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Gay & Bisex

educazione al cazzo 2


di pinghe69
12.10.2012    |    12.412    |    1 8.9
"A quel punto Fabio incominciò il racconto della sua vita che cercherò di sintetizzare..."
Nei due giorni successivi al nostro rapporto nella cabina, Fabio non venne in spiaggia. Incominciai a preoccuparmi, forse involontariamente ero andato oltre. Mi sorse il dubbio che quel rapporto fosse stato il frutto di una violenza perlomeno morale. Non mi sentivo tanto orgoglioso di quello che avevo fatto se avevo determinato una crisi alla mia “vittima”.
La sera del secondo giorno, tornando dal mare, decisi di andare a cercare Fabio per capire cosa stava succedendo. Fu lui ad aprirmi la porta, portava solo un bermuda e un paio di ciabatte da mare.
“Come stai” – gli chiesi –“ la tua assenza dal mare mi aveva preoccupato, per questo mi sono permesso di venirti a cercare a casa”. Fabio si spostò dal vano della porta facendomi segno di entrare.
Eravamo in piedi davanti l’uno all’altro nel centro della stanza, nessuno si decideva di parlare, allungai una mano, presi la sua stringendola forte, improvvisamente Fabio scoppiò in un pianto dirotto. Le lacrime gli scendevano copiose sulle guance. Forse perché mi sentivo in colpa, mi sentivo responsabile di quelle lacrime, lo abbracciai stringendolo a me, gli baciavo il viso gli leccavo le lacrime che continuavano a scendergli sulle gote, i miei gesti erano di affetto spinti dalla mia voglia di consolarlo, quindi rimasi brasato quando lui portò le sue labbra sulle mie e la sua lingua mi penetrò la bocca. Risposi istintivamente al suo bacio, la mia lingua si intrecciò con la sua, anche Fabio mi stringeva con tutta la sua forza quasi volesse fondersi con me.
Ci ritrovammo abbracciati sul divano, continuavamo a baciarci con passione mentre le nostre mani accarezzavano ogni centimetro del corpo dell’altro. Sfruttando il fatto che aveva in dosso soltanto quei calzoncini, avevo il vantaggio di godere della sua carne liscia e soda e senza fatica, lui consenziente, facemmo scendere fino ai suoi piedi quell’indumento. Fabio era nudo mentre io ero ancora vestito. Forte fu la tentazione di sfruttare quelle situazione, anche perché nel frattempo il mio cazzo si era risvegliato e sarebbe stato felice di trovare una mano o una bocca che lo sollazzasse. Dovetti fare una violenza al mio desiderio per riuscire a parlare. “Fabio ti rendi conto che mentre abbiamo già avuto un rapporto sessuale e stiamo per cominciarne un altro, io non conosco praticamente nulla di te; anche stasera non hai detto nemmeno una parola. Sai bene che ti desidero, che voglio godere tutto di te, mi piace il tuo cazzo e te l’ho già dimostrato, mi piace il tuo lato B e certamente hai capito che voglio visitarlo, che voglio, senza ipocrisie, penetrare, mi piace il tuo corpo sodo ed elastico i tuoi capezzoli ben pronunciati, la tua lingua vogliosa, ma ho bisogno di sentire che fra le mani ho un uomo e non qualcosa che sembri una bambola gonfiabile”. Gli avevo detto queste parole tutte di un fiato, Fabio continuava a tacere, per un attimo pensai di avere sbagliato tutto, che avevo perso l’occasione di godermi quello che mi si era offerto.
Mi spostai verso l’angolo del divano stando semisdraiato attirai Fabio contro la mia spalla. Questa volta non parlai, aspettavo in silenzio che lui prendesse l’iniziativa, qualunque fosse.
Anche se passarono forse solo una trentina di secondi prima che Fabio incominciasse a parlare, quell’intervallo di tempo mi sembrò infinito.
“Non sei tu il responsabile del mio pianto, anzi con la tua dolce violenza di due giorni fa, mi hai costretto a guardare con coraggio tutta la mia vita, a cercare di uscire da quelle contraddizioni che mi hanno paralizzato nei rapporti sia con le donne che con gli uomini, questi ultimi forse sempre desiderati anche se sempre rifuggiti.
A quel punto Fabio incominciò il racconto della sua vita che cercherò di sintetizzare. Figlio unico di una famiglia agiata che viveva in campagna. Era stato fino a tredici anni in collegio. Tornato a vivere in famiglia, dovette vivere i profondi contrasti fra la madre, timorata di Dio e lontana dai piaceri della carne e un padre che invece pensava, oltre ad amministrare la proprietà, solo ai piaceri, fossero le donne, fosse il cibo, fossero i compagni di bisbocce. Fabio era sballottato emotivamente fra i moniti continui della madre, che lo richiamavano al dovere della purezza al rispetto delle regole dettate da Dio, e il carattere gioviale del padre che certamente non cercava di nascondere la propria vocazione della ricerca del piacere.
Quando crescendo si fecero impellenti gli stimoli sessuali, invece di trovare da parte dei genitori una educazione sessuale, fu, da una parte bersagliato dalle prediche materne che gli paventavano sempre le fiamme dell’inferno, dall’altra i maestri che ebbe concorsero a moltiplicargli la confusione e le paure che già le minacce della madre gli avevano iniettato. I suoi maestri furono le scene campestri delle monte degli animali, lo elettrizzava in particolare la monta dello stallone dal cazzo possente, mentre il toro era stato una grande delusione avendo un cazzetto del tutto improprio rispetto alla mole del fisico e per la tendenza ad avere un orgasmo precoce e suo padre che, recuperava le delusioni del talamo nunziale dando l’assalto a tutte le donne ,disponibili o meno, della fattoria. Più volte Fabio ebbe l’occasione di vedere quegli amplessi. Il padre alzava le gonne spostava i mutandoni e le penetrava, con il suo grosso cazzo, alla pecorina. Queste esperienze ebbero un duplice effetto, le minacce della madre lo resero paralizzato quando dovette crearsi rapporti, l’approccio sessuale degli animali e del padre lo portarono a vedere nella pecorina il normale rapporto sessuale. Aveva imparato a masturbarsi, era attratto dal cazzo, non avrebbe mai avuto il coraggio però di provare una esperienza gay. Solo con il cane lupo si esercitò a toccare un cazzo, tutto accadde un giorno, era molto affezionato al cane, ogni volta che lo aveva vicino lo accarezzava, quel giorno accarezzandolo sotto la pancia incontrò un corpo rigido in quella morbidezza del pelo. Curioso controllò meglio e si accorse che stava massaggiandogli il cazzo. Rimase così eccitato da quella scoperta che, lasciato il cane, corse in camera sua a masturbarsi. Il cane lupo divenne l’unico amico con cui sfogare le sue esplosioni ormonali.
A ventitré anni arrivò al matrimonio vergine. Tutto era stato organizzato dalla madre, compresa la scelta della futura nuora. La prima notte di nozze scoppiò il finimondo. A Fabio nessuno aveva insegnato come gestire la consumazione del dovere coniugale, lui aveva davanti agli occhi la monta dello stallone e gli assalti del padre alle donne della fattoria. Sulla base di quelle esperienze cercò di prendere la novella sposa. La sua pretesa di metterla alla pecorina, provocò solo la reazione isterica della moglie che lo accusò di tutte le turpitudini possibili.
Quando per riportare la pace fra i coniugi intervenne il confessore, questi si rivolse soprattutto a Fabio e gli spiegò che la moglie non poteva essere presa come un animale richiamandolo ad assumere nel rapporto sessuale la posizione canonica. Questo suggerimento ebbe l’unico effetto di fare passare il rapporto dei coniugi dalla padella alla brace. Quando Fabio si trovò nel letto una donna stesa immobile, col viso teso che aspettava il supremo sacrificio, non fu in grado di onorare il suo ruolo maritale perché il cazzo non volle dare alcun segno di vita. Per molte notti si cercò da parte dei due coniugi di consumare il matrimonio, ma non ci fu nulla da fare. Il cazzo di Fabio restava moscio. Disperato cercò di mettersi alla prova con una meretrice. A questa chiese di poterla prendere alla pecorina. Questa non sollevò problemi anche perché Fabio le aveva promesso un premio oltre la tariffa. Con quella mignotta accucciata sul letto Fabio ebbe il suo primo vero rapporto sessuale, il suo cazzo rispose impennandosi con orgoglio, stantuffando e sguazzando dentro quella fica ormai slabbrata ma che a lui parve la porta del paradiso. Cercò di convincere la moglie a farsi prendere alla pecorina, ma di fronte al suo deciso rifiuto, Fabio capì che non avrebbe mai consumato quel matrimonio che altri gli avevano messo addosso. Quando la moglie, forse, trovò qualcosa di più interessante del marito che lei credeva impotente, non ebbe scrupoli a chiedere il divorzio. Fabio continuò la sua vita da solo, sfogando con mignotte le sue necessità da letto.
Fabio mi aveva fatto questo racconto che, io vi ho sintetizzato, mentre stava rannicchiato sulla mia spalla e io con mano leggera gli accarezzavo il suo bel cazzo.
