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Storia di una metamorfosi da cornuto a trav


di felicecocco
07.01.2022    |    1.065    |    4 9.7
"La donna che amavo di più al mondo, quella per cui avrei dato la vita mi aveva tradito, e non era una cotta passeggera, aveva amato l’altro e si era fatta..."
Sono sicuro che la mia storia può essere comune a tanti altri che leggendo vi si ritroveranno. E' la storia di un uomo innamorato così tanto della sua femmina, che ha voluto diventare come lei, provare quello che provava lei. Ammiravo così tanto la sua femminilità, le sue forme, che ho fortemente desiderato immedesimarmi.
Il mio percorso di femminilizzazione è cominciato così.
La prima volta non fu facile capite. Devo dare atto al detto popolare che dice che le corna fanno male solo la prima volta, poi non le senti più, ed è stato proprio così anche per me. Ma quella volta fu veramente difficile, forse per il fatto che fu proprio la mia sposa, presa da un inspiegabile senso di colpa a scaricarmi il suo pesante fardello sulle spalle (anzi sulla testa). Lo fece in una notte d’amore mentre ero dentro di lei e le stuzzicavo la fantasia sussurrandole mentre la scopavo se le fosse piaciuto avere un altro uomo vicino. Mentre io fantasioso ed ignaro la prendevo giustamente nel nostro talamo nuziale, lei si bloccò di colpo ed immobile mi disse:
- DEVO DIRTI UNA COSA…
Inutile dire che quella strana frase detta mentre stavo arrivando al culmine del rapporto bloccò anche me. Uscii da lei incuriosito, ma anche un po’ preoccupato le chiesi cosa la turbava, ma in testa mi balenò il sospetto che quella frase buttata lì mentre stavamo facendo l’amore riguardasse qualcosa di molto serio tra noi. Lei rimase a lungo silenziosa, mentre nella mia mente passavano i pensieri più preoccupanti, per caso voleva lasciarmi? O peggio aveva qualcosa da nascondermi? Certo con il corpo perfetto che si ritrovava, la pelle liscia, il viso bellissimo da Santa e due seni enormi che riempivano qualsiasi tipo di camicetta sapevo che era costretta a subire continue avances da quasi tutti gli uomini in età fertile, ma mi amava ed io amavo lei alla follia. No c’era qualcos’altro, e pian piano il pensiero si avvicinò lento ed inesorabile come la camminata di un gatto che si avvicina alla preda. Forse … forse aveva a che fare con il suo collega, si quello sposato, avevo notato che ultimamente mi parlava spesso di lui, dei lavori che facevano insieme, ma anche delle confidenze che lui le faceva circa la sua famiglia quando erano in pausa.
Pensai: ma nooo dai cosa centra non può essere lui.
Era più vecchio di noi di oltre una decina di anni aveva anche la pancia, insomma non proprio un figo irresistibile, non lo consideravo certo un rivale in amore. Qualche segnale c’era stato in precedenza, ed un sabato pomeriggio mentre ero al lavoro lui era venuto a trovarla a casa nostra, ma ancora una volta non ci avevo dato peso. Tuttavia una scarica di adrenalina mi fece battere il cuore così forte che si sentiva il rumore. La fucilata arrivò improvvisa come un fulmine in una giornata di sole, lei se ne uscì con una frase:
-amore ti ho tradito mi dispiace.
Co…come balbettai, con chi? Ma conoscevo la risposta, mentre un calore al basso ventre mai provato prima mi aveva paralizzato il corpo tranne il cuore che pulsava fuori giri. A onor del vero avevo provato quella sensazione quando ai tempi della scuola udivo pronunciare il mio nome tra quelli interrogati a sorpresa. Iniziò un interrogatorio al quale lei rispondeva a monosillabi tanto era preoccupata della mia reazione. Era lui? Dopo un lungo silenzio arrivò la seconda fucilata.
Si era lui. Ma noo dai non è possibile, ma sarò successo per sbaglio, magari solo una volta.
-No, rispose lei un po’ contrita è da prima che ci sposassimo. Mamma mia erano passati cinque anni, cinque anni di tradimenti e sotterfugi ed io cornuto non mi ero accorto di nulla, le mie gambe erano di gelatina, ma una nuova strana emozione si era impadronita di me, stranamente contro tutte le leggi della natura e della morale, non mi stavo arrabbiando, non mi stavo alzando dal letto per lasciarla li nuda e buttare le prime quattro cose che mi capitavano per le mani in una valigia e andarmene. No mi stavo semplicemente eccitando il cazzo era diventato di marmo, la mia mente diceva di alzarmi e andarmene, il mio corpo di prenderla subito perché era ancora più bella ed eccitante. La baciai in bocca teneramente e profondamente, la sua espressione era cambiata era più serena, si era tolta un peso che le gravava da anni, la volli subito completamente, era li ed era mia. Entrai in lei di prepotenza con una foga nuova più prorompente, le dissi:
-SEI UNA PUTTANA.
A quelle mie parole sentii improvvisamente la figa spalancarsi ed inondarsi di fluidi di piacere. Entrambi per motivi diversi eravamo eccitati come mai prima. Si sentiva il rumore dei bacini che si sbattevano ed rumore del cazzo sua vagina allagata. Dimmi che sei la mia troia gridavo,
-SII SONO LA TUA TROIA ed io cosa sono allora? -UN CORNUTOOO rispondeva lei sempre più eccitata. Quella notte venimmo in simultanea, violentemente, entrambi persi in una emozione del tutto nuova e sconosciuta fino a giacere esausti ed innamorati più di prima e quello fu l’inizio della mia tortura.
