Prime Esperienze

Giovane Lilly


di Liliana1980
21.09.2021    |    11.759    |    47 9.9
"Mi misero in macchina, tranquillizzandomi che quello che era accaduto, era tutto normale..."
Cari amici e amiche, per prima cosa vorrei presentarvi la protagonista dei miei racconti, Lilly.
Sicuramente avrete capito che sono io, il nome deriva dal nome Liliana, anche se altri mi chiamano Liana, cmq la protagonista è Lilly.
Bene mi sono presentata, ora vorrei cominciare col raccontarvi quello che mi è accaduto negli, anni della mia gioventù, cosi potrete cominciare a conoscermi.

Non nascondo di aver fatto i vari giochetti tipici di quell’età
Medico paziente con i miei cuginetti e cuginette, che credo tutti i ragazzini/e provano.
Oppure
“dai fammela vedere che io ti faccio vedere il mio”.
Fino alla domanda.
“ma tu come fai a fare la pipì.
Per non parlare di fare da arbitra per decidere chi faceva la pipì più lontano.
Per finire con la domanda più stupida
“ma a te manca un pezzettino?”.
Altro non ricordo.
No un momento, qualcosa c’è stato, quell’anno andai in campagna dagli zii.
C’era un ragazzo più grande di noi.
Ricordo che mi prese di mira, qualsiasi cosa facessimo lui voleva sempre essere accoppiato con me.
Si giocava marito e moglie, io ero sua moglie.
Si giocava al dottore, io ero la sua infermiera o meglio a sua paziente.
Si giocava nascondino, lui veniva a nascondersi con me, ed era molto difficile, se non impossibile trovarci.
Non riuscivo a capire il perché di questo suo interesse per me, non mi vedevo per niente bella, anzi a dir la verità, le mie cugine lo erano di più, oltre che ad essere più grandi di me, ma lui niente, voleva me.
Sia chiaro non mi dispiaceva, anzi, oltretutto era un bel ragazzo.
Solo poi, quando capii cosa era il sesso, mi resi conto del perché.
Anche se ero la più giovane, fisicamente sembravo più vecchia, il merito andava allo sport che praticavo, ginnastica artistica, vezzo di mamma, lei era stata una ginnasta parecchio quotata in Spagna, voleva seguissi le sue orme, ma a me lo sport che mi piaceva di più era il nuoto è la pallavolo, che praticavo di nascosto, mamma diceva che mi faceva sembrare un maschiaccio.
Ma ritorniamo al mio boy.
Quando gli facevo da infermiera, voleva sperimentare su di me, come veniva praticata una visita ginecologica.
Mi faceva sdraiare per terra, dopo avermi fatto togliere le mutandine, mi diceva di allargare e piegare le gambe. lui si accovacciava li davanti e cominciava a frugare, senza che capissi cosa voleva farmi, se non provocarmi un certo calore alla cosina, che sinceramente era piacevole, ma non capivo il perchè.
Quando dovevo fare la moglie, il gioco si faceva interessante, costruivamo una capanna, rami intrecciati che fungevano da casa, poi ci spogliavamo completamente, ci sdraiavamo per terra, lui mi abbracciava strettamente e si muoveva avanti indietro, giuro non capivo, non provavo nulla, oltretutto i miei cugini erano nei paraggi,
Ma la cosa si fece interessante quando giocammo per la prima volta a nascondino, ognuno scelse la compagna/o, con cui nascondersi, lui era vicino a me e mi diede immediatamente la mano, ero sua, nessuna doveva scegliermi.
A fare il palo c’era il solito sfigato, qui apro una parentesi, quello sfigato oggi è una persona politicamente importante, con la prospettiva di andare sicuramente a Roma, ma torniamo a noi.
Sempre tenendomi per mano mi condusse in un luogo veramente impossibile da trovare.
“ Gino ma così sarà impossibile trovarci”
“è quello che desidero, cosa credi facciano gli altri?”.
“ma allora che gioco è?”.
“ora ti faccio vedere, dai spogliamoci”.
“ma se ci trovano?”.
“chi! lo sfigato? Non ci vedrebbe nemmeno se passasse ad un metro”.
Cominciò a spogliarsi.
