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Lui & Lei

La Collega Servizievole


di geil73
19.01.2013    |    2.961    |    0 9.0
"Supplicandolo di non smettere… …ma Lui non doveva pensarla allo stesso modo, ahimé, si disse Teresa guardando la Sua mano scivolare via dalle sue cosce…lasciandola schiusa, in preda a sottili..."
…Non posso, non devo, non voglio… non posso, non devo, non…
…eh, no…pensava Teresa…vada pure per non posso e non devo… ma non voglio proprio non riusciva a concepirlo…!...
Voleva, voleva eccome e lo spazio di manovra per i non posso e non voglio si faceva ogni giorno piú risicato…la parete sempre piú sottile…
La diga stava per cedere…lo sapeva benissimo ma non riusciva a fare a meno di indugiare sugli argini del fiume…un pó, forse per l'illusione di riuscire a saltar via un'istante prima dell'irreparabile, un pó perché forse aveva una voglia incontrollabile di esser travolta, sommersa, devastata da una passione che aspettava da sempre e che sembrava non arrivare mai…
…che poi, Lui…cosa voleva davvero Lui? Lui, che a volte la faceva sentire una Dea e a volte una come tante, una fra tante…di che pasta era fatto Lui?
Aveva sperimentato la passione dei suoi baci…e il ricordo non era andato piú via…ma perché non andare oltre?...la sua inconcludenza iniziava al snervarla e al contempo le rendeva schiava del dubbio…
Con questi sentimenti contrastanti aveva accettato l'ennesimo invito a pranzo… Non si poteva certo dire che non fosse simpatico…alla peggio avrebbe trascorso un'ora piacevole…
Fu contenta d'avere indovinato almeno questo… il tempo era volato via svelto, piacevole, sereno…lasciandole dentro una sensazione di benessere gradevole come il primo sole di marzo…sciogliendo le sue tensioni in sorrisi prima timidi, poi sempre piú aperti…
Era volato il tempo…stroncando qualunque voglia di rientrare a lavoro…rendendo piú pesante ogni passo che li stava conducendo dal ristorante all'auto nell'immenso parcheggio assolato di quel centro commerciale…e quando s'infilarono nell'ascensore buio del parcheggio multipiano, con le porte che inesorabilmente respingevano anche l'ultimo raggio di sole, non poté non pensare che per quel giorno il suo spazio dedicato al piacere fosse desolatamente giunto al termine…
…era ancora assorta nei suoi pensieri mentre le porte dell'ascensore finivano di chiudersi con un suono sordo…quando sentí il suo corpo trascinato da una forza improvvisa, secca, priva di qualunque dubbio, tentennamento e un istante dopo le sue labbra si trovavano incollate a quelle di Lui, la sua bocca esplorata con irruenza, il suo corpo percorso da mani ingorde che scoprivano i fianchi, cercavano i seni, affondavano fra le cosce…
…non fece nemmeno a tempo a riprendersi da quell'attacco cosí repentino che la luce del sole giá iniziava a rituffarsi nella cabina giunta al piano, posandosi sulle pieghe della maglia sgualcita, su quel lembo di camicia sfuggito al controllo dei jeans, sulle ciocche di capelli arruffati che le rigavano il viso…
…tiró un sospiro di sollievo non appena gli occhi, riacquistando la piena funzionalitá dopo il primo impatto col sole accecante, la rassicurarono sulla totale assenza di occhi indiscreti… si sistemó alla buona, trovando persino piacevole quella sensazione di sconquasso che la sua biancheria intima fuori posto le rimandava a ogni passo…le donava un brivido di piacere il ricordo brevissimo di quelle mani che cosí accurate e repentine erano riuscite a frugare ogni angolo del suo corpo…
…da lí a poco sarebbe stato solo neon, scrivanie, colleghi noiosi, monitor e giá sapeva che avrebbe rimpianto di non aver ceduto prima alle sue avances, meglio, di piú…come le era saltato in mente di indossare la biancheria intima quel giorno…?!?...lei che cosí spesso non lo faceva…e i jeans…?!?...esiste al mondo qualcosa di piú inviolabile…?!?...si odió per questo, non riuscendo a trovare alcuna ragione valida… Non posso, non devo, non voglio… si…ecco chi era stato il responsabile… quel diavoletto insopportabile che da sempre opprimeva i suoi sensi ricordandole che "certe cose" con un uomo sposato… non andrebbero fatte…
…nemmeno se l'uomo sposato sta affondando la sua mano fra le tue gambe…?...pensó con un sorriso riavendosi dai suoi pensieri sul sedile del passeggero mentre Lui si districava nel traffico cittadino con la stessa maestria con la quale sfiorava le sue cosce e il loro palpitante contenuto…
…Teresa le scostó con un sorrisino malizioso, per facilitargli il compito…un pó glielo doveva, per la cattiveria d'avere indossato i jeans quel giorno…e soprattutto perché le piaceva…eccome se le piaceva… erano cosí lontani i tempi in cui ancora provava vergogna per i suoi desideri…una zavorra della quale si era liberata senza rimpianti trasformandosi di colpo in una donna felice… le piacevano le Sue mani…cosí grandi e forti alla vista eppure cosí delicate quando si muovevano sul suo corpo…avrebbe potuto farsi accarezzare per ore senza mai chiedergli di smettere…anzi..supplicandolo di non smettere…
