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La scopata perfetta.


di Easytolove
11.01.2022    |    1.771    |    4 9.7
"Con una scusa mi faccio seguire nel bagno, l’afferro per i baveri della giacca, avvicino la bocca alla sua, sento che non oppone resistenza, con la punta..."
Dorotea mi stringe la mano, mentre l’Airbus inizia la rullata sulla pista asfaltata.
Voleva prendere il solito pulmino con il quale era sempre andata nei rari viaggi che ha fatto da sola a trovare i parenti, ma poi, quando le ho detto che con la solita spesa, saremmo andati in aereo, in un ora, mentre altrimenti ci sarebbe voluta una giornata, ha ceduto.
“pensa ai bambini, si divertiranno come dei matti, per loro prendere l’aereo sarà un avventura incredibile”.
Abbiamo occupato un intera fila di sedili, li abbiamo posizionati vicino ai finestrini, di fianco a me c’è il maschietto, più grande e coraggioso, mentre la bimba osserva tutto quello che la circonda, tra la curiosità e la paura di quello che le potrebbe accadere.
Come sempre mi addormento, volare mi fa questo benefico effetto, mi risveglia il tonfo sordo delle ruote che ritornano sulla sicura superficie nera.
Ad attenderci c’è uno dei fratelli di Dorotea, parla solo in rumeno, ha una vecchia Mercedes , per il vero molto comoda e nemmeno troppo scassata.
Il viaggio sarà di circa duecentocinquanta chilometri in un posto vicino ad una cittadina che si chiama Zarnesti, in mezzo ai monti Carpazi.
Mi accomodo dietro, in mezzo ai due bambini, Dorotea va davanti, con il fratello che si chiama Silviu, hanno da raccontarsi molte cose, parlano e ridono, “ho detto che sei una mia amica, ci hanno preparato una stanza con un bel lettone matrimoniale”
“ci dovremo arrangiare”.
E scoppia in una risata.
Immagino le notti che ci attendono, il sapore dolciastro della sua fica, mi rilasso, Mirella la bambina si sdraia sulle mie gambe, Giulio mi prende una mano, lentamente mi rilasso, decido che il grigio panorama rumeno non è poi così entusiasmante e mi riaddormento senza nessun rimpianto.
Quando mi risveglio i due bimbi sono con gli occhi incollati ai finestrini, siamo su di una strada un pochino dissestata che si inoltra in un paesaggio innevato, tra chiazze di neve sporca e prati verdi e marroni.
Le montagne intorno a noi sono candide, ogni tanto attraversiamo la boscaglia, piccoli agglomerati urbani con i comignoli delle case che rilasciano un fumo lattiginoso.
Poi Silviu svolta in una strada più stretta, in ogni caso sgombra dalla neve, e dopo qualche chilometro, dopo aver attraversato un piccolo villaggio, entriamo in un grande cancello aperto, di ferro arrugginito e ci fermiamo in un enorme aia fangosa, di fronte ad una grande casa di sassi e mattoni.
Ci sono galline, maiali, oche e anatre che scorrazzano, mentre un enorme cane nero legato ad una catena abbaia e ringhia furioso, pronto a sbranare qualunque sconosciuto si avventuri nel suo raggio di azione.
Penso a Buck e ai cuccioloni, ad Adele, mi è arrivato un messaggio, le ho risposto, “tutto a posto siamo atterrate, il fratello di Dorotea ci sta portando a destinazione, ti amo”
Il parentado è tutto schierato, l’altro fratello e le cognate, i nonni prendono d’assalto i nipotini, sono l’amica che li ha accompagnati, mi abbracciano e mi baciano, i nomi di tutti li dimentico in un minuto.
L’unica che mi incuriosisce è la sorella più grande, laureata, lavora a Bucarest si chiama Mariana, ma non c’è,arriverà la mattina di Natale, per il pranzo con la famiglia.
Dopo aver preso posto nella stanza che ci hanno preparato, un grosso letto di ferro battuto per noi due, e due piccoli lettini per i bambini, in un battibaleno diventa buio pesto, fuori non si intravede nessuna luce,
dico a Dorotea “ma qui di notte è sempre così scuro”?
“bambini correte di sotto dai nonni che noi arriviamo subito”!
Appena sono usciti, mi spinge con la schiena contro la porta chiusa, e mi entra in bocca con la lingua, ci palpiamo un pochino, entrambe ne avevamo voglia da questa mattina.
