Lui & Lei
A cena con Roberta: l'aperitivo

28.12.2015 |
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"": ormai non capisco più niente! In questo momento potrebbe far di me quello che vuole e non batterei ciglio!
Dopo aver sentito il mio flebile assenso, Roberta annuisce e mi guarda come a dire..."
È una bella serata d’estate, il sole è ancora alto ed io sono pronto a salire in macchina per andare a prendere Roberta. Finalmente siamo riusciti a incastrare i nostri impegni e questa sera si esce per una pizza!È la prima volta che ci incontriamo, l’appuntamento è alle 20 passo a prenderla io e siamo d’accordo che mi aspetti sulla strada e che non faticherò a riconoscerla. Infatti la intravedo già da lontano e man mano che mi avvicino noto che indossa un bel vestitino, le scarpe col tacco… già mi sale la voglia!
La pizzeria è un po’ fuori, dobbiamo fare un bel pezzettino di strada in macchina e per superare il normale imbarazzo iniziale chiacchieriamo del più e del meno. Io, con un occhio al volante e uno a lei, intanto osservo che ha un vestitino bianco, con la gonna a pieghe molto anni ‘60 che lascia intravvedere una bella pelle morbida. I miei occhi continuano a vagare dalla strada alle sue gambe in una danza frenetica.
Mentre innesto la marcia involontariamente la mia mano la sfiora, sento un fremito dentro di me e istintivamente, completamente senza pensarci un attimo, sposto la mia mano dalla leva del cambio al suo ginocchio e piano piano accarezzo la delicatezza della sua pelle.
Lei non dice nulla, quasi fosse la cosa più normale del mondo che un quasi sconosciuto le accarezzi le gambe mentre guida.
Attorno a noi continua a scorrere il paesaggio mentre la mia mano percorre le linee sinuose della sua gamba, e, continuando a parlare del più e del meno, ne seguo la forma dal ginocchio sempre più su verso la coscia.
Lei, sempre come se fosse la cosa più naturale del mondo, cambia leggermente posizione lasciando salire un po' la gonna, a scoprire una coscia che taglia il fiato… il movimento è cosi subdolo e inaspettato che la cosa mi distrae e la macchina sbanda un po'.
"Attento!" mi dice; io la guardo e ridiamo perché sappiamo entrambi di chi era la colpa!
Senza volerlo ho preso una strada a caso e ci ritroviamo in mezzo al nulla, una lunga strada dritta e isolata che corre in mezzo ai campi. Lei evidentemente ha deciso che non ha più voglia di parlare perché dalla sbandata della macchina non emette fiato. Poi però stende un po' il sedile della macchina, si mette comoda e la mia mano automaticamente ritorna dalla leva del cambio alla sua pelle. Inizio a massaggiarle l’interno coscia, lo stringo, lo palpo… se potessi gli darei anche un morso! La gonnellina sale ancora a scoprire le mutandine, sono bianche come il vestito, semplici, sottili, cosi sottili che posso sentire le forme che ci sono sotto.
È calato un silenzio quasi irreale in macchina, io ho addirittura rallentato l'andatura cosi posso permettermi di distrarmi un po' di più!
Le accarezzo le mutandine, sento le labbra sotto di esse che si schiudono per accogliere le carezze, e sento un calore: il primo accenno di umido sul tessuto.
Il suo respiro inizia farsi un po' più forte, lo sento bene perchè l’unico rumore a dare un senso di realtà alla situazione è solo quello del motore della macchina.
Con gli occhi sempre chiusi, Roberta si scioglie il fiocco del vestitino che scende e scopre il suo seno, tondo, pieno, a fatica compresso dal reggiseno e il petto che si muove col suo respiro. Le sue mani cominciano ad accarezzarlo, a scivolare dentro le coppe mentre le mie dita piano cercano di entrarle dentro ma ci sono ancora le mutandine di mezzo, ormai fradice.
Le sposto, la accarezzo scivolando leggermente dentro con la punta delle dita. Le porto alla bocca, ne annuso l’odore, ne assaggio il sapore e poi ricomincio a toccarla, piano; piccoli cerchi attorno al suo clitoride.