“dai facciamo come quando giochiamo al dottore”.
Mi spogliai anch’io, mi mancavano solo le mutandine, lui lo era completamente.
“aspetta te le tolgo io”.
Si inginocchio davanti e prendendo da ambo i lati l’elastico, me le abbasso lentamente.
“sai che hai una bella fighetta?”.
Non sapevo cosa dire.
“hai già parecchio pelo”.
Credo non volesse risposta, stava parlando con lei.
Me le tolse del tutto.
“dai allarga le gambe”.
Le allargai.
Un attimo dopo sentii un forte calore alla passerina, abbassai lo sguardo per vedere cosa succedeva.
Lui era lì con la bocca incollata che la baciava.
Quì al solo pensiero mi viene da ridere, non mi stava leccando, ma solo baciando, chissà dove aveva visto farlo o sentito dire, voleva fare l’esperto o meglio farlo intendere, però una cosa la fece da vero esperto.
Si sollevo e mi fece vedere il suo pisello, lo impugnava, facendolo andare su e giù.
“ti piace?”.
Non voleva risposta, era scontato che dovesse piacermi.
“dai prendilo in mano”.
Feci quello che mi aveva chiesto, era la prima volta che lo facevo, mi piacque il contatto con quella cosa rigida e calda.
“fai come facevo io, dai, vai avanti e indietro, si così sei brava, continua”.
Mentre lo masturbavo, lui mi accarezzava la fighetta, come la chiamava, era bello, mi sentivo bene, avrei continuato all’infinito.
Ad un certo punto lo sentii sospirare, mi fermai, pensavo stesse male.
“no non fermarti continua”.
Ripresi, dopo un secondo, dalla cima uscirono spruzzi di liquido, fece un lunghissimo sospiro.
Tutto finì lì, mi era piaciuto, anche se non capivo cosa era successo, tanto che ingenuamente chiesi.
“ma abbiamo fatto un bambino”.
“Si”.
Prese un ramo e copri dove erano cadute le gocce.
“qui nascerà nostro figlio”.
Da quel giorno, quello fu il nostro gioco preferito, tutte le volte andavamo lì, si faceva menare il pisello.
“dobbiamo continuare a farlo così il nostro bambino crescerà bello”..
Ogni volta alzavo il ramo per vedere se cresceva.
Dai non ridete, quella era la mia conoscenza del sesso, qualche tempo dopo, fui erudita e vi confesso che mi feci una sonora risata, però quei momenti li ricordo con nostalgia, sapete che quel ragazzo, non l’ho più rivisto, chissà se si ricorda di quell’estate.
Spero di non annoiarvi, ma desidero raccontarti tutto per filo e per segno, senza tralasciare nulla.
Ritorniamo a quando ho scoperto il vero senso della parola sesso, cioè il Sesso, con la S maiuscola.
Non parlo di quando ho perso la verginità, quella la perderò un paio di anni più avanti.
Quella è una storia che vi racconterò una prossima volta, se ancora mi seguirete.
Dovete sapere che da quando ho cominciato a scrivere, ho affidato alle virtuali pagine del computer, tutto quello che mi accadeva, si avete capito, scrivo il mio diario, affidandolo alla sicurezza della tecnologia, sono figlia della modernità, preferisco così, che affidarmi ad un cartaceo diario, che può sempre essere trovato e letto, non siete d’accordo?
Nella key che porto sempre con me, ci sono tutto quello che ho fatto in questi anni, gioie, delusioni, avventure, sogni, insomma tutto quello che mi è accaduto.
Prima del fatto che in qualche modo ha segnato il mio destino, sia in fatto di gusti sessuali e del perché per quasi 20 anni ho vissuto storie incestuose e sono andata con uomini maturi, sono accadute due cose, sempre legate alla mia formazione sessuale.
Leggete attentamente così conoscerete la mia famiglia e i loro gusti.
Vedrete che dalle mie storie, mancheranno i maschi, parlo di quello più vicino a me, papà, gli altri ci entreranno, zii, zie, cugine, cugine.
Ora però ritorniamo a me.
Durante l’inverno, ero diventata donna.