“dai non ti preoccupare dormiremo insieme, ci sarò io a proteggerti”.
Ceniamo nella grande cucina, riscaldata da un enorme stufa, il chiasso e la confusione regnano sovrani, ci sono anche i cuginetti, corrono e strillano a tutto volume, nella quasi indifferenza generale.
Non comprendo quasi nulla di quello che dicono, ogni tanto sorrido, Dorotea mi strofina da sotto al tavolo una coscia, mangiamo una brodaglia con dentro delle zampe di pollo, poi uno stufato speziato e piccante, del maiale affumicato, e una strana insalata che sa di cetriolo e panna acida.
Ad un certo punto i bambini crollano, è la scusa buona, saliamo in camera e li mettiamo a letto, la stanza non è molto calda, ci spogliamo e ci infiliamo sotto alle spesse coperte, quando stiamo per iniziare a toccarci, Mirella con un salto sale nel letto e si infila sotto,”mamma ho paura, voglio dormire insieme a voi”.
Per fortuna nemmeno si accorge che siamo nude, resta un pochino quieta e poi si addormenta.
Ci baciamo un pochino, una leggera palpatina alle passere, poi Dorotea mi sussurra in un orecchio,
“Vedrai che domani si sarà abituata e dormirà nel suo lettino, in ogni caso andranno qualche giorno dai genitori di Relu, vedrai che avremo tutto il tempo di rifarci con gli interessi.”
Il giorno di Natale passa tra la confusione egli schiamazzi, mangio delle cose improponibili, dai nomi impronunciabili, che loro divorano con entusiasmo, e io faccio fatica a ingoiare.
Il vino sa di aceto, inizio a sentirmi un pochino scoraggiata, penso ai manicaretti che avremmo cucinato, alla quiete della nostra cucina, ai gatti coricati sulle poltrone davanti al camino, al soffice jazz di Adelina,invece del frastuono che proviene dal televisore acceso a tutto volume, dove dei cantanti simili a quelli della canzone melodica napoletana, vestiti con giacche argentate, mi stanno devastando i timpani.
Poi quando sono quasi tutti stesi dalle cibarie, e dal pessimo vino, qualcuno spegne il televisore, e il volume si placa.
Dorotea e le cognate vanno a sistemare le stoviglie, e a preparare i dolciumi, mi si avvicina Mariana, la sorella grande che vive a Bucarest.
Parla un discreto italiano, rispetto al resto della combriccola sembra provenire da un altro mondo.
Ha un bel vestito firmato blu scuro, scarpe italiane, calze ultra velate, piccola gioielleria di oro bianco, iphone di ultima generazione. Si vede che ogni settimana va dalla parrucchiera ha le unghie smaltate amaranto scuro, si siede vicino e iniziamo a conversare.
Ripenso agli insegnamenti di Adele sulle donne che risultano curiose, quelle che covano fantasie saffiche, ma che non hanno mai avuto il coraggio o l’occasione di metterle in pratica.
Mariana mi manda tutti i segnali che mi sono stati segnalati.
Mi fa comprendere di sapere qual è il vero rapporto che mi lega con Dorotea, senza mezzi termini le dico che in effetti siamo amanti, lei all’oscuro di tutti, mentre io lo faccio alla luce del sole, almeno con la mia donna, che quando ne ha voglia fa altrettanto.
Ci raccontiamo qualche scorcio delle nostre vite, lei è single dopo aver interrotto una lunga relazione con un ex collega,ora cerca solo sesso occasionale.
Le racconto un po’ della mia vita, le cose che facciamo io e Adele, i viaggi con il furgone, la relazione aperta, la storia con Dorotea, la mia ferma intenzione di non farle andare all’aria il matrimonio.
Sembra un pochino tranquillizzata,e mi dice,”state attente a non farvi scoprire, queste cose qui sono fuori dal loro modo di vedere”.
Passa anche il giorno di Santo Stefano, in cui vengono gli altri nonni, i bambini andranno da loro per qualche giorno, a giocare con altri cuginetti.
La sera andiamo a letto, siamo finalmente sole, Dorotea chiude la porta a chiave, ha una voglia di fica spropositata, si infila sotto alle coperte, me la mangia per tutta la notte.