Roberta nel frattempo si è tolta il reggiseno, e ha cominciato ad accarezzarsi, a giocare coi suoi capezzoli. Posso vedere come si sono induriti sotto le sue dita.
Una macchina ci incrocia dall'altro lato, in fondo non siamo soli al mondo, ma non ci interessa. Anzi, lei se ne accorge ma fa finta di niente, tanto è solo una frazione di secondo, le interessa altro ora! Vuole venire, il suo bacino me lo fa capire cominciando a spingere verso la mia mano. Le mie dita scivolano dentro, e poco dopo ecco... l'urlo liberatorio del suo orgasmo!
Mentre prende fiato mi guarda, si tocca ancora. Si bagna le dita mentre si alza e si avvicina al mio orecchio:
"Accosta..." mi sussurra sfiorandomi le labbra con le dita umide dei suoi umori.
In lontananza vedo un campo, una vigna isolata da tutto e da tutti. Prendo la stradina sterrata e mi dirigo verso quell'angolo di paradiso.
Lungo la strada ci sono delle buche, vedo e sento i suoi seni che sfiorano il mio corpo muovendosi a ritmo con la macchina. Mi è addosso, tutta lanciata contro di me, mi bacia, le sue labbra morbide che si appoggiano sulla mia pelle. Sento la sua lingua che corre dal mio collo su fino alle orecchie, la sento sul lobo, lo prende tra le labbra, poi tra i denti. E così, a denti stretti, mi sussurra di nuovo:
"Allora accosti o no?" afferrandomi la patta dei jeans "anche perchè qui tra poco ti scoppia...".
Finalmente trovo uno spiazzo, accosto e non faccio a tempo a spegnere la macchina che mi prende e mi bacia profondamente, la sua lingua incontra con la mia in un vortice, quasi volesse fare una guerra per la foga che ci mette. Con la mano cerca la leva sotto il sedile per farsi spazio, mi spinge indietro e mi sale a cavalcioni. La piccola canaglia si era tolta le mutandine! Tra me e me mi chiedo quando sia successo dato che non me n’ero accorto, ma probabilmente ero troppo concentrato a resistere alla tentazione di mollare la macchina in corsa e saltarle addosso.
Roberta mi è sopra, sento il calore che ha in mezzo alle gambe che attraversa i miei jeans, lo sento perché si sta strusciando sopra mentre continua a baciarmi: ormai sono completamente in balia sua, non ho più nessun controllo.
Mi prende le mani e se le porta ai seni: "Stringi, fammi sentire quanto mi vuoi" mi dice con fare imperativo e nel frattempo mi sbottona la patta, scosta i boxer e me lo prende in mano, duro come il marmo. Si alza un pochino sulle gambe e comincia a scivolare lungo tutta l'asta, bagnandomelo coi suoi succhi.
Continua così per qualche minuto, ormai è un lago ovunque, sento i suoi umori colarmi lungo l'inguine; ed è a quel punto che apre la portiera e esce fuori dalla macchina, prendendomi per mano invitandomi a seguirla.
C'è una bella brezza e lei è una visione a dir poco arrapante. Il vestitino mosso dal vento che mentre cammina lascia intravvedere il suo sedere nudo, i seni scoperti che sobbalzano a ogni passo. Si ferma, mi prende di nuovo l'asta e con fare ancora più imperativo ricomincia a inoltrarsi nella vigna, costringendomi a seguirla mentre mi tiene per il cazzo.
Si guarda attorno, sta studiando il posto e le piace. Mi spinge verso un palo della vigna, pianta gli occhi sui miei e si inginocchia davanti a me, senza mai staccare lo sguardo, inchiodandomi letteralmente. Sono paralizzato, l'eccitazione è cosi alta che decido di affidarmi alle sue cure e alle sue fantasie.
In ginocchio, gli occhi fissi sui miei, la sua bocca incontra la punta della mia cappella, un bacio, tenero, prima di avvolgerlo tutto con le sue labbra. È una sensazione meravigliosa, la sua bocca che corre su e giù; lo vedo comparire e scomparire da dentro le sue labbra. I suoi affondi sono sempre più profondi, i miei fremiti sempre più forti. Roberta stacca le mani, lo tiene solo con la bocca, perché una mano corre al mio sedere e lo stringe forte mentre l'altra corre giù e ricomincia a toccarsi.
Io sento che sto quasi per capitolare, lei se ne accorge e si blocca all'improvviso. Si alza, mi guarda con aria dominante e mi dice:
"Tu vieni se e solo quando te lo dico io". A me esce solo un flebile "si...": ormai non capisco più niente! In questo momento potrebbe far di me quello che vuole e non batterei ciglio!
Dopo aver sentito il mio flebile assenso, Roberta annuisce e mi guarda come a dire "bravo il mio schiavetto", poi mi fa stendere per terra.
Non faccio a tempo a sentire l'erba addosso che la sua ombra si fa avanti e si siede sul mio viso. Sento il profumo del suo sesso, lo assaporo. Si avvicina e io non devo fare altro che tirar fuori la lingua perché lei possa goderne.
Si muove sopra di me, sento i suoi umori bagnarmi la barba, il suo clitoride ingrossarsi di più ogni volta che la mia lingua lo tocca. Mi sta letteralmente scopando... e io sono in paradiso!
Le mie mani non sanno più star ferme e si appigliano al suo sedere, lo stringo forte finché lei si muove, i movimenti sono sempre più veloci. Quasi non respiro, ma so che sta per venire e so che quello è il motivo per cui mi ha steso... e poi ecco... un lago... sento un'ondata di fluidi bagnarmi tutto, sento il suo corpo fremere, il suo secondo urlo in poco tempo... che bello essere in mezzo al nulla e potersi lasciare andare completamente!!
Appena si alza mi guarda e ride: sono fradicio!!
Faccio per alzarmi anche io, ma lei mi blocca con un piede sul petto:
"Dove credi di andare? Non ho finito..."
Si accuccia e riprende in bocca il mio cazzo, le mie palle. È ancora duro da scoppiare, ma vuole esser sicura che sia perfetto. Appena è soddisfatta si siede su di me, mi fa alzare un po' e mi toglie la maglia. Sono completamente nudo e in balia del suo volere. Si sistema e mi fa entrare, piano e fino in fondo.
Si appoggia con le mani sul mio petto, lo accarezza e intanto comincia a muoversi. Prima avanti e indietro e poi su e giù. Piano, godendo di ogni millimetro del mio cazzo.
Un po' timoroso alzo un braccio e avvicino la mano al suo clitoride. Ci appoggio il pollice così mentre si muove può farlo scivolare sopra.
Comincia a esser stanca però. I due orgasmi le hanno tolto molte energie e all'improvviso si accascia su di me. Allora le afferro le natiche, le artiglio e comincio a spingere io, da sotto; forte, sempre più forte, a ogni colpo esce in sincronia un "oh" da entrambe le nostre bocche che si incontrano e si baciano di nuovo mentre la penetro.
“Ti voglio sopra" mi dice. E così facendo si toglie il vestito anche lei e si stende per terra. Io mi inginocchio e ritorno dentro di lei. Ora posso spingere più a fondo, le sue gambe sulle mie braccia. Vedo i suoi seni muoversi a ogni colpo che dò. Mi piego e li bacio, li mordo, vorrei poterli mangiare!
Sento che non ce la faccio più… sto per venire ma ricordo le sue parole.
Senza fiato le dico: "Non ce la faccio più... sto per esplodere".
E Roberta, misericordiosa, mi guarda e mi dice che posso, che vuole vedere quanto mi ha eccitato, lo vuole sentire addosso! Mi fa uscire, mi prende il cazzo e dà gli due ultimi colpetti, quelli decisivi a farmi venire copiosamente sul suo corpo, sul suo ventre, sui suoi seni. Il mio seme inizia a colare giù, verso l'inguine; io sono in estasi, lì fermo, nudo in mezzo al verde, il mio pene ancora tra le sue mani che comincia a rilassarsi e sto bene.
Ci guardiamo e ridiamo, due porcelli in mezzo alla natura che fino a mezz’ora prima non si erano mai visti… e che stanno bene!
Ci puliamo, ci rivestiamo. Io sento ancora il suo profumo e il suo gusto sulla barba; rimarrà fino a casa quando mi farò la doccia. Risaliamo in macchina e andiamo a fare la nostra cena immaginando già cosa ci riserverà il dessert!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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