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LA GIOVANE PUTTANELLA DEL VECCHIO GENERALE


di LaCavalla
07.12.2022    |    26.267    |    131 9.9
"Su, da brava, dai un bel bacino al cornuto, come si conviene ad una vacca come te dopo aver ciucciato il cazzo ad vero maschio..."
Il fine settimana scorso, abbiamo rivisto una nostra vecchia conoscenza, un Generale in pensione con cui ho avuto una relazione durata un paio di anni.
Lo abbiamo ospitato a casa nostra dove abbiamo cenato insieme e dopo, inevitabilmente, abbiamo finito per fare sesso con lui.
Nonostante i suoi sessantanove anni devo dire che il cazzone gli funziona ancora benissimo, mi ha presa con tutta l’autorità, la passione e la decisione che lo hanno sempre reso un vero maschio dominante.
È stata una notte indimenticabile come tante trascorse con lui in passato.
Il Generale lo avevamo conosciuto dieci anni prima quando io e Carlo arrotondavamo le nostre entrate familiari lavorando per una società di catering, lui come responsabile di sala e io come hostess.
Eravamo nel mese di settembre, e stavamo fornendo i servizi di catering presso un importante centro di ricerca in occasione di una conferenza di livello nazionale. Ero addetta alla ricezione delle autorità e alla loro sistemazione in sala, mi capitò di dover accogliere un militare di alto rango che era proprio quello che sarebbe poi diventato il nostro padrone.
Feci i convenevoli previsti e mi avviai verso la sala dove si sarebbe tenuta la conferenza. Precedevo il Generale e i due ufficiali che lo accompagnavano. Durante il tragitto sentii che, a bassa voce, rivolgendosi ai suoi ufficiali, fece degli apprezzamenti nei miei confronti, in particolare riferiti al mio lato B e alle mie cosce. La cosa mi lusingò molto e cominciai ad accentuare il mio sculettare nel precederli, fiera delle mie forme giunoniche. Evidentemente avevo proprio fatto colpo sul Generale che, da quel momento in poi, cominciò a farmi una corte spudorata con continui apprezzamenti sul mio portamento, sul mio sorriso, insomma un po’ su tutto. Stava facendo di tutto per affascinarmi e, a essere sincera, ci stava riuscendo.
Devo dire che il mio tailleur con gonna sopra al ginocchio a tubino e con un profondo spacco sul posteriore, aveva fatto sì che attirassi l’attenzione e le occhiate di più di qualche vecchio porco.
Ma il Generale aveva qualcosa che mi intrigava, non era bello, ma aveva una mascolinità incredibile. A più riprese, mi aveva invitata a uscire con lui per bere qualcosa insieme, ma io mi ero sempre limitata a rispondere con un sorriso malizioso. La cosa lo stava evidentemente intrigando. Ad un certo punto lo vidi staccarsi dagli altri e avvicinarsi a mio marito Carlo, li vidi parlottare, scambiare qualche sorriso e poi vidi il Generale mettere una banconota nel taschino di mio marito e salutarlo con una pacca sulla spalla. Solo successivamente venni a sapere che, non pensando potessi essere la moglie, gli aveva chiesto informazioni su di me, se ero sposata, che tipo ero, ecc. Quel gran cornuto di mio marito poi mi confidò che gli aveva detto che ero sposata ma che ero anche una molto sensibile al fascino della divisa e disponibile con le persone del suo rango. Insomma, mi aveva dipinta come una zoccola.
Le schermaglie maliziose con il Generale andarono avanti fino a quando non ci furono in sala che poche persone e iniziammo a sparecchiare il tavolo del buffet e le altre attrezzature. Stavo in uno stanzino adibito a deposito riponendo i materiali, quando avvertii, nello stesso momento, una mano che mi si infilava tra le cosce attraverso lo spacco della gonna e mi palpava vigorosamente e l’altra che mi si intrufolava sotto la giacca palpandomi il seno nudo e una voce, quella del Generale, che mi diceva nell’orecchio che ero una gran troia per quanto ero bona e che le mie cosce e il mio culo costretti in quella gonna così aderente, lo avevano fatto arrapare per tutta la serata. Provai anche ad opporre una poco convinta resistenza, mentre la sua mano continuava a carezzarmi la fica, ero bagnata a dismisura.
Poi mi girò di scatto e mi stampò un bacio con la lingua a cui risposi con la stessa bramosità. Le mie mani scesero sulla sua patta dei pantaloni avvertendo una forte eccitazione e notando subito un cazzo di dimensioni ragguardevoli. Slacciai i pantaloni e intrufolai la mano negli slip, quello che mi ritrovai tra le mani fu un cazzone che facevo fatica a tenere in pugno.
