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L’EX COLONNELLO MEDICO AMICO DI MIO MARITO


di LaCavalla
01.07.2020    |    42.122    |    80 9.8
"Nel frattempo avvertii un rumore in camera da letto, da sotto la porta vidi la luce accesa, pensai: sicuramente me la sarò dimenticata e andai per spegnerla,..."
All’epoca dei fatti avevo 28 anni, già felicemente sposata e con la nostra sessualità che andava alla grande. Un giorno di agosto mio marito mi chiese se era un problema ospitare per qualche giorno il suo amico medico che non vedeva da parecchi anni, era stato il suo capo durante il servizio militare e si erano continuati a sentire e a vedere anche dopo il servizio. Sarebbe venuto nella nostra zona per un convegno e che essendosi mosso in ritardo, non era riuscito a trovare una sistemazione alloggiativa.
Premetto che non amo avere gente estranea per casa, comunque gli dissi che se ci teneva così tanto, poteva invitarlo a stare da noi, visto che avevamo una stanza vuota.
Il giorno prestabilito mio marito andò a prendere Giacomo all'uscita dell’autostrada, verso le 18:00 si presentò a casa con un uomo maturo sui sessanta molto distinto, capelli bianchi tenuti corti e pizzetto.
Lo feci accomodare, dopo di che mio marito ci presentò.
Giacomo aveva modi cordiali, un sorriso gioviale e una stretta di mano molto decisa e ti guardava dritto negli occhi. Una volta fatto accomodare nel salotto, gli chiesi se desiderava un caffe, cosa che gradì e accettò volentieri. Restai ad ascoltare Carlo e Giacomo che ricordavano i tempi del militare di mio marito e in un baleno si fece ora di cena.
Preparai una cena senza troppe pretese, visto che il tempo ci era sfuggito di mano, che consumammo chiacchierando del più e del meno e scoprendo che dopo essere andato via dall’Esercito, Giacomo aveva continuato ad esercitare la sua professione ed era un medico molto conosciuto in Calabria dove viveva con la famiglia.
Le ore continuarono a scorrere velocemente per la piacevole compagnia di quell’uomo fascinoso e cordiale, che improvvisamente era piombato in casa nostra. Passata la mezzanotte, Giacomo si scusò con noi e chiese il permesso di congedarsi per poter andare a fare una doccia e poi a riposare, perché stanco del viaggio.
Mio marito quella notte era particolarmente euforico e continuò a raccontarmi fino a notte fonda aneddoti del periodo del militare, di come era stato bene e tant’altro.
Il mattino seguente ci preparammo come ogni lunedì Carlo per andare a lavoro ed io per uscire a fare la spesa settimanale. Lasciammo Giacomo che ancora dormiva, avrebbe avuto la prima giornata di convention nel primo pomeriggio.
Mentre stavo per parcheggiare al supermercato, mi accorgo di avere dimenticato il portafogli a casa, così mio malgrado fui costretta a ritornare indietro.
Arrivata a casa, aprii la porta, non c’era nessuno, eppure la macchina di Giacomo era nel parcheggio, presi il portafogli al volo e mi avviai al bagno per fare pipi. Nel frattempo avvertii un rumore in camera da letto, da sotto la porta vidi la luce accesa, pensai: sicuramente me la sarò dimenticata e andai per spegnerla, sentendo un altro rumore aprii la porta piano e dalla fessura creatasi dall'apertura parziale, vidi una scena che mi bloccò gambe e cervello.
Giacomo era entrato in camera mia, era completamente nudo, sul letto c’era una distesa di miei vestitini, i miei perizoma e delle mie foto osé, che aveva preso dal loro alloggiamento, stava con il cazzo in mano e che cazzo, grosso e lungo e se lo menava furiosamente emettendo dei rantolii animaleschi, non so cosa mi prese ma ero tra lo scandalizzata e l'eccitata e non sapevo che fare, se entrare urlando o starmene lì a guardare.

Decisi di stare a guardare, dopo un tempo che il mio cervello calcolò come lunghissimo, Giacomo mentre continuava a masturbarsi, disse tra se: puttana, mettiti a pecora sul letto che ti spacco quel culo da vacca che hai - a quelle parole mi si accapponò la pelle, ma sentii bagnarmi tra le gambe, non potevo crederci, una persona all’apparenza così distinta era un maniaco e stava in casa mia come ospite di mio marito. Nel frattempo aveva continuato con il suo monologo: vacca, ti lecco quel magnifico culone che hai e che coscione, sei proprio nata per la monta, ti spacco in due zoccola - ero un lago tra le cosce, avevo il perizoma fradicio, quella scena e le sue parole da porco mi stavano stravolgendo.
A un certo punto Giacomo, al culmine dell'eccitazione, disse: vacca adesso ti farcisco l'intestino - e con un ultimo rantolo - il grosso cazzo schizzo tre potenti getti di sborra che imbrattarono le mie cose sul letto, quel seme bianco e cremoso si vedeva a distanza per quanto ne era.
