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Mia suocera Maria 2° parte


di Liliana1980
18.06.2022    |    25.048    |    12 9.8
"Invece era lì tranquilla, col membro rivolto verso il bordo del letto..."
Ho visto che avete apprezzato la prima puntata, e vi voglio ringraziare attraverso questa pagina.
Spero che anche la seconda puntata sia di vostro gradimento.
Vado avanti con il racconto.
Ricordate eravamo tutti e due a letto.

Tolse lentamente la gamba e iniziò a toccarmi con delicatezza sulla patta dei pantaloni.
Con un dito, seguì le curve, facendomi agognare il resto, tutto questo con la sicurezza e sensibilità di una vera esperta, e senza nessuna vergogna.
Stava scoprendo, come è fatto il genero da un punto di vista anatomico.
Aveva cominciato con un gioco di dita, leggere come piume, picchettando leggermente sulla protuberanza che oramai si era fatta ben visibile.
Ad un certo punto, toccò con più forza, sempre da sopra i pantaloni, facendomi sentire la pressione di tutta la mano.
Mi accorsi che, sia pur leggermente, le tremava la mano.
“Maria che hai?”
“parli del tremore alla mano?”
“si, non dirmi che sei ammalata”
Probabilmente lo dissi in modo allarmato.
“no, amore, non sono ammalata, sono solo emozionata e mi trema la mano per l’eccitazione, ne è passato di tempo dall’ultima volta che ne ho impugnato uno”
Tirai un profondo sospiro di sollievo, dandomi dello stupido
Probabilmente fu commossa per questa mia preoccupazione, smise di giocare con la patta e ritornò su.
“grazie mi fai sentire veramente amata”
Non potei rispondere, aveva nuovamente incollato la bocca alla mia e ricominciato a giocare con la lingua.
Dopo questo meraviglioso ringraziamento, ritornò ad occuparsi delle parti basse, riprendendo da dove si era interrotta.
Slacciò la cintura e il primo bottone dei pantaloni, tirò verso il basso la cerniera.
Guadagnò con le dita la zona del pube, infilandole sotto l’elastico delle mutande, arrivando alla periferia, dove inizia la foresta.
Si spinse all’interno fino a toccare il totem (perdonatemi questa scivolata vanitosa), toccò la punta, trovandola umida.
Mi guardò sorridendo.
“sono stata brava fino a questo momento””
Non era una domanda, era una costatazione e poi avevo la bocca talmente arida, che non avrei avuto la forza di rispondere.
Nelle mani di quella donna, sembravo un’imberbe studentello che per la prima volta fa sesso con una vera donna.
Tutto l’apparato genitale era li a sua completa disposizione.
Con un semplice gesto, lo tirò fuori e con un’abile movimento, pure i testicoli che avevano proprio bisogno di una boccata d’aria, tanto erano stati strozzati dentro i jeans.
Ora aveva il tutto tra le mani, gli diede una bella occhiata.
“finalmente lo posso vedere molto bene e capisco l’entusiasmo di Lilly”
“scusa ma quando siete sole parlate di me?”
“beh! di te, di quello che fai per farla felice e di tante altre cose, ora finalmente posso vedere lo strumento di tanta felicità, oggi voglio essere pure io felice”
“in poche parole, parlate di sesso”
Avrei voluto sapere di più sulle loro confidenze, ma mi costava sostenere la conversazione, ero troppo teso ed eccitato, pure lei lo era, e me lo fece capire stringendolo tra le dita.
La mano cominciò ad andare su e giù, senza fretta, sapeva che di tempo ne aveva, lo abbassava, lo piegava, lo storceva, era una vera maestra, in tutti i sensi, visto che aveva la laurea in lingue, parla perfettamente il francese e lo spagnolo.
La sua voce mi riporto in terra o meglio sul letto.
“hai capito cosa voglio fare?”
La guardai cercando di farle capire con gli occhi che poteva fare quello che voleva.
“per prima cosa voglio masturbarti, e farti godere ben bene, e da quando mio marito si è ammalato che non ne faccio più, e oggi mi toglierò la voglia”
La pressione della mano si fece più forte, lo impugnò con una innegabile maestria, nemmeno io avrei saputo fare di meglio e si che mi ero masturbato parecchie volte, cominciando alla tenera età di 14 anni. ma quella non era una normale sega, era un’opera d’arte
Lei comandava il gioco, io ero l’agnello sacrificato, alla sua arte amatoria.
