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Scambio di Coppia

Gita in gommone


di Astri
26.10.2018    |    18.658    |    13 9.4
"Poi prese a levarsi il perizoma lentamente, guardandoci dritti negli occhi, in gesto di sfida, o di invito, o di superbia, di irraggiungibile sprezzo, ..."
Il ronzio si fece mano a mano più nitido.
Ci fu chiaro che si stava avvicinando.
Doriana si sollevò stancamente dal telo da mare, intorpidita dal sole del primo pomeriggio. Si mise a sedere e con un tocco leggero mi invitò a far altrettanto. Il gommone rosso pallido era sempre più vicino, sopra vi erano un uomo ed una donna. Provai un senso di fastidio, di intimità violata, come se quell’ angolo di paradiso, che nella lunga spiaggia “Rena Bianca” di buona mattina ci eravamo conquistati, dovesse rimanere unicamente nostro.
Si fermarono ad una decina di metri dalla riva, discesero dalla barca e, percorsi i pochi metri che li separavano dalla battigia, ci furono davanti.
Lui sui trentacinque anni, i capelli corti, brizzolati sulle tempie, gli occhi verdi e svelti che contrastavano sulla pelle arrossata dal sole, il fisico asciutto. Lei appena dietro lui, come a non voler interferire nel colloquio che stava per iniziare; bionda, i capelli una coda sospesa in aria, gli occhi chiari e miti, non più giovane, ma desiderabile.
Mi alzai in piedi, per accogliere gli inopportuni visitatori. Doriana fece altrettanto, mostrando il florido seno che gli ampi ed assonnati capezzoli rendevano ancora più grande.
Michel si riavvio i capelli e regalandoci un sorriso amichevole ci salutò. L’accento francese conferì al saluto un sapore esotico, di mistero. Lo sguardo vispo, che alcune rughe intorno agli occhi rendevano fascinoso, ci scrutava. “Magnifico posto non è vero?” continuò.
Il disappunto per l’imprevista interferenza lasciò presto il posto alla curiosità; ci presentammo allegramente, come se l’incontro avvenisse ad una festa, in modo prestabilito; Angelique sorrise tendendomi la mano, “Teodoro, Teo” dissi.
Ci concedemmo una sincera e divertita conversazione, incredibilmente aperta e disinvolta. L’atmosfera era piacevole, sembravamo due coppie di vecchi amici, che si trovano a trascorrere una vacanza insieme, liberi dagli assilli della vita quotidiana.
Michel ci guardava dritti negli occhi, con il suo sguardo furbo e penetrante, indugiava particolarmente su Doriana, a cui non faceva mancare generose occhiate al seno. Angelique era più dimessa, la scarsa conoscenza della lingua non le permetteva la scioltezza nelle battute del compagno, ma appariva ugualmente affabile e gioviale.

“Perché non venite a fare un giro con noi” ci invitò Michel dando l’ennesima sbirciata alle tette di Doriana. Lei mi guardò con fare interrogativo e indeciso, poi approvò sorridendo: “Perché no?”. Io e Michel lanciammo all’unisono un urlo di contentezza.
Raccolte le nostre cose e percorsi i pochi metri d’acqua, Doriana ed io salimmo allegri ed eccitati sulla barca dei due sconosciuti.
Il motore riempì l’aria, e lentamente uscimmo in mare aperto.
In barca continuammo a chiacchierare, deliziati dalla situazione curiosa ed intrigante che si era venuta a creare, in quella calda giornata di fine agosto; ci sorridevamo complici, sembrava essere tutto straordinariamente inebriante; Michel insisteva nell’osservare Doriana, le sorrideva con desiderio e mi guardava complice. Io ammiccavo dando segno di intesa. Il vento a raffiche ci scompigliava i capelli, la salsedine ed il sole ci asciugavano la pelle, intorno il mare era smeraldo e blu.
Doriana decise di arroventare oltremodo la situazione, e con piccoli movimenti delle cosce, fece finire il lembo del già ridotto perizoma in mezzo alla vagina. Una vampata di calore mi inondò le guance.
Angelique teneva il timone ed ora spingeva l’imbarcazione a discreta velocità; Michel, decisamente arrapato, le si avvicinò, e con un gesto repentino le tolse il reggiseno e lo lanciò in alto con un grido, beccandosi i suoi improperi seccati. Io e Doriana ridemmo di quel gesto e Michel incentivato dal nostro atteggiamento le si avvicinò ancora e dandole un bacio le scosto la mano che nascondeva i seni alla nostra vista, lei oppose una lieve resistenza ed alla fine cedette, a quel bacio, a quel gesto inconsueto e trasgressivo. I capezzoli ancora intirizziti,sbucavano bruni sulla pelle dorata.