Ero sconvolta ed eccitata, uscii di casa e tornai al supermercato. Per tutto il giorno non riuscivo a non pensare a quell'episodio e poi ancora, mio marito aveva per amico un pervertito?
Ero confusa sul da farsi ma decisi che sarei stata al mio posto per non rovinare quell’amicizia a cui mio marito teneva tanto. La sera a cena tutto normale, ma a tavola ogni volta che guadavo Giacomo avevo davanti agli occhi dei flash di quella scena.
L'indomani mattino Carlo andò al lavoro come al solito e io a fare delle piccole commissioni.
Al ritorno trovai Giacomo che guardava la televisione in salotto, mi salutò con un sorriso a trentadue denti e mi disse che la riunione della mattina era saltata e che voleva rendersi utile per non essere di peso. Gli dissi di non preoccuparsi, che era ospite e che doveva pensare solo a rilassarsi.
Misi apposto le cose che avevo preso quella mattina e mi accorsi di aver dimenticato di comprare il burro che mi serviva per cucinare quel giorno. Giacomo sentendomi lamentare, si offri di andare alla bottega a comprarlo e io accettai volentieri, visto che non ne avevo assolutamente voglia di riuscire.
Durante la sua assenza indossai un vestitino fucsia con bretelle corto e comodo che solitamente uso in casa e cominciai a rassettare. Giacomo tornò dopo una ventina di minuti e nel porgermi il pacchetto con il burro, le nostre mani si sfiorarono, ebbi un brivido e sentii i miei capezzoli inturgidirsi e premere contro il vestitino, a lui non sfuggì la cosa, perché mi sorrise guardandomi prima il seno e poi negli occhi, non riuscendo a sostenere lo sguardo, lo ringraziai e andai dritta in cucina. Riposto il burro continuai a pulire mentre Giacomo si rimise a guardare la tv, sentivo i suoi occhi addosso e non riuscivo a non pensare a quello che era successo la mattina precedente, a quel suo grosso cazzo, sentivo che mi stavo bagnando di nuovo e cominciai a sudare. In quel preciso istante sentii la voce di Giacomo alle mie spalle che mi fece sobbalzare, ero come uscita da uno stato di trance, sorridendomi ancora mi disse che oro un’ottima donna di casa e una brava mogliettina e che avevo un gran bel corpo e un bel visino, mi sentii avvampare a quelle parole, ringraziai timidamente ma il mio sguardo si posò sul suo grosso pacco dentro i pantaloni della tuta che usava per stare in casa, deglutii e distolsi lo sguardo per tornare alle mie faccende in cucina, mentre con la coda dell'occhio, vedevo che mi seguiva con il suo sguardo.
Mi misi a pulire il bancone della cucina ascoltando musica per non pensare a tutte quelle sensazioni che affollavano la mia mente, non mi accorsi del suo arrivo, Giacomo mi era alle spalle, mi cinse la vita con le mani e si appoggiò a me, sentivo distintamente il suo pacco gonfio premere contro il mio culo, provai a girandomi di scatto ma lui me lo impedii stringendomi ancora più forte e premendo ancora di più il suo pacco contro di me, gli inveii contro chiedendogli come si fosse permesso, che ero una donna sposata, per giunta moglie di un suo amico, lui con voce calma e profonda si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò - ieri ho visto che mi spiavi mentre mi menavo il cazzo gustandomi i tuoi vestiti da zoccola e le tue foto da gran vacca, ti sei gustata tutto lo spettacolo senza dire una parola né lì, né la sera a cena, né la mattina seguente, sicuramente sarai stata molto eccitata vero puttanella?
Come si permetteva quel bastardo, mi accorsi che mi stavo bagnando oscenamente, ma cosa mi stava succedendo? Giacomo prese a baciarmi il collo e a darmi piccoli morsetti, ebbi un sussulto, poi la sua voce continuò - ora sarai la mia troietta e ti farò godere come tuo marito non ha mai fatto - mi prese dai capelli, mi fece girare e mi spinse a inginocchiarmi di forza, mi sentivo inerme ma fortemente eccitata e lui se ne accorse perché mi disse: dai vacca, vedo la lussuria nei tuoi occhi, tirami fuori il cazzo e succhiamelo - ebbi un attimo di esitazione ma poi lasciai andare, tirai fuori dai pantaloni quel suo grosso cazzo che le mie manine non riuscivano a cingere tutto e cominciai a leccarlo e succhiarlo lentamente. Giacomo continuò a darmi della troia, a dire che potevo fare di meglio e mi spinse il cazzo tutto in fondo alla gola, procurandomi un conato, mi prese i capelli a coda e comincio a scoparmi la bocca con forza, i miei occhi si riempirono di lacrime dagli sforzi di accomodare quel cazzo enorme ma ero fradicia.
