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Peccare tra Preti!


di Don_Cazione
31.03.2023    |    14.847    |    64 9.8
"Mi hai fatto provare il piacere in modo sublime!» Il mio nuovo confessore si riabbottonò la veste talare ancora aperta, mentre io, dopo essermi asciugato..."
[STORIA CHE POTREBBE OFFENDERE LA SENSIBILITÀ DI QUALCUNO PER LA TEMATICA, MA NIENTE MORALISMI INUTILI: … FANTASIA CHE SEMBRA REALTÀ, O REALTÀ CHE SEMBRA FANTASIA, CHISSÀ!]

(-tutti i diritti riservati © copyright-)

Sono un prete e, pur osservando formalmente ed esteriormente una certa fedeltà alla mia scelta di castità, mi masturbo spesso e volentieri per raggiungere l’orgasmo e godere sborrando abbondantemente, con fantasie erotiche alimentate dalla visione di video pornografici reperiti su Internet. Questo sfogo masturbatorio finora mi ha consentito di evitare di arrivare a concretizzare le mie fantasie sessuali, e quindi non ho mai fatto sesso con nessuno, ed è in questo senso che mi reputo casto. Nelle mie fantasie mi sento bisessuale, con una preferenza per i rapporti con altri uomini, oppure con uomini e donne insieme, ma dove l’elemento maschile deve essere predominante. Per fortuna tutto è sempre stato contenuto e limitato al piano della pura fantasia sessuale. Ho sempre avuto presente l’insegnamento di Origene, il Padre della Chiesa alessandrino, vissuto tra il II e III secolo, il quale ammoniva che “i pensieri prima o poi conducono agli atti”! Per evitare questo rischio ricorrevo alla confessione frequente dopo ogni peccato di libidine e, per fortuna, in quanto io prete avevo trovato un altro sacerdote molto anziano, pieno di comprensione e di misericordia, che mi ha sempre dato l’assoluzione dai miei peccati e, per quanto riguardava la masturbazione, non mi aveva mai fatto domande indiscrete. Io gli dicevo semplicemente che mi masturbavo e che guardavo immagini pornografiche, ma lui, nella sua saggezza, non indagava e non mi chiedeva mai nulla sulle mie fantasie sessuali: ascoltava e perdonava. E io mi sentivo molto consolato, ma poi tornavo a peccare inesorabilmente! Questo prete era il mio confessore già dagli anni del seminario, ed essendo io prete da circa 15 anni, mi conosceva da oltre 20 anni.
Ma recentemente il mio confessore, già molto anziano, è passato a miglior vita, e io mi sono sentito improvvisamente orfano e privato del mio sostegno spirituale e della persona che assolveva questi miei peccati così turpi e libidinosi. Come prete, e col senso di colpa che mi ritrovo, è stato necessario per me iniziare a guardarmi intorno alla ricerca di un altro mio confratello che potesse assolvere i miei peccati. La repressione della mia sessualità, quel soffocare il mio bisogno di masturbazione e il mio bramoso desiderio di eccitarmi vedendo filmati pornografici, è durato ben poco, e presto mi sono ritrovato macchiato da questo mio turpe peccato libidinoso. Ora dovevo assolutamente cercare un altro prete che avesse la pazienza, la bontà, la mansuetudine del mio vecchio confessore per rimettere a posto la mia coscienza. Io sono un sacerdote di 45 anni, e, ovviamente, ho pensato di orientare la mia ricerca verso un altro prete più grande di me, ma non volevo cercare un ultraottantenne come il mio precedente, che poi se fosse morto pure lui di lì a poco, mi sarei di nuovo ritrovato daccapo senza confessore! Non volevo cercare tra i preti della mia diocesi che conosco, perché di nessuno di loro mi fidavo veramente, e così sono andato alla ricerca di un prete in un’altra città, girando per le chiese e osservando i sacerdoti per trovare il tipo che mi ispirasse fiducia. E finalmente, dopo l’ennesimo peccato di lussuria solitaria a cui mi ero abbandonato, ho rotto gli indugi e sono andato a confessarmi. Il sacerdote che ho scelto aveva una decina d’anni più di me, intorno ai 55 anni, un aspetto imponente, ma rassicurante, e confesso che era anche un bell’uomo, con una barba ben curata, ma non lunga, rasata in modo da incorniciare un bel volto con due occhi neri e profondi e dei bei sopraccigli marcati. Il fatto che indossasse la veste talare e non l’abito clergyman mi dava una certa sicurezza che fosse un tipo abbastanza tradizionale, magari come il mio vecchio confessore.