Dopo essersi inumidita la mano con la saliva, avvia un elettrizzante su e giù, all’inizio lento e ampio, tirando la pelle del pene fino a mettere a nudo la cappella, risalendo per ricoprirlo.
Ad un certo punto il ritmo si fece più frenetico, aumentò la velocità, per poi rallentare.
Con straordinaria maestria se lo infilò tra i seni.
Non me ne ero accorto, aveva il giubbetto della tuta con la cerniera strategicamente abbassata.
Il guerriero fu accolto e sparì tra quelle prosperose colline, incuneandosi nell’incavo, le mani agevolarono i movimenti, il pene ben lubrificato dalla saliva, scivolò liberamente tra le morbide mammelle.
Dire che ero al settimo cielo è un eufemismo, avevo chiuso gli occhi per assaporare ogni minimo piacere.
Gli riaprii quando ci fu un movimento.
In preda all’eccitazione, si era rialzata, e senza profferire parola, mi sfila i jeans e la leggera maglietta.
Infila due dita nel bordo dell’elastico degli slip, me li abbassa, per poi togliermeli del tutto.
Ora sono completamente nudo, offerto ai suoi occhi.
Ritorna inginocchiandosi fra le gambe, sistemandosi il meglio possibile.
Gioca ancora un pò col membro, improvvisamente, lo fa sparire tra le calde labbra
Un lungo lamento di piacere mi esce dalla gola, e difficile descrivere quel momento.
Succhia con avidità, ingoia l’intera asta, rilasciandola con studiata lentezza, gioca con la lingua sulla cappella umida di saliva.
Non è un pompino quello che mi sta regalando, ma un vero capolavoro.
Gli occhi incrociano ancora una volta i miei, non so cosa vi possa leggere, sicuramente estasi, beatitudine, abbandono totale.
Nei lunghi momenti che seguono continuo a gemere senza ritegno, in preda all’irrefrenabile lussuria che si è impossessata del mio corpo.
Mugolii di piacere ad ogni ingoio, godendo del piacere che mi sta donando.
Delle donne che ho conosciuto o meglio ragazze,nessuna mi aveva succhiato come lei, a parte Lilly (ora sapevo chi era stata la maestra).
Non resistetti a lungo a questa dolce tortura e venni con un urlo di liberazione.
Eruttai tutto quello che avevo dentro, con una violenza incredibile.
Dio mio non l’avevo avvisata, convinto di esserle venuto in bocca. mi sollevai per chiederle scusa.
Invece era lì tranquilla, col membro rivolto verso il bordo del letto. gli schizzi, grazie alla violenza, erano quasi tutti caduti a terra, i rimanenti erano nel suo palmo.
“scusami se non ti ho avvisato”
“ho un pò di esperienza, me ne sono accorta che si stavano gonfiando i canali seminali, purtroppo non mi piace l’ingoio”
“tua figlia la pensa allo stesso modo”
“lo so”
“come lo sai?”
“l’ho sempre saputo, una volta mi ha chiesto cosa doveva fare”.
“ma ti ha sempre confidato tutto?”
“si tutto?”
“anche..?”
“anche”
Meglio non approfondire troppo.
Si distese al mio fianco e solo in quel momento mi resi conto che lei era ancora vestita.
“coccoliamoci un po’, poi dovrai farmi vedere quanto sei bravo”
Ci baciammo a lungo, come due innamorati al loro primo appuntamento, infine le sussurrai.
“Maria ora tocca a me farti felice e tu dovrai solo godere senza fare nulla”.
Mi sorrise.
Cambiammo posizione, ora ero io ad essere al suo fianco.
Il giubbetto della tuta era rimasto completamente aperto,rimasi veramente sorpreso nel costatare che era senza reggiseno, nell’eccitazione della meravigliosa Spagnola (si dice cosi vero?), appena fatta, non mi ero reso conto che non c’è l’aveva.
“sei una sorpresa dietro l’altra, avevi programmato tutto”
Le tolsi il giubbetto, non trascurando di baciarle quelle meravigliose protuberanze.
