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DALIA, TROIA D'ESTATE - Cap.2: La proposta indecente e il ritorno di Patrick


di DonEladio
21.03.2013    |    17.072    |    5 9.7
"Dalia si vergognava e faceva la pudica, non so quanto in maniera sincera e quanto di circostanza, ma la sua fighetta bagnata, i suoi capezzoli turgidi e la..."
Erano trascorsi ormai 4 anni dalla separazione, io ho avuto qualche altra storia più o meno seria, ma mentirei se dicessi che Dalia ormai era acqua passata: nonostante il tradimento subito, continuavo mio malgrado a provare sentimenti nei suoi confronti, e lei continuava a ripetermi di aver capito i suoi errori, di odiarsi per quello che aveva fatto e che la cosa che più desiderava al mondo era avere l’opportunità di dimostrare che era cambiata. In quegli anni Dalia non era mai uscita dalla mia mente e dalle mie fantasie: le foto nuda, i filmati con Patrick, le fantasie di lei con altri uomini non avevano mai cessato di essere presenti in me. Una sera ci incontrammo a casa mia e finimmo a letto: fu meraviglioso come un tempo, ed ebbi la conferma che lei era sempre stata la donna della mia vita, nonostante tutto.
La situazione, tuttavia, era tutt’altro che facile: il passato non poteva essere ignorato, le ferite erano ancora aperte, Dalia aveva una figlia adesso, la mia famiglia la vedeva come il fumo negli occhi.. insomma “riprendermela” non era facile a farsi come a dirsi.
Dalia continuava a ripetermi che la maternità l’aveva cambiata, che adesso era una donna seria e non più una bambina capricciosa, che non avrebbe mai più fatto le cose orribili fatte in passato. Ma dentro di me, oltre ai sentimenti, c’era dell’altro: quel chiodo fisso, quella morbosa voglia di vederla al centro delle mie perversioni sessuali.
Così le feci la mia proposta indecente: sarei tornato con lei, concedendole una seconda opportunità, a patto che acconsentisse a soddisfare le mie fantasie; la prima reazione fu di sdegno, perché ormai era una madre e non accettava l’idea di fare certe cose; poi, le proposi di fare i nostri giochi solo in determinati momenti, quando le condizioni lo consentivano nella maniera più sicura e discreta possibile: all’inizio del mese di luglio i miei suoceri (ormai in pensione) partivano per la villeggiatura in un campeggio del sud italia e portavano con se Jasmine, pertanto in quel periodo eravamo soli come una coppietta di fidanzatini.
In quelle settimane Dalia avrebbe dovuto diventare la mia troia personale: gli abiti leggeri e succinti che continuava ad indossare d’estate avrebbero dovuto essere accompagnati necessariamente da una totale assenza di biancheria intima; la volevo sempre senza reggiseno, con quella meravigliosa quarta di seno libera di danzare sotto gli occhi di tutti, e sempre senza mutandine, con la fighetta sempre pronta per essere mostrata o toccata. Inoltre in quelle settimane doveva essere pronta ad accettare ogni mia richiesta sessuale, che riguardasse solo noi 2 o che coinvolgesse altri uomini, che fossimo in casa, in qualche locale o in vacanza. Dalia ci pensò su a lungo e alla fine decise di prenderla come una piccola finestra di trasgressione all’interno di una vita da donna, moglie e madre irreprensibile quale era diventata; e accettò.
Tornammo a vivere insieme in primavera, e quando l’estate arrivò, non riuscivo a stare nella pelle. Con la fine della scuola Ignazio e Paola (i miei suoceri) presero Jasmine con loro e partirono per il campeggio; la sera stessa dissi a Dalia di contattare Patrick (che non aveva mai smesso in quegli anni di sperare in un secondo giro di giostra). Mia moglie fu colta di sopresa, non si aspettava che non perdessi minimamente tempo, ma bastò ricordarle il nostro patto ed accettò di buon grado.
Si chiuse in bagno un’eternità per prepararsi e farsi bella, poi le dissi di indossare lo stesso abitino rosso senza intimo che indossava la prima volta che andammo a prendere Patrick; era meravigliosa, erano passati anni dalla prima volta, ma se possibile era ancora più irresistibile. Durante il tragitto verso la città le feci alzare il vestitino in modo da mostrare la sua fighetta depilata mentre era seduta sul sedile del passeggero, e feci non poca fatica a guidare con una mano sola, dato che la destra era sempre impegnata a sditalinarla o scoprirle le tette e gli occhi si dividevano tra la strada e la ricerca di uno sguardo sorpreso di qualche camionista. Dalia si vergognava e faceva la pudica, non so quanto in maniera sincera e quanto di circostanza, ma la sua fighetta bagnata, i suoi capezzoli turgidi e la sua espressione maliziosa lasciarono trasparire che stava cominciando a godersi il gioco.
Prelevammo Patrick sotto casa sua e, dopo un veloce saluto e come va e come state, salimmo in macchina per dirigerci verso casa: invitai Dalia e Patrick a sedersi sul sedile posteriore mentre io guidavo. Dalia mi guardò con un misto di sorpresa, sbigottimento (per la serie “ma quanto sei maiale?”) e sfida (“ah si? Adesso ti faccio vedere io…”), poi raggiunse Patrick in macchina e, appena ripartiti, cominciò a baciarlo appassionatamente. Se all’andata feci non poca fatica a mantenere l’attenzione verso la guida, al ritorno fu praticamente impossibile: dallo specchietto retrovisore vedevo distintamente le loro lingue contorcersi in un groviglio interminabile, mentre Patrick aveva già scoperto che sotto il vestitino, anche questa volta, mia moglie non indossava assolutamente nulla e cominciò a farle un ditalino mentre se la limonava. Il sole ormai era tramontato quando imboccammo la tangenziale e, complice la penombra, Patrick le scoprì anche le tette alternando la sua bocca ai suoi capezzoli mentre continuava a toccarla, per poi sfilarle del tutto il vestito lasciandola completamente nuda sul sedile posteriore mentre sfrecciavamo tra le altre macchine; poi prese mia moglie, la mise a pecora e si fece fare un pompino mentre le mungeva le tette penzolanti, le dava sonore pacche sul culo o le infilava le dita nella figa.
Arrivammo a casa, e siccome era troppo pericoloso parcheggiare in strada e scendere tutti e tre verso casa (i vicini avrebbero potuto vedere e farsi delle domande), entrai nei sotterranei del box; parcheggiata l’auto e controllato che ci fosse via libera, Dalia fu invitata a percorrere il tragitto che porta dal nostro box alla porta di casa (scale comprese) completamente nuda, vestita solo dei suoi meravigliosi zoccoli rossi; le mani di Patrick erano sempre su di lei, e vederla camminare nuda in un luogo potenzialmente pubblico (anche se non c’era nessuno) con quest’uomo di colore che non perdeva occasione per darle una pacca sul sedere mentre saliva le scale o infilarle un dito nella figa o darle una strizzata alle tettone per poco non mi fece venire nei pantaloni. Aprii la porta di casa in fretta e furia, perché se uno dei vicini avesse accidentalmente deciso di dare un occhio dallo spioncino di casa sua, mi avrebbe visto armeggiare con la serratura mentre al mio fianco mia moglie completamente nuda appoggiata al muro si stava facendo baciare, palpare e sditalinare da un negro… meglio evitare.
Appena entrati in casa Patrick non perse tempo: prese Dalia di fronte a lui, la sollevò e le infilò il cazzo dentro stando in piedi; mia moglie era tenuta dalle sue braccia sotto le cosce, dalle sue mani che le tenevano le chiappe, impalata su quel tronco d’ebano; lo abbracciava e non smettevano di succhiarsi la lingua a vicenda. Così, col cazzo dentro, le mani sul culo e la lingua nella sua bocca, la portò direttamente in camera da letto, dove se la scopò furiosamente per una mezzora, mentre io venni due volte a guardarli e filmarli: anni di attesa e fantasie represse, e la tremenda eccitazione accumulata durante il viaggio esplosero inesorabilmente.
Finito di scoparsela fumammo una sigaretta insieme, poi Dalia e Patrick andarono a fare la doccia e fu lì, tra un’insaponata e l’altra in un ambiente ristretto, che se la scopò di nuovo, questa volta in piedi da dietro mentre io da fuori il box mi godevo lo spettacolo. Dormimmo qualche ora (anche questa volta Dalia fu invitata a restare completamente nuda tra di noi nel letto in modo da poter essere accarezzata e palpata a piacimento) poi, al mattino, Patrick se la scopò per la terza volta e questa volta riuscì anche ad incularsela. Mia moglie era tutt’altro che vergine di dietro, ma negli ultimi anni era una pratica ormai caduta in disuso, pertanto sulle prime era restia; ma poi, con un po’ di insistenza, toccandola nei punti giusti e con un buon lubrificante, si prese quel palo nero nel culo per una ventina di minuti. Se c’è qualcosa di più eccitante che vedere mia moglie farsi scopare da un altro, è vederla mentre si fa inculare: è l’esaltazione della troiaggine, della perversione e del proibito. Entrambi trovammo l’esperienza straordinariamente soddisfacente ed eccitante, se possibile più della prima volta, e lasciammo Patrick con la promessa di rivederci presto.
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