Passiamo le giornate a letto fino a tardi, poi nel pomeriggio con la vecchia e scassata Dacia del babbo di Dorotea andiamo al villaggio, facciamo qualche giratina, sbevazziamo wodka insieme ai vecchietti che ci osservano curiosi.

La situazione prende una strana piega il penultimo giorno dell’anno.
Vengo risvegliata da degli scossoni, e dagli occhi lacrimosi di Dorotea.
Una delle cognate ha origliato alla porta, durante una delle nostre evoluzioni notturne, è la più perfida e invidiosa, minaccia di raccontare tutto.
Per fortuna c’è Mariana la sua eterna salvatrice.
Verrà a prendermi in giornata la scusa sarà che ho espresso il desiderio di visitare Bucarest, trascorrerò lì il capodanno insieme a lei e ai suoi amici.
La cosa subito un pochino mi spiazza, ma poi l’idea di trascorrere qualche giorno con l’affascinante Mariana risveglia la piccola puttana che alberga nel mio animo.
D’altronde a questa promiscuità e a questa confusione non sono abituata, sto iniziando a rimpiangere la tranquilla vita quieta con Adele, che a gioco lungo, anche sotto alle coltri, ha delle doti che l’ingenua Dorotea, purtroppo non possiede.
Fingo tremendo dispiacere,raccontiamo che il programma anche se non detto, era già decisa prima.
E’ quello che si sentono direi parenti, tra i sorrisi amari della cognata, che probabilmente non era preparata ad una soluzione così rapida e definitiva.
Mariana arriva con un grosso suv americano, un “auto aziendale” come l’ha subito definita.
Come al solito è vestita con una discreta classe, per gli standard rumeni, con la scusa di un impegno serale azzera convenevoli vari e richieste di partire la mattina dopo.
Ci salutiamo in modo quasi formale, ormai Dorotea è terrorizzata dall’idea che possano sospettare qualcosa, probabilmente anche la cognata non ha potuto spingersi oltre nei propri intenti malvagi.
In fondo la cosa non mi dispiace più di tanto, e Mariana fa presto a comprendere la situazione.
Inizio a studiarla e a farci un pensierino.
Usando le tecniche che mi ha insegnato Adele, faccio alcune domandine appropriate, e la catalogo in quella categoria di donne di cultura superiore, autonome, che si sono separate dal marito, e ora hanno scelto di vivere da sole. Da come parla e si muove, direi che ha una sensualità spiccata, è curiosa, mi domanda tra le righe, del mio rapporto con Adele, le ho detto che vivo con una donna, comprendo che è nelle sue fantasie, lo vorrebbe fare, ma non le è mai capitata l’occasione giusta.
Tra una chiacchiera e l’altra arriviamo a Bucarest, è ancora giorno, facciamo un bel giro panoramico, mi chiede se preferisco cenare a casa, oppure andare al ristorante.
“qualunque cosa, basta che non siano quei piatti tremendi che ho dovuto mangiare finora”.
“c’è un discreto ristorante cinese che fa anche take away, ce lo facciamo portare a casa”?
Non impazzisco per la cucina cinese, ma a questo punto, qualsiasi cosa è meglio del brodo di pollo, e dello yoghurt acido con i cetrioli.
La casa di Mariana è al primo piano di una palazzina moderna, in un quartiere residenziale, in stile americano.
Non è molto grande, ma arredata bene, mobilio moderno e di design, funzionale e tecnologico.
Dormirò in un grande divano letto nell’ampio open space dove c’è anche la cucina e la sala pranzo.
Un ampia vetrata si affaccia su di un piccolo giardino, è davvero molto piacevole e accogliente.
Quando arrivano con la cena, siamo già pronte e rilassate, non ha rinunciato alla sobria eleganza che finora mi ha mostrato, ha indossato dei morbidi pantaloni di seta neri, e una lunga tunica di cotone ricamato, si è struccata e ha legato i capelli neri in una lunga coda, è davvero molto bella, ha tratti zingareschi, la pelle lucida, il seno sodo, i cui capezzoli spuntano sotto alla stoffa leggera.
Indosso l’unico dei miei vestiti colorati, lungo fino ai piedi, ancora non avevo avuto il coraggio di usarlo, ma qui mi sento a mio agio, finalmente posso mostrarmi per quello che davvero sono.
Divoro la cena pechinese, noodle, ravioli al vapore, involtini primavera e pollo laccato alla cantonese.
