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Gay & Bisex

un amore 2


di pinghe69
26.08.2012    |    4.731    |    0 9.7
"Hamed e sorrideva dei miei sforzi vani, non potevo, dopo avere fatto proclami, dimostrarmi incapace..."
Come tutti i pomeriggi di quel caldo mese di agosto ero sdraiato nudo supino a prendere il sole, appartato dietro una duna sulla spiaggia libera. Però non ero rilassato; verso le sei sarebbe dovuto arrivare Hamed, così mi aveva promesso salutandomi il giorno prima. Sarebbe eccesivo dire che ero in ansia, certo avrei voluto che il tempo passasse più velocemente. Mi ero tolto l'orologio dal polso e lo avevo messo nella sacca, per evitare di guardarlo di continuo. Mi concentrai pensando a quello che era successo il giorno prima , era stata una esperienza forse assurda, ma anche emozionante e bella.
Immerso in quei pensieri non mi ero accorto che una persona si era avvicinata, me ne resi conto solo quando sentii delle labbra che lambivano il mio orecchio, di scatto girai la testa e mi trovai davanti gli occhi ridenti di Hamed. Restai per un lungo istante, estasiato, a guardarlo; quello sguardo dolce e sorridente entrò, come una vampata di calore, dentro di me.
"Ciao" fu la sola parola che riuscii a dire,
lui sempre sorridendo:
" sei sorpreso? te lo avevo promesso che sarei venuto",
"no – gli risposi - ti aspettavo, ero però così preso dai miei pensieri che non ti ho sentito arrivare”.
Continuavo ad essere sperso nel suo sguardo e non riuscivo a impostare un qualsiasi discorso. L'istinto mi venne in aiuto, mi spinse ad abbracciarlo, lo attirai contro di me e la mia bocca andò a cercare la sua. A quel punto le parole non servivano più, le nostre lingue guizzanti le nostre mani rapaci dicevano chiaramente che ci eravamo ritrovati.
" Spogliati vienimi accanto" gli dissi, spostandomi verso l'estremità del telo. Hamed in un lampo fu nudo, si sdraiò attirandomi a lui, mise una gamba fra le mie, strusciava la sua coscia sul mio lato B.
Riprendemmo a baciarci, mentre le nostre mani passeggiavano sui nostri corpi. Ogni tanto mi staccavo lievemente da lui perché volevo godermelo anche con gli occhi, il giorno prima non avevo dato importanza ai suoi capezzoli, ora invece li vedevo pronunciati e tesi, abbassai la testa e presi a morderglieli e a succhiarglieli. Hamed sembrava gradire questo mio assalto ma soprattutto era concentrato sul massaggio della sua coscia sul mio culo. Compresi il suo obiettivo, avevo ancora il ricordo del dolore che mi aveva inflitto il giorno prima, forse essermi fatto penetrare in mare lo aveva accentuato. La mia testa, l’emozione che sentivo mi spingevano ad accettarlo anche se era sicuro che avrei dovuto sopportare un’altra dura sofferenza fisica. I miei fianchi incominciarono a rispondere ritmicamente al movimento della sua coscia, era il mio messaggio di accettazione. Questa volta però non volevo avere la parte solo passiva del rapporto, volevo poterlo guardare negli occhi mentre mi penetrava, volevo essere io a guidare la danza.
Hamed si era inumidito la mano con la saliva e ora massaggiava l'ingresso delle mi viscere, incominciando a penetrarmi con un dito.
“Aspetta, quanta fretta, lo sai che mi lascerò penetrare, ma prima recuperiamo quei dolci giochi che chiamano preliminari. Quello che ti offro non è la possibilità di svuotare i tuoi coglioni, per quello basterebbe una veloce masturbazione, ti offro me stesso, le mie emozioni, il rapporto non è tra un cazzo e un culo ma fra due persone “ gli dissi queste parole parlando con enfasi. Ebbi la sensazione che Hamed arrossisse cosa improbabile dato il colore della sua pelle, certamente l’avevo colpito, l’avevo emozionato.
Si era bloccato, non riusciva a proferire parola. Provai tenerezza, lo abbracciai, lo coprii di baci, “ voglio solo – gli dissi -che il nostro rapporto non sia solo rivolto a soddisfare le nostre esplosioni ormonali, ma che ci permetta di creare un vero legame fra noi".
I suoi occhi si erano riempiti di tristezza, e: “ forse le nostre esperienze di vita sono troppo differenti, io ho vissuto e vivo in un mondo dove sei portato a prendere, perché solo così ti garantisci la sopravvivenza, tu vivi in un mondo diverso, ho detto diverso non migliore perché la solidarietà da voi e spesso una parola vuota; ho capito il tuo messaggio, aiutami a seguirlo”.
Lo tenni stretto fra le mie braccia, lo accarezzavo e lo baciavo con dolcezza per allontanare la sua tensione, poi lentamente le mie carezze i miei baci presero un significato diverso, la mia lingua incominciò a cercare avida la sua, la mia mano si era impossessata del suo cazzo che era rifiorito.
“Resta fermo, oggi voglio essere io a cavalcarti, voglio essere io a impalarmi “ mentre gli dicevo queste parole lo scavalcavo e mi posizionavo con il mio lato B all'altezza del suo inguine. Mi inumidii con la saliva l'ano, gli tenevo il cazzo con l'altra mano, i il suo sesso era all'ingresso delle mie viscere, spingevo verso il basso per farlo entrare. Per tre volte il cazzo scivolò nel solco fra i glutei. Hamed e sorrideva dei miei sforzi vani, non potevo, dopo avere fatto proclami, dimostrarmi incapace. Per la quarta volta posizionai il cazzo di Hamed , questa volta cambiai tattica, non una spinta decisa ma brevi spinte che permettessero un lento avanzare della sua cappella . Questa tecnica sembrò dare migliori risultati, sentivo parte della cappella che stava sforzando lo sfintere, mi accorsi però che non avevo il coraggio di dare l'affondo decisivo. Mi venne in aiuto Hamed che capita la situazione di stallo, scegliendo bene il tempo, dette un forte colpo di reni permettendo alla sua cappella di vincere la prova di forza con lo sfintere.
E' inutile parlare del dolore, mi eccitava avere Hamed dentro di me mentre i nostri sguardi esprimevano reciproca riconoscenza. A quel punto la ginnastica sessuale aveva solo un ruolo di supporto, c'era una più emozionante penetrazione che era data dagli occhi negli occhi. L'orgasmo concluse quella ginnastica, ma restò l'emozione die nostri sguardi che sembravano continuare all'infinito.
Restammo in quello stato d'estasi per un tempo infinito. Ci riprendemmo, Hamed si sfilò dalle mie viscere, mi guardava sorridendo, mi prese per mano e tirandomi in piedi : "vieni facciamo un tuffo in mare" .
Eravamo immersi nell'acqua, felici si scherzava: " Vuoi venire domani a casa mia, potrai restare anche la notte". "Aspettavo questo invito lo accetto con piacere" mi disse mentre ridendo riprendeva a i suoi giochi d'acqua.
(continua)
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