Quando le nostre lingue si allontanarono, il porco mi disse in maniera perentoria e spingendomi verso il basso di succhiargli il cazzo.
Obbedii senza esitazione al suo volere e mi accovacciai per soddisfare le sue voglie. Me lo strofinò sulla bocca e sulla faccia, prima di farselo ciucciare, lo insalivai abbondandemente, era buonissimo, aveva un forte odore di maschio e, da come rantolava, capii che gli piaceva il servizietto che gli stavo facendo. Ma non tardò ad allontanarmi dal suo cazzone per paura che lo facessi sborrare, il vecchio maialone aveva altre intenzioni. Mi fece alzare e voltare di spalle, sollevò la stretta gonna e dopo avermi pesantemente palpato tra le cosce, masturbandomi vigorosamente al punto di procurarmi un violento orgasmo, mi penetrò in un solo colpo, senza nemmeno togliermi il minuscolo perizoma che indossavo. Sentii il fiato venirmi meno. Vedevo, riflesso nello specchio alla parete dove mi ero appoggiata, il mio volto stravolto da quelle vigorose spinte e le mie tette fuoriuscite dal toppino che ballonzolavano ad ogni affondo del Generale, che preso dalla visione e dall’eccitazione, cominciò ad usare un linguaggio da scaricatore di porto e ad essere manesco, mi sculacciava sempre con più forza. Mi stava usando come una puttana. Quel porco mi procurò una serie di orgasmi che quasi svenivo e quando toccò a lui, mi volle di nuovo accovacciata davanti al suo grosso cazzo intriso dei miei umori che mi ficcò in bocca eruttando un’abbondante e densa sborrata che quasi mi soffocava. Quella che non riuscii ad ingoiare uscì ai lati della bocca imbrattandomi tutta la faccia e colando sul seno. Il suo sperma era buonissimo e aveva un odore inebriante. Ripulii con voluttuosità il suo cazzone e raccolsi ogni goccia dalla mia faccia e dal seno per gustarlo, sotto lo sguardo compiaciuto di quel vecchio porco.
Dopo quell’amplesso travolgente ci demmo una sistemata, stavo ancora tirando giù la gonna che il Generale mi afferrò da dietro stringendomi a lui e avvicinandosi al mio orecchio mi disse: “puttanella, non sono ancora sazio di te, stanotte di voglio ancora”. Gli dissi che non potevo, che dovevo tornare a casa con mio marito, ma lui continuò ad insistere, mi stringeva a lui con vigore, mi palpava, non riuscivo a essere lucida così gli dissi di aspettare, che avrei chiesto a mio marito se potevo passare anche la notte con lui. A quelle parole mi allontanò e mi chiese: “non sei mica una puttana a pagamento e tuo marito è un pappone?” No, lo rassicurai, mio marito è solo un cuckold e quando seppe che il responsabile di sala a cui aveva chiesto le informazioni su di me era proprio la mia dolce metà, scoppiò in una fragorosa risata.
Zoccola, voglio il tuo magnifico culo, mi disse stringendomi a lui e palpando ancora con più vigore il mio fondoschiena, proprio nel momento in cui entrava mio marito.
Il Generale, senza mollare la presa su di me, con il sorriso sulle labbra, disse: “cornuto, avevi proprio ragione su questa zoccola, l’unica cosa che hai omesso di dirmi è che era la tua cara mogliettina, ah ah ah!!! Però non sono ancora pienamente soddisfatto delle sue grazie, stanotte me la voglio fottere come si deve e ora salutatevi. Su, da brava, dai un bel bacino al cornuto, come si conviene ad una vacca come te dopo aver ciucciato il cazzo ad vero maschio.”
Ci baciammo appassionatamente, anche eccitati dalle parole del bull, finché non mi prese per un braccio e mi trascinò via con lui.
Uscendo, nella sala del ricevimento, incontrammo i due ufficiali che lo avevano accompagnato che lui congedò dicendo che sarebbe tornato in albergo da solo. I due lo salutarono militarmente e con un grosso sorriso e si allontanarono parlottando e ridendo tra di loro.
Durante il tragitto in taxi per l’albergo continuò a palparmi e a sbaciucchiarmi, incurante del tassista che ci guardava dallo specchietto retrovisore, puntato spudoratamente su di me. Più gli dicevo di smetterla e tentavo di togliere la mano che teneva tra le mie cosce, perché il tassista guardava, più lui insisteva e fu così fino all’arrivo a destinazione.