Dopo un’ ora di navigazione avvistammo un piccolo scoglio, entrammo nella caletta che ci offriva e calammo l’ancora. Era deserta, e l’acqua cristallina sembrava chiamarci a gran voce. Fu a quel punto che Doriana propose: “Perché non facciamo il bagno nudi?”. Io e Michel accogliemmo la proposta con un boato ed in meno di un secondo ci levammo il costume; una sensazione di freschezza avvolse le palle e l’uccello, da tempo turgido, e mi pervase il corpo.
Anche Michel aveva l’uccello duro, svettava a mezz’aria con la cappella scoperta, le palle raccolte e sollevate. Doriana esclamò divertita “Angelique, guarda questi due maiali!”. Poi prese a levarsi il perizoma lentamente, guardandoci dritti negli occhi, in gesto di sfida, o di invito, o di superbia, di irraggiungibile sprezzo, mentre sembrava dire: “Guardate, guardate la mia figa, porci maiali, vi piace vero? La volete godere? Su ditemelo! Mangiatemi con i vostri occhi, fatemi sentire i vostri sguardi, assatanati e penetranti”.
Michel non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, era magneticamente attratto dal suo pube, una striscia di peli cortissimi e biondo cenere percorrevano il suo basso ventre, fermandosi ad un dito dalla convergenza delle grandi labbra, completamente glabre e leggermente dischiuse. Completamente frastornato si rammentò di Angelique, sempre seduta di fianco al timone, cercò di allontanare per un attimo il violento turbamento che stava stordendo i suoi sensi, ed assunta un espressione dal contegno appena decente, si girò verso di lei, si inumidì le labbra prive di saliva, ed accennando un sorriso la invitò ad imitarci, a levarsi lo slip. Angelique fu cordiale ma ferma nel opporre il proprio rifiuto. Non ci fu il tempo per una replica, Doriana fatti due passi si tuffò in acqua. Michel fece immediatamente la stessa cosa. Angelique ed io ci guardammo, la presi per una mano ed imitammo i nostri compagni.

Mi lasciai andare giù, svuotando il fiato più che potevo; sentii lo spegnersi di un incendio su tutto il corpo, l’acqua cristallina, mi avvolgeva completamente, ogni parte del mio corpo, ogni millimetro della mia pelle era pregno dalla sua carezza, di botto sentii spegnersi l’arsura del sole, del vento, della salsedine e di quel torbido e sconvolgente eccitamento. Acqua, fresca, trasparente, rigenerante, materna, consolatrice, appagante, azzurra, violenta, vera, reale, tangibile, semplice e vitale. Da sotto vedevo i piedi, le gambe, i corpi dei miei compagni di gita, vedevo il fluttuare delle loro membra, la produzione continua di bolle, ed il cielo sopra di loro. Mi sembrava di non appartenere a quella situazione, di essere un estraneo che stava assistendo ad un film in un cinema di periferia, la domenica pomeriggio, solo, in ultima fila, solo, distante. Ad un certo punto pensai che sopra c’era la mia donna, insieme a due estranei, di cui non sapevamo niente, non sapevamo chi erano, da dove venivano, che cosa facevano, perché erano lì, che cosa volevano, dove ci avevano portato, dove ci avrebbero portato. Un moto di panico prese consistenza in me; emersi più velocemente possibile, un orizzonte di schiamazzi e di allegria mi sommerse nuovamente, tutto tornò come prima.
Giocammo a schizzarci l’acqua in faccia vicendevolmente, facemmo tuffi, torsioni ed incontri subacquei, ci tiravamo per i piedi spingendoci giù, oppure spingevamo la testa del malcapitato di turno sott’ acqua, per poi scappare di qualche bracciata e farsi acciuffare, iniziando nuovamente il gioco come vittima. Continuavamo a ridere e giocare, sfiorandoci, toccandoci sentendo in continuazione il palpitare dei nostri corpi.
Angelique fu la prima a risalire sul gommone, io feci due bracciate allontanandomi da Doriana e Michel che continuavano il loro chiassoso gioco. Mi distesi a morto, il cielo era turchese, nemmeno una nuvola, mi sembrava impossibile divertirmi così tanto, vivere delle emozioni così travolgenti, in un posto che doveva essere simile al paradiso.
