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Lui & Lei

Una dolce follia


di AleBi
15.12.2023    |    1.029    |    15 9.6
"Abbastanza facile da ricordare il nostro nome ahahah..."
“Ciao Alessia, piacere sono Ale. Abbastanza facile da ricordare il nostro nome ahahah. Siccome la penso un po’ come te, mi piacerebbe poter avere un confronto”.

Il tuo messaggio è come una goccia nel mare, uno fra tanti, uno che potrebbe tranquillamente passare inosservato, ma quando lo leggo istintivamente sorrido. Il tuo modo di scherzare mi ricorda qualcosa di familiare, un'ironia a cui sono abituata. E, infatti, fra una conversazione e l'altra, i giorni passano velocemente e fin dai primi messaggi mi sembra di conoscerti da molto più tempo. La spontaneità che accompagna la nostra conoscenza è disarmante. Il piacere di cercarsi di giorno in giorno per accrescere questa nuova amicizia, il sorriso che mi spunta sul volto quando ricevo un tuo saluto al mattino e la semplicità nel capirsi fanno letteralmente volare i due mesi di conoscenza che ci conducono al nostro incontro.

Sto rientrando in hotel dopo il mio pomeriggio di shopping quando mi scrivi che sei arrivato. Salgo le scalinate della già affollata metropolitana milanese, svolto nella via che mi porta all’albergo e subito ti riconosco da lontano. Leggo un po’ di imbarazzo sul tuo volto e la paura di non essere all’altezza delle aspettative fa compagnia alla sigaretta elettronica che stringi nervosamente fra le dita.
Ti sorrido e i miei occhi si fanno più piccoli, mi sorridi e i tuoi occhi seguono a ruota i miei. Quante volte in chat abbiamo scherzato su questo aspetto estetico che ci accumuna, e ora finalmente possiamo vederlo dal vivo come fossimo l’uno lo specchio dell'altra.

La serata passa molto piacevolmente e i nostri sguardi si incrociano spesso, creando a volte quel silenzio che da fuori appare innocuo, ma che nelle nostre menti fa molto rumore. Durante la cena mi ritrovo a pensarmi fra le tue braccia, a immaginare le tue labbra sul mio corpo, a desiderare di avere il locale vuoto tutto per noi per potermi avvicinare e chiederti di prendermi lì in quell’istante, ma tengo i miei pensieri per me e mi limito di tanto in tanto a sporgermi verso di te nel tentativo di farti cadere l’occhio sulla mia scollatura, così da stuzzicare la tua fantasia. Si era deciso di vederci un primo giorno per conoscerci in tranquillità - io, te e il mio fidanzato Marco - e di rimandare al giorno successivo lo sfogo di tutte le voglie accumulate in questi mesi di confronto, consapevoli che il giorno dopo sarebbe stato tutto ancora più intenso e desiderato.

“Allora, ci rivediamo domani?”, ti chiedo quando ci ritroviamo all’ingresso dell’hotel, con un sorriso che ti raggiunge in modo malizioso ma tenero allo stesso tempo.
I tuoi occhi rimpiccioliscono, con i denti ti mordi delicatamente il labbro inferiore e il tuo volto si lascia andare ad un dolce sorriso.
“Certo, sarò qui domani”.
Mi saluti con un affettuoso bacio sulla guancia, augurandomi la buonanotte.

Il giorno successivo ci rivediamo esattamente dove ci eravamo lasciati tutti e tre la sera prima. Due chiacchiere per sciogliere l’imbarazzo, un ultimo tiro di sigaretta e saliamo nella mia stanza, io e te soli.

Ci sediamo uno vicino all’altra sul bordo del letto e ci guardiamo negli occhi, quegli occhi verdi e sognanti che da quel momento non vorrai più staccare dai miei, letteralmente, fino al momento di salutarci. Percepisco l’intensità e l’immediatezza del tuo desiderio e al tempo stesso la paura di non risultare sufficientemente premuroso nei confronti di quella dolcezza e di quella delicatezza che i tratti estetici del mio viso e la mia immagine trasmettono, rendendomi all’apparenza più fragile e più piccola di quanto io sia in realtà.

