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Azzurra e il preservativo della discordia


di RaccontiDiEnea
02.05.2023    |    8.039    |    1 9.6
""Cosa vuoi farmi adesso?" - mi disse con voce tremolante..."
Un litigio tra fratello e sorella sfocia in una inaspettata esperienza erotica. Vi propongo un mio vecchio racconto che potrete leggere per intero sul mio blog personale. L'indirizzo del blog lo trovate sull'annuncio. Buona lettura!

Era successo di nuovo.

Mi trovavo in camera mia insieme alla mia ragazza. Eravamo sul letto e ci stavamo baciando e carezzando con passione. Erano passati diversi giorni dall'ultima volta che avevamo fatto l'amore e sia io che lei avevamo voglia di non fermarci ai soli preliminari. Dopo esserci spogliati eravamo pronti per arrivare al dunque: lei terribilmente eccitata, il suo sesso bagnato e lubrificato, i capezzoli del suo seno dritti e duri, io con una erezione potente tra le mie gambe. Mentre ci stavamo scambiando l'ennesimo bacio appassionato avevo allungato la mano verso il comodino e, senza staccarmi da lei, ero riuscito ad aprirne il primo cassetto infilandoci la mano dentro. Avevo cominciato a rovistare tra i calzini e le mutande alla ricerca del pacchetto che, ero sicuro, si trovava lì dentro, da qualche parte. Dopo aver continuato qualche minuto nell'inutile ricerca mi ero arreso e mi ero staccato dalla mia ragazza per cercare meglio nel cassetto.

Lei mi aveva guardato stranita: "Che succede?" - mi aveva chiesto.
"Non li trovo...li avevo messi qui...ero sicuro che ne fossero rimasti almeno due" - le avevo risposto. Misi a soqquadro il cassetto con un po' di disperazione: il pacchetto di preservativi era sparito. Non era la prima volta che accadeva.
La mia ragazza mi guardò delusa: "Spero tanto che tu abbia sbagliato a fare i conti di quelli che ti erano rimasti...non voglio pensare che hai un'altra."
"Ma no! Ma che dici?" - le avevo risposto con aria disperata - "Io ti amo! Come potrei pensare ad un'altra? Ti giuro...li avevo messi qui..."
Con aria tra il seccato e il rassegnato la mia ragazza mi diede un buffetto sulla spalla e cominciò a cercare i suoi vestiti per la stanza con l'obiettivo di riverstirsi.
"Errore di calcolo o corna la colpa resta sempre la tua...pertanto oggi resti a bocca asciutta" - mi aveva detto seccata.

Avevo cercato di farla ragionare, ma dietro quel faccino della mia ragazza apparentemente sereno si nascondeva una belva furiosa che, se non fosse stato per i forti sentimenti che nutriva per me, mi avrebbe sicuramente strozzato. Dopo essersi rivestita si avvicinò a me e, datomi un bacio leggero sulla bocca, mi sussurrò: "Lascia stare, ci vediamo domani".
Era uscita dalla mia camera lasciandomi nudo e con ancora una vistosa erezione tra le gambe: "Stasera non chiamarmi" - mi aveva detto andando via, segno chiaro che, furiosa com'era, aveva bisogno di far sbollire la rabbia e avrebbe preferito non sentirmi fino all'indomani.

Arraffai un paio di pantaloni della tuta e una maglietta da indossare e cominciai a rimettere in ordine il comodino. Di colpo l'illuminazione improvvisa: la microcamera che avevo acquistato qualche giorno prima e che avevo messo sulla mensola di fronte al letto per scoprire chi faceva sparire i miei preservativi dal comodino. Avevo l'atroce sospetto che si trattasse di quella strega di mia sorella ma,
trattandosi di una creatura malefica, qualsiasi accusa contro di lei doveva essere ben documentata, pena il non essere creduto da mamma e papà.