Chiusi gli occhi per qualche istante, le risa furono un eco coperto dal leggero sciabordio dell’ acqua nelle mie orecchie, il sole mi scaldava il viso e la pancia, l’acqua mi rinfrescava la nuca e la schiena, di nuovo solo, distante da tutto e da tutti, solo, un’ altro io, un’altra dimensione, un’altra realtà. Pensai a quello che stavo vivendo, a come era iniziata la giornata, la partenza da casa al mattino presto per godersi le migliori ore di sole, a quello strano incontro, a come sarebbe stato l’epilogo. E se fosse già tutto finito? Adesso saliamo sul gommone e ci riportano indietro, ci salutiamo da buoni amici scambiandoci gli indirizzi, e promettendoci improbabili incontri ci lasciamo. E se fosse già tutto finito? Mi colse l’ansia. Ripresi la posizione eretta sentendo il fresco dell’ acqua sulle parti del corpo riscaldate dal sole che splendeva in mezzo al cielo, e di nuovo prono, nuotai verso Doriana e Michel.
Li vidi che proseguivano con i loro giochi, gaudenti ed ebbri di piacere, decisi di avvicinarmi piano; quando fui poco distante mi immersi, per poterli guardare senza essere visto. I due corpi nudi continuavano la loro danza giocosa, fatta di spruzzi, abbracci, rincorse; i seni di Doriana erano due palloni bianchi che la forza di gravità trasportava inevitabilmente verso l’alto, Michel con la scusa di un’ improbabile lotta li prendeva tra le mani, godendone la morbidezza e gustandosi i capezzoli, due mignoli sbocciati dall’aureola, quasi scomparsa e raggrinzita, contemporaneamente ne approfittava per strusciarle sulle natiche il pene.
Riemersi di fianco a loro e gareggiammo per arrivare prima alla nostra imbarcazione.
Facemmo vincere Doriana che si arrampico sul bordo del gommone per salirvi; l’impresa riuscì a meta, e lei rimase con le chiappe in aria, io e Michel osservavamo lo spettacolo: per darsi la spinta necessaria a salire Doriana sollevava ed allargava le gambe, la vagina completamente in mostra; le piccole labbra, di un rosa chiaro, si dischiudevano sulla fessura buia, appena sopra anche l’ano si esplicitava davanti a noi, il suo bordo rosa scuro era leggermente rigonfio. “Ti aiuto” disse Michel con un filo di voce, le mise il palmo della mano sulle chiappe, ma non riuscì a resistere e due dita gli scivolarono dentro la vagina. Il ditalino inaspettato fece mollare la prese a Doriana, che con un urlo di meraviglia scivolò in acqua. Riemerse ridendo e schizzo nuovamente acqua in faccia a Michel.
Guadagnai l’imbarcazione e vidi Angelique che,seduta al solito posto, aveva assistito alla scena, manifestando il suo divertito dissenso con lievi cenni del capo. Ero completamente eccitato, il mio membro era durissimo, la guardai attraverso la maschera che la situazione mi aveva regalato: senza saliva, gli occhi sottili, il respiro affannato, il labbro superiore leggermente alzato. Mi avvicinai deciso verso di lei, la cinsi con il braccio sinistro mentre con la mano destra le presi in mano il seno. Avvicinai la mia bocca già aperta alla sua e riuscii appena a sentire l’umido delle sue labbra perché girò il viso; mollai la presa sul seno e con la stessa mano le serrai il mento, che girai nuovamente verso di me. Oppose una debole resistenza, che la mia determinazione e forza vinsero senza problemi, e le infilai la lingua in bocca, profanandola, possedendola con violenza. Le sue labbra erano scomparse dentro la mia bocca, quasi come per mangiarle, mentre la lingua continuava frenetica la sua perlustrazione. Non ebbi risposta da lei, la sua lingua era inerte ed il suo viso non aveva smesso di opporre resistenza, nel tentativo di sottrarsi al violento bacio.
“Non ti va, vero?” le dissi, staccandomi dal suo viso e lasciando la presa con la mano. “Je ne sais pà” mi rispose, abbassando la testa, forse dispiaciuta.
Alzai lo sguardo e vidi Doriana alle prese con un nuovo tentativo di salire sulla barca, metà del suo corpo era su bordo del gommone, le natiche sollevate dall’acqua dovevano mostrare più o meno lo stesso panorama di prima, lo lessi dallo sguardo ipnotizzato di Michel.
