anche in forza di questa differenza ... ma non divaghiamo, tornando all'interrogativo della mia compagna con nonchalance risposi: "certo". "E non ti ha ... insomma, non sentivi male?". "All'inizio, un po', forse, le prime volte ma con l'esperienza e la giusta predisposizione di spirito ...". "Ma usavi qualche lubrificante? So che si adopera la vaselina, o certi olii che si trovano in farmacia ed al supermercato ...". Finsi di considerare questa eventualità, aggrottai le sopracciglia e pensosamente risposi: "In effetti no, lo insalivavo solo un poco prima di montarci a cavalcioni ed un po di saliva me l'aspergevo sulle dita per preparare il passaggio ma olii e creme ... non ci ho nemmeno pensato". "Non ci credo! Mi stai prendendo in giro!" disse ridacchiando. "Oh, no, posso dimostrartelo, se vuoi ...". Tacemmo qualche istante guardandoci negli occhi, non aveva la sfrontatezza di chiedermelo ma intuii che la cosa perlomeno la incuriosiva, se non la eccitava, così portai accanto a noi il massiccio tavolinetto portariviste di acacia che era accanto alla poltrona, su quello feci aderire Fausto appoggiandovi la ventosa e premendo, poi mi inginocchiai poggiando i gomiti accanto alla base e, dinanzi alla mia stupefatta compagna, cominciai a praticare una fellatio preparatoria al totemico oggetto; lo bagnai per benino, poi con un gesto civettuolo che la fece sobbalzare, diedi una bacio ai grossi testicoli, come faceva sempre lei, mi alzai in piedi, retrocessi sino ad avere il tavolino tra le gambe, colai della densa saliva sulle dita della mano destra e con quella mi umettai l'ano, introducendoci prima la punta del medio eppoi quella dell'anulare per prepararmi all'ardua prova.

In effetti non sapevo che cosa sarebbe successo, quei ludi anali risalivano ad anni prima e chissà come avrebbe reagito il mio non più avezzo deretano, comunque mi flessi sulle ginocchia, indirizzando Fausto con la mano appoggiai il glande sul mio sfintere, cominciai ad appoggiarmici cautamente sentendo subito la dolorosa reazione riflessa del mio nuovamente vergine culone e lì mi fermai: "Accidenti" pensai "non me lo ricordavo così grosso! E nemmeno l'ho fatto entrare ...". Avrei anche rinunciato ma l'attenzione felina della mia compagna mi fece recedere ed anzi, cosa che ancora non era successa, forse per l'alcool, forse perché impegnato nell'interpretazione del ruolo, ebbi una pronunciata erezione che distrasse lo sguardo della mia compagna da Fausto per un istante appena. "Poi dicono che le dimensioni non contano!" pensai compiaciuto, trassi un rumoroso sospiro, cercai di rilassarmi e di protendere l'ano all'infuori e cautamente mi ci ripoggiai. Fece per entrare un poco ma ancora mi contrassi dolorosamente ed involontariamente, rimettendomi in piedi colle ginocchia tremolanti ed un'espressione frustrata sul viso. La sua reazione mi stupii, con voce arrochita mi disse: "Aspetta, ti aiuto io", andò in cucina, la sentii armeggiare e tornò con un piattino ove era un panetto di burro da 10 grammi, lo ruppe con le dita ed una parte la spalmo su Fausto, un'altra la usò su di me, introducendo anch'essa le dita nel mio spaventato sedere, poi, per nettarle, me le portò alla bocca e dovetti leccargliele e succhiargliele sino a rimuovere del tutto il burro residuo. Nel frattempo anche il suo respiro s'era fatto impercettibilmente affannoso, e le pupille s'erano dilatate mentre un lucore di sudore le imperlava il labbro superiore, si accoccolò nuovamente ai mie piedi e mi guardò con la grazia e l'impietosità di una pantera.