Avevo già avuto delle avvisaglie, il seno che cominciava a spingere, un folto pelo attorno alla fighetta, un guardarmi sempre più spesso allo specchio, per vedere se il corpo assumeva le stesse curve di mia sorella o di zia o ancora meglio della mamma.
Ma andiamo con ordine, cominciamo con il primo fatto.
Era un sabato pomeriggio, mi stavo annoiando, di uscire non ne avevo voglia, tirava una forte tramontana e faceva parecchio freddo, al diavolo il cinema con le mie amiche, oltretutto il film, non mi attirava molto.
Perciò decisi di andare di sopra dalla zia a giocare con il computer.
Indossai una tuta e salii le scale.
Non serve la chiave per entrare a casa sua, essendo una porta interna, entrai tranquillamente come avrò fatto migliaia di volte, visto che ero quasi sempre da lei, con la scusa che aveva il computer.
Mi avviai verso la stanza dove lo teneva, che poi era il suo studio.
Stavo per entrare, quando sentii delle voci.
Non sapevo che zia avesse ospiti, non avevo visto passare nessuno.
Ma la cosa che non capivo era che le voci provenivano dalla camera da letto.
Rimasi un attimo indecisa su cosa fare.
Andare a vedere e fare la figura della curiosona?
O fregarmene ed andarmene il più silenziosamente possibile?
In quel momento, una voce a me nota si sovrappose a quella di zia, non potevo avere dubbi, era la voce di mamma, oltre a quella della zia.
La decisione fu presa, la curiosità ebbe il sopravvento.
Cosa ci faceva mamma dalla zia?
Non meno di un’ora prima mi aveva detto che andava in città.
Andai decisa verso la camera da letto.
La porta era socchiusa.
Stavo per entrare, quando.
Beh! quello che vidi, mi fece fare un passo indietro.
Non credevo ai miei occhi.
Quello che stavo osservando andava al di la di ogni mia pur minima conoscenza.
Zia e mamma erano completamente nude, sdraiate sul letto e si stavano accarezzando.
A dir la verità, vedevo la testa della zia e i piedi della mamma, da una parte, ed il culo della zia e la faccia di mamma dall’altra, oltre al suo bellissimo seno, che tanto invidiavo.
Insomma erano capovolte.
Non capivo cosa stavano facendo.
Sapevo che fra loro due c’era molta empatia, ma quello che vedevo non c’entrava bulla con l’affetto che provavano l’una per l’latra.
Vedere la cattolicissima mamma e l’integerrima poliziotta, in quella posizione, andava al di là di ogni possibile comprensione.
Sembrava che una visitasse la cosina che abbiamo fra le gambe, dell’altra, solo che a ben guardare non usavano gli occhi, ma la bocca, la lingua, le mani.
Rimasi incantata a guardare tutto quel movimento.
Non sapevo cosa fare, fuggire?
Restare a guardare?
Entrare e chiedere cosa stavano facendo?.
Le gambe non volevano muoversi e così il cervello.
Rimasi morbosamente ad osservare quello che facevano, le loro contorsioni, le succhiate ai capezzoli, le lingue in bocca, le leccate alla passera, le dita che entravano ed uscivano, i loro mugolii, fino ad un urlo smorzato, che le lasciò ansanti, ma ancora abbracciate, in un momento che indovinai, pieno di felicità.
Non avevo mai visto una cosa del genere.
Non sapevo spiegarmi cosa era accaduto in quella stanza.
Mi resi conto che era meglio mi allontanassi.
Lo feci il più silenziosamente possibile.
Andai a rifugiarmi nella mia camera, che dividevo con Cinzia, mia sorella maggiore.
Inutile dirti che ero scombussolata.
Non capivo quello che avevo visto.
Sapevo che esisteva il sesso, ma che avveniva fra maschi e femmine.
Nessuno mi aveva detto, che c’era anche quello che avevo appena visto.
Con chi parlare?
A loro due?
No di sicuro.
Significava confessare di aver visto.
A Cinzia?
Lasciamo perdere, sarebbe successo un casino, ancora non era accaduto quello che un giorno vi racconterò.
Decisi che per il momento era meglio rinchiuderlo dentro di me, ed aspettare il momento giusto.