Da una canti netta refrigerata Mariana ha estratto delle bottiglie di buon vino ungherese, e una bottiglia di sakè, alla fine sono satolla e anche un pochino brilla.
Ha messo musica classica, “è l’unica che mi piace e ascolto, avrei voluto imparare a suonare il violino”.
Confesso di essere assolutamente profana, ma riconosco le rapsodie ungheresi di Liszt, ricordi del mio passato.
Ci trasferiamo sulle poltrone, di fronte al divano dove trascorrerò la nottata.
Mariana inizia a raccontarmi della sua infanzia, i vaghi ricordi dei tempi del comunismo, quando fucilarono Ciaucescu, di come tutte le poche risorse furono veicolate su di lei, che era la più brava della scuola, quella che doveva studiare, per far arricchire, tutto il resto della famiglia.
Poi gli anni difficili, la crisi e il disincanto dopo la caduta del comunismo, la possibilità di studiare legata esclusivamente al fatto di essere la più brava, con le borse di studio che a fatica la facoltà elargiva.
Le racconto parte della mia storia, della carriera e della vita a cui ho rinunciato per amore di Adelina.
Ci addormentiamo cullate dal pianoforte, quando mi risveglio lei è sparita, mi ha messo addosso una coperta di soffice lana, a fatica percorro i due passi che mi separano dal divano, e sprofondo in un pesante sonno.
Fa molto freddo, un vento gelido da nord est spazza la via e il giardino fuori dalla vetrata.
Abbiamo fatto un altro giro con il suv, senza avere il coraggio di scendere, d’altronde Bucarest è davvero poco invitante,un misto di vialoni e viuzze, con un architettura scalcinata, palazzotti del primo novecento, palazzi in stile sovietico, casupole scrostate, intervallate da recinzioni in lamiera ondulata, pitturate da graffiti e scritte misteriose.
Mariana ha prenotato la cena in un ristorante gestito da una sua ex compagna di università, Forever Young si chiama, ho dato un occhiata, c’è scritto nelle recensioni, “women owned , the best restaurant in old city center”.
Mi preparo con cura, sono riuscita ad infilare nel trolley un vestito di stoffa nera elasticizzata, che ho accorciato sopra al ginocchio, mi calza come un guanto, ha un ampia scollatura sulla schiena, decido di non mettere le calze, mi faccio prestare da Mariana un paio delle sue scarpe,abbiamo lo stesso numero, tacco dodici di vernice nera. Lei per non smentirsi sfoggia un completo di Armani giacca a pantaloni, sotto è nuda, si intravede un reggiseno di pizzo nero.
Ci mettiamo due piumoni neri lunghi fino ai piedi, ne ha un armadio mezzo pieno.
Durante il tragitto scende un nevischio sottile, parcheggiamo in una piazzetta lungo il fiume Dambovita, e percorriamo a piedi i pochi passi che ci separano dal locale.
E’ situato in una palazzina liberty, gli arredi sono un misto di moderno e classico, stucchi veneziani, lampade a muro, divani e sedute geometriche, sedie barocche, tavoli di cristallo.
La sua amica ci accoglie sorridente, mi rendo subito conto di come il personale sia tutto femminile.
Parlottano e si accarezzano, poi ci accompagna in un angolo defilato, dove c’è un tavolo apparecchiato all’americana, con un divano di velluto marrone ad angolo che ci accoglie.
Mangiamo, beviamo e conversiamo, la cucina è un misto di contaminazioni, carpacci, hamburger elaborati, misti di carni cucinate alla maniera dei Balcani.
Mariana assume sempre più quella postura lasciva che Adelina mia ha insegnato ad individuare.
Prima approfittando di un momento in cui l’amica è venuta a chiamarla e si sono allontanate per parlare l’ho chiamata.
Mi ha detto che sta andando ad una festa di capodanno con due sconosciute che ha incontrato in un bar.
Chissà come mai non mi stupisco più delle sue stravaganti risorse.
Quando le ho detto che non sono con Dorotea, ma a Bucarest con la sorella ha sibilato”sei la solita puttana”.
Dorotea l’ho chiamata nel pomeriggio, la situazione si è calmata, ci siamo fatte gli auguri, domani con calma ci risentiremo.
Un dj sta mettendo dei brani di qualche compilation di David Guetta, la mezzanotte è passata da un po’, stiamo ballando in uno slargo ricavato nel centro del ristorante.