Dopo una decina di minuti mi fece alzare e sempre tenendomi dalla coda mi trascinò in camera da letto, non potevo oppormi era forte vigoroso e forse dentro di me era ciò che volevo e lo lasciai fare, mi buttò sul letto e mi alzò il vestitino, mi sfilò il perizoma, mi allargò le cosce e mi leccò ingordamente, mi disse: guarda come sei bagnata troia, allora volevi proprio tutto questo eh, leccava con maestria e con tale voracità che venni quasi subito. Si scostò soddisfatto e si mise tra le mie cosce, prese in mano il suo grosso cazzo, me lo puntò sulla fica ed entrò in un colpo solo, mi sentivo piena, mi scopava selvaggiamente mi dava della troia, della puttana, mi prendeva per il collo stringendomi forte mentre mi pompava, ebbi due orgasmi uno di seguito all'altro fortissimi che per poco non svenni.
Giacomo estrasse il cazzo dalla mia figa oscenamente aperta, mi guardò ridendo e mi disse adesso troia a pecora che ti rompo il culo. Gli dissi che non volevo, mi avrebbe fatto male, era troppo grosso e lui, di tutta risposta, mi disse: non ti preoccupare so come si fa con le troietta come te, mi prese di peso, mi girò e mi mise a pecorina, sentivo la sua lingua esplorarmi l'ano poi qualcosa di molto freddo che immaginai fosse il gel che tenevo sul comodino ed infine un suo dito entrò con facilita dentro di me, poi un altro, li muoveva ritmicamente, poi mi disse: rilassati puttana tanto volente o nolente il culo te lo spacco - cercai di rilassarmi il più possibile - puntò la grossa cappella sul mio ano e cominciò a spingere, sentivo pressione ma non dolore, poi a un tratto ebbi una fitta lancinante di dolore e urlai, ma lui: tranquilla troia la cappella è entrata, il più è fatto, volevo toglierlo e mi divincolavo, faceva molto male, ma lui mi tenne ferma di forza e cominciò a sculacciarmi molto forte, più sculacciava, più mi bagnavo e tra una sculacciata e l'altra entrò tutto nel mio culo sfondandomi.
Cominciò a scoparmi prima lentamente poi sempre più forte con colpi secchi e profondi con un misto tra dolore e piacere cominciai a masturbarmi la figa e la cosa mi piaceva da matti. Quando venni per l'ennesima volta, lui si aggrappo forte ai miei fianchi e mi scaricò dentro una quantità di sborra enorme, la sentivo uscire e riempire le mie viscere, ero sconquassata.
Lui usci da me, si vestì e, come nulla fosse successo, uscì di casa. Rimasi per un bel po’ ancora sul letto nuda, aperta, col culo dolorante, dal quale usciva ancora sborra che ora mi colava lungo le cosce e si depositava sulle lenzuola formando una chiazza giallastra.
Al ritorno di Carlo da lavoro ero ancora sconvolta da quello che era successo, praticamente mi ero fatta stuprare volontariamente da uno sconosciuto amico di mio marito nel nostro talamo.
Carlo mi salutò baciandomi con passione, cenammo come al solito, Giacomo aveva portato a casa dei dolcetti per il fine serata, per ringraziarci per la nostra ospitalità.
Era quella l'ultima sera di Giacomo nella nostra casa, ne fui sollevata, non ero abituata a tanto ed ero felice che finisse tutto come una folata di vento.
Ci congedammo per la notte, Carlo era eccitato e io mi concessi volentieri alla sua vogliosa lingua, era quello il nostro modo di godere, avevo ancora in mente ciò che era successo la mattina, mentre mi leccava, avevo gli occhi chiusi e godevo e fu allora che Carlo mi disse: ti piace troia come ti lecco o stai pensando al grosso cazzo di Giacomo che ti ha sbattuto stamattina?
Aprii gli occhi di scatto, lui mi sorrideva, e io chiesi e tu che ne sai, che stai dicendo?
Come che ne so, me lo ha detto lui che ti ha scopato come una troietta in calore ed era quello che volevi, non ci credo gli risposi.
Ma in quel preciso istante si accese la luce e comparve Giacomo completamente nudo, con il suo grosso cazzo che gli pendeva tra le gambe che, avvicinandosi al letto, fissando le mie nudità, disse: stanotte sarai di nuovo la mia troietta, farò vedere al tuo maritino come si usa una vacca come te.
La presenza di mio marito che obbediente assecondava le sue voglie, lo aveva reso ancora più porco e rude. Mi prese ripetutamente per tutta la notte e dopo avermi riempita ogni volta del suo sperma si deliziava a guardare come mio marito, suo fido e obbediente servitore, mi ripuliva del suo sperma.
Il giorno dopo se ne andò. Nel salutarlo gli dissi che poteva tornare quando voleva e Carlo mi sorrise guardandomi.
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