Mia sorella era un autentico mostro: angelo innocente di fronte ai miei, genio del male alle loro spalle. E spesso la vittima su cui cadevano tutte le colpe delle sue malefatte ero io.

Presi la microcamera e la collegai al pc. Scaricai i vari video che aveva registrato nel corso dei due giorni precedenti e cominciai a esaminarli con attenzione. Ero riuscito alla fine a trovare i fotogrammi che mi interessavano: avevo trovato il colpevole. Caricai i fotogrammi sul mio telefono e scesi giù in salotto a cercare mia sorella Azzurra. La trovai sdraiata sul divano intenta a chiacchierare a telefono. In quel momento indossava un gonnellino corto, una camicetta bianca e un paio di collant. Mi piazzai davanti a lei con le mani ai fianchi e aria minacciosa.

"Che c'è?" - mi rispose con tono infastidito - "Non vedi che sono a telefono con il mio ragazzo?"
Presi il mio telefono e le mostrai i fotogrammi che la incastravano.
Fece finta di non capire: "Te ne vuoi andare?" - mi rispose seccata.
Con fare risoluto mi allungai su di lei e le strappai dalle mani il telefonino.
"Scusami Gianluca, è un'emergenza, ti richiama dopo" - dissi al suo ragazzo chiudendo la conversazione e gettando il suo telefono in un angolo del divano.

"Si può sapere che cazzo vuoi?" - mi aveva urlato incavolata.
"La registrazione di te che vieni in camera mia e mi rubi i preservativi: ne vogliamo parlare?" - le avevo detto, cercando di controllare la rabbia.
"E allora? Cosa vuoi? Non ho il diritto di scopare con il mio ragazzo?" - mi aveva risposto con aria spocchiosa alzandosi in piedi e guardandomi negli occhi.
"La principessa della casa può fare quello che vuole con l'aspirante principe, purchè non usi la mia roba" - le risposi rispondendole a tono.
"Ma smettila di fare l'offeso. Tu e quella troia della tua ragazza..." - Azzurra aveva iniziato ad usare parole un po' pesanti, non le permisi di continuare. Le assestai un ceffone sulla faccia così forte da farle perdere l'equilibrio e farla ricadere nuovamente sul divano.
"Ma sei matto?" - mi aveva urlato portandosi la mano sulla guancia.
"Cosa stavi dicendo della mia ragazza?" - le chiesi con tono rabbioso.

Azzurra a quel punto si era alzata e aveva tentato di rispondere alla mia domanda con uno schiaffo che riuscìi a bloccare prontamente.
"Sei una bestia!" - mi urlò cercando di colpirmi con l'altra mano.
Riuscìi a bloccare anche quest'altra sua mossa lasciando cadere a terra il mio telefono. Conoscevo bene mia sorella quando diventava aggressiva e riuscivo a prevedere in anticipo ogni sua reazione. Tentò allora di darmi una ginocchiata tra le gambe, che riuscìi a schivare alzando una gamba. A questo punto dalla difesa passai all'attacco: cercando di tenere ferme entrambe le sue mani con una mano le sferrai un altro sonoro ceffone.
"Lasciami" - cominciò a urlare. Dopo essersi divincolata, scappò in direzione di camera sua.
"Non abbiamo finito" - le urlai inseguendola.
Non le diedi tempo di chiudersi in camera: con un piede ero riuscito a bloccare la porta che lei stava tentando di chiudere. La spinsi per entrare mentre Azzurra cercava invano di opporre resistenza.
"Vattene via!" - urlava mentre centimetro dopo centimetro aprivo a spintoni la porta e riuscivo ad infilarmi in camera sua.
Azzurra indietreggiò fino a cadere sul letto: "Vai via! Lo dico a mamma e papà!"

Poco mi importava dei miei in quel momento. Aveva dato della troia alla mia ragazza e rubato roba mia: le dovevo dare una sonora lezione. Mi avventai su di lei cercando di sferrarle un altro ceffone. Ne venne fuori una lotta in cui lei non avrebbe mai potuto vincere. Riuscìi a mettermi a cavalcioni su di lei, a girarla e a bloccare con il peso del mio corpo le sue mani dietro la schiena.
"Lasciami! Mi fai male, stronzo!" - continuava ad urlare dimenandosi.
"Chiedi scusa!" - continuavo a ripetrle mentre le alzavo il gonnellino che indossava e le strappavo i collant per mettere a nudo il suo sedere.

Cominciai a sculacciarla con forza, snocciolando uno a uno tutti i dispetti che mi aveva fatto nell'ultimo mese. Azzurra sculacciata dopo sculacciata smise di protestare e dimenarsi, limitandosi a gridare ad ogni colpo che le davo. Il suo sedere era diventato via via più rosso. Con il passare del tempo aveva aperto lentamente le gambe.
Arrivai ai preservativi rubati: "Questo è per i preservativi che hai rubato!" - le urlai scaricandole due rapide sculacciate sulle sue natiche
"...e queste sono per aver dato della troia alla mia ragazza!" - le dissi dandole altre quattro forti sculacciate cadenzate.

Azzurra nel frattempo aveva cambiato il tono delle sua voce: dalle urla iniziali era passata a emettere dei gemiti che sembravano più di piacere che di dolore. Colto da un atroce dubbio mi piegai in avanti per guardare meglio tra le gambe di mia sorella. Stentai a credere ai miei occhi quando mi vidi una macchia sulle mutandine all'altezza del sesso: le sculacciate avevano eccitato mia sorella!
Ebbi una potente erezione nel vedere mia sorella in quello stato. Pensai di approfittarne della situazione e vendicandomi anche per essere stato lasciato a bocca asciutta dalla mia ragazza per colpa sua. Con un gesto rapido della mano riuscìi a lacerare la stoffa delle sue mutandine mettendo a nudo il suo sesso. Poi mi girai e mi sdraiai su di lei, facendo aderire il mio corpo al suo e bloccando le sue mani con le mie sulle coperte. La mia erezione si andò a posizionare tra le pieghe del suo sedere.

"La principessina si è eccitata?" - le sussurrai sardonicamente.
"Cosa vuoi farmi adesso?" - mi disse con voce tremolante.
"Non mi hai chiesto ancora scusa e..." - mi interruppi un istante - "...il deprecabile gesto di rubarmi i preservativi ha fatto incazzare la mia ragazza, che mi ha lasciato a bocca asciutta e il cazzo gonfio. Cosa dovrei fare secondo te?"

Azzurra rimase immobile in silenzio.
Le lasciai libere le mani per permettere alle mie di raggiungere i miei pantaloni e tirarli giù. Tornai a poggiare il mio membro sulla sua pelle nuda. Azzurra cominciò ad ansimare. Mossi lentamente il bacino in modo che il mio sesso potesse scorrere tra le sue natiche traendo piacere dal contatto con la sua pelle. Morivo dalla voglia di scoparla, ma sapevo anche che se lo avessi fatto contro la sua volontà sarei passato dalla parte del torto. Continuavo a muovere il bacino su di lei cercando di trovare una soluzione al mio grosso problema e a terminare in modo indimenticabile la punizione di mia sorella. Mossi il bacino verso l'alto facendo in modo che il mio membro finisse tra le sue gambe a diretto contatto con le sue grandi labbra e la sua vulva. Iniziai un lento su e giù a contatto con l'intimità di Azzurra che aveva cominciato ad ansimare in modo più convulso e a muovere il bacino assecondando i miei movimenti.

Ad un certo punto decise di uscire allo scoperto: "Ti prego, scopami..." - mi confessò con un sussurro - "...lo voglio dentro."
L'accontentai. Usando una mano puntai il glande all'imboccatura del suo sesso e spinsi dentro il mio membro.
Azzurra iniziò a gemere: "Figlio di puttana!" - mi sussurrò con il fiato corto
(continua sul mio blog)
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