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Gay & Bisex

Capodanno a Saturnia - Il giorno dopo (seconda parte)


di Ultralogos
23.10.2016    |    6.583    |    7 9.5
"Risucchiato dalla mia voglia..."
Ci congediamo dagli altri con Gianni che da appuntamento ai nostri nuovi amici per vederci alla stessa pozza alle 10 e a me la cosa aveva messo un’ansia addosso terribile.
Da una parte avevo una voglia matta di stare ancora con Dimitri, dall’altra si sarebbe nuovamente creata una situazione imbarazzante che non avrei saputo come gestire.
- “che dici ci fermiamo a pranzo qua in paese?” –
Chiede Gianni, ma io ero talmente estraniato nei miei pensieri che proprio non l’ho sentito
- “Ueh Andre’, ma che cazzo c’hai oggi? Stai fuori di testa? Manco mi senti quando parlo?”
E mi da una pacca sulla spalla che mi fa tornare sulla terra.
- “Scusa Gianni pensavo a stasera, non sono sicuro che sia una buona idea, domattina dobbiamo ripartire, forse è meglio che ce ne stiamo in agriturismo a fare due chiacchiere con gli altri e poi a letto”
- “Ma sei matto? Ci sono venuto pure in Toscana per cenare e andare a letto? Dai andiamo, Giulio e gli altri sono simpatici, ci facciamo una bella bevuta e quattro risate e se stiamo sbronzi ce ne restiamo nell’acqua calda fino a mattina”
- “Boh, vabbè dai, mo andiamocene a pranzo”
E così dicendo ci incamminiamo verso una trattoria che già conoscevo e dove si mangiava bene.
Dopo pranzo ce ne siamo andati ancora in giro per le bancarelle in paese e quando ha iniziato a imbrunire abbiamo ripreso la strada dell’agriturismo. Siamo arrivati in fretta, erano le cinque e mezza, e così ce ne siamo andati un po’ in camera, aspettando la cena.
In paese avevamo preso un paio di bottiglie di grappa da riportare a Roma, ma visto che ero decisamente nervoso per quello che sarebbe potuto accadere la sera, ne ho aperta una con l’intenzione di farmi due bei bicchierini e allentare la tensione.
Esco dalla camera per andare nella cucina comune a cercare i bicchierini e quando rientro faccio appena in tempo a chiudere la porta che vedo Gianni in bagno con la porta aperta che stava pisciando. Mamma che bel cazzo, ho pensato tra me e me, e il pensiero probabilmente è durato un istante di troppo perché Gianni si gira e mi fa:
- “Vuoi favorire? Vedo che hai portato i bicchierini!”
E si mette a ridere.
Lo mando affanculo e sempre più nervoso vado a prendere la bottiglia della grappa. Ne verso un bicchierino e, senza manco sentirne il gusto, la mando giù d’un fiato.
- “Che cazzo, per fortuna che il venditore ci aveva detto di apprezzarne il profumo e valutarne il gusto. Se te la mandi giù a garganella ti sfondi lo stomaco e basta”
E così facendo mi guarda mentre si sistema l’uccello dopo la pisciata.
Lo guardo e mi viene in mente come avevo goduto del profumo e del gusto della pisciata di Dimitri e l’uccello mi preme nei pantaloni. Sono assorto in quella specie di visione e Gianni:
- “OOOHHHH mi fai preoccupare, ma che ti succede, sembra che galleggi su una nuvola oggi, ti senti bene?”
- “Si, si, scusa, boh, mi sento la testa leggera, sono un po’ distratto”
E accenno un sorriso.
- “Meglio che tiro giù un altro bicchierino”
Penso tra me e me e, facendo finta di apprezzarne l’aroma, lo mando giù.
Gianni nel frattempo si era spogliato ed era rimasto in mutande. Come durante la notte, i riscaldamenti a palla rendevano la stanza una sorta di forno. Lo guardo sottecchi e per la prima volta ne apprezzo le fattezze. Un bel torello, penso tra me e me. Ci attacchiamo alla bottiglia della grappa e in un paio d’ore di chiacchiere e televisione ce ne facciamo mezza.
