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L'adolescenza di Serena 3


di Salina
09.04.2024    |    10.520    |    9 9.9
"Per Serena fu quasi un sollievo, aveva quasi paura di quello che si sarebbe lasciata fare senza remore..."
Sembravano essere passate ore da quando Serena era tornata a casa al momento in cui si sentì nuovamente chiamare da una delle due voci maschili che le rimbombavano nel cervello.
Non ebbe nemmeno il tempo di elaborare quello che le era successo solo qualche ora prima che senza sensi di colpa ma con una leggera sensazione di vergogna non seppe resistere al richiamo del cugino maggiore. La verità era che l’avventura appena vissuta l’aveva eccitata terribilmente e quelle sensazioni, quei gesti, quelle parole volgari l’avevano completamente rapita. Ancora lievemente combattuta tra la voglia di sperimentare ancora e la resistenza della sua coscienza stava pensando a cosa avrebbe detto al suo fidanzato mentre raggiungeva Giacomo nella sua stanza. Raccontargli tutto per eliminare i sensi di colpa o tenersi tutto dentro, un piccolo segreto che sarebbe stato solo suo? E Alessandra, la ragazza dell’altro cugino, lo avrebbe saputo? Forse avrebbe potuto raccontare tutto a lei per salvarsi. Mentre si dibatteva tra questi confusi pensieri aveva lentamente aperto la porta della camera di Giacomo. Sperava almeno di non essere stata vista entrare da Luigi. Una volta entrata, senza sapere cosa aspettarsi né perché ci fosse andata, Serena si limitò a un cenno di saluto. Rimase appiccicata alla porta in attesa di nuove esperienze che l’avrebbero scombussolata.
Il cugino le lanciò un’occhiata decisa, lo sguardo che indugiò a lungo sulla magliettina che Serena metteva in mostra. Lei ne fu lusingata come al solito, si accorse di quello sguardo e, con grande cautela, si girò di proposito due o tre volte al fine di dare in pasto al vorace sguardo del cugino il suo meraviglioso culetto, le chiappe ben delineate e modellate dai leggings strettissimi, e il minuscolo perizomino che si intravedeva in trasparenza. Era terribilmente eccitante, quel visino da innocente ragazzina su quel corpo che stava pian piano sbocciando creava un contrasto a cui era impossibile rimanere indifferenti.
Per rompere il silenzio Giacomo offrì un bicchiere di vino alla cugina che inizialmente provò a rifiutare: “Il vino bianco mi dà alla testa”

“Su Serena, ci sono io qui con te, sono tuo cugino, non ti succederà niente!”.
Serena cominciò presto a sentire leggermente gli effetti dell’alcol, non era solita bere e le era sufficiente un bicchiere per raggiungere quello stato di tenue euforia su cui puntava il ragazzo.

Quella frase ambigua, essere sola nella stanza con suo cugino più grande dopo quello che avevano fatto al parco le provocò subito una strana eccitazione, che l’alcol contribuiva a enfatizzare. Provò a farsi un po' avanti nella stanza abbandonando la porta chiusa dietro di sé.
Giacomo appena dietro di lei, le mangiò con gli occhi il sederino stretto nei leggings aderenti, e parte del perizomino che fuoriusciva sulla parte alta.

Serena percepì quello sguardo e fu pervasa da intensi brividi.

“Scusami, la mia camera è un casino” le disse accendendo una piccola luce posta sul comodino. “E si sta anche un po’ stretti”. Aggiunse come scusa per avvicinarsi più del dovuto.

Nella mente di Serena quel ragazzo aveva smesso di essere solo suo cugino ma l’uomo che le aveva sborrato in mano solo qualche ora prima. Quel pensiero le fece quasi venire le vertigini e arrossì stupidamente.
“Tutto bene?” le chiese vedendola improvvisamente come rapita da qualche pensiero.

“Si si tutto bene” gli disse Serena sorridendo impacciata.

“Scusami, prova ad aprire quell’armadietto in alto. Dovrebbero esserci delle patatine”.

La ragazza si sporse verso l’anta alta, dando le spalle al cugino ed alzandosi sulla punta dei piedi. La mensolina era piuttosto alta e Serena ci arrivava a fatica. Giacomo osservava la scena come in estasi. Il sederino di Serena ora era proprio di fronte a lui e in quella posizione lo poteva vedere in tutto il suo splendore. La magliettina si era alzata un pochino lasciando scoperta parte della schiena della ragazza e, dai leggings, spuntava il bordo del perizoma. Tra le chiappe si vedeva scorrere nitido il filo del perizoma bianco.
Il ragazzo le si avvicinò: “Ecco, vedi? Proprio lì in alto” le indicò. Serena annuì e si alzò ancora di più per cercare di raggiungere con la mano la mensola più alta.

Il ragazzo, complice l’alcool, aveva perso la calma che si era imposto con il fratello poco tempo prima. Quasi senza rendersene conto, attratto da quel culo fresco e giovane, le si mise proprio dietro, con il bacino che quasi si appoggiava a quello di Serena.
“E’ quello là in alto?” gli disse ingenuamente Serena.

