Racconti Erotici > tradimenti > DALIA - Cap. 15: i nipoti (pt. 1)
tradimenti

DALIA - Cap. 15: i nipoti (pt. 1)


di DonEladio
11.06.2014    |    11.649    |    0 9.2
"Cercai di rassicurarla dicendole che era normale che quelle attenzioni le facessero piacere, anche perché in quei giorni doveva abituarsi ad una quantità di..."
L’estate ci travolse improvvisa, inattesa, torrida: i giorni a cavallo tra la fine di maggio e l’inizio di giugno ci investirono con un’ondata di caldo africano che fece schizzare le temperature vicino ai 40°C, situazione peggiorata da un’insopportabile afa dovuta all’ alto tasso di umidità tipico della zona in cui viviamo.
Dalia stava completamente nuda praticamente tutto il giorno ed era diventata insaziabile: Alfio si presentava quasi tutte le sere dopo cena, beveva il caffè con noi e appena portavo Jasmine a letto per farla addormentare si davano subito da fare; un paio di volte dovetti alzare un po’ più del solito il volume dei cartoni animati in cameretta della bimba per non farle sentire rumori strani provenienti dal salotto; quasi sempre, quando tornavo da loro, li trovavo alle battute conclusive con Alfio che le stava assestando gli ultimi colpi prima di scaricarsi la palle dentro di lei e lasciarla a gambe aperte mentre si toccava a occhi chiusi per prolungare il piacere ricevuto. Alfio si rivestiva e usciva, recandosi in piazza per i preparativi della festa del paese, la quale costituiva la scusa per uscire di casa la sera senza destare sospetti da parte di Alessia. Mia cognata continuò a non sospettare nulla, ma i suoi figli adolescenti avevano ormai mangiato la foglia e lo guardavano con sospetto e invidia, tanto che una sera Filippo, il più grande dei due, uscito di casa per raggiungere gli amici, rimase invece appostato attendendo l’uscita del padre e lo seguì, scoprendo che il suo itinerario verso la piazza comprendeva una piccola deviazione con consistente tappa a casa della prorompente zietta: non riuscì mai a vedere nulla di ciò che accadeva durante questi incontri, ma il semplice fatto che il padre passava tutte le sere da noi, si fermava una mezzoretta abbondante e poi usciva tutto soddisfatto con la sigaretta in bocca, sommato a quello che aveva visto succedere sotto il tavolo tra i due alla festa di compleanno del nonno pochi giorni prima, beh, erano elementi ampiamente sufficienti per farsi un quadro pressochè completo di quanto stava succedendo.
Chi, invece, sembrava perdere sempre di più il contatto con la realtà era Dalia, sempre più preda della perversione che l’aveva inghiottita e noncurante dei rischi; una mattina tornai a casa perché avevo dimenticato il cellulare e appena parcheggiai la macchina in strada, uscii e alzai lo sguardo verso il nostro appartamento, vidi Dalia che stendeva i panni in balcone completamente nuda, come se non fosse pieno giorno e il nostro balcone non desse direttamente su una strada statale ad elevata percorrenza. I colpi di clacson di automobili e camion si sprecavano e non potei fare a meno di notare che il marocchino del piano di sotto se ne stava comodamente affacciato al suo davanzale a godersi lo spettacolo mentre si fumava una sigaretta; non feci tempo a capire se era maggiore la preoccupazione o l’eccitazione per la scena incredibile a cui stavo assistendo quando vidi il sig. Alemanni raggiungere Dalia sul balcone, tirarsi giù la lampo, tirare fuori l’arnese, afferrarla per la coda dei capelli, appoggiarla a novanta gradi sulla ringhiera e cominciare a scoparsela sotto gli occhi degli altri due pensionati i quali, probabilmente per paura di essere visti dalle rispettive mogli, rimasero appena dentro l’appartamento a godersi la scena. Rimasi come ipnotizzato da quella scena surreale per qualche istante senza riuscire a muovermi, esattamente come il marocchino del piano di sotto a cui cadde la sigaretta di mano, poi mi svegliai di colpo e salì le scale di corsa, entrai in casa e li convinsi a rientrare; Alemanni mi accontentò controvoglia, rientrò in casa senza lasciare la presa di Dalia per i capelli con una mano mentre le rifilava sonore pacche sul culo con l’altra, mentre mia moglie aveva gli occhi chiusi e reagiva alle sollecitazioni esterne in maniera totalmente passiva, come un’ automa o meglio, una bambola inanimata. Chiusi la porta del balcone congedando il marocchino con un sorriso imbarazzato: se era rimasta una persona nel condominio a non sapere cosa stava succedendo, adesso non c’era più.
