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Il Segreto della Fattoria del Nonno (PARTE 1)


di Flamingo
03.05.2023    |    27.684    |    12 9.7
"CLACK! Un' altra volta la porta! Ci fiondammo a vedere, e questa volta era mia zia, la mamma di Alessandro..."
Sono cresciuto in un paese di campagna, è indescrivibile tutt'ora, come l'odore dell'aria che cambia, sia il preludio di una nuova stagione, ti abitui a percepire ogni dettaglio, suono, profumo, ad ogni cambio di stagione sembra che l'aria cambi addirittura sapore, portandoti alla mente momenti,
ricordi, sensazioni, belle o brutte, o .... in questo caso, il racconto che sto per narrarvi.

Quando successe il tutto, era una di quelle giornate di sole in cui le cicale friniscono in maniera quasi assordante, gli uccellini cantano a squarciagola per tutto il giorno, il granoturco nei campi è bello alto e il loro pennacchio sprigiona quel profumo dolce e deciso, tipico dei paesi di campagna in pieno Agosto.

Stavamo andando a trovare i nonni, e tutto contento, non vedevo l'ora di arrivare, li alla fattoria del nonno Achille sembrava di essere in un altro mondo, le mucche nella stalla, i vitellini, le galline che pascolavano e sbeccottavano dappertutto, i maiali laggiù, nel recinto dietro il laghetto delle anatre, i tori inavvicinabili, e l'asino che passava il suo tempo fra il sonnecchiare e il ruminare.
Appena arrivati, scesi velocemente dalla macchina e corsi immediatamente in casa a salutarli.
Schivando le feste del cagnolino di famiglia, corsi in cucina dove c'era la nonna Fernanda che stava cucinando sulla stufa un qualcosa che profumava di "festa".
Lei mi abbracciò e coccolò forte: "Sei arrivato si? Corri giù in stalla, il nonno è appena arrivato, prova ad andare a vedere!" Corsi fuori nel cortile sul retro, verso la stalla delle mucche, ed infatti nonno Achille era lì, intendo a mettere apposto il trattore. "CIAO NONNOOO!" gli urlai correndogli incontro, e lui appena mi vide, fece un sorrisone enorme e spalancò le braccia per salutarmi. Io gli saltai in braccio e mi feci abbracciare e coccolare come se non ci fosse un domani.
Nonno Achille era un bell'uomo maturo, non molto alto, con degli occhi azzurri come il cielo, pelato, ma con dei baffoni enormi, che stavano sotto quel nasone grande e a punta, che sempre sudato aveva.
Portava sempre un cappello di paglia spelacchiato, di quelli con il nastro nero, una camicia a quadri sbottonata quasi sempre a metà torace, da dove si poteva intravedere un bel petto robusto e molto peloso.
Le sue braccia erano forti, muscolose e robuste, ricordo che il suo polso era grosso come la mia caviglia, e le sue mani enormi, callose e molto ruvide, ma sempre pulite.
La schiena era come un armadio e sul davanti, aveva una pancetta bella soda, non troppo grande, ma molto soda, che spingeva sulla camicia. Un tipico contadino di mezza età insomma. E io lo adoravo...

Quando lo andavo a trovare, portava quasi sempre gli stivali, oppure quando entrava in casa, le ciabatte, di quelle di legno con il nastro in cuoio sopra.
Durante la mattinata arrivarono anche i miei cugini, i miei zii e le zie, e piano piano l'atmosfera di festa si andava accendendo, io ero felicissimo, poichè succedevano solo una volta al mese ritrovi fra parenti di questo genere.
Il Nonno mi disse di andare a giocare con gli altri, perchè lui intanto, andava a dare una mano alla nonna in cucina, io avrei preferito passare il pomeriggio in stalla con lui, ad aiutarlo nel lavoro, ed ammirarlo mentre mungeva le mucche. Mi eccitava molto guardarlo mentre "masturbava" le tette delle mucche per mungerle, il movimento che faceva con le mani era stupendo, ed io fantasticavo nel veder spruzzare tutto il latte ad ogni movimento, invece oggi era un giorno di festa, quindi niente.

Mentre le zie si apprestavano a preparare la tavola per il pranzo, gli zii ridevano e scherzavano fuori in cortile, fumandosi qualche sigaretta e raccontandosi di come fosse andata la settimana, io mi ritrovai con i miei cugini Alessandro e Stefania, con i quali ho sempre avuto un buon rapporto finchè eravamo piccoli, ma ora da cresciutelli, avevamo iniziato a mantenere le distanze, a conoscere un pò il carattere degli altri, e sopratutto i modi di fare o le tendenze naturali di ognuno.