Mi avvicinai a lei che mi guardò con fare inquisitorio e insospettito, smettendola per un attimo di agitare le gambe, senza dire una parola mi abbassai e le misi il pene davanti alla bocca. Lo prese in bocca immediatamente, lo succhiò voracemente, emettendo fievoli gemiti, ingoiandolo senza risparmiarsi aiutata dalle mie lievi spinte. Michel vedendo la scena mise entrambe le braccia sul bordo del gommone e la sua faccia sparì fra le cosce della mia compagna. La stava facendo godere, lo capii dal movimento della bocca, che si era fatto più lento e profondo sul mio uccello, accompagnato da gemiti forti e frequenti.
Fui sull’ orlo dell’ orgasmo in breve e mi staccai per continuare la scopata in altro modo. Doriana guadagnò l’imbarcazione aiutata da Michel, si sedette dal lato opposto del gommone e quando egli vi salì se la vide di fronte, le cosce spalancate, le mani che allargavano le grandi labbra della vagina. Michel la guardò e Doriana disse solo” vieni”. Tuffò nuovamente la faccia nella sua figa e la mia donna, si prodigo nella produzione di rumorosi gemiti e lussuriosi inviti: “Sì! Dai! Leccami!” ed ancora “così, bravo, fammi godere”. Io nel frattempo le succhiai avidamente i grossi capezzoli e le infilai la lingua in bocca, gustandomi i suoi orgasmi.
In una delle rare pause dai miei baci vide Angelique seduta sul lato corto vicino al motore, quindi fermò Michel con un gesto della mano, si alzò in piedi, si diresse verso di lei, la abbracciò e la baciò con passione. Angelique si lasciò completamente andare, si baciarono come si baciano due innamorati che non si vedono da molto tempo, abbracciati saldamente, carezzandosi la schiena e le spalle con dolcezza e desiderio, occhi negli occhi, le bocche che continuavano a cambiare posizione, perfettamente combacianti, le teste che si inclinavano, ora a destra, ora a sinistra, i seni schiacciati gli uni contro gli altri.
Si scostarono, dopo un tempo che sembrò interminabile affannate, sorridenti, compiaciute.
Doriana iniziò a leccarle i seni, la lingua fuori dalla bocca percorreva le colline di Angelique, soffermandosi sui capezzoli che succhiava con schiocchi ripetuti, poi scivolò giù per il suo ventre, scostò appena il costume ed iniziò a gustare la figa.
Angelique era completamente travolta dalla passione, gli occhi chiusi, la testa reclinata indietro, le braccia stese dietro le spalle per sorreggersi, il respiro corto.
Doriana era in posizione di pecorina, con le gambe divaricate; Michel ne approfittò per continuare a leccarla e la sua lingua penetrò Doriana direttamente nell’ano. Io accarezzai i seni di Angelique e seduto di fianco a lei iniziai a Limonarla. Questa volta il bacio fu generosamente ricambiato.
Michel staccò la lingua da Doriana e sollevando il busto iniziò a scoparla. Lei smise di leccare Angelique, ed io ne approfittai per metterle il mio cazzo dentro. Doriana a carponi, sotto le spinte di Michel si affiancò a me ed Angelique, mettendo i seni sul bordo della barca, dove Angelique posava le chiappe; io e Michel così eravamo praticamente di fianco. Ci guardammo eccitati , una smorfia animalesca tracciava il nostro fiso, gli misi una mano sulla chiappa e lo invitai a sbattere più forte la mia donna. “Sbattila, sbattila forte questa troia, falla godere che non vuole altro!”. Michel la chiavò con forza, mentre Doriana aggiungeva piccoli urli a forti gemiti. Ci fu un istante in cui facemmo gara a chi sbatteva più forte la donna dell’ altro: un colpo io, un colpo te, uno più forte io, uno più forte tu.
Michel emise una serie di rantoli ravvicinati, tiro fuori l’uccello dalla vagina della mia compagna e le inondò una chiappa di sborra. Il cazzo dopo pochi istanti perse di consistenza, ed ancora gocciolante finì in bocca di Doriana, che nel frattempo si era girata, e che si gustò le ultime lacrime di sperma.
Sentii una vampata di calore partirmi dalle palle, salirmi sulla schiena, trapassarmi il corpo ed esplodere dai capezzoli, in quell’ istante, venni abbondantemente sul ventre di Angelique. Doriana che non si era persa la scena mise la faccia in mezzo alla mia sborra, leccandole golosamente la pancia ed il pube, dove un rigagnolo di liquido era disceso.
Ci accasciammo esausti e paghi a terra. In lontananza il rumore di un motore.

Il ronzio si fece mano a mano più nitido.
Ci fu chiaro che si stava avvicinando.
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