Già un po’ brilli ci sistemiamo ed andiamo a cena. La grappa, l’atmosfera familiare e le chiacchiere con gli altri ospiti mi mettono di buon umore e l’ansia decisamente è passata, mi rilasso e mangio di gusto. Esco per una sigaretta e Gianni mi raggiunge dicendo che ci eravamo dimenticati di comprare il vino per la sera. Cavolo era vero, ma forse la signora dell’agriturismo ce ne avrebbe venduti un paio di litri di quello della casa. Detto fatto la signora spillò due bottiglie e ce le diede con la raccomandazione di divertirci senza combinare guai.
Verso le 9 e mezza ci congediamo col resto della comitiva e ci avviamo con la macchina verso le terme. La situazione era molto meno caotica della sera prima e di gente ce n’era poca per fortuna. Arriviamo alla pozza che gli altri tre erano già a mollo, ci vedono e ci chiamano rumorosamente.
Salutiamo e mostriamo le bottiglie di vino e quella della grappa che io avevo voluto portare a mo di anestetico, qualora fosse servito per calmare una situazione che sarebbe potuta diventare pesante.
Entriamo nella pozza e l’alcol che avevo nel corpo unito al massaggio dell’acqua calda mi scioglie in un attimo e mi regala una piacevolissima sensazione di relax. Intanto che mi godevo quel bel momento gli altri chiacchieravano animatamente sulla festa che c’era stata in un paese vicino dove avevano messo in scena una sorta di palio medioevale. Sento le loro voci ma è come se il suono scivolasse via, mi stavo davvero rilassando. Intanto la prima bottiglia di vino era finita e ci stavamo già passando di bocca in bocca la seconda. Ad un certo punto mi si rizzano le orecchie perché sento che l’argomento della discussione era cambiato e adesso verteva sulle ragazze del paese e sulle turiste che, per fortuna dei paesani, ogni tanto si concedevano ai ragazzi locali. Gianni era il più attivo e raccontava agli altri di come in due giorni non aveva battuto chiodo e gli altri ridendo gli rispondevano che a volte il chiodo va battuto senza formalizzarsi troppo. E tutti si misero a ridere, tranne me.
- “Dai che stasera facciamo battere il chiodo pure a te, vero Andrea”
Dice Giulio a Gianni.
Non ci potevo credere. Mi stavano sputtanando col mio migliore amico.
Percepito il mio panico interviene Marco:
- “Tranquillo Andre’, il tuo amico sa tutto di quello che è successo ieri sera”
- “M m ma come è possibile?” – Biascico inebetito
- “Andre’ ieri sera a un certo punto godevi così rumorosamente che ti hanno sentito fino in paese”
Mi fa Gianni mentre io sarei sprofondato dalla vergogna.
Un braccio mi cinge le spalle.
- “Regà stasera Andrea gioca con me”
- “Dimitri non rompere i coglioni, stasera Andrea ci fa scopare a tutti”
Gli risponde Giulio scocciato. Ma un grugnito lo blocca e subito dopo:
- “Giulio se alzi solo una mano verso Andrea prima ti pesto e dopo ti sfondo il culo, vuoi provare?”
- “Che cazzo però potevi dircelo, ce ne restavamo a casa se sapevamo che volevi farti una solitaria col fidanzatino”
- “Giocate tra di voi e coinvolgete Gianni, dopo, se mi va, vi faccio giocare con Andrea alle mie condizioni”
Ma che cazzo stava succedendo? Ero furioso perché parlavano di me come se non ci fossi e si mettevano d’accordo per chi mi doveva scopare senza manco chiedermi se a me andava. Ero però eccitato da quel maschio di Dimitri che con autorità aveva messo al posto loro quel branco di allupati. Mentre pensavo questo Dimitri mi gira il viso e inizia a baciarmi profondamente.
- “Guardali i finocchi come fanno l’amore”
Ci apostrofa Giulio che evidentemente non aveva gradito quel cambio di programma, ma Dimitri ancora attaccato alla mia bocca emette una sorta di ringhio che zittisce immediatamente Giulio e gli altri due che alla battuta stavano ridendo.
Ero estasiato dalla potenza di questo ragazzo ed era chiaro che avrebbe potuto farmi tutto ciò che desiderava.
Mi bacia e mi tocca su tutto il corpo, si stacca e mi mette due dita in bocca.
- “Succhiale”
E io obbedisco. Le dita diventano tre e poi quattro, mi stava scavando la gola e con l’altra mano si era insinuato nel costume a solleticare il solco tra le mie chiappe. Toglie la mano dalla bocca e ricomincia a baciarmi, con la seconda mano scende nel solco ad aiutare la prima, inizia a solleticare e stuzzicare il mio fiore.