Appena entrato in confessionale, di quelli di tipo moderno cosiddetti “a cabina”, mi sono inginocchiato e dopo i riti iniziali ho iniziato a parlare:
«Padre, mi perdoni, perché ho peccato».
«Dimmi pure».
«Ecco, è la prima volta che vengo qui. Volevo subito premettere che, come vede, io sono un sacerdote — ero vestito in clergyman —, ma non sono di questa città, e quindi lei non mi conosce, ma se sono qui non è per nulla di particolarmente grave – almeno così penso! –, ma solo perché il mio confessore è deceduto, e io sto cercando un nuovo confessore a cui rivolgermi».
«Capisco figliolo, anzi fratello, diamoci dunque pure del tu tranquillamente, visto che siamo entrambi sacerdoti, e parla pure liberamente».
Fui risollevato da questa sua frase così rassicurante, e mi sorpresi nel dire a me stesso che avevo avuto la fortuna di trovare davvero un prete comprensivo come il mio precedente confessore!
Iniziai quindi la mia confessione dalle solite cose legate alla mia vita sacerdotale e al mio impegno pastorale, riservandomi di tenere per ultimo, come sempre accade, il peccato che mi pesava di più! E devo dire che più parlavo, e più vedevo una grande attenzione benevola e un ascolto rispettoso da parte del mio confessore che non mi interrompeva mai, e mi lasciava parlare a ruota libera: la cosa era facilitata dal confessionale “a cabina” che non aveva ostacoli o grate che ci separavano, in quanto io ero semplicemente inginocchiato su un inginocchiatoio e il mio confessore era quasi di fianco a me seduto su una sedia. Sentivo che si comportava come il mio vecchio confessore: ascoltava senza fare domande morbose e senza indagare ulteriormente, lasciando che io mi esprimessi liberamente. E questo mi dava sempre più fiducia di poter arrivare ad affrontare il problema della mia masturbazione e delle mie fantasie libidinose senza troppi inconvenienti.
«Infine, padre, devo confessare che per quanto riguarda la castità ho dei problemi, perché mi sono masturbato e ho lasciato che le mie fantasie si accendessero tramite la visione di immagini inappropriate».
Buttai fuori queste parole quasi tutte d’un colpo, proprio per scaricarmi la coscienza e alleggerirmi di un peso che ormai tenevo dentro da troppo tempo!
«Caro fratello nel sacerdozio! Sono lieto di questa tua bella confessione, e immagino la fatica che devi aver fatto, soprattutto scaricando la tua ultima colpa! Ma non devi farne un dramma se hai ceduto una sola volta alla masturbazione, se non è un vizio ricorrente, ma è stato solo un momento di debolezza, diciamo “una tantum”, potrebbe essere stato un momento di turbamento provocato, come mi hai detto, dalla visione di immagini presumo pornografiche».
«Ecco, veramente io sono piuttosto dedito alla masturbazione, è proprio una abitudine viziosa che ho, devo essere sincero, almeno in questa mia prima confessione con lei, … cioè volevo dire con te».
«Tranquillo, come ti dicevo diamoci pure del tu, tra preti! Capisco … quindi è una abitudine viziosa, ma quanto viziosa, quanto volte pratichi la masturbazione?».
Qui cominciai a sentirmi in leggero imbarazzo, ma il suo modo di fare era molto paterno e pacato, premuroso direi.
«Confesso che lo faccio ogni giorno, almeno ogni giorno, ma ci sono giorni che lo faccio anche due o tre volte al giorno: mi accade, in particolare, quando sono ben carico e sono stato provocato da qualche situazione particolare».
«Cosa intendi per situazione particolare?».
«Ecco, magari vedo qualche persona che mi eccita particolarmente e, ovviamente, lì per lì mi reprimo, ma poi nel chiuso della mia canonica mi sfogo».