Di nuovo flessi le ginocchia, di nuovo appoggiai Fausto al passaggio segreto, mentre un filo di smegma colava dal mio pene mezzo afflosciato dall'emozione, stavolta la parola d'ordine funzionò, dapprima scivolò dentro lentamente il glande ed il mio sfintere ebbe modo di apprezzare ogni millimetro di quell'invasione, poi scivolò dentro anche l'asta, le cui solide e rilevanti innervature apprezzai una ad una, lentamente ma miracolosamente riuscii ad introdurlo completamente e, finalmente, a sedermici sopra, coi 20 centimetri di spessa gomma tutti dentro di me, per non parlare dello spessore francamente sovraumano.

Esitai qualche istante, mentre le mie viscere si adattavano all'ingombrante visitatore, la cappella di Fausto premeva senza riguardi contro la mia prostata, come solo lui sapeva fare sebbene mi fossi sempre chiesto come sarebbe stato con un autentico cazzo d'uomo, poi lentamente cominciai a muovermi avanti ed indietro, poi a derivare in senso circolare ed infine ad alzarmi ed abbassarmi di pochi millimetri contraendo e rilasciando i muscoli delle cosce. Con emozione riscoprii le sensazioni segrete che quell'osceno massaggio mi sapeva dare, presi ad ansimare leggermente gorgogliando a fior di labbra stupide oscenità in attesa del climax che m'avrebbe sconvolto come i tifoni sconvolgono le isole del Pacifico. In quei momenti ero addirittura dimentico della mia compagna che mi ricordò la sua presenza quando, inginocchiatasi a sua volta dinanzi a me, prese il mio membro tra le labbra comincio a succhiarlo rumorosamente nonostante, o forse proprio perché, fosse nello stato cosiddetto barzotto, semi-floscio ma tutt'altro che insensibile.

Andammo avanti così per un poco sino a quando avvertii una sfera di fuoco divampare dal mio interno e le fiamme risalire dal perineo, sino allo scroto su per l'asta e sino al glande dove avvenne l'eruzione liberatoria che quasi la colse alla sprovvista, forse perché spiazzata dall'inconsueta inconsistenza del mio cazzo, sbarrò gli occhi mentre il getto di seme trafilava dalle sua bocca chiusa attorno all'asta poco sotto la corona del glande, ma non lasciò la presa ed anzi riprese a stantuffare con maggior vigoria per sderenarmi del tutto, diminuendo d'intensità solo quando mi sentì implorarla di smettere.

Alla fine si stacco da me ed io rimasi seduto su Fausto, coi gomiti poggiati alle ginocchia ed una serie di spasmi alle gambe ed agli addominali che durarono parecchie decine di secondi, mentre lei con le mani mi stuzzicava i capezzoli e con la lingua mi penetrava nelle orecchie sussurrandomi inaudite oscenità, che proprio non credevo da lei. Quando feci per rialzarmi mi fermò, si pose alle mie spalle, ancora inginocchiata e solo allora mi disse d'alzarmi, lentamente; Fausto scivolo fuori, svettando ancora ed eternamente inesausto, poi lei mi richiese di riappoggiarmici e, stavolta, l'invasore scivolò dentro senza incontrare resistenza, poi ancora mi fece sfilare e risiedere due o tre volte, mentre con le mani mi teneva le natiche ben aperte e con lo sguardo indugiava sulla mia totale apertura, forse incredula, infine appoggio la bocca al mio dilatato sfintere e lo baciò con la lingua come avrebbe fatto con la mia bocca, introducendovela con decisione e lenendo l'indolenzimento che finalmente emergeva dal calore diffuso.

Quando una mezz'ora dopo, abbracciati sul tappeto dinanzi al camino mi chiese: "Era questo che intendevi quando accennavi all'idea di coinvolgere qualcun altro nei nostri rapporti?" esitai qualche istante eppoi risposi, carezzandole il volto: "Certo amore, certo, che cosa avevi capito?". Per quel giorno le emozioni erano state abbastanza ...
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