L'occasione fa l'uomo...............

Circa 3 anni fa, sono stato costretto a rimanere alcuni giorni in ospedale, a causa di un incidente stradale. Come si può ben immaginare la mia sessualità, sempre calda, non si è potuta esprimere durante le numerose visite che la mia fidanzata di allora mi faceva. Anche lei, da gran porca e lussuriosa qual è, ad ogni visita sembrava soffrire per la mancanza di contatti carnali, ad esclusione, non certo appaganti, dei rari momenti in cui potevamo scambiarci qualche timido bacio. Confessandomi di avere la ficona in fiamme, lei se ne andava ogni volta, completamente fracida ed aggiungeva che sarebbe corsa a casa a farsi un ditalino liberatorio. Io rimanevo così con l'uccello in tiro assorto nei pensieri di Ale che si sgrillettava. In poche parole, per me quei giorni erano "giorni di astinenza forzata", con tanta eccitazione repressa.
Ma ciò non accadde, sopratutto grazie a Mara, la giovene infermiera del reparto di ortopedia presso cui ero ricoverato.
Ogni qualvolta che la mia fidanzata se ne andava, notavo che Mara passava spesso con la scusa se avessi bisogno di qualche cosa, e allo stesso tempo constatava la mia erezione del mio "pisellino" assatanato. E non era semplice nasconderlo, dato che Mara aveva sempre un atteggiamento molto particolare, per non parlare poi del suo camice sapientemente sbottonato che bei in risalto metteva le sue tette. L'occasione che si venne a creare certamente non fui io a crearla, tanto che ne rimasi profondamente sbalordito prima di gettarmi a capofitto su Mara. Quella mattina avrei dovuto fare degli esami e prooprio Mara venne a prendermi per accompagnarmi in laboratorio. Il ritardo del primario, la nostra solitaria presenza, e la sicurezza di non essere disturbati, scatenarono in lei una molla di desiderio irrefrenabile. Si spogliò nuda e come un fulmine mi tolse il pigiama, nudi uno di fronte all'altra ci accarezzammo i corpi tremanti dal desiderio, la mia mazza si indurì e ingrossò talmente tanto che Mara, come magneticamente attratta, posò su di essa dapprima lo sguardo e poi le mani e la bocca. Fu un pompino liberatorio, come un'esperta troiona saltellava con la lingua sul fremulo in fiamme, sulla cappellona e su tutta l'asta turgida. Le sue labbra carnose poi si chiusero come petali sulla mia nerchia, cominciando a ciucciare come una furia. Stressato dal desiderio di sborrare, giunsi presto al punto di non ritorno e, mentre lei ansimava dallo sforzo, gemendo animalescamente le scaricai in gola un vero torrente di sborra calda e schiumosa che Mara golosamente bevve. Il sentire arrivare il primario ci impedì di proseguire oltre. La stessa mattina firmarono le mie dimissioni dall'ospedale. Da quel giorno non rividi più Mara, ma ora mi rode un doppio pensiero: cercarla e riprendere il discorso interrotto o confessare tutto alla mia fidanzata.
Da 3 anni ancora non sono giunto ad una conclusione!