«Quindi se vedi una bella donna attraente rimani così turbato da dover poi ricorrere alla masturbazione?».
«Ehm … non proprio, … anzi no, non mi capita con le donne, ma con gli uomini, perché vede, … scusa, vedi, … io sono attratto dagli uomini, e quando vedo dei gran bei maschi, e non ragazzi, ma proprio uomini, soprattutto dei mariti e dei papà belli grandi che sono davvero uno splendore, allora proprio mi eccito».
«Capisco, quindi hai delle pulsioni di carattere omosessuale?».
«Eh, sì, padre».
«E quindi anche la tua ricerca di materiale pornografico è riconducibile a questo genere omosessuale?».
«Sì, purtroppo sì, … poi ovviamente mi piace vedere situazioni pornografiche anche con delle donne, ma purché ci siano sempre degli uomini».
«Anche la pornografia è una tua pratica quotidiana?».
«Sì, padre».
Cominciai a pensare che fosse meglio rispondere il più sinteticamente possibile, senza ulteriori spiegazioni, perché mi sentivo decisamente a disagio per questo interrogatorio che si faceva morboso, tant’è che anche lui deve essersene accorto.
«Vedi, se ti faccio queste domande così particolari, che forse il tuo precedente confessore non ti faceva, perché già ti conosceva bene, è per capire la tua situazione e cercare di esserti di aiuto, visto che io non ti conosco. Sei un prete come me, e quindi devo cercare di poterti aiutare, ma ho bisogno di capire. Ti renderai conto che non puoi continuare in questa situazione: non c’è alcun progresso spirituale in questa tua pratica, nel corso degli anni ti macchi quotidianamente di questo peccato vizioso, e non mi sembra che tu sia progredito, anzi direi proprio il contrario, o sbaglio?».
«Sì, ha ragione, padre … cioè, hai ragione!».
Pensavo ormai solo di uscire da questa situazione imbarazzante il più presto possibile, mi aspettavo ora il classico pistolotto moraleggiante, una pesante penitenza, ma giuro, non mi sarei mai più fatto confessare da questo prete!
«Vedi, sai che nell’Apocalisse è scritto che al Signore non piacciamo se siamo tiepidi, meglio essere caldi o freddi, cioè paradossalmente meglio essere o santi o veramente peccatori, e in quest’ultimo caso assaporare il dono del perdono e della grazia. Ma il rimanere tiepidi, come fai tu, è un rimanere costantemente a metà, e, come dice l’Apocalisse, il nostro destino sarà quello di essere vomitati dalla bocca di Dio!».
Che palle, stavo pensando, come la sta buttando sul pesante: ma chi cazzo sono andato a trovare come confessore! Adesso i miei pensieri si riempivano di turpiloqui contro questo prete! Lui intanto stava sfogliando la Bibbia e ad un certo punto esordì:
«Quelli che hanno sempre paura di sbilanciarsi, i tiepidi, – dice l’Apocalisse al cap.3 verso 16 – Dio li vomita: “Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca”. Ricorda che l’esperienza del peccato ci rende più forti poi per combatterlo, e farci progredire verso il vero bene! “O felix culpa”, “o felice colpa”, lo sai che lo cantiamo nel preconio pasquale, perché l’esperienza della colpa ci apre al perdono e alla grazia! Altrimenti diversamente vivacchiamo, rimaniamo tiepidi, né caldi, né freddi, cioè come te, che ti fai seghe tutti i giorni, scusa la crudezza del linguaggio, ma cerco di scuoterti un pochino, lo capisci?».
«Certo, capisco, e conosco bene le citazioni che hai fatto, ma dal tuo discorso sembra quasi che io debba osare di peccare ancora di più, ben oltre a quello che già sto facendo, o sbaglio?».
«Secondo me sì, perché, vedi, tu cerchi di controllarti e di reprimerti, ma ovviamente non ci riesci, o meglio ci riesci solo a metà, rimani tiepido come dice l’Apocalisse, non fai mai una vera esperienza nel bene o nel male, in modo da poterti riscattare! Per esempio nelle tue fantasie e nella pornografia a cui ti dedichi, su cosa concentri la tua attenzione?».
