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LE RIPETIZIONI DI LATINO CON MIA CUGINA


di MisterX1986
20.11.2012    |    64.815    |    3 9.7
"Le dissi: “Sbrigati, non ce la faccio più, fammi venire” e lei con una calma serafica mi rispose: “Non ancora cuginetto”..."
Era il 2004, avevo 17 anni, ero all’ultimo anno di liceo e le cose non mi andavano poi tanto bene. Scelsi lo scientifico perché le materie umanistiche non è che mi piacessero poi così tanto e infatti nel corso degli anni mi trovai in serie difficoltà con il latino: voti bassi e diserzione dai compiti in classe erano diventati la prassi. Bisognava trovare una soluzione, dovevo andare a ripetizione, e possibilmente a costi ridotti.
I miei genitori trovarono la via d’uscita: una mia lontana cugina si era laureata da qualche anno in lettere e rappresentava in quel momento la persona giusta al momento giusto.
Mi presentai da lei il giorno concordato dai miei, con poca voglia e tanto imbarazzo, ma poi pensai tra me e me: “che male c’è? Non sei la prima né l’ultima persona che va a ripetizione!!
Bussai alla porta di Daniela, così si chiamava la cugina ventottenne che non vedevo da anni e che non ricordavo minimamente che aspetto avesse. Mi aprì una bella ragazza, 1 metro e 65, mora e riccia, occhi castani; completamente avvolta e ingoffita da un abbigliamento consono al rigido inverno che stavamo vivendo.
Dopo le solite frasi di circostanza del tipo: “Come sei cresciuto!!” e “Mi ricordo quando eri poco più che un bambino” mi fece strada nel suo studio. Un ambiente molto accogliente e tranquillo che riuscì a farmi passare, in parte, l’imbarazzo che avevo.
Dopo essersi accertata del mio programma di studi, cominciò praticamente da zero a spiegarmi tutte le declinazioni e le coniugazioni basilari di quella lingua a me sconosciuta.
Mi mise a mio agio e dopo qualche lezione si era creato un rapporto di amicizia e complicità che mi permetteva di essere più sciolto. Anche a scuola andava meglio: il latino non rappresentava solo una lingua morta, ma una sfida con me stesso che dovevo vincere e i risultati cominciavano ad arrivare.
I primi mesi di lezione trascorsero in maniera tranquilla, tre volte a settimana mi recavo a casa di Daniela; un’ora e mezza, massimo due e poi tornavo a casa. Fino a quando la bella stagione non contribuì a far nascere in me una strana sensazione. Il caldo cominciava a farsi sentire e anche Daniela si era spogliata dell’imbottitura invernale che copriva tutte le sue forme, che invece l’abbigliamento primaverile, di certo più leggero, mi aveva concesso di vedere.
Era uno spettacolo, una terza abbondante di seno e un culo tondo e sodo facevano capolino dai vestitini leggeri che indossava col presentarsi dei primi giorni caldi. Una visione che avrebbe tormentato di li a poco molte delle mie notti da adolescente.
Le dedicavo tutte le mie seghe notturne. La sognavo, la desideravo e anche nelle ore trascorse con lei ero sempre eccitato. Diventava sempre più difficile nascondere quanto la desiderassi e il mio cazzo nelle mutande non voleva proprio starsene a riposo. Cosa che, credo, avesse notato anche lei. I miei sguardi si facevano sempre più ambigui e più peccaminosi, spogliando con gli occhi quella figura che nel mio immaginario era diventato un incubo, un’ossessione.
Via via che il tempo passava anche lei cominciava ad accorgersi del mio interesse e sfidava il mio uccello a prove sempre più ardue da sostenere. Cambiò anche il suo atteggiamento Daniela, che se nelle prime lezioni si era sempre seduta all’altro lato della scrivania, quando si accorse dei miei sguardi sempre più insistenti e bramosi cominciò a sedermi di fianco, accavallando le sue stupende cosce, coperte solo dall’ennesimo vestitino corto e super arrapante.
Non perdeva occasioni per mettere alla prova la mia resistenza, ormai era chiaro. Mi poggiava la mano sulla gamba, mi sfiorava le mani fingendo finto disinteresse, ma glielo leggevo negli occhi quanto le piacesse mettermi in difficoltà. Fino a quando, convintomi che non avevo nulla da perdere, cominciai a rendere palese il mio interesse per lei. Le facevo continui apprezzamenti sull’abbigliamento e sul suo aspetto fisico, cosa che non la lasciava indifferente. Ricordo che dopo uno dei tanti complimenti al suo fisico mi prese la mano, e mi guardò negli occhi sorridendo. Ero deciso a continuare su quella strada.