…ma Lui non doveva pensarla allo stesso modo, ahimé, si disse Teresa guardando la Sua mano scivolare via dalle sue cosce…lasciandola schiusa, in preda a sottili birividi e riportandola alla realtá con una domanda cosí insignificante da risultare persino offensiva…
"Dovrei passare a prendere una cosa in cantina ma da solo non ce la faccio… So che é scortese chiedertelo, lo troverai persino assurdo…ma mi risolveresti cosí tanti problemi se mi dessi una mano…son davvero due minuti…"
Assurdo!!!…si…Assurdo!!!…un coro di voci si era levato nella sua mente gonfiandosi a dismisura…erano le voci, i volti, le urla, le proteste di tutti gli uomini che nella sua vita l'avavano desiderata, sognata, supplicata senza poterla avere…era il professore del liceo che sbirciava la sua generosa scollatura durante l'interrogazione, il bagnino che la mangiava con gli occhi quando da ragazza andava in spiaggia ancora con i suoi, l'autista dell'autobus che non staccava gli occhi dallo specchietto alla gita della scuola, il padre della sua migliore amica che dimenticava sempre qualche documento nella loro stanza di studio…erano tutte le figure con un volto e senza un nome incontrate su un treno, al supermercato, all'universitá…tutti indifferentemente lo odiavano…tutti emanavano stupore disappunto e rabbia…tutti avrebbero ucciso per afferrare quella chiave che a Lui era stata concessa e con la quale si accingeva ad aprire… una cantina…
Non ricodava che la sua bocca avesse pronunciato alcuna risposta, ma quando si riebbe dai suoi pensieri rabbiosi l'auto era parcheggiata sotto lo stabile di Lui…che si era persino affrettato a scendere e tenerle aperto lo sportello…Lo seguí docile…e a ogni passo la rabbia si tramutava in incredulitá…poi in riso sarcastico…probabilmente prima di allora, non avrebbe davvero potuto vantarsi di aver conosciuto ogni genere di uomo…il suo curriculum ne usciva decisamente arricchito… non c'era biancheria che non avrebbe indossato per Lui, stanza d'albergo che non avrebbe condiviso, sedile d'auto sul quale non si sarebbe concessa, rischio che non avrebbe corso per averlo fra le braccia… e Lui…?!? Stava per usarla come un facchino…
…scendendo le scale che conducevano alla cantina, ripensando alla cabina dell'ascensore, non poté non trovare singolare quanto buio avesse caratterizzato quella giornata cosí generosa di sole al pari di quell'abisso di grottesco che stava fagocitando i suoi sogni di passione… e si trovó a odiare il suo stesso corpo che al solo contatto con la mano di Lui che l'aiutava a scendere continuava a mandarle scosse di desiderio, fregandosene di tutto il resto…e ancora una volta si scoprí a sorridere amaramente all'idea che forse nella storia non era mai esistito un traslocatore coi capezzoli cosí turgidi e duri come i suoi in quel momento…
La cantina, per fortuna era meno squallida e polverosa di come avesse temuto…bene illuminata e piastrellata… a sinistra un'impalcatura di metallo accoglieva oggetti e scatole bene ordinati che rimandavano molto piú all'idea di una dispensa che non di una cantina…e in fondo, i suoi occhi non poterono non restare ammirati di fronte a un'ampia lastra di vetro stile Liberty accuratamente adagiata su supporti di polistirolo…
"Ecco" le disse… "non é meravigliosa? Appartiene alla mia famiglia da generazioni e sta per diventare il pezzo forte del mio salotto… devo portarla al restauratore prima che inizino i lavori…"…
…Ormai la dirigeva come un capocantiere…prendila cosí, sollevala cosá…fa' attenzione…e in men che non si dica l'ereditá di famiglia era affidata alle sue mani che ne tenevano sollevato un bordo mentre l'altro ancora posava per terra…
…Lui era lí…in ginocchio…a controllare ogni dettaglio…accarezzava il bordo della lastra a cercare non so cosa, partendo dal fondo e salendo su fin quasi a toccare le sue mani…mentre la sua pazienza si assottigliava diventando piú fragile della lastra che teneva in mano…rosa dall'assurditá di tutta quella scena…
…decise che la misura fosse colma…che non sarebbe rimasta un istante di piú…e solo il suo amore per tutto ció che fosse artistico le impedí di lasciar andare la lastra a frantumarsi per terra assieme al suo padrone…ma un istante prima che le parole si componessero nella sua bocca…la mano di Lui aveva raggiunto la sua e a differenza di prima non si era fermata per ridiscendere…ma stava percorrendo il suo braccio lentamente…sfiorando e stringendo…indugiando e proseguendo…mentre il suo cuore iniziava a reagire alle Sue attenzioni…
…le si mise affianco e le mani sul suo corpo divennero due…svelte…delicate…agili…si muovevano sulle sue braccia, sulla sua schiena, stringevano, sollevavano, scivolavano in ogni spiraglio lasciato accessibile dai vestiti scostati…incuranti dei suoi timori che la lastra potesse cadere, delle sue minacce di lasciarla cadere…l'uomo conquistava sempre piú centimetri del suo corpo, impadronendosi dei suoi seni imponenti, palpandola con aviditá…e con altrettanta aviditá si nutriva del suo collo, della sua bocca…spingendo il proprio pube con forza contro i suoi glutei sodi e pieni…in una danza lenta e potente…
…si sentí sopraffatta, travolta, avvolta in una morsa, incatenata a quella lastra senza catene, immobile esposta alle Sue cure come se centinaia di corde l'avviluppassero per essere offerta al sacrificio di un dio pagano… sentí le sue gambe cedere e si chiese se fosse lei a sostenere la lastra e non piuttosto il contrario… mentre Lui si prodigava a trascinare i suoi jeans fino sotto alle sue caviglie…lasciandola nuda e offerta alla vista di chiuque si fosse avventurato nel sottoscala in quel momento…
…una vertigine s'impadroní di lei a quel pensiero…e mentre i suoi battiti schizzavano alle stelle l'immagine di migliaia di occhi morbosi che l'esploravano si fece largo nella sua mente e tutto in lei divenne liquido, caldo, fluido…improvvisamente i suoi movimenti divennero armoniosi e il suo corpo assecondava i suoi desideri come i muscoli assecondano la volontá del ginnasta…inizió a ondeggiare sinuosa…seguendo i movimenti delle mani e della lingua di Lui che lentamente ma con decisione risalivano le sue cosce sempre piú umide…alla ricerca della fonte del piacere, mentre le sue caviglie tendevano allo spasimo la stoffa dei jeans per donare allo sfrontato esploratore una via piú agevole alla sorgente…
…in un attimo Lui si era impadronito di quanto di piú intimo il suo corpo potesse celare…la sua lingua e le sue mani sembravano una squadra collaudatissima…schiudevano, s'insinuavano, penetravano, bevevano…se avesse chiuso gli occhi avrebbe seriamente dubitato che fosse uno e un sol uomo a prendersi cura delle sue cosce, della sua vagina, dei suoi fianchi, delle sue natiche…le facevano quasi male i seni per la libertá a cui erano condannati in quel turbinio e uscí dalla sua bocca un suono rauco, quasi irriconoscibile, una supplica, un ordine, una preghiera… "Liberami!"…
Un istante dopo le labbra dell'uomo erano incollate alle sue e come giá nell'ascensore, non v'era angolo della sua bocca che non fosse esplorato, percorso, segnato…mentre le mani di Lui la liberavano dal fardello della lastra appoggiandola contro il muro con una decisione che la lasció basita…per un breve istante prima che le mani di Lui completassero a spese della maglia e del reggiseno quanto avevano giá compiuto sui jeans e gli slip…
…Un attimo, e un calcio dopo…la porta si era chiusa alla loro sinistra… Teresa lo poté vedere chiaramente mentre appoggiata all'impalcatura sentiva il membro di Lui affondare fra le sue cosce…lo aveva sentito appoggiarsi quasi timido a lei…indugiare a un'altezza indefinita che le aveva fatto temere per un'istante che volesse abusare di lei…e poi era affondato con decisione nella sua carne che si era ritirata al suo passaggio come ali di folla festanti al transito di un corteo presidenziale…
…quante limousine passavano quel giorno…le sentiva una dopo l'altra affondare e sparire in lei e subito dopo un'altra e un'altra ancora…i suoi seni prosperosi ondeggiavano nell'aria al ritmo di quei passaggi…e qualche colpo piú deciso li mandava a sbattere contro il ferro gelido dell'impalcatura, donandole ancor di piú la misura di quanto fossero invece bollenti le sue natiche sottoposte a quel traffico incessante…
…sollevó un ginocchio appongiandolo sopra un ripiano dell'impalcatura…mentre i jeans le segnavano la pelle fino a farla quasi sanguinare…voleva offrirsi a Lui aperta, libera totale…e gli fu grata quando Lui la liberó dalla scarpa e dai jeans accompagnando tutta la sua gamba a distendersi sul ripiano…
Teresa s'immaginó cosí…come se potesse vedersi da fuori…aperta come un compasso…offerta alla vista e aperta al tatto…e si sentí invadere da ondate di piacere incontrollabili che iniziarono a far scattare il suo bacino avanti e indietro alla ricerca anche dell'ultimo millimetro del Suo membro, delle Sue spinte violente, del Suo seme caldo e copioso…lanció un urlo roco e si sciolse in un sorriso sincopato…come sempre le succedeva nei suoi orgasmi piú apocalittici…come amava chiamarli lei…e restó aggrappata tremante a quell'alcova cosí assurda…mentre Lui si prendeva cura di ogni suo brivido…riempiendola di stupore e dolcezza nel sentire le Sue mani rivestirla quasi con amore…
Quando si riebbe non poté non chiedergli… "e se avessi lasciato andare la lastra?"
…e Lui… "mi sarebbe toccato tornare all'Ikea…"
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