«Beh, ecco, come ti dicevo, mi piacciono gli uomini, e questo mi porta ad eccitarmi, a masturbarmi».
«Ma cosa cerchi negli uomini, cosa ti attrae in loro, quali fantasie ti procurano, quali sono le tue fantasie inconfessabili?».
«Quando vedo qualche bell’uomo, un uomo maturo, ben fatto, il mio desiderio mi porta a fantasticare cose molto spinte».
«Dimmi pure senza problemi: che tipo di situazioni spinte ti fanno eccitare?».
«È che poi quando corro su Internet a cercare video pornografici, vado a cercare le situazioni di questi uomini, e li trovo, belli muscolosi, uomini nella loro maturità di vita, ma ancora in forma fisica, pelosi e villosi, e poi immagino il loro membro e quando vedo i video porno, mi eccito a vedere mentre fanno sesso orale, i pompini insomma, e lì che sborro, … cioè scusa, vengo, … insomma eiaculo!».
Ci stavo cominciando a prendere gusto a raccontare questi dettagli e per di più mi sentivo stranamente più libero, una sensazione nuova, e cominciavo a pensare che forse questo mio confratello aveva proprio ragione a farmi tirare fuori pensieri profondi così osceni che non avevo mai voluto ammettere neanche a me stesso! Tra l’altro cominciavo anche ad eccitarmi, e sentivo il mio cazzo che cominciava ad inturgidirsi nella patta dei pantaloni.
«E parlando chiaro, guardando questi pompini, cosa ti piacerebbe fare?».
«Oh, mi piacerebbe inginocchiarmi tra le cosce di uno di questi maschioni, e prima di tutto ammirare l’uccellone che svetta tra le cosce, avvolto in un candido e folto pube peloso, accarezzarlo, prendere tra le mie mani i suoi grossi coglioni, sentire il suo sguardo compiaciuto su di me … cose di questo genere insomma».
«Ecco, bravo, così, lasciati andare, e poi?».
«E poi vorrei prenderlo in bocca, come vedo fare in certi video porno, … oh, quanto mi piacerebbe prenderlo in bocca, sentirlo, assaporarlo, succhiarlo, gustarlo, leccarlo!».
L’inturgidimento del mio cazzo stava diventando una vera e propria durezza e stando in ginocchio con le mani appoggiate sull’inginocchiatoio non riuscivo a nascondere la patta dei pantaloni su cui ormai la sagoma dura del mio uccello stava emergendo in modo impressionante! Ma nello stesso tempo, dalla posizione seduta del mio confessore, notavo che anche la sua tonaca si stava gonfiando in corrispondenza della sua patta, un rigonfiamento assai evidente che premeva e spingeva sulla stoffa facendola sollevare!
«Oh, sì – mi disse il mio confessore – sì, adesso da tiepido ti stai proprio riscaldando, continua, continua a raccontare la tua depravata e libidinosa fantasia!».
Dicendo questo lo vidi che sulla sedia allargava le gambe, e si stendeva leggermente sullo schienale, socchiudendo gli occhi. La patta in corrispondenza della sua veste talare si rigonfiava sempre di più, mentre in modo evidente si palpeggiava con una mano il membro che cominciava a diventare sempre più turgido e me lo mostrava oscenamente!
«Padre – gli dissi – non vorrei scandalizzarti oltre, o dovrei dire eccitarti oltre?».
«Sì, lo vedi che mi stai eccitando, guarda come mi sta diventando duro! Non avere paura, allunga la mano, voglio che tu finalmente realizzi la tua fantasia: per troppo tempo ti sei represso! Afferrami il cazzo, forza, non avere paura!».
E dicendo questo cominciò a sollevarsi la veste talare: mi accorsi che sotto portava solo dei boxer, di quelli che hanno l’apertura davanti senza abbottonatura, con lo spacco aperto, da cui faceva già capolino la punta del suo uccello, che non era scappellato, ma ancora coperto dal prepuzio sul glande che però era già gonfio e duro!