Allungo la mia mano sulla tua, sfiorandola, e tu sorridendomi ti protrai verso di me iniziando a darmi dei piccoli, lenti, baci sul collo. Poi, inaspettatamente, con forza mi sollevi e mi fai sedere sopra di te. Sento le tue dita che percorrono la mia schiena, scendono lungo le mie cosce e si infilano curiose sotto la gonnellina a fiori, cercando, e trovando, il contatto con la mia pelle morbida e liscia. Iniziamo a spogliarci l’un l’altra, poi mi alzo e guardandoti faccio scivolare la gonna ai miei piedi, rimanendo davanti a te soltanto con le mutandine di seta blu. Tu mi riavvicini a te con un movimento deciso, mi sfili l’intimo cercando smanioso il contatto con il mio sesso, prima con il delicato sfiorare delle dita, poi con il calore della tua lingua e, infine, quando mi ritrovo piegata davanti a te, con la durezza del tuo membro.

Ti sento scivolare dentro di me e inizio a gemere, mentre mi volto e ti guardo: anche in questa posizione non riesco a smettere di mantenere il contatto fra i nostri occhi. Quando aumenti il ritmo, mi scappa un verso di piacere un po’ più forte degli altri. Ti vedo sorridermi divertito.
“Cosa urli, Ale?”, e la tua mano mi tappa prontamente la bocca. Porti la velocità dei tuoi movimenti al massimo, per poi diminuire piano piano, allentando contemporaneamente la morsa della tua mano.

“Ti va di darmi il culo?”.
La tua richiesta così diretta è reale e inaspettata. Annuisco.

Ti abbassi dietro di me ed inizi a darmi piacere con la bocca. La tua lingua si muove scorrendo sicura sulla mia fica, fino ad arrivare poi al mio lato b, dove ti soffermi. Il tuo desiderio, però, dev’essere troppo forte, perché dopo pochi secondi sostituisci il tuo cazzo alla lingua e piano mi penetri. Dallo specchio davanti a noi posso gustarmi la tua visibile eccitazione e allo stesso tempo riesco a cogliere le sfumature del mio viso e del godimento che esso lascia trasparire e che, so, tu stai osservando insistentemente.
Mi assesti qualche sculacciata decisa e poi, sfilandoti, ti sdrai e mi fai sedere nuovamente sedere sopra di te. Mi muovo lentamente, accarezzandoti il petto e gustandomi ogni affondo. Poi d’un tratto avvicini il tuo corpo al mio e mi stringi forte a te, le tue braccia mi cingono sempre più intensamente e posso sentire il tuo bisogno di realizzare che sì, sono vera e sono lì con te. Il mio sguardo si incastra nuovamente con il tuo.

“Non scappo, Alessandro, siamo qui insieme ora”.
I tuoi occhi, e la tua anima con loro, mi sorridono.

“Quelle labbra, vorrei mangiarle”, mi dici poi con l’insofferenza di chi sa di non poterle assaggiare.

Ci spostiamo giù dal letto e io, in ginocchio davanti a te, cerco il tuo appagamento con la bocca. Quando ti sento all’apice tiro fuori la lingua e il tuo piacere finalmente mi raggiunge inondandomi il viso, così come so non aveva mai fatto con nessun’altra.
Mi prendi il volto fra le mani, accarezzandolo.
“Sei stupenda”.
Il pollice della tua mano sinistra sfiora involontariamente il risultato del tuo piacere, ancora caldo sul mio viso. Mi scosto leggermente e accompagno quel dito nella mia bocca per potermi gustare così il tuo sapore. Tu non te lo aspetti e ti lasci scappare una risata sorpresa ed eccitata, mentre scuoti la testa ancora meravigliato.

Ci salutiamo con la promessa di rivederci appena possibile, e con la speranza che le sensazioni che ci siamo scambiati ci restino sulla pelle, intense, fino alla prossima occasione.

Non sappiamo ancora, però, che la vita cambia in fretta le sue carte e che una prossima occasione non l’avremo più. Non sappiamo ancora che così velocemente come si era creata la nostra sintonia, altrettanto velocemente svaniranno i nostri piani.

“Sei stata una dolce follia”, mi dirai poche settimane dopo, salutandomi.

Ci resta il ricordo, ci restano le emozioni, ci resta la consapevolezza che l’uno ci sarà per l’altra quando avremo bisogno della spalla di un amico.

"Alcune cose sono belle per quel che sono. In quel preciso momento. Che durino minuti, ore, giorni o mesi, non importa. Non sono belle per quello che potrebbero diventare. Per il luogo da cui arrivano. Sono belle lì, in quel momento perché sono così. Sospese. Appena sfiorate".
Jorge Luis Borges
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