- “Stasera non potrai bere il mio piscio, ma saprò farti godere e mi farai godere”
E mentre diceva quelle parole già mi mancava il sapore aspro e salato della sua pipì.
Intanto sento distintamente la bestia tra le sue gambe che, dura come un tronco di legno, spinge sul mio sesso che a confronto è ridicolo e, un leggero dolore proveniente dal mio culo, mi avvisa che due dita sono dentro. Un sospiro di dolore e piacere mi esce e comunica agli altri l’inizio delle danze.
Le dita prendono possesso della mia carne e giocano ad entrare, uscire, fermarsi dentro e spingere sulla prostata.
Mi allargano.
Diventano tre e intanto Dimitri mi bacia e mi lecca la faccia, il collo, le orecchie. Non ci vedevo più e non perché era notte. Le dita mi stanno martoriando il buchetto e il piacere che mi procurano è grande, ma niente a paragone del godimento che mi darebbe il suo cazzone.
Inizio a stringerglielo da sopra il costume.
Volevo che capisse che ci stavo, che mi poteva scopare.
Niente.
Imperterrito continuava a scoparmi con le dita e a baciarmi.
Cazzo lo volevo nel culo! Non ne potevo più, mi stava facendo venire senza manco scoparmi.
Istintivamente ho iniziato a strusciarmi su di lui e ad ancheggiare con le dita che mi sditalinavano il buco che ormai era largo e infuocato.
Ero pazzo di lussuria, avevo bisogno di cazzo, la mente e il corpo erano disgiunti e a un certo punto:
- “CHIEDIMELO!”
Vuole che mi prostri al punto da chiedergli di essere montato? Vuole che gli chieda di essere scopato, di fare di me la sua puttana?
- “Scopami”
Mi esce, con un filo di voce.
- “PIU’ FORTE”
E mi sgrilletta il buco del culo.
- “Ti prego scopami”
Con un po’ più di voce, ma sempre ricolmo di vergogna.
- “HO DETTO PIU’ FORTE! DEVONO SENTIRTI PURE GLI ALTRI!”
E mi pianta le dita in fondo al buco ruotandole
- “SONO LA TUA PUTTANA, TI PREGO FAMMI SENTIRE IL TUO CAZZO NEL CULO FINO IN FONDO E SPACCAMELO”
E urlando quelle parole vengo.
Buio.
Il corpo è sferzato da tremori. Il buco del culo si contrae spasmodicamente sulle dita di Dimitri. Dal mio cazzo violenti schizzi mescolano il mio seme all’acqua sulfurea.
Non so quanto tempo passa ma ritorno in me e aprendo gli occhi vedo quelli di Dimitri che mi guardano compiaciuti
- “Sei bellissimo, un bellissimo portento, la tua voglia di cazzo mi eccita e aspettava solo di essere liberata. Mi piaci”
E riprende a baciarmi ficcandomi quella linguona in bocca a giocare con la mia. Toglie le mani dal mio culo e mi sfila il costume, si sfila anche il suo e li appoggia sul bordo della pozza.
- “Incrocia le gambe dietro la mia schiena”
Eseguo e mi ritrovo il culetto esposto al suo tronco. Lo avvicina, lo struscia intorno alle mie palle e va giù senza staccarlo mai dalla mia pelle per farmi sentire tutto il tragitto fino al mio buco, aperto, sfiancato dalle sue dita e dal mio orgasmo.
Con le mani mi stringe le chiappe.
Forte.
Quasi mi fa male, me le stritola.
Mi piace.
Mi appoggia la lingua sulle labbra e io le schiudo.
Si scosta un po’.
Si riavvicina e la riappoggia.
Schiudo le labbra di nuovo e di nuovo si scosta.
Si riavvicina e appena sento la lingua gliela aspiro per spompinarla e compiaciuto mi lascio sfuggire un versetto.
Una mano si stacca da una chiappa e, risalendo la schiena con le unghie, mi provoca un brivido. Mi prende per il collo e mi spinge a che il pompino alla sua lingua sia sempre più profondo. Si stacca e mi riprende le chiappe con entrambe le mani, me le allarga e puntando dritto alla meta penetra in me fino in fondo.
- “AAAAAHHH… SIIIIII… che cazzoneeee”
Mi esce dal profondo.
Inizia a muoversi dentro di me sempre strizzandomi le chiappe e la testa si fa di nuovo leggera.
Che bello.
Ero preda di un maschio potente e determinato che usandomi per il suo piacere mi stava portando in paradiso.
Ero in estasi.
Il mio corpo accompagnava le sue spinte automaticamente, eravamo sincronizzati, lui spingeva per arrivare più in fondo, io gli andavo incontro per sentirlo dentro fino alle palle e, se ci fossero entrate, anche quelle.
Ero venuto da poco eppure continuavo a godere come se niente fosse, ero ebrio di quel maschio, ne volevo ancora e ne volevo di più. E lui lo sapeva perfettamente perché minuto dopo minuto le sue mani, la sua bocca, i suoi denti, la sua lingua mi stimolavano un punto diverso del corpo che mai avrei immaginato potesse darmi piacere.
Ma il suo cazzo… Il suo cazzo dovrebbe essere dichiarato patrimonio dell’umanità. Era instancabile. Mi ha scopato per un tempo indefinito alternando spinte lente e profonde a martellamenti che mi hanno squassato…. Di piacere.
- “La vuoi la mia sborra?”
- “Siiiii”
- “Allora chiedimela”
- “Ti prego dammi la tua sborra”
- “Devono sentire pure gli altri!”
- “TI PREGO HO BISOGNO DELLA TUA SBORRA, RIEMPIMI IL CULO E METTIMI INCINTO”
Ero soggiogato dalla sua volontà o questo ragazzo davvero era riuscito a liberare dalle catene la puttana che era in me? Non lo so, ma volevo che mi sborrasse nel culo, volevo essere pieno del suo seme.
Accelera il ritmo e inizia a mordermi tra il collo e la spalla, aumenta ancora e il mio uccello, preso dai colpi di bacino di lui, mi avvisa che sto arrivando al mio secondo orgasmo.
- “GODI CUCCIOLO!”
Non era un invito. Era un ordine! E con le sue dita che mentre mi scopava mi accarezzavano intorno al buco ricomincio a tremare e i miei sensi si infuocano
- “CAZZO. GODO… GODO…. GODOOO….. ROMPIMI IL CULO TI PREGOOO”
Ancora buio.
Dura poco.
I colpi su di me e dentro di me erano martellanti poi tutto si ferma.
Un grugnito.
Mi pianta il cazzo in fondo e lo sento pulsare mentre mi conficca i denti a sangue nella carne. Secondi in cui anche il dolore è piacere, poi la morsa si allenta, il silenzio accompagna il suo godimento e per un paio di minuti lo lascia passivo.
Eravamo uniti, in un’estasi carnale che per me era anche spirituale, mai prima mi ero sentito posseduto nel vero senso della parola.
Ricomincia a baciarmi e a leccarmi il viso e io godo di quelle coccole
- “Dobbiamo fare le pulizie anche stasera”
E stavolta sapevo a cosa alludesse. Passano pochi secondi e sento il ventre gonfiarsi. La prima volta mi ero spaventato, stavolta ero cosciente di quello che stava succedendo e mi piaceva.
Stava marcando il territorio e mi stava pisciando dentro.
Gli dimostro quanto anche quello mi facesse godere baciandolo con foga. Toglie l’uccello dal nido e mi stimola a liberarmi. Rientra in me e mi coccola accarezzandomi il viso e guardandomi con quegli occhi magnetici che in quel momento avevano perso la loro rudezza e manifestavano tutto l’apprezzamento per come avevamo goduto l’uno dell’altro.
Passano minuti durante i quali avevo ripreso coscienza di quello che succedeva intorno e mi sono reso conto che anche Giulio, Marco e Gianni si stavano dando da fare. Non vedevo cosa succedeva sotto l’acqua ma i due fratelli erano intenti a limonare vorticosamente col mio amico che a questo punto aveva perso ogni remora.