Mi recai in soggiorno meditando su come far capire a mia moglie che aveva davvero superato ogni limite, ma la trovai sdraiata a gambe aperte sul tavolo, Alemanni aveva ripreso a scoparsela e gli altri due si alternavano a infilarglielo in bocca: per l’ennesima volta l’erezione ebbe il sopravvento sulla ragione e non riuscii a fare di meglio che accomodarmi sul divano e ammirare la scena masturbandomi, per poi sborrarle sulle tette, ricompormi e, dopo aver preso il cellulare, tornare al lavoro lasciandoli alla loro routine mattutina.
A calmare la situazione in maniera drastica, forse pure troppo, fu la chiusura delle scuole: le mattinate libere a totale disposizione dei vecchi porci terminarono a causa della costante presenza in casa della piccola Jasmine, che rappresentò un efficace deterrente ai bollori dei condomini. Contemporaneamente il destino volle che Alfio, durante gli ultimi preparativi della festa, restasse vittima di una brutta caduta da una scala che gli procurò la frattura multipla del femore e lo costrinse immobilizzato in casa.
Fui sollevato da questo doppio evento che ai miei occhi parve provvidenziale per mettere un freno ad una situazione che era diventata oltremodo pericolosa, ma sottovalutai gli effetti che ciò comportò su Dalia: vedersi privare di colpo della stragrande maggioranza dell’attività sessuale a cui si era ormai abituata la tramutò ancora di più, se possibile, in una vera e propria cagna in calore, pronta ad ostentare a chiunque e ovunque, appena si fosse presentata l’occasione, la propria disponibilità sessuale: una sera andammo tutti e tre a mangiare una pizza nella pizzeria del paese e non riuscii minimamente a impedirle di mostrarsi in tutti i modi a un tavolo di ragazzotti davanti a noi; incurante della presenza di Jasmine (o più probabilmente affidandosi alla mia presenza per badare a lei) passò tutta la sera ad accavallare e allargare la cosce verso il loro tavolo rendendo palese che sotto il leggerissimo vestitino non indossava alcun intimo; agli sguardi allupati dei tre rispondeva facendo gocciolare dell’acqua sulla scollatura mentre beveva o leccando oscenamente le posate, noncurante del pericolo di essere notata dal personale della pizzeria che ci conosce da quando eravamo bambini, cosa che puntualmente avvenne; giunta al culmine dell’eccitazione si alzò e, dopo aver lanciato ai tre uno sguardo che non lasciava alcuno spazio alle interpretazioni, si recò alla toilette lasciandomi con la piccola. Osservai i tre giovanotti raggiungerla uno dopo l’altro nei cessi della pizzeria e uscire sistemandosi i calzoni con aria enormemente soddisfatta.
“Papà, ma la mamma non torna più?”.
“Torna, amore, torna, ha solo un po’ di mal di pancia, adesso finisci la tua pizza…”
Qualche giorno dopo, dopo aver messo Jasmine nella vasca da bagno (operazione che, tra bagno vero e proprio e giochi vari, prende una mezz’ora abbondante), suonò il campanello di casa; Dalia, che già si era svegliata con una voglia irrefrenabile tra le gambe e frustrata dalla mancata soddisfazione a cui era costretta, si recò ad aprire e trovò il postino che doveva consegnare una raccomandata: il fatto che si trattasse di un tranquillo signore ormai sessantenne che svolgeva questo lavoro nel paese da una vita e, di conseguenza, conosceva alla perfezione sia noi che i nostri genitori, non le impedì di sfilarsi il vestitino d’un colpo, saltargli addosso e scoparselo lì, sul pianerottolo di casa, tra gli sguardi increduli di lui a cui non pareva vero che quella bambina che aveva visto crescere negli anni stesse facendo una cosa del genere e i richiami di Jasmine dalla vasca da bagno.