“Si, è proprio quello” le rispose il cugino stringendosi ancora di più verso di lei.

Serena percepì la vicinanza sempre maggiore del ragazzo quando, ad un certo punto, sentì qualcosa appoggiarsi deciso sul suo sederino. Giacomo, da dietro, aveva avvicinato oltre ogni misura il suo bacino al sederino di Serena. Lei sobbalzò impercettibilmente ma non fece una piega, continuò a rovistare nell’armadietto mentre il ragazzo, incentivato dalla mancanza di reazione della cugina, si appoggiò col suo cavallo a quel culetto giovane. Serena percepì il contatto maschile. Non si girò né cambio posizione, lasciò che il ragazzo continuasse. Giacomo, osando oltre ogni limite e anche spinto dal coraggio fornitogli dall’alcol, cominciò a strusciarsi sul culetto di Serena con movimenti lentissimi. Sentì la ragazza inizialmente contrarsi e, pochi attimi dopo, spingere leggermente indietro il sedere, al fine di aumentare quel contatto. Il cazzo gli divenne di marmo in pochi secondi, l’erezione era a fatica trattenuta dai corti shorts che indossava. Non si fermò, capì che alla cugina non dispiaceva la situazione.

Lei sentì il cazzo ora duro che premeva sulle sue chiappette, lo sentiva intrufolarsi tra di esse, sfiorarle il buchetto e la fighetta. Improvvisamente pensò agli zii che, nella stessa casa, erano del tutto ignari di quello che stava accadendo. Questo pensiero aumentò a dismisura la sua eccitazione. Pensò a Luigi che chiacchierava con Alessandra fuori in strada mentre lei si faceva strusciare il cazzo sul sedere dal cugino più grande. Immobile, Serena si fece fare tutto senza pronunciare una sola sillaba.

Il ragazzo, sempre più eccitato, le mise le mani sui fianchi e cominciò a strusciarsi con maggior vigore.
“Che troietta” le sussurrò mentre aumentava sempre più l’intensità dei movimenti. Poi cominciò ad alternare strusciate a colpi più decisi e secchi, come se la stesse scopando da dietro.

Serena, come nella situazione al parco, non riusciva a frenare gli eventi. Era conscia del rischio della situazione e del fatto che stava facendo una cosa che non si doveva fare ma, nonostante questo, l’eccitazione che provava era più forte di tutto e la trascinava senza che lei avesse la forza per tirarsi indietro. Sentire il cugino che faceva al suo sederino quello che più gli piaceva la faceva impazzire.
Giacomo si ritrasse per un secondo e, dopo essersi assicurato che da fuori alla finestra nessuno potesse accorgersi di qualcosa con le due mani sfilò lentamente i leggings di Serena. Li abbassò fino a metà coscia, e guardò per qualche secondo quello splendido culetto ora coperto solo dal sottile perizomino bianco. Cominciò a palpeggiarlo con le mani, infilando il dito medio nell’incavo delle chiappette e giungendo a sfiorarle la fighetta. Serena era già umida, il tessuto del perizoma lentamente si impregnava dei suoi umori. Poi sentì il ragazzo armeggiare con i suoi pantaloncini. Li abbassò insieme alle mutande ed estrasse il cazzo. In preda a un’eccitazione senza pari, cominciò a sbatterlo con colpi secchi sulle chiappette di Serena che, appoggiata al mobile, godeva di quel contatto così trasgressivo. Girò indietro la testa due-tre volte per osservare quello che stava facendo il cugino, vide quella grossa cappella colpire a più riprese il suo sederino. Poi il ragazzo cominciò a strusciare l’uccello sulle natiche, e lo appoggiò sul filo del perizoma che le copriva il buchetto del culo. A quel contatto Serena ebbe un gemito, il suo ragazzo non aveva mai provato a giocare col suo buchino e per lei era un’esperienza totalmente nuova. Sentì improvvisa e sorprendente la voglia di farselo riempire, farselo sfondare, una voglia incontrollabile e sfrenata. Allargò un po’ le chiappe per facilitare il compito del ragazzo, che fece strusciare tutta l’asta in mezzo alle chiappe di Serena. Giacomo era quasi al limite, faceva fatica a credere a quello che gli stava capitando, sua cugina era una zoccoletta del genere, e per di più assolutamente insospettabile.
Continuava a premere e a strusciare la cappella sul filo del perizoma quando improvvisamente qualcosa giunse a spezzare l’incanto di quella situazione. Per Serena fu quasi un sollievo, aveva quasi paura di quello che si sarebbe lasciata fare senza remore. Sentirono Luigi, dalla strada, gridare qualcosa.

“Ehi famiglia? C’è qualcuno in casa?” urlò con voce un po’ impastata dall’alcol.

Giacomo ebbe la prontezza di rispondere: “Ci siamo noi fratello, io e Serena” preoccupato dal fatto che potesse entrare senza bussare come faceva sempre.

Giacomo decise che era il caso di fare in fretta, anche se non avrebbe finito come avrebbe voluto.
Si prese il cazzo in mano e cominciò a farsi una sega. Serena girò la testa di lato e lo guardò. Non disse nulla, gli lasciò fare quello che voleva. Lui appoggiò la cappella all’altezza del buchino del sedere di Serena e, senza scostare il perizoma, aumentò la velocità della mano. Serena sentiva il rumore della mano del cugino che si masturbava, i suoi gemiti di piacere e rimase immobile, attendendo quasi con impazienza quello che sarebbe senz’altro accaduto, il culetto esposto completamente ai piaceri e ai voleri di un maschio. Lui continuò a segarsi tenendo Serena ben ferma con la mano sinistra.
Pochi attimi dopo, cominciò a sborrare, troppa l’eccitazione che aveva accumulato nel corso della sera.
Serena si vergognò quasi di sé stessa ma non aspettava che quello. Sentì i primi schizzi di sborra ricaderle sulle chiappe, impregnarle le mutandine e colarle sul buchino. Il ragazzo indirizzò i getti prima sul filo del perizoma e poi sulle chiappe di Serena. Furono getti intensi, Serena sentì il calore della sborra riempirle il sedere, la sentiva densa colarle dalle chiappe e raggiungerle lentamente le cosce. Si girò curiosa ad osservare gli ultimi schizzi che fuoriuscivano dal cazzo del cugino. Con la coda dell’occhio riuscì a scorgere parte del suo sederino, ricoperto di quel vischioso liquido bianco.

Giacomo si svuotò le palle fino all’ultima goccia rimasta, sbattè due-tre volte ancora la cappella sul sedere di Serena e, ansimante, rimase qualche secondo ad osservare il sederino della cuginetta ricolmo di sperma, uno spettacolo incredibile. Sbrigata quella necessità, si ricompose in fretta mentre Serena cercò di ripulirsi in qualche modo con alcuni fazzolettini, li passò sul sedere e sulle cosce, impregnandoli della sborra calda del cugino. I rivoli di sperma le avevano raggiunto quasi le caviglie. Poi si ritirò su i leggins.
Il ragazzo le accarezzò il visino.

“Che brava cugina. Ora però raggiungiamo Luigi e Alessandra” le disse, ora sbrigativo, preoccupato che potessero avere sospettato qualcosa.

Serena annuì senza aggiungere nulla e, insieme, uscirono dalla stanza.

“Oh era vero, ci siete” disse entusiasta Luigi.

“Siamo qui” confermò Giacomo con un sorriso.

Serena era improvvisamente vergognosa per quello che era appena accaduto nella stanza e non spiaccicò parola, percepiva ancora il senso di umido delle mutandine impregnate di sperma.
Improvvisamente ebbe paura che qualcuno potesse accorgersene, nonostante pensasse di aver pulito bene. Una sorta di panico si impossessò di lei.

Giacomo la rassicurò con uno sguardo complice. Sapeva che la ragazza non avrebbe detto nulla a suo fratello, sarebbe stato un loro segreto.

Prima di salutarsi, Alessandra però si accorse di qualcosa che evidentemente le sembrò familiare.
“Ma Sere, hai delle macchie sulle cosce e sul sedere. Che hai combinato?” Serena arrossì violentemente, la sborra era colata dalle cosce sui leggings abbassati e ora aveva formato delle macchie modeste, ma evidenti. Alessandra si avvicinò a Serena per osservare meglio ma lei la fermò con decisione.

“Non è niente, devo essermi seduta su una panchina umida o bagnata” le disse, al colmo della vergogna.
“Dovresti darti una bella lavata” le disse quasi premurosa.

Serena si chiuse in bagno. Si sfilò i leggings e le mutandine. Al tatto le sentì ancora umide, intrise dello sperma di suo cugino maggiore. Che le stava accadendo? Si chiese preoccupata.

Era preda di strane sensazioni, si rendeva conto di aver travalicato dei limiti che fino a poco prima considerava insuperabili; eppure, il ricordo di quello che aveva appena fatto era così vivido e inebriante che Serena non riusciva a farsene una ragione.

Ripensò ai cugini che le sborravano prima in mano e poi sul sedere, una fantasia su cui non aveva mai neanche fatto un pensiero, un’esperienza che fino a pochi giorni prima avrebbe giudicato folle e insensata. Eppure, si scoprì ancora eccitata e desiderosa, ed era questa la cosa che più la spaventava.

Stordita dalle emozioni degli ultimi minuti, non riuscì a fare altro che sedersi sul letto, stanca come se avesse passato l’intera giornata a nuotare intorno all’isola, ma quando dalla stanza accanto riconobbe la voce di suo cugino Luigi, Serena si ritrovò a balzare in piedi come una molla come se le avesse ridato non solo l’energia persa ma anche altre ancora.
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