Da quel pomeriggio divenni molto più intraprendente fino a quando un giorno, sapendo che erano le ultime lezioni prima della fine dell’anno scolastico, divenni più sfacciato.
Eravamo come sempre l’uno affianco all’altra nel suo studio, io alle prese con la mia versione e lei attenta affinché non sbagliassi nulla. D’un tratto la solita scena si ripetette: Daniela mi appoggiò la mano sulla coscia, e si avvicinò sempre più al mio volto, controllando quello che scrivevo; non potevo farmi scappare l’occasione. Portai la mia mano sulla sua e la portai vicino al mio cazzo che mai come quel giorno era duro come la roccia, mi girai verso di lei e mi ritrovai a pochi centimetri dalla sua bocca. La voglia di affondare la mia lingua tra le sue labbra era tanta, ma decisi che dovevo aspettare ancora un po’, vedere dove sarebbe arrivata lei. Intanto con la mia mano spostavo la sua sempre più vicina al mio cazzo che non resisteva più nei pantaloni, mi faceva male talmente premeva sui jeans. Daniela non batteva ciglio, non era sorpresa di quanto stessi facendo, sembrava quasi impassibile e non sorpresa del mio nuovo atteggiamento, fino a quando, in un silenzio assoluto spezzato solo dai sospiri sempre più forti dell’eccitazione, non fu proprio lei a dirmi: “Finalmente ti sei deciso, ero quasi convinta che dovessi fare tutto io!”
A quelle parole non capii più nulla, un misto di eccitazione e felicità mi pervase completamente.
Cercai di non far trasparire in maniera eccessiva quelle mie sensazioni e con una calma apparente le dissi: “Si, Daniela, ormai sei diventata un’ossessione per me, e quei vestitini corti che metti di certo non mi hanno aiutato a farmi passare la voglia che ho di te. Hai molti anni più di me, abbiamo un legame di sangue e tutto questo mi ha frenato. Ma ora non ce la faccio più” e senza neanche farmi continuare si avvicinò con uno scatto e mi baciò, togliendomi il respiro. Le nostre lingue cercavano freneticamente l’altro, affannando il respiro e aumentando l’eccitazione ad entrambi. La sua mano, che avevo accompagnato sulla patta, ora era libera e si muoveva sul mio cazzo ormai vicino all’eiaculazione. Accertatomi della sua voglia feci altrettanto: scostai il suo vestitino risalendo con la mano dalla coscia alle sue mutandine, sentivo i suoi umori bagnare il tessuto e la cosa mi eccitava tremendamente, sentivo che a breve sarei venuto.
Prima che potesse accadere Daniela si staccò dalle mie labbra, spostò la mia mano ormai vicina alla sua fica e si alzò. Non sapevo cosa aspettarmi, mi guardava con gli occhi vogliosi di chi vuole essere scopata ferocemente. Si abbassò in ginocchio sulla mia patta e mi slacciò i cintura e pantaloni con una maestria mai vista prima, era a pochi centimetri dal mio cazzo, a separare la sua bocca dal mio uccello c’erano solo i boxer.
“Finalmente” pensai. Ma lei voleva vedermi soffrire. Le dissi: “Sbrigati, non ce la faccio più, fammi venire” e lei con una calma serafica mi rispose: “Non ancora cuginetto”.
Stavo scoppiando, lei si soffermava a leccare il cazzo dal boxer, lo baciava, lo toccava mentre io impazzivo ma lasciavo comandare lei.
Finalmente, si decise, abbassò l’elastico e mi liberò da quella tortura, in un solo colpo infilò il mio cazzo nella bocca, riuscì a prenderlo quasi interamente, fino alla gola. Una sensazione indescrivibile, una liberazione. La sua bocca era calda, bollente e si muoveva con esperienza, ogni volta che ero sul punto di venire lei si fermava. Vedevo, dalla mia posizione, la sua mano lavorare tra le sue gambe, e sentivo il suo respiro sempre più ansimante, spezzato, ogni tanto, da qualche mugolio di piacere che non facevano altro che aumentare la mia voglia di scoparla.
Dopo avermi portato allo sfinimento Daniela finalmente si decise, senza prendersi più nessuna pausa si concentrò sul mio cazzo, ormai colmo della sua saliva, e mi fece venire. Esplosi in un orgasmo liberatorio, urlai di piacere e le venni copiosamente sul viso, mentre alcune gocce del mio piacere caddero su quel vestitino blu che ormai la mia cugina troia aveva alzato fino alla vita.

Ero sfinito, e lei era ancora eccitata e vogliosa. Si sedette su di me, il mio cazzo ormai appagato era a stretto contatto con le sue mutandine inzuppate dei suoi umori, mi concesse un lungo bacio appassionato e mi disse: “Preparati, cuginetto, che tra un po’ toccherà a te soddisfarmi”.
Bastarono queste poche parole e il contatto col tessuto umido a farmi tornare in un forte stato di eccitazione. Quell’occasione doveva essere soddisfatta; la mia cugina, che mai avrei immaginato così porca, mi stava offrendo il suo corpo e già pregustavo il calore della sua figa di cui potevo sentire il profumo.

Mi prese per mano Daniela, e mi lasciai guidare da lei. Mi condusse nella sua camera da letto: uno spazio ben curato, non c’ero mai stato prima, ma l’ordine di quella stanza era maniacale. Il lettone al centro della camera era l’unica cosa che mi interessava. Presi la “mia insegnante” e mi posizionai dietro di lei, con le mani sui fianchi, alzando sempre di più quel vestitino che non nascondeva più quel suo culo statuario, che muoveva freneticamente con la smania di offrirmelo. In seguito a quella splendida visione ero già pronto a ricominciare, ma prima volevo gustarmi le sue forme. Cominciai a palparle tutto il corpo, prima i fianchi, poi il culetto per poi risalire verso quel seno che non avevo ancora esplorato. Era perfetto. Due tette sode e rotonde.
Decisi che era arrivato il momento di godermi tutto il corpo nel suo insieme. La spogliai completamente e mi persi a guardare quel suo corpo che tanto avevo immaginato. Era tutto proporzionato. I capezzoli rosa svettavano da quelle tette perfette e una figa bagnata e completamente depilata (a parte un piccolo ciuffo sulla parte superiore) attirò come una calamita le mie dita che cominciarono a muoversi su di essa.
Si sdraiò sul letto mentre tratteneva a se la mia mano che le offriva piacere, mugolava e non faceva nulla per evitare di farsi sentire. Un vantaggio di abitare da soli.
Tolsi anch’io la maglietta, eravamo entrambi nudi e pronti a soddisfare le nostre voglie. Non le bastava più la mano, si avvicinò all’orecchio e mi sussurrò: “adesso voglio anch’io la tua lingua, leccamela. Non aspetto altro”.
Non me lo feci ripetere due volte, volevo soddisfarla e i suoi mugolii non facevano altro che aumentare esponenzialmente la mia eccitazione. Mi dedicai ad leccare e succhiare la sua figa bagnata, sentivo quell’odore acre avvolgermi completamente. A Daniela piaceva e non lo nascondeva, chiudeva le gambe stringendomi a se e contraeva il ventre, stava godendo ed io ero soddisfatto di procurarle piacere.
Non le sentivo pronunciare alcuna parola se non continui “Oh siiiii, continua così!!!, non ti fermare!!”

Stavo arrivando di nuovo al limite, ero eccitato e volevo immergermi nel suo corpo, ma lei era stata così brava prima e non potevo venir meno. Mi aveva fatto venire con la bocca e io volevo fare altrettanto.
Fu lei a fermarmi. Mi prese per le spalle e mi disse: “Ok, può bastare, ora ti voglio dentro di me, fammi sentire il tuo cazzo”. Detto questo mi fece sdraiare e si mise a cavalcioni su di me. Prese il cazzo in mano e dopo aver appoggiato la punta alle sue labbra carnose si lasciò penetrare. Fu una sensazione indescrivibile. Mi fu facile entrare in quella figa completamente bagnata e dilatate e lei cominciò a muoversi su di me, mordendosi le labbra dal piacere.
“Sono una puttana, dimmi che sono una puttana” – mi ripeteva- ed io incoraggiato dalla sua libidine obbedivo ad ogni suo comando.
“Sei una troia – le dicevo- sei la mia cugina troia, ti ho dedicato tutte le seghe degli ultimi mesi ma non ti immaginavo così porca”.

“Anche io sognavo di essere scopata da te, e da tanto – diceva alternando le parole tra acuti e sospiri – il mio cuginetto è cresciuto e adesso mi sta chiavando come piace a me.. mi ripeteva.

Il piacere era tanto; i nostri corpi erano sudati e avvinghiati in una danza sensuale che ci stava portando all’esplosione finale.
Ero sotto di lei, mi alzavo ogni tanto per morderle quel seno pieno e sodo, salvo poi essere spinto di nuovo sul letto da lei che voleva comandare e cavalcare sul mio cazzo. Le davo qualche pacca sul culo, ogni tanto, e ogni schiaffo le procurava un gridolino di piacere che mi eccitava ancora di più.
Stanco di quella posizione la scostai da me, la feci appoggiare alla spalliera del letto e da dietro continuai a stantuffarla alla pecorina.
“Sei un maiale – mi diceva mentre muovendo i fianchi avanti e indietro facilitava la mia penetrazione – sei un maiale e sei solo mio, giuramelo”.
Io preso dall’eccitazione e totalmente coinvolto dalla mia maestra le dicevo: “Si, sono solo tuo, e tu sei solo mia”
La sua risposta fu un lunghissimo e acuto “Siiii”
Stavo per venire e non potevo fare niente per trattenermi. Lo dissi alla mia troia che con una voce flebile e quasi innocente mi disse” Si, vienimi dentro amore mio”.
La girai nella posizione del missionario, volevo vederla in faccia e volevo che lei facesse altrettanto mentre liberavo dentro di lei tutto il mio sperma. Bastarono pochi colpi e le inondai la figa con il mio seme, tra le sue grida di piacere.
Restammo abbracciati e sfiniti a goderci quel momento di estasi.
Ci baciammo come due fidanzatini senza alcuna voglia di staccarci. Sentivo il suo respiro affannato che riprendeva i suoi battiti. Ci guardammo negli occhi e ci lasciammo andare ad un sorriso liberatorio.

Dopo quel giorno furono tanti i momenti trascorsi con Daniela che, qualche settimana dopo, per la mia promozione e l’ottimo voto finale di latino decise di farmi una sorpresa…
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