I giorni successivi alla sua confessione furono i più difficili, passata la scossa di adrenalina del momento, mi ritrovai a fare i conti con la realtà. La donna che amavo di più al mondo, quella per cui avrei dato la vita mi aveva tradito, e non era una cotta passeggera, aveva amato l’altro e si era fatta amare. L’aveva seguito nella sua casa, si era lasciata spogliare, immaginavo lui che le toglieva i vestiti e li riponeva sulla stessa poltrona che usava sua moglie, poi pensavo ai loro visi che si avvicinavano e le bocche che si univano con passione e voracità, le mani di lei che si infilavano bramose sotto la sua camicia aprendo i bottoni ad uno ad uno per sentire la sua pelle a contatto con i suoi seni. Mi sembrava di vedere lui che dopo averla spogliata completamente, tranne forse le autoreggenti per non rubare secondi preziosi ai loro incontri furtivi, la distendeva sul suo talamo nuziale, la prendeva e la faceva sua e non più mia. E ancora, lei che circondava le sue reni con le gambe per farlo entrare più dentro, come faceva con me, ma solo da poco tempo, la lingua di lui dentro la bocca ad esplorare ogni angolo e a riempirla come le riempiva il sesso con il suo membro eccitato, turgido e traditore. Solo alcuni maschi possono comprendere la tempesta di emozioni che mi passavano per la mente, provavo un turbinio di sentimenti:
Tristezza per la mia situazione di cornuto, lo spauracchio di ogni uomo sposato,
Vergogna sicuramente tutti i colleghi sapevano di loro, e forse anche qualcun altro, magari le sue amiche intime.
Quante volte avevo riso con i miei amici quando venivamo a sapere di qualche conoscente che veniva cornificato magari ingenuo ed ignaro.
Impotenza per non essere riuscito a non farla violare da un altro, ma contemporaneamente ogni volta che pensavo a loro il mio corpo mi tradiva, le guance si facevano rosse, le gambe molli ed il cazzo contro ogni mio desiderio si gonfiava, e si innalzava prepotente annullando completamente ogni mia forza di volontà.
Qualche giorno dopo sempre con questi pensieri che non mi davano tregua, rientrai a casa prima di lei, dentro di me covava la voglia di lasciarla, di prendere le mie cose e dirle addio, passai accanto alla sua foto sorridente con i sui denti perfetti e bianchi che facevano contrasto con il rosso vivo delle labbra, era semplicemente meravigliosa, in casa aleggiava il suo profumo, ogni oggetto mi segnalava la sua presenza, si era fatto tardi e non era ancora rientrata (lavorava molto poverina più del normale orario, ma adesso SAPEVO il perché, entrai nel bagno, e vidi a terra in un angolo le sue mutandine arrotolate e lasciate in fretta al mattino per correre al lavoro, sullo stendino appesi con cura c’erano i suo collant stesi a prendere aria, neri velati, due paia color castoro tutte lucide, e le eccitantissime autoreggenti dal bordo merlato.
Sopra la lavatrice invece c’era il reggiseno marrone tutto ricamato, gettato di fretta a rovescio con le coppe aperte grandi che palesavano la dimensione del suo generoso e prorompente seno che mi aveva regalato momenti indimenticabili. Come ipnotizzato da quegli indumenti setosi, invitanti e da sempre oggetto di desiderio di noi maschietti, presi con entrambe le mani il reggiseno come se stessi palpandola di dietro lo portai al viso immergendo il naso in una delle sue coppe e assaporai la sua essenza di donna ed il suo profumo, e compresi…
Io non sarei mai stato capace di rinunciare alla sua presenza, alle sue risate, al suo corpo così bello e femminile e SI, avrei accettato tutto da lei anche che qualche volta fosse di un altro pur di averne un po’ per me. Una voce interna mi diceva che era giusto così, che lei era troppo bella per un solo uomo, e poi effettivamente non mi aveva mai trascurato era riuscita a gestire la situazione con disinvoltura, era riuscita ad amare marito e amante senza far mancare nulla a nessuno dei due. Capii che ne lei ne io potevamo arginare questo fiume con le nostre mani, bastava lasciarsi andare ed accettare la situazione senza drammi, mi resi conto che eravamo fati uno per l’altra lei bellissima ed un po’ puttanella, io adorante e mansueto, totalmente dipendente da lei.
Immerso in quella stanza da bagno circondato dai suoi indumenti intimi che solo io (ed il suo amante) potevamo gustare, mi sentivo come Pinocchio nel paese dei balocchi, fissai con desiderio le sue calze immaginando le innumerevoli volte che l’avevo ammirata nell’indossarle o toglierle con una femminilità tutta sua, chiusi gli occhi, inizia ad accarezzare il pene e pensai a loro, ai loro aliti che si mescolavano quando si baciavano, ed al suo corpo sponsale violato e profanato da un altro uomo…
e venni, venni con una intensità mai provata prima e godendo forse di più di quando facevo l’amore con lei. Avevo goduto così forte che faticai a ripulire bene gli schizzi letteralmente sparati, appena in tempo per sentire il rumore della chiave sulla porta. Era lei che rientrava, un po’ tardi per la verità rispetto al suo normale orario di lavoro, ma ora non era più un problema, mi salutò radiosa come sempre con un affettuoso bacio a stampo sulle labbra, il suo alito sapeva di sigaretta e di liquirizia, ed era il profumo più buono del mondo.
Corse a farsi la doccia dopo la lunga giornata di lavoro, io nel frattempo andai in cucina ad imbastire la cena per due felice e consapevole del mio nuove ruolo nella nostra coppia.
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