Stefania sbottò: "Allora cosa ci racconti? Non ci vediamo da Pasqua!" io risposi: "Ahhh, niente di particolare, il prossimo autunno finalmente inizio la patente e tu?" lei: "No io no, ancora niente..." e suo fratello si intromise: "La cretina è stata bocciata già una volta!" E si mise a ridere a crepapelle.
"Sei proprio un deficiente!" urlò mia cugina, dandogli schiaffi e sberlette di nervosismo.
"E tu sei un'asina!" e ricominciò a ridere, lei arrabbiatissima ci mandò a quel paese e se ne andò dentro in casa.
"Potevi evitare dai Ale..." gli dissi, lui rispose: "Io la sopporto tutto l'anno, almeno quando sono qui ogni tanto preferisco stare con gli altri:"
"Sei come il nonno!" risposi ridendo, "Sai che cosa mi ha detto prima?" E Alessandro mi guardò incuriosito, "Corri, vai a giocare con i tuoi cugini mentre do una mano alla nonna in cucina!"
Ridendo continuai: "Ci tratta come quando eravamo bambini! E tu fai uguale con lei!"
Alessandro fece un sorriso ed esclamò: "E' tanto caro si... anche se........ Vabbè non importa".
Ed io: "Anche se cosa? Ora parli!"
"Mi prometti che lo mantieni un segreto?" ribattè,
"GIURO..." senza esitazione risposi.

Mi fece cenno di seguirlo, camminammo per tutto il perimetro orientale della fattoria, passando per il boschetto di acacie, fino a tornare indietro fra la stalla dei tori e il campo di granoturco, bello alto in quel periodo, quindi una sorta di labirinto.
"L'ho scoperto due estati fa, non l'ho mai detto a nessuno!" mi disse mentre continuavamo a camminare, "vieni ti faccio vedere."
Si fermò un'altra volta e voltatosi, mi guardò e mi ridisse: "Giurami che questa cosa la tieni per te, se dovesse essere scoperta, sarebbe un'enorme tragedia, non so cosa potrebbe accadere conoscendo i nostri rispettivi genitori, e i nonni....."
Io sempre più incuriosito ma ammutolito, con entrambi gli occhi sgranati, feci di sì con la testa.
Allora lui mi fissò per un paio di secondi ed esclamò: "Ok andiamo!"
Usciti da dietro il recinto dei maiali, entrammo proprio dentro l'ultimo campo di granoturco che c'era prima di adagiarsi al retro della casa dei nonni, il quale d'estate, non sarebbe mai stato raggiungibile se non in quel modo.
Verso la fine del campo, mi fece cenno di accucciarsi, e si mise a strisciare come un soldato in trincea.
"Ma cosa stai facendo?" Lui mi fece cenno di stare zitto con la mano, e con l'altra mi disse di seguirlo in quel modo.
Lo accontentai e dopo pochi minuti fummo sotto la vecchia legnaia, la quale era stata costruita anni orsono sul retro della casa, e non mi sarebbe mai venuto in mente di strisciarci sotto.
Alessandro mi fece cenno di continuare, io deglutì fastidiosamente e lo seguii, ed in men che non si dica eravamo vicino al muro.

Era tutto buio e non si vedeva niente ma ad un tratto Alessandro accese un fiammifero.
"Guarda!" esclamò ... sul muro c'erano dei buchi ad una certa distanza l'uno dall'altro, non si capiva
molto, ma provai a guardarci centro.
Il cuore mi sussultò quasi soffocandomi, perché capii subito dove caspita eravamo.
I primi due buchi davano sul bagno più grande, dove c'era un enorme vasca da bagno, lavandino e bidet, i secondi due buchi davano nella camera da letto di zio Remo, e i terzi, davano nell'altro bagnetto giù in cantina, da dove si vedeva dall'alto praticamente tutta la stanza sottostante.
"Ma li hai fatti tu?" gli sussurrai, mi fece cenno di no con la testa, ma ad un tratto sentimmo un CLACK!!
Una porta si stava aprendo, proveniva dal bagno più grande. Guardammo incuriositi con
un occhio a testa per buco.
Era mio padre, che si accingeva ad usare il gabinetto, ero molto imbarazzato dalla scena, ma rimasi a spiare.

