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La nuova collega - parte 1


di Lucas_gx
16.10.2021    |    7.416    |    4 8.1
"Lei mi venne incontro con un outfit, come si direbbe oggi, che non passò proprio inosservato ai miei occhi già abbastanza emozionati..."
La storia che sto per raccontarvi accadde circa quattro anni fa, in una Torino indaffarata dal business, dai suoi rituali borghesi e dalla sua ricca umanità.
Mi chiamo Luca, 36 anni lavoro nel fiscale di una media azienda che ha interessi sparsi in tutta Europa.
Single, qualche storia finita male, qualcuna mai realmente iniziata e una vita ordinata e ordinaria, al limite quasi della noia, che scorre (anzi scorreva) tra lavoro, partite di paddle e qualche aperitivo con gli amici.

Tutto inizio nel novembre 2018 quando andò in pensione lo storico direttore amministrativo della XXX Spa e fu sostituito, probabilmente per dare all’azienda quel tocco di internazionale in più, con una professionista tedesca di nome Katrin.
Il nuovo capo si presentò subito interessate e non solo per il suo CV. Quarantanni, alttezza media, capelli biondi fisico asciutto e sportivo, e un atteggiamento serio, impostato al limite del severo.
Iniziammo a lavorare senza particolari evidenze o stravolgimenti, la vita riprese con gli stessi ritmi e la stessa monotonia di sempre, ma ...c’era un particolare che stuzzicava ogni giorno di più la mia attenzione senza che neanche me ne rendessi conto subito…la passione o predilezione della mia capa per stivali di qualunque ordine e forma!
Ogni giorno ne indossava di diversi, alcuni più comodi e ordinari, altri decisamente più intriganti.
Amava indossarli sotto le gonne, sopra i pantaloni e jeans ma anche sotto pantaloni scampanati…
Aprezzai anche io da subito questa sua passione, ma era il mio responsabile diretto e oltre ad ammirarli a distanza e con discrezione…non potevo fare!
Passarono i giorni, finchè una sera, stanchi e provati per una imminente scadenza fiscale, decidemmo a fine giornata di concederci un piccolo aperitivo in ufficio con quel prosecco che la direzione conservava sempre nel frigorifero pronto per le grandi occasioni.
E così, tra un brindisi e l’altro, trovai almeno il coraggio per complimentarmi con lei per la scelta, sempre azzeccatissima, delle sue calzature. Lei non diede particolare peso alle mie parole ma iniziò a sciogliersi e cominciò a raccontare qualcosa di lei. Era sposata, senza figli, con un marito, italianissimo gestiva una palestra di arti marziali nella periferia sud della città…
Finimmo il lavoro e quella sera tornai a casa contento almeno per aver avuto il coraggio di complimentarmi per quello stivale nero e quello stiletto da 10cm che tanto aveva stuzzicato la mia fantasia.
Il livello di confidenza aumentò spontaneamente col tempo anzi, qualche settimana dopo, ricevetti un invito per un aperitivo a casa sua il sabato successivo.
Sorpreso ma contento, mi presentai puntualissimo alle 19 al suo appartamento in centro.
Mi fece accomodare in salotto. Mi guardai intorno, uno stile moderno, minimalista con un grande divano bianco al centro della sala rivolto verso un camino ormai però utilizzato come mensola per cornici di fotografie della vita dei padroni di casa.
Lei mi venne incontro con un outfit, come si direbbe oggi, che non passò proprio inosservato ai miei occhi già abbastanza emozionati.
Aveva una camicetta bianca, sbottonata davanti giusto per permettermi di intravedere un lembo del suo seno, una minigonna jeans, una velata calza nera che terminavano in un tronchetto di pelle nera, lucida, con cerniera dorata e con un tacco di almeno 8/9 cm.