La stessa cosa accadde pochi giorni dopo, sempre sfruttando la coincidenza del bagno mattutino della piccola, nei confronti del tecnico del gas che si era presentato per effettuare la lettura del contatore e, infine, col messo comunale che si presentò per una questione anagrafica: mia moglie era diventata una troia senza freni, pronta a farsi scopare da qualsiasi maschio in qualsiasi momento, noncurante del suo aspetto fisico, della sua età, razza o estrazione sociale, né tanto meno preoccupandosi del fatto che la conoscessero o che potessero sputtanarla e/o sputtanarmi in paese. Ormai mi ero rassegnato al fatto che, tra i pensionati del palazzo, il postino, il messo comunale e lo spettacolo inscenato in pizzeria, tutto il paese (che già è molto piccolo) sapesse perfettamente che razza di puttana fosse diventata mia moglie e che razza di cornuto fossi io.
L’unico freno a questa voglia insaziabile di sesso era rappresentata dalla presenza di Jasmine, che non dovendo più recarsi a scuola, era sempre a casa. Ma Jasmine non fu l’unica in famiglia a non avere più l’impegno scolastico: anche Filippo e Thomas, i nostri nipoti figli di Alfio, furono finalmente liberi dagli orari scolastici e dai compiti pomeridiani, nonché dagli allenamenti di calcio e come conseguenza di tutto questo tempo libero, ce li ritrovammo praticamente sempre in casa.
Dalia, sebbene vide nella loro presenza costante unita a quella di Jasmine l’impossibilità di fatto di concedersi qualche piccola scappatella, fu comunque felice della compagnia dei nipoti a cui era stata da sempre molto legata, avendoli visti nascere e crescere sempre a contatto molto ravvicinato; evidentemente, però, non si era accorta della loro ultimissima fase di crescita, che li aveva portati a non essere più dei bambini, ma adolescenti nel pieno della propria esplosione ormonale.
Fu per questo motivo, per la totale assenza di malizia che credeva albergasse ancora in loro, nella consolidata confidenza e libertà che aveva sempre regnato tra di loro e, ultimo ma non ultimo, per il caldo opprimente di quei giorni, che Dalia non apportò radicali modifiche al proprio abbigliamento casalingo durante le visite dei nipoti: le faccende domestiche, la cura di Jasmine e il gran caldo necessitavano di un abbigliamento comodo e leggero, che quasi sempre consisteva in vestitini larghi molto corti e scollati che offrivano generose porzioni del suo corpo agli occhi famelici dei due adolescenti, il tutto alimentato dal fatto che mia moglie si era ormai completamente disabituata ad indossare biancheria intima.
Filippo e Thomas cominciarono a presentarsi a casa nostra sempre più spesso, ora singolarmente ora in coppia, sempre quando io non c’ero (evidentemente avevano fatto due più due, ma non avevano avuto modo di capire che faceva cinque…) e stazionavano il più possibile da noi, con la scusa di aiutare Dalia con la cuginetta, ma col malcelato obiettivo di riempirsi gli occhi delle curve della zia; lei, inizialmente inconsapevole, accettò di buon grado l’aiuto offerto e approfittò della libertà per occuparsi delle faccende domestiche: così, durante queste visite, prese a passare l’aspirapolvere per casa offrendo ampie visioni delle sue tette nude dondolanti attraverso la scollatura ogni volta che si piegava in avanti; prese tranquillamente a spolverare le mensole regalando indimenticabili fotogrammi del proprio culo nudo e delle proprie intimità ogni volta che il vestitino si alzava qualche centimetro di troppo; si abituò a rilassarsi sul divano davanti alla tv senza preoccuparsi troppo del vestitino che risaliva lasciandole le cosce completamente scoperte; ma non passò molto tempo prima di accorgersi che i due adorati nipoti la guardavano in modo diverso dal solito: gli sguardi insistenti dei due la frugavano dappertutto ad ogni minima occasione, a un certo punto le parve quasi di sentirli insinuarsi sotto la gonna alla ricerca della sua passera da troppo tempo trascurata dalle attenzioni particolari che si era abituata a ricevere.
La prima reazione fu quella di rifiutare l’idea (“Ma dai, cosa vai a pensare, non c’è malizia in loro… Sono dei ragazzini… Sono i miei nipoti!”), ma dovette ben presto arrendersi all’ evidenza quando non potè fare a meno di notare gli evidenti rigonfiamenti che i suoi inconsapevoli spettacolini provocavano tra le gambe dei due ragazzi e quando si accorse che sempre più spesso, a tali rigonfiamenti, facevano seguito prolungate soste in bagno. Fu pertanto inevitabile per lei rendersi conto della situazione: i nipotini erano cresciuti, la guardavano ormai con un occhio molto diverso, venivano a trovarla per riempirsi gli occhi e il cervello di immagini del suo corpo e poi si chiudevano nel nostro bagno per masturbarsi pensando a lei.