“Bisogna rieducare questo cazzo e farlo diventare il tuo orgoglio e non più la tua disperazione, insieme dobbiamo liberare la tua voglia di essere posseduto, potrai, guarito, godere con gli uomini e se vorrai con le donne . La novità per te sarà la scoperta di avere una duplice natura. Io, personalmente, sono rimasto molto intrigato da te perché ho trovato una psicologia femminile in un corpo virile come il tuo. Le lezioni dovranno ridurre al minimo le parole e lasciare che i nostri corpi parlino per noi.” Con queste parole gli lanciai il mio manifesto programmatico, Fabio lo accettò con entusiasmo, si girò verso di me e mi piantò la sua lingua in bocca.
Sul divano data la nostra stazza si stava scomodi e allora: “ perché non andiamo a fare la prima lezione su un bel letto comodo?” dissi ridendo. Sebbene a malincuore Fabio si alzò e mi prese per mano. Mentre mi spogliavo Fabio nudo sdraiato sul letto mi guardava con interesse soprattutto quando ho sfilato gli slip. Amo stare nudo su un comodo letto con un uomo nudo accanto, sapendo che abbiamo gli stessi desideri e che potremo goderceli senza fretta. Con questo pensiero salii sul letto. Fabio era rimasto sdraiato rapito dall’asta che dal mio inguine si ergeva orgogliosa; io mi misi in ginocchio di fianco a lui in maniera che il mio cazzo, già in tiro, fosse alla portata della sua bocca. Fabio capì l’invito che sottintendeva quella mia posizione e girando la testa prima annusò poi spalancata la bocca risucchiò famelico la mia cappella.
Lo lasciai fare, volevo che si abituasse al mio cazzo, però non volevo che con la sua foga mi facesse rapidamente arrivare all’orgasmo. Forse la sua lunga frequentazione con le mignotte l’aveva abituato a rapporti veloci atti solo a scaricare le palle.
Gli sfilai il cazzo di bocca, lui mi guardò stupito: “ non sono stato bravo?” mi disse preoccupato; mi fece tenerezza, mi sdraiai accanto a lui lo abbracciai e parlandogli la bocca sulla bocca : ” sei bravo ed adorabile, devi imparare però a fare le cose con calma, devi imparare a prestare attenzione a tutto il corpo dell’amico che ti sta vicino. Per esempio, non hai prestato nemmeno una minima attenzione ai miei capezzoli, eppure sono per me una zona altamente erogena che mi ha insegnato a capire il piacere anche attraverso il dolore.” Lo attirai tutto contro di me mentre gli dicevo quelle parole. Riprendemmo a baciarci e ad accarezzarci lasciando almeno per il momento tranquilli i nostri cazzi. Una mia mano arrivò a intrufolarsi nel solco che divide i glutei e lentamente cercò l’ingresso delle sue viscere. L’aggressione fu gradita, muovendo i fianchi, Fabio facilitò alla mia mano di raggiungere il suo obiettivo.
Quel movimento dei fianchi mi confermava la disponibilità del mio amico a farsi inculare. Il mio desiderio per quell’obiettivo era forte, ma non ero lì per prendere precipitosamente un qualcosa che mi era così apertamente offerto, tutto doveva restare sospeso, l’attesa del piacere avrebbe acuito il piacere stesso. Tutti i miei ragionamenti rischiavano però di saltare perché sentivo che stava arrivando una tempesta ormonale che mi spingeva verso l’orgasmo.
Mi rivolsi a Fabio: “ prima mi devi leccare e mordere i capezzoli, poi ci mettiamo in posizione nord sud e proviamo ad arrivare insieme all’orgasmo”. Lui mi guardò perplesso: “ cosa è questa posizione nord sud?” mi chiese preoccupato. Mi venne da ridere: “volevo solo proporti un bel sessantanove”.
Fu una esperienza estremamente piacevole, Fabio, sebbene fosse un neofita, dimostrò una capacità di apprendimento che sottolineava il fatto che era nato per godere del cazzo. Lo affogò con la sua saliva, che fece colare fino al mio ano per poi vellicarlo con la sua lingua famelica trasmettendomi un languore che mi distrasse per un momento dal mio dovere di onorargli il cazzo. Mi confermava ancora una volta l’esattezza dell’impressione che avevo già avuto, Fabio aveva una sensibilità particolare ad accogliermi dentro di se, ora le mie dita ma in uno dei prossimi giorni, ne ero certo, tutto il mio cazzo.
Si era creata una tale sintonia fra noi che insieme raggiungemmo l’orgasmo. Ciascuno ricevette in bocca simultaneamente la sborra dell’altro, nessuno dei due ne perse una goccia, quando ritornammo abbracciati gli occhi negli occhi, le nostre lingue ci permisero di scambiarci i reciproci umori.
Avevo trovato un allievo capace e disponibile, con le successive lezioni sarei riuscito ad educare Fabio al cazzo, farne un allievo che avrebbe superato il maestro.
(Continua)


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