Allungai la mano e afferrai quel cazzo, lo feci uscire dallo spacco aperto dei boxer e lo tirai fuori tutto, poi allungai l’altra mano e gli tirai fuori i coglioni che erano davvero grossi, e il tutto immerso in uno stupendo e foltissimo pube di peli nerissimi! Cominciai ad accarezzarlo, facendo scorrere la mano su è giù, mentre il suo cazzo ormai era completamente duro, anche se la metà della cappella era ancora coperta da parte del prepuzio!
«Forza fratello, prendilo in bocca, che cosa aspetti?».
Aprii la mia bocca, allungai la lingua e cominciai a slinguettare la punta di quel cazzo, il mio primo cazzo della mia vita! Facendolo scivolare dentro la mia bocca e avvolgendolo con la mia lingua e lavorandomelo con le mani che lo segavano su e giù, sentii dentro la mia bocca calda che la cappella si era completamente scoperta, e la mia lingua l’avvolgeva tutta, immersa in una salivazione che mi stava facendo sbavare la bocca dalla voglia!
Sentii il mio confessore che mugugnava:
«Oh, sììììì, bravo, che bello, che bocca inesperta, ma così vogliosa di imparare, e come impara in fretta! Sìììì, leccami, succhiami forte, slinguettami, senti come sono eccitato, come ce l’ho duro, dai!».
Mi mise le mani sulla testa e cominciò ad imprimermi un ritmo nella pompa che gli stavo facendo!
«Dai, troia d’un prete represso, dai, prendilo tutto che ti piace, dai che voglio spingertelo tutto dentro la bocca fino in gola, dai troia, apri la tua lurida bocca, di più, apri che voglio stantuffarti per bene!».
Con alcuni colpi e spinte impresse dalle sue mani sulla mia testa affondò il cazzo prepotentemente fin dentro la mia bocca e sentii la sua cappella che mi arrivò fino in gola: fu una sensazione soffocante, facevo fatica a respirare, ma avevo un desiderio che mi stava facendo impazzire! Alla fine il suo cazzo era tutto dentro: aveva una mazza di carne lunga e grossa, e per quanto non me ne intendessi, col senno del poi, posso dire che era di almeno, e forse oltre 20 centimetri! Infine sentii che i peli del suo pube e i suoi coglioni erano appoggiati alle mie labbra, mentre tutto il cazzo mi era stato conficcato in gola!
«Oh, sì, che bravo, sìììì, prendilo tutto troia d’un prete represso che non sei altro, fammi sentire che lo vuoi!».
Poi iniziò uno stantuffamento su e giù nella mia bocca, ritmico, accompagnato dalle sue mani che erano ben fissate sulla mia testa che veniva mossa avanti e indietro!
«Dai, troia d’un prete represso, tieni bene aperta questa bocca e lavorami il cazzo di lingua, lavora la mia cappella con la tua lingua che mi piace! E toccami le palle con le tue mani, dai, muoviti puttana di una cagna!».
Il suo linguaggio così triviale e sboccato mi eccitava! Con le mani cominciai ad accarezzargli quei coglioni grossi e penduli che aveva e che mi si sballottavano davanti alle labbra. Non mancavo di affondare le mie dita in quel folto pube peloso che era una meraviglia!
Intanto il mio confessore, sempre seduto sulla sua sedia, con una mano da cui aveva liberato la mia testa (ma con l’altra mano continuava a tenere la presa sul mio capo per mantenere il ritmo del suo cazzo che mi stantuffava avanti e indietro la bocca!) si abbassò al livello del mio pube e mi aprì la patta dei pantaloni, scostò lo slip, e con una certa fatica tirò fuori il mio cazzo che era ormai già prepotentemente duro!
«Guarda che troia d’un prete represso che sei, guarda come sei eccitato, hai l’uccello tutto duro!».
E cominciò a farmi una sega con la sua mano forte e calda! Io sborrai poco dopo e la mia sborra finì in parte sulla sua mano, sull’inginocchiatoio e per terra! La mia sborra schizzata nella sua mano fu dal mio confessore portata alla sua bocca e lo vidi che se la leccava avidamente e la ingoiava con sommo piacere, commentando con gusto:
«Che buona questa sborra, bella densa, calda e cremosa, comʼè gustosa, sei proprio un prete represso bastardo, ma con una gran buona sborra!».