Chiuse la porta alle sue spalle, si avvicinò al water, con nonchalance cacciò un ruttone di
rilassamento e si slacciò la patta dei pantaloni.
Non avevo mai visto l'arnese di mio padre, tirò fuori un pisellotto lungo e floscio ma ben pasciuto,
si accertò di tirarlo fuori bene, gli diede una scappellata al glande, ed iniziò ad orinare.
Il gettò gorgogliava nel fondo del water, mentre lui si guardava in giro e curiosava sugli oggetti nel bagno dei nonni. Io fissavo quel pene maturo e pasciuto che urinava e stavo attento non farmi beccare da mio cugino a fantasticare.
Terminato di orinare, lo scrollò un paio di volte, si annusò le mani, e lo rimise dentro le mutande.

Uscito mio padre dalla stanza, mio cugino ricominciò a parlarmi, mi fece capire che quello era il suo posto segreto da dove spiava tutti in momenti intimi e personali.
CLACK! Un' altra volta la porta!

Ci fiondammo a vedere, e questa volta era mia zia, la mamma di
Alessandro. Siamo stati li a spiarla tutto il tempo, e nonostante avesse finito di fare pipì , rimase a contemplarsi la vagina con le mani e le dita e con l'aiuto di uno specchietto, stava come a controllare se tutto andasse bene, si sfiorò per un tempo non definito il clitoride e sembrava come che volesse tornare ad orinare, la vagina pulsava ed iniziava a diventare umida, la zia aveva il respiro affannoso, capimmo che si stava iniziando a masturbare e a godere, ma invece si fermò, si pulì, ed uscì a sua volta dal bagno.

Avevo il cazzo duro come il marmo per la situazione, e sento Alessandro mugolare.
"Cosa fai???" gli dico sottovoce. "Sto per venire!!" mi risponde ansimando.
Al buio non vedevo niente ma sentii il suo respiro rilassarsi, si stava masturbando ed era appena venuto, e sentì uno schizzo di sborra arrivarmi su una mano.....

Uscimmo da li sotto, e mi pulii la mano sulla sua maglia, lui si scusò, ma mi fece cenno di rimanere zitto, era ora di pranzo, mentre camminavamo, io rimasi in silenzio imbarazzato e lui mi disse:
"Alla vista di tuo padre pisciare, mi è venuta voglia di menarmelo. Ha un bel uccellone tuo padre!
Ti ha dato fastidio che l'ho fatto?"
Io imbarazzato ma orgoglioso, feci un cenno di sorriso, lo tranquillizzai e continuammo a tornare indietro.

Erano già tutti a tavola quando io e Ale arrivammo e ci misero seduti distanti.
Il pranzo fu abbondante e soddisfacente come sempre, passarono le ore in un modo fluido,
divertente e leggero. "Dove siete stati?" esclamò mio padre con la bocca piena, mentre masticava,
"A chiaccherare camminando in giro per la fattoria!" risposi io, "Ricordando i bei tempi di quando eravamo bambini" disse Alessandro, quando ad un tratto, mio nonno Achille esclamò: "Ahhhh che mangiata! Bene, io vado a farmi una dormitina prima di tornare in stalla! Ciao a tutti ci vediamo dopo!"

Il nonno aveva come abitudine, andare a fare un pisolino post pranzo, e di solito, ci rimaneva fino
alle 15.00, ma quella frase voleva significare anche un'altra una cosa........

Il mio sguardo di botto incrociò quello di Alessandro e lui mi fissò in un modo, che capimmo entrambi la situazione. E cioè, che il nonno prima di coricarsi, andava sempre a farsi una doccia.
Mi alzai di botto dalla sedia con la scusa che dovevo digerire e avevo bisogno di un po' di aria, dissi che dovevo fare una passeggiata, dalla premura, non mi accorsi che in quel momento, mio padre e lo zio Remo, si scambiarono uno sguardo di complicità e intuizione, subito dopo, mio padre abbassò la testa e finì quello che aveva sul piatto, lo zio Remo invece, si accarezzò la barbona folta e castana che portava fieramente da quando ho memoria, e fece un espressione pensierosa ma divertita sorseggiando il suo bicchiere di vino rosso.
Camminai veloce, talmente veloce, che senza volerlo stavo correndo in mezzo al granoturco, fra le stalle, mi buttai a capofitto sotto la legnaia,e mentre continuavo a strisciare sentivo già il rumore dell'acqua della doccia che scrosciava.
Ciò che vidi aveva del paradisiaco......
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