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Lui & Lei

Il comandante 2° parte


di Liliana1980
23.08.2022    |    3.826    |    2 9.0
"Come odio gli uomini quando fanno cosi, padroni di una cosa non sua..."
Eccomi miei adorati lettrici e lettori, riprendo il racconto dell’avventura avuta col Comandante di un cargo.
Vi ricordate dove eravamo rimasti?
Ero con le mani appoggiate al container, in balia…

Cominciò un lento su e giù, per poi accelerare sempre più.
Nessun bacio, nessuna carezza, solo il suo corpo che strusciava contro il mio, sempre più veloce.
Il suo respiro sempre uguale, come non facesse nessun sforzo.
Lo sentii ansimare solo un po', quando dal pene usci un fiume di sperma che finì tutto sul fondo schiena.
Termino l’eruzione.
Si allontanò un pò dal mio corpo.
Prese la gonna e il camice, abbassandoli sopra lo sperma.
“cosi rimarranno lì, a ricordarti questo momento”.
Raccolse le mutandine, e se le mise in tasca, rimise al suo posto il guerriero, oramai floscio, tutto questo con calma.
“se le vuoi vieni questa sera a riprenderle, sali a bordo, e vieni direttamente nella mia cabina, non ci sarà nessuno, i marinai sono a terra, hanno la libera uscita per tutta la serata, li aspetta un bel pò di giorni di mare”.
Ancora quella voce, da comandante, a cui tutto era dovuto.
No, non ci stavo.
Volevo dimostrare che anche io decidevo
Volevo dimostrare che anche io sapevo condurre il gioco.
Volevo dimostrare che non si fa solo quando e come dice lui, come era abituato a fare, almeno non con me
Mi guardò fisso negli occhi.
“non mancare”.
Non attese la risposta, si volto e salì la scaletta che portava alla coperta.
Avrei voluto gridargli che poteva aspettare in eterno.
No, mi dissi, devo essere io la più forte, sarò io a decidere e questa sera glielo dimostrerò.
Quella che doveva essere una piacevole serata di caldo amore, sarebbe diventata una lotta tra i sessi.
Ma non precorriamo i tempi, andiamo con ordine.
Andai a casa.
Mi feci una lunga doccia, dovevo calmarmi, trovare il mio equilibrio.
Come vestirmi?
Indossai la mia seria camicia bianca con i gemelli, reminiscenze dell’Accademia, sapientemente slacciata in modo da far intravedere il pizzo del reggiseno, questa volta ho deciso di indossarlo.
Ero indecisa tra i pantaloni, castigati a completare il look casual/sexy, o la gonna chiaramente più sexy e sfacciatamente adeguata a un rapporto folle e veloce.
Ho deciso che non volevo nulla di veloce.
Il ritmo doveva essere lento.
Ho scelto i pantaloni.
Credevo davvero di poter decidere anche il ritmo?.
Si lo volevo, dovevo essere io a comandare.
Sono arrivata sottobordo, per scrupolo feci una piccola ricognizione visiva, volevo essere sicura che non ci fosse nessun in giro.
Salìi la passerella.
Entrai dalla porta a paratia stagna che conduceva agli alloggi.
Non fu difficile trovare la cabina del comandante, una dolce musica mi fece da guida.
La porta era aperta.
Entrai.
Si girò lentamente facendo correre veloce lo sguardo sulla scollatura.
Ha infilato gli occhi tra i seni.
Gli ha spostati, come se la vista del pizzo non lo toccasse minimamente.
Come se potesse farne a meno.
Due parole di circostanza, un rapido racconto sui fatti salienti della giornata, nessun riferimento a quello accaduto nella stiva.
Una conversazione inutile, insulsa,non eravamo lì per parlare.
L’idea di ciò che io pensavo sarebbe successo di li a poco mi eccitava.