Intanto io succhiavo e pompavo profondamento il suo grande cazzo, sentii che si stava irrigidendo, qualcosa stava per accadere!
«Oh, sììì, troia d’un prete represso, sto godendo anch’io, ti sto venendo in bocca, sborro, … bevi, ingoia, cagna e puttana che sei, manda giù tutta questa bontà e questa grazia!».
I fiotti di sborra schizzarono violentemente dal suo cazzo e mi riempirono la bocca e la gola: io cominciai ad ingoiare tutti quei fiotti di calda sborra, ma era così tanta, che cominciai a sbrodolare la sua sborra dagli angoli della mia bocca!
«Dai, troia d’un prete represso, manda giù questo mio sacramento di sborra, non sprecarne neanche una goccia, lo senti come ti piace? Lo vedi che lo hai sempre desiderato, che era il sogno della tua vita, sei un bocchinaro fantastico!».
Mi lacrimavano gli occhi per la fatica di questa pompa bestiale e perché avevo rischiato quasi di soffocare, ma deglutii tutta quella sborra, ne sentii il sapore per la prima volta e, per quanto aspro, lo ingoiai con una voracità che non avrei mai immaginato!
Il mio confessore estrasse il suo pistolone che cominciava ad ammosciarsi, tutto ricoperto dalla sua sborra e dalla mia saliva, e rimase così in mezzo alle sue gambe, lievemente appoggiato sulla sua coscia sinistra. La cappella era ancora tutta bella scoperta e ricoperta di sborra! Mi riavvicinai per pulire quella sborra che era colata giù dal suo cazzo e si era raggruppata in splendide gocce e rivoli sui peli del suo pube: con la mia lingua iniziai a leccare e a ripulire tutta quella sborra, ingoiandola subito!
«Bravo, sìììì, bravo, che troia d’un prete represso che sei, lecca e pulisci tutta questa grazia che mi hai fatto schizzare fuori, mi hai proprio svuotato le palle, e le avevo belle piene, che ero proprio in astinenza!».
Finita la pulizia del suo uccellone, mi disse:
«Adesso aspetta qui, che esco dal confessionale e vado a chiudere la chiesa: se c’è ancora qualcuno, lo faccio uscire!».
Si tirò giù la veste talare per ricoprirsi, ed uscì dal confessionale. Sentii che chiuse la porta della chiesa, poi ritornò, aprì il confessionale e mi disse in tono perentorio:
«Seguimi!».
Ci spostammo verso una porticina laterale che immetteva nella sacrestia, e una volta dentro mi disse di spogliarmi completamente. Io ero vestito in clergyman, e mi tolsi tutto. Lui rimase con la veste talare addosso, ma cominciò a sbottonarla fino a metà del torace, poi si tolse i boxer e rimase nudo sotto.
Ma teneva aperto lo spacco della veste talare sbottonata: si vedeva una bella peluria nelle gambe, e si intuiva che era un maschio davvero peloso, anche nelle altre parti del corpo!
«Hai visto – mi disse – come lasciandoti andare ti sei rivelata una vera vacca vogliosa di cazzo? Dimmi la verità, perché l’ho sentito mentre mi spompinavi, che ti è piaciuto e ne godevi?».
«Sì, accidenti, cazzo, se mi è piaciuto, oh, come mi sono sentito troia!».
«Tu sei una troia! Adesso voglio sentire quanto sei cagna dentro!».
Mi sedetti su un altarino che era addossato ad una parete della sacrestia.
«Allarga le gambe, che voglio leccarti questo buco di culo ancora vergine!».
Obbedii senza nemmeno pensarci. Lui quasi si inginocchiò, e sentii la sua lingua che mi rovistava nel buco del culo, ci sputava sopra e dentro, poi spingeva la lingua nel buchetto! Stavo impazzendo dal piacere, era una sensazione che non avevo mai provato prima! Il cazzo mi tornò duro!
«Lo vedi come godi e sbavi, troia d’un prete represso, ti piace vero?».
«Oh, sììì, è bellissimo, che porco perverso che sei mio confessore, brucio dalla voglia, ho un fuoco dentro!».