Ero convinta, sarebbe venuto, perciò, quando mia madre rientrò, l’unica cosa che le chiesi.
“divertita”.
Mi guardò un po’ sorpresa, non ero solita far quelle domande.
“si abbastanza grazie”.
Mi allontanai sorridendo.
Altrettanto feci con la zia, quando l’incontrai.
“passato bene il pomeriggio? non ti ho vista oggi?”.
Stessa risposta.
“si abbastanza grazie”.
Questa volta, sorrisi di gusto, lasciando la zia, parecchio interdetta, un giorno le avrei spiegato, ma non oggi.
Durante l’inverno, diventai donna.
Non nel senso che persi la verginità.
Ma meglio leggiate, passo per passo.
La cosa accade mentre ero a scuola.
Ad un certo punto sentii del bagnato nelle mutandine, come se mi fossi fatta la pipì addosso.
Preoccupata misi una mano sotto la gonna, la ritirai, era sporca di rosso, porca miseria era sangue.
Lanciai un urlo che paralizzò tutta la scolaresca.
Accorse la maestra.
Non ci volle molto a capire quello che stava succedendo.
Mi accompagnò all’infermeria della scuola.
Chiamarono mia sorella, frequentava il liceo che non era molto distante e nello stesso tempo zia Carla.
Mamma in quei giorni era in crociera con papà.
Arrivarono quasi assieme.
Mi misero in macchina, tranquillizzandomi che quello che era accaduto, era tutto normale.
“Lilly è una cosa normale, accade a tutte le ragazze, prima o poi”.
Seguirono spiegazioni più dettagliate.
“ma miseria, non potevate dirmelo, mamma mi ha spiegato molte cose, ma non questa, ho preso un tale spavento”.
“hai ragione ti chiediamo scusa, non pensavamo avvenisse cosi presto”.
Ci furono molte altre spiegazioni, cosa dovevo fare, cosa dovevo aspettarmi, quanto durava, ecc. ecc.
Ma la cosa più incredibile fu il cambiamento delle due, Carla e Cinzia.
Appena il ciclo fu terminato.
Cinzia venne nel mio letto.
“tutto a posto?”.
“si”.
“finito tutto?
“si”.
“fammi vedere”.
Tirò giù le coperte, portavo solo le mutandine ed una canottiera.
Prese gli slip dai lati e li tirò verso il basso.
Li fece arrivare alle ginocchia.
Vedendo che non riusciva ad aprirmi bene le gambe, me le tolse.
Me le fece aprire ben bene, in modo da avere la mia fighetta, completamente esposta.
“ehi! hai già una bella peluria.”.
Vi passo in mezzo un dito, arricciando il pelo.
“guardandoti così si direbbe che hai parecchio di più, dei tuoi anni”.
Io non riuscivo a rispondere.
Quel dito che frugava e frugava.
Mi stava facendo sentire un certo calore, che partiva proprio dal centro di quel boschetto.
Cominciai a muovermi seguendo il movimento di quell’intruso.
Cinzia, se ne accorse.
“ti piace sorellina?”.
“si”.
“vuoi che smetta?”.
“nooo, ti prego nooo”.
Frugo velocemente, sempre più velocemente.
Ad un certo punto, non capii più nulla.
Sentii un gran calore.
La testa cominciò a girare.
Provai un piacere talmente forte, che credo persi i sensi.
Aprii gli occhi, mia sorella era sopra di me, sorridente.
“cosa è successo? cosa mi hai fatto”.
“nulla mia adorata sorellina, hai avuto il tuo primo orgasmo, ti è piaciuto?”.
“si molto, possiamo rifarlo?”.
“ehi! Calma, ne hai di tempo, facciamo un passo alla volta”.
“mi piacerebbe vedere come è la tua?”.
“la vedrai, tranquilla, la vedrai.
Lo disse con un gran sorriso, si alzo.
“ora devo andare, ma ritornerò presto, ora ho un buon motivo per venire a casa, devo istruire la mia sorellina”.
Mi diede un bacio sulle labbra, ed uscì.

Ho molte cose da raccontarvi, meglio mi fermi, vediamo se vi è piaciuto quello che ho scritto.
Spero a presto, se vi piace il mio modo di raccontarmi.

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