Il corpo era teso, lo stomaco chiuso.
Come potevo pensare di mettere lucidamente in atto la mia tecnica di seduzione se non riuscivo a governarmi?
Mentre sceglieva un cd da farmi ascoltare, lo avvolsi in un abbraccio.
La bocca sfiorava il collo, il seno premeva sulla sua schiena.
Le mani accarezzavano il petto, avevo studiato ogni mossa.
A quello seguirono altri più o meno velati assalti da parte mia.
Per quanto tempo? chi può dirlo? feci quello che la mia natura mi suggeriva.
Durante quel tempo, il mio corpo era sempre più eccitato e lui pareva esserlo sempre meno.
Non gli interessavo.
Dopo un po', mi arresi al fatto che il sesso si sarebbe fatto, quando e come voleva lui.
Volevo andarmene.
Chiesi di andare in bagno.
Mi guardai allo specchio, il corpo eccitato, non appagato.
Tornai in cabina decisa a dirgli che me ne andavo a casa.
Restare li a elemosinare mi pareva ridicolo.
Mi porse un bicchiere di spumante.
“grazie”.
“stiamo sul divano ancora un pò?”.
“Va bene, ma per poco, poi vado via”.
I suoi occhi mi guardano per la prima volta quella sera.
Mi fissò in silenzio.
Posò il bicchiere, senza smettere di guardarmi.
Come odio gli uomini quando fanno cosi, padroni di una cosa non sua.
Si alza, si inginocchia davanti a me.
Posa le mani sulle ginocchia, mi apre le gambe.
Mi tira verso di se.
In quel momento capisco che sono di nuovo in mano sua, come nella stiva.
Vorrei fare come lui.
Dimostrare disinteresse totale.
Non è possibile.
Con il solo gesto di aprire le gambe ha aumentato in maniera folle il mio desiderio.
Sono una debole.
Non mi parla, non mi bacia, mi fissa e basta.
Con gli occhi ha già penetrato il sesso, il corpo, il cervello.
Mi toglie i pantaloni in silenzio.
Cambia solo l’espressione della bocca che si curva in un sorriso, quasi una smorfia, di soddisfazione.
Rimango con le mie belle mutandine di pizzo, coordinate al reggiseno, ancora nascosto sotto la camicetta.
Sono, quasi distesa a gambe aperte sul brodo del divano, in completo intimo e camicetta.
Lui tra le mie gambe, con l’espressione di chi ha vinto di nuovo.
La vista di lui nell’ombra del mio sesso sotto la peluria coperta dalle mutandine, mi eccitano.
Passano minuti interminabili.
Non fa nulla.
Impazzisco dal desiderio, ma cerco, almeno in viso, di assumere l’espressione più neutra che posso.
Mi scoperà, forse mi farà urlare.
Mi dimostrerà di nuovo che non sono io che decido il quando, ma almeno non avrò collaborato, ma non sono sicura di riuscirci.
Se vuole decidere tutto lui, io sarò, solo e sempre, passiva.
Lo sfido con gli occhi.
La reazione non si fa attendere.
I suoi occhi nei miei mi distraggono dalle sue mani.
Non vedo dove vanno.
Le sento.
Improvvise sul sesso.
Trattengo il respiro per un secondo.
Il suo sorriso si fa ancora più compiaciuto.
Ha toccato, ha capito quanto è riuscito a eccitarmi solo guardandomi.
I suoi occhi sempre nei miei.
Con una mano scosta il pizzo, con l’altra accarezza il sesso, fulmineo lo apre, lo esplora con le dita.

La battaglia sarà lunga, ci sarà un vincitore o una vincitrice?
Portate pazienza nella prossima puntata, saprete tutto.
Chi avrà vinto?
Come si dice “ai posteri l’ardua sentenza”, tranquilli.
Per voi amiche/amici, lo saprete nella 3° parte.
Vi lascio con un lungo bacio, ve ne lascio due, a voi decidere dove devo darveli.

…continua…
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