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Il Signore Degli Ani - parte prima


di lena
11.11.2010    |    6.258    |    0 4.3
"Ecc! Ognuno può chiedersi, ma questo cosa c’entra con le giovani donne? Ehh ehh, c’entra, c’entra eccome!! Benefattore sì, ma a condizione che il debito..."
IL MARCHESE

La mercedes nera, varcò con fatica il solenne portone dell’antico palazzo, immettendosi con prudenza nella carreggiata. Via Monte di Dio, lentamente, senza fretta, superava la prestigiosa scuola militare “Nunziatella”, avviandosi maestosa verso piazza del Plebiscito. Una breve sosta allo storico caffè Gambrinus, poi il senso rotatorio di piazza Trieste e Trento, infine via Roma a salire per pia-
zza Carità. A destra i superbi palazzi del potere economico-finanziario, a sinistra le case, ò i palazzi della gente, ovvero i famosi
quartieri spagnoli. Costituivano una sorte di “filare”, obbligando la strada in un'unica direzione, senza incertezze, semplicemente lineare.
Il marchese Achille Teodino d’Acquamarcia, signore di Monteduro e di Caravita, sedeva silente e guardingo al sedile posteriore,
mentre il suo autista, Gennaro guidava il veicolo, percorrendo la celebre strada a mò di “struscio”, come se volesse che si notas-
se quella presenza! E’ vero, era una esibizione, ma non per i passanti e la gente in strada, ma diretta a osservatori, come dire, specifici, selezionati, cioè la gente dei quartieri, il popolo dei vicoli. Donna Carmela, che offriva la propria mercanzia, all’angolo, notò l’auto, identificando subito il passeggero, al chè
gettò immediatamente l’allarme!
E’ arrivato ò marchese - ripetendolo più volte, gridando a squarciagola - è turnatooo!
da lì a poco di voce in voce, la presenza sul “territorio” dell’illustre ospite, era nota a tutti. Ma le vere interessate al corale messaggio, ovvero le specifiche destinatarie, dovevano avere due requisiti, solo due, e sì, essere belle donne, e giovane (da 18 a 40 anni). Arrivato alla piazza, Gennaro, ebbe l’ordine dal
marchese, di tornare indietro, a casa poiché il messaggio era stato recepito. Chi tra la povera gente e non, dei quartieri, non ha rate da pagare, il mutuo, bollette, multe e esosi balzelli in scadenza? Oppure un impellente acquisto da fare? Non so, la lavatrice nuova, il televisore da cambiare, o altri oggetti, o cose da fare, utili o meno, insomma il bisogno di danaro, più soldi da spendere per soddisfare le nostre ingordigie, per l’illusione,perché talvolta di questo si tratta, di stare meglio.
In questi tristi e viziati “bisogni” s’era incuneata in modo radicalel’opera del nobiluomo, conosciuto, per l’appunto, come vero benefattore, uomo del popolo per il popolo…, fonte dissetatrice di antiche arsure, risolutore d’altrui problemi, ecc. ecc!
Ognuno può chiedersi, ma questo cosa c’entra con le giovani donne? Ehh ehh, c’entra, c’entra eccome!! Benefattore sì, ma a condizione che il debito contratto, venisse estinto all’uopo, alla bisogna, pagando all’istante, in natura! Chi
può pagare realmente in natura? Ovviamente la giovane e bella mogliettina, la sorella maggiore, o anche minore, accompagnata
dal genitore, la figliola ben fatta, chiunque avesse i due requisiti! O con finto spirito di sacrificio, o per vera necessità, o anche per avere un soldo in più, da spendere, si sapeva di poter contare su questa “opportuna” risorsa,
“affittando” il proprio corpo e i servigi derivanti al nobile casato, che disponendone, faceva buon uso! Tutti né erano a conoscenza, uomini e donne, mariti e mogli, padri e figlie, fratelli e sorelle, perciò su questo argomento
non attecchiva, la proverbiale arguzia partenopea, perché la faccenda poteva interessare tutti, quindi non si trattava di ridere alle spalle di un malcapitato, tutt’al più s’era saputo che al marchese piaceva il fondoschiena e per questo, “offriva” generosamente, un’extra, talvolta molto consistente, a secondo del gradimento, guadagnandosi, con ragione un ulteriore titolo,
“Signore degli ani”.

Piazza Pignasecca, quartiere Montesanto, undici del mattino, al banco della frutta e verdura la signora Silvana, sceglieva la merce da comprare tra le varie ceste, ascoltando, però con udito sopraffino, le chiacchiere delle altre donne e del verdummaio. Origliò con più perizia scoprendo così la storia del marchese, e delle sue donazioni, sì informò anche nei particolari, poiché si intrattenne con una donna che aveva tutta l’aria di essere ben preparata
sull’argomento. Capì subito che si trattava di un mercimonio, non sembrò, condividere la cosa, anzi ne rimase disgustata, tuttavia aveva ricevuto dalla donna le indicazioni per mettersi in contatto col signore, avendo costei per insata esperienza, capito che tutte dicono di non essere interessate e poi sotto sotto, le incrociavi nella residenza del nobiluomo.
Silvana Montuori, maritata a Pasquale Cercielli, impiegato al comune di Napoli, IV circoscrizione, quartiere Stella-Avvocata, era
donna spiritosa e intelligente, disponibile e socializzante, portava con splendore i suoi magnifici 34 anni, nonostante le due gravidanze. Aveva due figlie femmine, di 18 e14 anni, avute in giovane età, che l’avevano condannata a precise responsabilità, per accudire le figlie e il marito, in casa sua le rinunce erano all’ordine del giorno. Mai un viaggio, un soggiorno balneare, certo lo stipendio
era sicuro ma non sufficiente, una pizza al sabato sera, era già al massimo per l’economia della famiglia, ma non si lamentava, appariva felice e sorridente, avrebbe, sicuramente in cuor suo, sognato un viaggio a Parigi o a Venezia con suo marito! Tornando a casa, pensava, che mondo è quello di oggi, per i soldi si è disposte a tutto, che schifo farsi fottere da uno che non conosci solo per soldi, e poi, magari per qualcosa in più, farti rompere il culo, (ovviamente per le vergini, e lei di culo lo era), non le piaceva, mai e poi mai lei lo avrebbe fatto! Ma non criticava chi lo faceva, comprendeva i bisogni degli altri, ma ai suoi
ci pensava lei con continue rinunce.

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