La scoperta la turbò notevolmente: la prima reazione fu di vergogna, perché si trattava pur sempre dei figli di sua sorella, ma ben presto si rese conto che sapere di essere così desiderata anche da ragazzini così giovani, lei che aveva da qualche anno superato i 30, la inorgoglìva e le faceva piacere; si ritrovò ben presto a chiedersi se avessero avuto già le loro esperienze con loro coetanee o se fossero completamente vergini; era probabile che Filppo, il grande ormai sedicenne, più spigliato ed estroverso, avesse già avuto modo di fare qualcosina, mentre il più piccolo Thomas, più timido e riservato, probabilmente no. Forse era per questo che la guardava con vera e propria adorazione: Filippo la mangiava con gli occhi, quasi una copia in miniatura del padre, ma Thomas sembrava quasi devoto ad una Dea, cosa che amplificò ulteriormente in Dalia il piacere di essere guardata da lui; infine si ritrovò a pensare a come dovessero essere diventate le loro “attrezzature”, soprattutto quella di Thomas, che risultò essere molto fortunato in termini di dotazione di madre Natura fin dalla nascita, tanto che i racconti di mia cognata Alessia dicevano che il commento delle ostetriche alla sua nascita fu “Beata chi se lo sposerà!”.
Tuttavia mia moglie si guardò bene dall’ andare oltre quei pensieri, per i quali, peraltro, si sentì molto in colpa e decise di parlarmene: credo sia superfluo sottolineare che sapere che la mia mogliettina era passata dalle attenzioni di tre pensionati a quelle (seppur passive) dei due nipoti adolescenti mi eccitava enormemente, soprattutto perché sapevo che loro erano a conoscenza della tresca tra Dalia e loro padre e quindi sapevano che razza di troia fosse la loro zietta. Cercai di rassicurarla dicendole che era normale che quelle attenzioni le facessero piacere, anche perché in quei giorni doveva abituarsi ad una quantità di sesso molto ridotta rispetto a quella ormai abituale; le dissi che era normale che le facesse piacere sentirsi desiderata da ragazzi molto più giovani di lei, così come era assolutamente normale che loro, vista l’età e la sua bellezza, avessero scoperto che la loro zietta non era solo la sorella della madre e la madre della loro cuginetta, ma anche una femmina estremamente attraente. Le raccontai che alla loro età sviluppai una specie di cotta per mia cugina, e che osservarla e segarmi pensando a lei era all’ ordine del giorno e rappresentò un passo importante verso la mia maturità sessuale. A fronte delle mie rassicurazioni sembrò calmarsi e, dopo aver concordato con me che finchè non si fosse arrivato al sesso tutto sommato non ci sarebbe stato niente di male, decise di far finta di nulla, decisa ad aspettare che questo “periodo” esaurisse il proprio corso e passasse.
Mi guardai bene dal rivelarle che Filippo e Thomas sapevano che loro padre se la scopava, elemento che rendeva praticamente impossibile per loro “lasciar perdere”.
E infatti nei giorni successivi, le attenzioni dei due ragazzi fecero tutt’ altro che diminuire; Dalia, con la pulce ormai annidata nell’ orecchio, cominciò a non lasciarsi sfuggire nemmeno mezzo degli sguardi dei nipoti, ad ogni movenza o azione o piegamento sapeva esattamente quando e su qual parte parte in particolare del suo corpo erano focalizzati i loro sguardi, e ogni volta che lanciava un’occhiata di controllo quello che vedeva confermava inesorabilmente le proprie sensazioni: gli occhi dei due erano costantemente sul suo culo, sulle sue cosce e sulle sue tette, in particolare Filippo drizzava le antenne ogni volta che si piegava e mostrava qualcosa delle sue intimità (deciso come il padre), mentre Thomas (adorante e devoto verso la sua Dea) sembrava particolarmente attratto dai suoi piedi; non potè nemmeno fare a meno di accorgersi che Filippo moltiplicò notevolmente le occasioni per toccarla o strusciarsi su di lei, offrendole aiuto ora in questa ora in quella faccenda domestica: faceva di tutto per farlo apparire come casuale, ma era un continuo strusciarsi contro le sue tette o i suo culo o appoggiarsi da dietro, salvo poi scusarsi se notava una qualche reazione della zia, la quale dovette rendersi conto, suo malgrado, che il ragazzo aveva sviluppato dei bei muscoli in palestra con gli amici e, seppur non al livello di quanto si diceva di Thomas, godeva anche lui di un discreto arnese tra le gambe.