Appena in camera fummo travolti dalla passione, le nostre lingue cominciarono a cercarsi con bramosia, le nostre mani cominciarono a togliere tutti i capi di abbigliamento che avevamo addosso, ben presto fummo nudi sul letto e le sue labbra cominciarono a succhiare i miei capezzoli con forza, le sue mani erano sul mio corpo e tra le mie cosce e cominciò a sditalinarmi e a sgrillettare il mio clitoride fino a farmi squirtare. Io cercai e trovai il suo cazzo che cominciai a carezzare insieme ai suoi grossi testicoli, a segarlo con delicatezza prima e con vigore poi finché non potendone più di quel trattamento, mi fu sopra e mi penetrò con ardore, urlai di piacere ad ogni affondo stavamo godendo come due ossessi ma non eravamo per nulla sazi di sesso. Mi girò e messami a bordo letto, mi penetrò la fica anche da dietro mentre con le dita cominciò a giocare con il mio buchetto che, come un fiore, cominciò a schiudersi. Dopo averlo ben lubrificato e reso elastico puntò la sua grossa nerchia sul forellino e cominciò a spingere, entrò non senza fatica e facendomi anche un po' male, viste le dimensioni di quel cazzo, ma poi iniziò ad aumentare il ritmo fino a riempirmi l’intestino di un’altra copiosa sborrata. Sfiniti e soddisfatti, ci abbandonammo sul letto, uno di fianco all’altro, colti da in un improvviso sonno ristoratore che durò fino al mattino.
L’indomani, fui svegliata dalla luce proveniente dalla vetrata che dava sul mare. Mentre il Generale continuava a dormire, potetti osservare che il suo cazzo era bellissimo e enorme anche a riposo. Andai in bagno e al ritorno raccolsi la sua giacca della divisa e la indossai, calzai le mie decolté con tacco da quindici e cominciai a civettare guardandomi nello specchio. Mi stavo ancora ammirando quando sentii il Generale che diceva: “sei arrapantissima così vestita sai?” Mi voltai verso il letto e lo vidi seduto con la schiena appoggiata alla testata del letto mentre si trastullava il suo enorme uccellone. Poi mi disse: “vieni da me che ti mostro più da vicino il mio indice di gradimento”. Sorrisi e mi avvicinai lentamente ai piedi del letto, gattonai fino ad arrivare in mezzo alle sue gambe divaricate, afferrai il suo cazzo e lo carezzai mentre lo guardavo negli occhi, poi lo presi in bocca e cominciai un lento pompino che in breve lo portò a tornare a dimensioni ragguardevoli e quando fu anche ben insalivato, mi misi a cavalcioni e mi impalai su di lui. Lo cavalcai lentamente volevo sentirlo bene dentro di me, nel frattempo il porco aveva aperto la giacca e ora palpava le mie tette e strizzava forte i miei capezzoli alternativamente, simulando la mungitura di una vacca, urlai e cominciai a cavalcare sempre più velocemente, i miei orgasmi si susseguirono a dismisura prima che lui abbandonasse la presa sulle mie tette e afferrasse il mio culo cominciando a dare delle spinte furiose da sotto che mi procuravano come delle continue scosse elettriche lungo la schiena, ero sfinita e mi ero abbandonata sul suo corpo quando anche lui raggiunse l’orgasmo, avevo la fica piena del suo cremoso sperma. Continuò a frullare la sua lingua con la mia e quando l’eccitazione del momento cominciò a calmarsi, mi disse: “sei mia, da ora in poi sarai la mia puttana”.
Nel frattempo la sua erezione andò svanendo e, a malincuore, sentii il suo cazzo scivolare fuori dalla mia fica. Non volevo, avrei voluto sentirmi ancora piena di tutto il suo vigore, ma la natura fece il suo corso. Ero stesa e sentivo il suo seme che mi colava tra le cosce quando mi disse: “ora chiama quel cornuto di tuo marito e fallo venire qui. Voglio vedere come sa pulire la mia vacca e se sarà abbastanza bravo, la prossimo volta lo farò assistere in diretta alla monta e gli farò gustare il nettare di maschio ancora caldo.”
Dopo quella volta in cui il mio caro maritino dimostrò al nostro nuovo padrone di essere molto ubbidiente e servizievole, gli fu concesso di assistere e anche di prepararmi alla monta per il piacere di tutti.
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