«Sì, sono il tuo porco, e tu sei la mia troia, e adesso te lo spengo io il fuoco che hai dentro, ti ficco dentro il mio cazzone in questo lurido e voglioso buco di culo che hai!».
Si alzò quindi in piedi e vidi che il suo enorme cazzo era tornato ad essere bello duro: mi appoggiò la cappella al buchetto e sentii che stava spingendo!
«Ma padre è troppo grosso: io che non avevo mai preso un cazzo in bocca e ho fatto fatica, non riuscirò mai a prendere una minchia del genere nel culo!».
«Adesso ti sverginerò con il mio pistolone, voglio entrarti dentro, e mi fa impazzire l’idea che il mio cazzo sarà il primo ad entrare in questo culetto vergine! Tu spingi!».
«Ma come spingi?».
«Fai conto di dover defecare, di dover cagare, che così sentirai meno male, ed io entrerò più facilmente, e vedrai come ti piacerà, perché ti giuro che tanto io in questo culo ci entro, con le buone o con le cattive, mi hai capito troia che non sei altro?»
«Sì, padre mio, inculami selvaggiamente, che ne ho una voglia incredibile!».
Lo vidi sputare ancora sulle dite della sua mano e spalmarmi la saliva sul buco del culo, poi sputò ancora sul suo cazzo e spalmò la saliva attorno alla cappella. Io cominciai a spingere con il mio buco del culo, mentre lui mi spingeva il cazzo dentro: quando la cappella superò la corona del buco del culo, cacciai un urlo di dolore lancinante! Lui si fermò con la sola cappella dentro al mio buco del culo, quasi a voler assaporare questo momento!
«Sìììì – mi disse – che bel buchino stretto, senti come urla la mia troietta, oh, sì, ti sto sverginando, ti sto aprendo questo bel buco del culo che ti ritrovi, adesso ti brucerà un po’, ma fra poco vedrai come ti piacerà!».
Intanto riprese a spingere, e il suo cazzo affondava nella carne viva del mio culo: sentivo le pareti strette del mio sfintere che si aprivano al passaggio di quel grosso pezzo di carne dura, ma lo stringevano e lo avvolgevano tutto intorno!
«Mmhhmmm – dice lui – che bel culetto stretto, oh, sìììì, dai che te lo allargo per bene, senti come scivola dentro bello stretto intorno al tuo buco, che bella troia d’un prete represso che sei!».
Mentre mi inculava, con le mie gambe alzate e appoggiate sulle sue spalle, mi guardava dritto negli occhi e godeva dalle smorfie e dalle espressioni di dolore del mio volto! Dopo alcuni colpi ben assestati, il suo cazzo era tutto dentro il mio culo! Sentivo le sue palle che sbattevano contro il mio culo e il pelo dei suo pube che mi solleticava la zona intorno all’ano.
«Sìììì, troia d’un prete represso che sei, adesso è tutto dentro, ho la cappella infilata nel tuo intestino, ti massaggio la prostata, vedrai come ti piacerà!».
Rimaneva fermo dentro di me! Cominciò a baciarmi e a ficcarmi la lingua fin dentro alla mia bocca, e sentivo fluire la sua saliva nella mia bocca, e io succhiavo quella lingua ingoiando tutta la saliva che mi stava riempendo la bocca! Ogni tanto si staccava dalla mia bocca e mi diceva:
«Fra poco il tuo culetto si aprirà per bene, quando i muscoli si allenteranno, e allora vedrai come ti farò godere, gran pezzo di troia d’un prete represso che sei!».
E ricominciava a baciarmi in bocca! Al dolore lancinante che avevo provato all’inizio, si sostituì una intensa e piacevole sensazione di calore, se non di bruciore, che cominciava davvero a piacermi! Dopo un certo tempo, che non saprei definire, lo sentii che mi diceva:
«Sìììì, ti stai aprendo come un fiore, il tuo culetto stretto sta sbocciando, adesso ti scopo e ti chiavo per bene, vedrai come sarà bello!».
E cominciò a stantuffare il suo cazzone enorme avanti e indietro dentro al mio buco del culo, che ormai si era ben allargato!