Quella sera Dalia mi raccontò tutto per filo e per segno e, sebbene cercò di mantenere un tono preoccupato per tutto il tempo, concentrando il discorso sul fatto che non sapeva come uscire da questa situazione, i suoi capezzoli duri dietro alla leggerissima canottiera di cotone bianco che indossava mi raccontavano un’altra storia; quando le infilai la mano tra le cosce e la trovai già bagnata come una troia, al solo racconto, ne ebbi conferma; mi fissò negli occhi con uno sguardo misto imbarazzo e desiderio crescente, consapevole che non poteva nascondersi. Non con me. Non aveva mai potuto farlo.
Accelerammo la messa a letto di Jasmine e la scopai con forza, era un lago la cagna, la presi per i capelli e la portai in balcone, dove cominciai a incularla selvaggiamente appoggiata alla ringhiera, nuda ed esposta al traffico della statale, come un mese prima col sig. Alemanni: questa volta era buio e le tenevo la bocca chiusa con una mano, ma restammo sul balcone molto più a lungo di quanto non accadde quella volta e le occasioni di vederci furono molto maggiori per chiunque avesse prestato un briciolo di attenzione; dopo tre o quattro prolungati colpi di clacson, fu il marocchino del piano di sotto ad accorgersi di noi e si affacciò alla finestra godendosi lo spettacolo.
Dalia lo vide e cominciò a fissarlo negli occhi mentre assecondava col bacino i miei colpi ben assestati nel suo culo; poi furono il mio sguardo e quello del marocchino ad incrociarsi; assestai gli ultimi colpi nel culo di mia moglie fino a svuotarmi i coglioni dentro di lei, poi mi sfilai, girai Dalia di spalle verso di lui e le allargai oscenamente le chiappe favorendo la fuoriuscita di abbondante liquido bianco; allo sguardo pietrificato del marocchino risposi con un cenno della testa con cui lo invitavo a raggiungerci; non si fece attendere, salì le scale e arrivò nel giro di pochi secondi; appoggiai Dalia al mio petto e cominciammo a baciarci appassionatamente mentre con le mani continuavo a tenerle le chiappe allargate favorendo l’entrata al marocchino, che non si fece sfuggire l’occasione di sbattersi finalmente anche lui la troia del terzo piano e cominciò ad incularsela; continuammo a fissarci negli occhi e ad incrociare le nostre lingue mentre il suo corpo sbatteva contro il mio spinto da dietro dai colpi del marocchino, finchè questo non venne anche lui dentro di lei con un grugnito; poi si sfilò, si tirò su i calzoni, ci ringraziò con un sorriso e se ne tornò a casa sua prima che sua moglie potesse chiedersi dove fosse finito.
Continuai a baciare la mia adorata mogliettina completamente nuda sul balcone e a massaggiarle ed allargarle le chiappe con le mani, dai cui cominciò a colare sul pavimento un misto tra la mia sborra e quella del marocchino.
Uno strattone forse un po’ troppo forte provocò una scorreggina e uno spruzzo considerevole di sperma schizzò dal suo buco del culo sfondato: scoppiammo a ridere e ci abbracciamo.
“Sei la più troia delle troie, è inutile far finta che non sia così”.
“E tu sei il marito più porco e pervertito che esista…”
“Domani, quando quei due torneranno, non cercare di rimetterli al proprio posto. Anzi: prova a giocarci un po’…”
“Ma cosa dici? Sono i miei nipoti!”
“Lo so, lo so, infatti non ho detto scopateli… Solo giocaci un po’…provocali…come sai fare tu… Vogliono rifarsi gli occhi e ammazzarsi di seghe pensando alla loro zietta? E tu dagli un po’ di materiale! Finchè non si va oltre un certo limite, ti ripeto, non c’è niente di male, alla fine. E’ un’età particolare: il tuo ideale sessuale può essere la cugina, la compagna di classe, la maestra, la zia o l’attrice… Se non è una è l’altra… E non dirmi che non ti fa piacere essere tu il loro sogno erotico”.
Pur apparentemente titubante, sembrò convincersi.
Prima di andare a dormire, riattivai il sistema di telecamere a circuito chiuso che avevo installato mesi fa: l’indomani sarebbe stata una giornata molto interessante.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.2
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per DALIA - Cap. 15: i nipoti (pt. 1):

Altri Racconti Erotici in tradimenti:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni