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L'uomo bestia e la donna cannone.


di Easytolove
10.03.2022    |    11.533    |    13 9.6
"Del trasporto verso casa se ne occupa il padre, l’altro ingombrante fardello che mi condiziona la vita..."
Guido concitata nel traffico mattutino, cercando di sedare i continui litigi e i capricci che questi tre diavoli travestiti da bambini, continuano ad alimentare.
Per fortuna tra un quarto d’ora li farò scendere di fronte alle loro rispettive scuole, e avrò almeno cinque ore di pace.
Del trasporto verso casa se ne occupa il padre, l’altro ingombrante fardello che mi condiziona la vita.
Un tempo non era così, almeno fino a quando non ho preso questa disgraziata decisione di diventare madre e angelo del focolare.
I primi anni sono stati fantastici, ma poi dopo la nascita del terzo pargolo, la vita sessuale con mio marito si è estinta, quella sociale vaporizzata.
Vacanze gite e interazioni totalmente condizionate, anche la cura della mia persona è andata a farsi benedire.
Mesi senza andare dalla parrucchiera, anni senza depilarmi la patata.
Tanto ormai non mi toccava più nessuno,lui ormai l’avevo compreso, si sbatteva qualcuna sul lavoro, probabilmente la sua assistente, una troia che qualche anno fa è stata cacciata di casa dal marito, che tornando a casa senza avvertire, l’ha trovata a letto con il figlio dei vicini e un suo amico.
Almeno così il pettegolezzo mi è arrivato alle orecchie, dalla moglie di un loro collega incontrata per caso al supermercato.
Faccio scendere i tre animali travestiti da bambini, un bacio sulla guancia ad ognuno di loro, le solite raccomandazioni, di non fare i gradassi, insieme sono una specie di baby gang che bullizza i compagni,ogni poco mi arrivano le lamentele, che non fanno altro che infastidirmi, mi chiedo perché non li lasciamo in pace, a sbrigarsi tra di loro il modo migliore per rapportarsi con gli altri esemplari della specie umana.
Mi attende un breve viaggio, verso la periferia, la meta è una specie di villino di campagna, in quelle zone della città rimaste in una specie di limbo urbanistico, sospese tra prati campi e quartieri semiresidenziali.
Mi attende Matilde,moglie di un collega di mio marito.
Ci siamo conosciute lo scorso anno, ad una cena di Natale, organizzata dall’azienda, per i dipendenti e i famigliari.
Insomma, non proprio per tutti i dipendenti, ma solo per i quadri dirigenziali, una ristretta cerchia, elitaria e privilegiata.
Si sono trasferiti da un'altra città poco prima che ci conoscessimo, suo marito è stato messo a capo della filiale, lei ha l’hobby del giardinaggio e dell’orticoltura, il villino è il balocco che si è fatta regalare, la condizione per seguirlo in questa fase della vita.
Il destino quella sera ci ha messe sedute una di fronte all’altra, e per tutta la serata non abbiamo fatto altro che parlare, una sorta di magica attrazione ci ha subito carpite, ho subìto all’istante il suo fascino magnetico, l’eleganza aristocratica della sua figura, la sobrietà nel vestire, il modo strano e conturbante che ha messo in campo, nel flirtare, un corteggiamento garbato, fatto di sguardi e complimenti, sfioramenti apparentemente casuali, la sua totale attenzione rivolta su di me.
Senza nemmeno rendermi conto, di cosa stesse succedendo, quando verso la fine del convivio, mi sono recata in bagno, uscendo dalla toilette me la sono ritrovata davanti in piedi che mi attendeva.
Siamo rimaste qualche secondo come inebetite a fissarci negli occhi, e poi ho il confuso ricordo della sua bocca incollata alla mia, il sapore del suo rossetto, la sua lingua che come un serpente mi si è infilata tra le labbra, per un secondo lungo come un ora.
Poi mi ha messo un bigliettino di carta stropicciato tra le tette, nel reggiseno,
“c’è il mio numero chiamami che ti voglio rivedere”.
Oggi mi ha detto che trapianteremo i pomodori.
Almeno così l’ho venduta a casa.
“Non ritornerò a pranzo, vado da Matilde, dobbiamo trapiantare i pomodori, ho lasciato il pranzo già cotto solo da riscaldare al micro onde, poi alle 14 verrà la baby sitter, non vi preoccupate, ci vediamo per la cena”.
“ok va bene, sono molto compiaciuto che tu vada così d’accordo con la moglie del mio capo”.
E’ l’ennesima riprova che ho a che fare con un idiota, mette il proprio lavoro davanti ad ogni cosa, non si accorgerà mai che con “la moglie del suo capo” io ci scopo da mesi, all’insaputa di entrambi, che anche il “suo capo” non è da meno, ed i vertici della multinazionale, sapessero con che genere di coglioni hanno a che fare, dovrebbero dormire sonni molto preoccupati.
Matilde sicuramente mi attende come al solito nuda dentro al letto, i loro figli sono grandi, vanno all’università,non deve trasbordare nessuno a scuola, probabilmente è qui da ieri sera, chissà quante volte pensando a me si sarà toccata, durante la notte, sa che mi piace quando la ritrovo con la fica odorosa,per poterci affondare il naso e la lingua, ripulirla con la mia saliva, mischiarla con la sua, attraverso le lingue affamate.
Ha qualche anno in più di me, mentre guido ripenso alla nostra prima volta, entrambe non l’avevamo mai fatto con una donna, per noi è stata una rivelazione, qualcosa che ci ha coinvolto e sorpreso nostro malgrado.
Dopo quella sera, con quel bacio furtivo dentro al bagno siamo rimaste per lungo tempo come imbalsamate, poi finalmente un giorno ci siamo lasciate andare.
Eravamo a casa loro, ad un pranzo domenicale, da qualche tempo ci scambiavamo questi inviti, poi nel pomeriggio i nostri mariti si sono recati ad un avvenimento sportivo, sponsorizzato dalla filiale della multinazionale, poi ci sarebbe stato una sorta di ricevimento, con le premiazioni e tutto il resto, sarebbero tornati molto tardi, ci saremmo rivisti a casa.
Non so bene come, ma abbiamo iniziato come per gioco a provarci dei vestiti, capi vecchi, una specie di strana sfilata, poi Matilde ha continuato con la biancheria intima, sempre più provocante, fino a quando ci siamo ritrovate completamente nude, avvinghiate dentro il letto, ci siamo baciate prima teneramente, poi toccate sempre più intimamente, con le mani dentro alle fiche, e poi a succhiarci quelle dita ricoperte dai nostri umori, con le lingue avide, perse in un estasi nuova, fatta di qualcosa di sorprendentemente nuovo e allo stesso naturale, appagante, come se la nostra vera essenza, si fosse ad entrambe improvvisamente rivelata.
Apro con la chiave che soltanto io oltre a lei possiedo, e mi spoglio nel piccolo spazio che funge da entrata, salottino e cucina.
Oltre, attraverso un passaggio aperto, c’è un bagno e la stanza dove mi sta aspettando.
Mi muovo, furtiva e silenziosa, e mi introduco in quel piccolo mondo segreto, dove lei addormentata mi attende.
Come sempre dorme tutta sepolta dalle coperte, una mano e un piccolo ciuffo dei sui capelli biondi fanno capolino, tra i due cuscini.
Come un felino che si avvicina alla preda, mi avvicino, e senza sollevare le coperte, mi ci infilo sotto, di lato, prima con la testa, e poi con il resto della mia persona.
Immediato mi giunge il suo odore, si deve essere toccata e poi addormentata, con una mano ancora appoggiata, le cosce un pochino aperte, striscio come una biscia verso la sua tana, fino a quando non arrivo a pochi centimetri, con la lingua che si infila tra le dita e assaggia il suo sapore.
Dopo che si è risvegliata il lunghissimo sessantanove che ci ha sfiancate è andato avanti per un ora.
Ho i muscoli delle mascelle intorpiditi, la lingua è indolenzita, mi ha morso la fica a sangue, mi fa male, speriamo che non mi venga un infezione, la cosa assurda è che sono stata io, nel delirio dell’eccitazione ad implorarla di mordermi, fino a quando non avesse sentito in bocca il sapore del mio sangue.
Lei con la mente annebbiata dagli orgasmi mi ha obbedito, e quando ne ha sentito il sapore, si è ancora più eccitata, e allora anche io ho iniziato a mordere, e a gridare, di dolore e di piacere, un delirio senza fine.
Apro gli occhi e la vedo, ha preparato salviette calde, e mi sta umettando la fica, la sento gonfia, vedo che un impacco simile è appoggiato sulla sua, ha provveduto a limitare i danni.
Ci stringiamo e ci baciamo, per la prima volta forse, ci rendiamo conto di come ci siamo spinte oltre ogni ragione, di come il nostro rapporto sia estremo.
“Lo sai che noi due siamo pericolose”.
Me lo dice con un soffio , con la bocca ad un centimetro dalla mia.
“Certo che lo so, ma tu per me sei diventata come una droga, c’è qualcosa nella mia pancia che non so come controllare, che mi spinge verso di te, mi sembra di essere diventata un fenomeno da baraccone,
qualcosa di ineluttabile, come se fossimo diventate, “l’uomo bestia e la donna cannone”.
Resta per qualche istante in silenzio, mi soppesa, toglie gli impacchi tiepidi, che nel frattempo si sono raffreddati, le fiche hanno smesso di sanguinare, per qualche strano mistero, sono parti del corpo che si rimarginano in un battibaleno.
Quello che dice, e che non avrei mai voluto sentire, sentenzia per sempre il nostro destino.
“Lo so, vale anche per me, ma a questo delirio non saprei più fare a meno”.
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