«Senti che bello – mi disse – oh, sìììì, che bello, senti come ti apro per bene questo culo!».
Lo stantuffamento diventò sempre più ritmico e veloce, e ogni volta era un affondo totale del suo cazzo fino alle palle che sbattevano e schioccavano contro i miei glutei!
«Sìììì, troia, mi fai godere – mi urlava – che libidine, che goduria, sìììì, senti come è bellissimo!».
Io non riuscivo a proferire verbo, ero come in estasi! Ad un certo punto, senza che mi fossi toccato, iniziai a sborrare schizzi di sborra sulla mia pancia, e nello stesso tempo, mentre sborravo, stringevo lo sfintere del mio buco del culo!
«Sììì, troia d’un prete represso che sei – continuava a gridarmi come invasato – guarda come godi senza nemmeno toccarti: ti ho guarito dalla mania delle seghe! Vedi come ti faccio sborrare solo piantandoti il mio cazzo nel tuo culo! Ti faccio godere scopandoti con il mio cazzo: lo vedi e lo senti come lo volevi e lo desideravi?».
«Oh, sììì – gli dissi – sto godendo, non ho mai sborrato così con un sublime piacere, che goduria, che libidine, è bellissimo! Godo, godo, godoooooo!».
Il ritmo della sua scopata accelerò ancora di più, poi sudato e sfinito, urlò di piacere!
«Ti sborro dentro il culo, godo troia mia, ti fecondo il culo, ti insemino, oh, sììì, la tua prima sborra nel culo è la mia! È bellissimo!».
Sentii una serie prepotente di fiotti di sborra che mi schizzavano dentro, e fu un piacere incredibile!
Lui si accasciò sopra di me con la sua veste talare ancora indosso, e fu eccitante vederlo così!
Sfilò il suo cazzo dal mio culo, da cui cominciavano ad uscire rivoli di sua sborra, e mi fece scendere dall’altarino: stavo barcollando, tanto non riuscivo a stare in piedi! Mi fece mettere in ginocchio e mi disse:
«Avanti, troia d’un prete represso che sei, puliscimi il cazzo, leccalo, che lo voglio pulito da tutta la mia sborra!».
Il suo uccello cominciò ad afflosciarsi, ma rimaneva ancora abbastanza turgido. Quando finii di leccare quella sublime minchia, lui si prese il cazzo tra le mani, e lo puntò contro di me. Passarono alcuni momenti poi mi disse:
«Adesso ti dò la mia benedizione, con la mia acqua santa, ricevila con devozione troia d’un prete represso che non sei altro!».
E cominciò a pisciarmi in faccia!
«Apri la bocca, troia – mi disse – bevi, che devi sentire anche il sapore del mio piscio caldo e benedetto! Anche questo non va sprecato!».
Aprii la bocca e la sentii invasa dal suo caldo piscio: per buona parte ne ingoiai anche, ma il resto mi scorse addosso, e mi lavò purificandomi.
«Bravo, sììì, purificati con questa acqua benedetta, lava i tuoi sporchi e depravati peccati, troia d’un prete represso che non sei altro!».
Alla fine della pisciata mi infilò di nuovo il cazzo in bocca e me lo scrollò per bene, perché ne bevessi e assaporassi anche le ultime gocce!
«Bene caro confratello – mi disse alla fine – spero tu sia stato soddisfatto di questa tua prima confessione con me! Se vorrai stabilire un rapporto con me, ora sai che io sono disponibile, ma vedrai che in questo modo, scopandoti per bene, ti leverò il vizio di farti le seghe!».
«Oh, sì, voglio tornare spesso a confessarmi qui da te: adesso sì che mi sento bene, soddisfatto, dolorante, ma immensamente felice. Mi hai fatto provare il piacere in modo sublime!»
Il mio nuovo confessore si riabbottonò la veste talare ancora aperta, mentre io, dopo essermi asciugato con un asciugamano che c’era lì in sacrestia, cominciai a rivestirmi.
Ci baciammo ancora profondamente, limonando in profondità con le nostre lingue, e da allora non manco mai di confessarmi ancora più frequentemente e con grande soddisfazione e godimento!

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