Quasi stordito dalla sua visione, riuscii comunque ad accomodarmi e cominciammo a scherzare e parlare del più e del meno, fino a quando, dopo circa una ventina di minuti, sopraggiunse il marito…tale Andrea!
Dopo le presentazioni di rito, lo scrutai qualche secondo per capire chi potesse essere così fortunato da poter vivere con una donna così affascinante al suo fianco. Capii subito, che si, aveva la carte in regola!
Alto, moro con i capelli di una lunghezza media che creavano un piccolo ciuffo davanti, ma soprattutto un fisico decisamente importante e scolpito tanto da mettermi in uno stato di naturale soggezione.
Iniziammo a bere, rompendo il ghiaccio parlando del più e del meno, creando in maniera naturale un clima di misurata euforia e complicità…
Al culmine di questo momento, Katrin mi si avvicinò chiedendomi in modo diretto, deciso senza giochi di parole, se volessi "giocare" con loro quel week end.
La prima risposta, decisamente incauta, fu subito “si!”, per poi timidamente provare a chiedere qualche piccolo dettaglio in più.
La risposta non tardò.
“Questo week end sarai il nostro schiavo, farai quello che ti verrà ordinato senza lamentele o commenti e il tuo unico scopo delle prossime 24h sarà la soddisfazione dei desideri dei tuoi nuovi padroni!”
…rimasi in silenzio, perché quelle parole, dette in modo deciso, forte e anche un po' arrogante, mi spaventarono un po'…
Poi le continuò: “capisco, ma non troppo, la sorpresa e che forse non trovi le parole giuste per rispondere, per questo ti permetterò di farlo con un gesto che rappresenti la tua volontà. Se accetti, mettiti a quattro zampe davanti a noi e comincia a leccare prima i miei stivali e poi, quando li riterrò sufficientemente lucidati, potrai passare agli anfibi di Andrea, ma per te, ricorda, sarà sempre e solo il PADRONE!”
La mia mente attraversò tutti gli stadi possibili: euforia, ansia, paura,panico…ma alla fine mi ritrovai per terra, davanti a loro, con la testa china solo in attesa che un gesto del suo piede mi desse il via libera per iniziare la mia nuova vita!!
Leccai con avidità ogni millimetro quadrato di quegli stivaletti, succhiai i suoi tacchi, cercando, quando potevo, di sbirciare il volto di Katrin per capire se era soddisfatta, orgogliosa…
Mentre ero intento ad umiliarmi per loro, Andrea, vistosamente eccitato iniziò a baciare Katrin appassionatamente, toccandola, accarezzandole seni e capezzoli…Aveva capito che questa situazione era intrigante per lui e per lei, quindi rincarò la dose, poggiando il suo anfibio sulla mia testa sbattendola a terra schiacciandola contro il pavimento.
“Ora tocca a me schiavo!” disse con sadica soddisfazione, “Lecca le mie scarpe ma soprattutto le suole che proprio oggi, tornando a casa, ho sporcato tanto proprio per te!!!”…e iniziò a ridere del mio imbarazzo, della mia soggezione e anche un po' ...della mia paura!
Dopo qualche minuto Katrin intervenne.
Mi fece togliere la camicia e mi indicò sul tavolo un collare da andare a prendere.
Lo presi, come mi fu comandato di fare, cioè avvicinandomi al tavolo carponi e prendendolo con la bocca, lo portai a Lei che me lo mise intorno al collo.
Nel frattempo Andrea, su indicazione di Katrin, aveva preso una ciotola piena d’acqua, da cui mi fu ordinato di bere e, soprattutto, di sciacquarmi la bocca, perché il bello…doveva ancora venire!!!

Katrin, con il suo tono autorevole mi disse: “Un bravo schiavo deve imparare prima ancora che a far godere i suoi padroni, a riconoscerne odori e sapori. Vai da Andrea e comincia a succhiargli il cazzo senza dimenticare di assaporare, leccandogliele dolcemente, le sue palle!!”
Così feci, mi avvicinai in ginocchio, presi nella mia bocca il suo membro che sentii gonfiarsi ancora di più e iniziai a leccare e succhiare. Più la mia bocca si adoperava più vedevo in lui piacere, soddisfazione e sempre, quel pizzico di sadismo con cui mi fece mettere la mia mano sinistra sotto il suo anfibio per poterla stritolare durante la mia particolare adorazione...

Katrin guardava soddisfatta aspettando il suo turno, finchè ad un certo punto intervenne con una minaccia che mi gelò il sangue:” Se lo fai venire…ti torturerò fino ad ucciderti!!!”
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