Mi stavo godendo il relax post sesso, ma sempre col cazzo di Dimitri ben piantato nel culo quando
- “Gianni, staccati da quei due e vieni dietro ad Andrea”
Oddio e mo che intenzioni aveva? Guardo Dimitri con occhi interrogativi e lui come se nulla fosse
- “Struscia il cazzo intorno al buco, ma non azzardarti a spingere finche non sarà Andrea stesso a chiedertelo”
Così dicendo ha ripreso a baciarmi con passione e a scoparmi lentamente. La mia eccitazione ha ripreso vigore e ho ripreso a godere del massaggio che quel possente randello mi faceva. In più sentivo distintamente il cazzo di Gianni che si era ben piazzato nel solco delle mie chiappe e mi strusciava senza mai forzare l’apertura già occupata dal mio equino amante.
- “Bacialo sul collo e leccalo dietro le orecchie”
Ancora una volta Dimitri dava istruzioni a Gianni su cosa dovesse e potesse fare. Dimitri riprende possesso della mia bocca e Gianni da dietro mi lecca il collo e mi prende in bocca il lobo di un orecchio. Mamma mia, ero in overload di sensazioni, la mia pelle presa davanti e dietro da due maschi, le loro bocche che mi procuravano piacere stimolando tutto quello che poteva essere stimolato, stavo nuovamente godendo e nuovamente il mio corpo ha ripreso movimenti sinuosi intorno all’asta di Dimitri cercando al contempo di godere dello strusciamento che la verga di Gianni stava facendo.
Ero ancora preda della lussuria e ormai né vergogna né timore mi avrebbero più frenato, mi muovevo come una gatta in calore, la mia pelle era sensibilissima e quando Gianni da dietro prese a pizzicarmi i capezzoli abbandonai la testa all’indietro ed emisi un lungo sospiro di godimento.
- “Dillo che lo vuoi”
Dimitri mi stava mettendo con le spalle al muro. Mi aveva provocato ed io ero caduto nella sua trappola. Lo strusciamento di Gianni mi aveva acceso i sensi e… Si! Volevo anche il cazzo di Gianni!
- “Ma farà male, già il tuo è grosso”
Dico a Dimitri che in un istante porta le mani intorno al mio buco già occupato dal suo uccello e lo forza facendo entrare un dito. Mi scopa e tra una spinta e un’altra ne inserisce un altro e poi un altro ancora.
Ancora un sospiro di godimento. Ero sfondato e contento.
- “DILLO”
La voce di Dimitri era perentoria, ma in realtà era vero! Volevo che Gianni entrasse in me!
- “Si Dimitri voglio anche il cazzo di Gianni”
- “Non lo devi dire a me, devi chiedere a Gianni se vuole scoparti”
Bastardo, voleva umiliarmi col mio amico, ma volevo quel cazzo, lo desideravo
- “Gianni scopami, voglio il tuo cazzo insieme a quello di Dimitri”
Biascico con un filo di voce
- “Devono sentirti anche gli altri!”
Ancora una volta Dimitri voleva che annunciassi la mia resa a tutti i presenti
- “GIANNI SFONDAMI IL CULO INSIEME A DIMITRI, TI PREGO, VOGLIO PIU’ CAZZO”
E urlando la mia voglia avevo dato il via libera al mio migliore amico
- “Non sai da quanto avrei voluto scoparti, ma mai mi sarei immaginato di farlo così”
E dicendo quelle parole Gianni ha iniziato a spingere per entrare in me.
Niente, il buco era troppo stretto perché i due randelli entrassero insieme, ma Gianni non demordeva e a un certo punto Dimitri, ricomincia a mordermi fino ad affondare i denti talmente forte da provocarmi un dolore lancinante. Il dolore mi acceca per un istante
- “Adesso”
E a quell’ordine di Dimitri, Gianni con un colpo di reni infila il suo randello nel culo. Istanti di dolore misti alla consapevolezza che ero definitivamente sfondato.
Sono fermi.
Mi lasciano il tempo di abituarmi.
Mi sento pieno. Ho voglia.
Il mio corpo viaggia per conto suo e mi rendo conto che sto lentamente ruotando il bacino per calzare meglio i voluminosi ospiti.
Si rendono conto che sono pronto e, sincronizzati, iniziano una lenta scopata. Sono due ma li percepisco come un unico, immenso tronco.
Accelerano e mi procurano così tanto piacere che, con la testa abbandonata all’indietro, gorgoglio parole incomprensibili.
Passa solo qualche minuto e sento un pulsare violento nel mio culo accompagnato da un lungo sospiro di Gianni.
Stava venendo e mi stava riempiendo del suo seme.