Indubbiamente siamo la coppia più attraente della serata, un paio di giovinastri hanno tentato un approccio, ma Mariana gli ha detto qualcosa in rumeno, e hanno desistito.
“La mia amica mi ha detto che sicuramente questa sera siamo la più bella coppia di Bucarest”
Ed è scoppiata in una risata.
Decido che ormai è giunta l’ora di passare all’azione.
Con una scusa mi faccio seguire nel bagno, l’afferro per i baveri della giacca, avvicino la bocca alla sua, sento che non oppone resistenza, con la punta del naso appoggiata alla sua, gli occhi a cinque centimetri dai suoi,e le soffio in bocca “è ora che io e te torniamo a casa e ci infiliamo nel letto”.
Entriamo nel rassicurante tepore della casa di Mariana, lasciamo cadere i piumini a terra, e lentamente ci dirigiamo verso la sua camera da letto.
In auto durante il tragitto, dove la sua emozione era palpabile, mi ha detto” non sono mai andata con una donna, il cuore mi batte a mille”.
“amore lascia fare a me, vedrai sarà bellissimo e indimenticabile”.
Varcata la soglia la prendo dolcemente per i fianchi e accosto con tutta la delicatezza che conosco la bocca alla sua.
Le punte delle lingue si incontrano appena fuori dalle labbra, per poi trasformare quel contatto fugace in un bacio sempre più delicatamente profondo e appassionato.
Con le mani, abili e precise ci sfiliamo i vestiti.
Io sotto sono nuda, lei ha un perizoma e un reggiseno di pizzo nero, che magicamente si dissolvono.
Continuiamo a baciarci e a sfiorarci, restando in piedi, il suo respiro diventa affannoso, la tocco in modo quasi furtivo in mezzo alle cosce, ha come un sussulto, è fradicia di umori.
La trascino sul letto, si sdraia sulla schiena, le salgo sopra, inizio ad esplorare con la lingua e le labbra ogni centimetro della sua pelle lucida e profumata.
Secondo i canoni di Adele, questa notte andrebbe catalogata come “la scopata perfetta”.
Hai a disposizione una donna stupenda, elegante, colta, emancipata, alla sua prima esperienza sessuale saffica, senza doversi legare per forza in qualche relazione sentimentale, la prima e l’ultima della serie, potrai dare fondo a tutte le tue risorse.
Me lo ripeto mentre le bacio quel seno spettacolare, due grosse coppe di champagne con in cima una grossa ciliegia rossa e dura, quel ventre piatto e teso, quelle cosce lunghe lisce e muscolose, per poi dirigermi sicura e decisa verso quella fessura depilata, estraggo le grandi labbra e le introduco in bocca, la lingua entra e scava, stringo il clitoride tra gli incisivi,la sento ansimare, sempre più forte, fino a quando non inizia a gridare, si contorce, gode, sento i suoi umori aciduli che mi riempiono la bocca e la gola.

Mi risveglio in pieno giorno, abbiamo dormito abbracciate, nude, con le coscie appiccicate contro la vagina. Dopo aver goduto, mi ha fissata negli occhi e poi ha detto,
“ora insegnami tutto quello che c’è da sapere”.
L’abbiamo fatto per delle ore, in tutti modi possibili, fino a quando non ci siamo addormentate.
Ho il suo naso e la sua bocca appoggiati sulla spalla, sento l’umido della respirazione, ho bisogno di andare in bagno, lentamente mi sfilo, e camminando a fatica, lo raggiungo.
Ho preso lo smart phone, l’avevo messo in silenzioso, trovo diverse chiamate di Dorotea e Adele.
Rispondo con un messaggio, “tutto bene, mi sono risvegliata soltanto adesso, abbiamo fatto le ore piccole, dopo vi chiamo, buon anno”.
Torno a letto, Mariana si è risvegliata, attende che mi ricorichi, mi si avvicina e mi bacia.
Le sorrido, mi sta tornando voglia, sento che anche lei lo vuole, mi sale sopra, ha fatto presto ad imparare.
Mi blocca le braccia all’altezza dei polsi, sopra al capo, mi guarda e poi mi chiede,
“questa notte mi hai detto mentre lo facevamo, che sono la scopata perfetta”.
“Mi spieghi cosa volevi dire”??
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