Mi bacia sul collo e mi sussurra all’orecchio
- “Grazie, sei stato fenomenale”
Ed esce da me.
- “Marco tocca a te”
Dimitri, ancora col cazzo ben piantato, stava ordinando a Marco di prendere il posto di Gianni.
Si avvicina e sento il suo uccello appoggiato sul buco.
Lo volevo.
Una leggera spinta e anche lui era dentro di me.
Ancora una volta avevo due uccelli piantati nel mio culo.
Mi piaceva.
Senza aspettare che iniziassero a danzare, mi muovo, ondeggio col bacino ed inizio a scoparmi da solo.
- “Cazzo siiiiii, che bello”
E mi muovo avanti e indietro per godere di quella carne.
Ero estraniato.
Fuori di me.
- “Merda, questo mi sta risucchiando l’uccello”
Esclama Marco.
- “Cazzo, cazzo, nooooo, così mi fai sborrare subitoooo, aaahhhh, sborroooo”
A quelle parole mi fermo e stringo ritmicamente il buco intorno ai due pali. Sento vibrare e ancora una volta sono pieno del seme di un altro torello.
Ero infoiato.
Godevo nel far godere.
Marco esce da me e prima ancora che Dimitri apra la bocca lo incito
- “Dimitri ne voglio ancora, ordina a Giulio di darmi anche il suo cazzo”
- “Hai sentito Giulio? Riempi Andrea e vedi di non sborrare subito come Marco”
Giulio si avvicina, appoggia l’uccello e in un attimo è dentro.
Risucchiato dalla mia voglia. E ancora una volta inizio a danzare su quei randelli preso da un fuoco che mi ardeva dentro.
Non c’erano più Giulio e Dimitri, c’ero solo io che godevo di una sorta di orgasmo prolungato. Più mi dimenavo e più godevo e più godevo e più li facevo godere.
Dimitri mi riprende la testa finora abbandonata all’indietro e mi rimette la lingua in bocca, interrompendo i sospiri e i gorgoglii che in quella sorta di trance mi uscivano dalla bocca. Giulio da dietro mi prende a pizzicare i capezzoli e in un attimo lo sento, arriva prepotente e mi squassa un nuovo, furioso, orgasmo.
Inarco la schiena e violenti tremori mi squassano. Sento l’uccello sparare il poco seme rimasto dopo le precedenti venute e il mio buco si contrae ritmicamente risucchiando i due cazzi fino in fondo. Giulio non regge
- “Merda così mi fai venire… merda noooo …. merda… ooohhh…. siiii… siiii… siii …. sborrooo”
E anche lui mi accompagna nel raggiungimento del piacere.
Rimaneva solo quello stallone di Dimitri che accelera l’inculata e con bordate paurose gode annunciandolo al mondo con un solo grugnito.
Ero esausto. Svuotato. Totalmente inerme nelle braccia dei due amanti e coi loro tronchetti ancora piantati dentro.
Passano minuti.
- “Stasera ti ho fatto scoprire la tua vera natura. Non ne ero sicuro, ma il mio istinto non si sbagliava”
Mi sussurra Dimitri in un orecchio.
- “Sei riuscito a farmi godere come mai nessuno era riuscito prima. Mi hai assecondato e ti sei fatto scopare da me, dai miei amici e dal tuo migliore amico e sembrava non ti bastasse mai. Sei un portento. Domani partirai, ma qui avrai sempre un amico e quando vorrai non serviranno parole”
E così dicendo mi bacia delicatamente.
- “Ti prego voglio sentire ancora la pancia piena della tua pipì, sei il mio maschio, l’unico che ha saputo tirare fuori la mia natura, da oggi tutto sarà diverso. Ti supplico riempimi”
Non faccio in tempo a finire quelle parole che il mio ventre già si stava riempiendo, ma questa volta volevo rimanesse in me il più possibile.
Passano minuti durante i quali esploro con la lingua la faccia di Dimitri finché lui si stacca da me e il suo uccello dal mio culo.
Mi svuoto e mi manca la sua presenza dentro di me.
Glielo dico.
Mi sorride e mi bacia sulle labbra.
- “Avanti gente, tutti fuori che domani si lavora e i nostri amici devono viaggiare”
E a quell’ordine, uno dopo l’altro, usciamo dalla pozza e ci asciughiamo per andarcene.




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