Con calma le sfilai la gonna, rimase solamente con le mutandine.
Fui tentato di lasciarle al suo posto, ma era troppa la voglia di vedere la conchiglia.
Lentamente gliele abbassai, ammirando quel folto boschetto di peli neri, mi piacciono da morire le donne che non si depilano laggiù, Lilly si depila solo quando deve indossare il costume al mare.
Iniziai a baciarla, scendendo verso il basso, passando nuovamente dai seni, succhiandole i capezzoli fino a farli diventare duri.
Scesi lungo lo sterno, sfiorando l’ombelico e arrivando alla passera.
Davanti agli occhi la clitoride turgida e pulsante, con le grandi labbra, bagnate, dilatate e vogliose
Mi metto comodo, voglio far godere questa bellissima creatura.
Le faccio allargare le gambe ed io mi sistemo in mezzo a loro, ora la patatina e a portata di labbra.
Comincio a leccarla, dalla clitoride fino all’ingresso del piacere, spingendo con la lingua come se volessi penetrarla.
Tento di farlo muovendo la lingua in senso rotatorio.
Scosto la folta peluria e la bacio con tutta la passione possibile, continuando a leccare la clito.
Lo bacio con le labbra ben aperte, non trascurando la zona circostante.
Un silenzioso urlo dentro il cervello, quando sento i mugolii della mia donna, significa che stò facendo un buon lavoro.
La sento eccitata, vibrante, tesa alla ricerca del piacere.
Ma non voglio farla venire, voglio sia un orgasmo che ricorderà per molto tempo.
Vado avanti, desidero portarla sull’orlo del precipizio.
È giunto il momento di farle provare l’orgasmo a lungo represso.
Infilo due dita, continuando a leccarla, le premo contro l’osso pubico, se è come sua figlia, lì dovrebbe esserci quel bottoncino che tutti chiamano punto G.
Lo trovo, urlo dentro di me per la gioia della scoperta.
Ora è tutta un mugolio.
Si dimena come un’anguilla che non vuole essere catturata.
Le dita accarezzano dolcemente il piccolo bottoncino, mentre con le labbra aumento la velocità.
Ora sono un vortice, cerco di cavalcare la marea che sta arrivando.
La penetro, la lecco, la succhio, fino a farla esplodere in un orgasmo che spero sia la fine di mondo.
Mi fermo con la lingua, ma tengo la bocca incollata alle grandi labbra, in un bacio che mi sta sconvolgendo.
Comincia ad avere violente scariche orgastiche, sembra colpita da epilessia.
Cerco di abbracciarle le cosce in modo da farla sentire coccolata, amata.
Si calma, risalgo fino a trovarmi all’altezza del viso.
Incolla le labbra alle mie, la saliva si mischia ai suoi umori, di cui sono impregnato.
“sei stato incredibile”
“ne sono felice”
“Lilly non mi aveva detto che eri così bravo a far morire una donna di piacere”
“ci sono molte cose che non sai,ma quello che ho appena fatto è frutto della tua sensuale disponibilità e di tanta fantasia”
“allora me le farai conoscere le cose che non sò”
“per il momento riposiamoci un pò”
“non dirmi che sei stanco?”
“io...no assolutamente, tu invece sembri una uscita da un incontro del terzo tipo”
Mi arrivò un piccolo pugno allo stomaco.
“vedremo chi è stanco”
Rimanemmo abbracciati ancora un pò.
“vado a farmi una doccia, mi sento appiccicosa”
“vuoi che venga a lavarti la schiena?”
“sarebbe una bella idea, dai andiamo”
Ci alziamo e nell’avviarci verso il bagno le infilo un dito fra le chiappe cercando il buchetto.
“che fai porcello”
“ti accompagno, non vorrei cambiassi idea”
Stringe le chiappe, riesco ad infilarlo solo fino a metà,
“guarda che li non è mai entrato nessuno, sono vergine e poi ho paura di sentire male”
“anche tu come tua figlia, non preoccuparti, per il momento pensiamo alla passerina, poi.. chissà, potreste cambiare idea”.
“può darsi..vedremo..”
Si rilassò e potei infilarlo del tutto.
In quel modo arrivammo fino alla doccia.
“siamo arrivati, non pensi sia meglio toglierlo?”
“si è meglio, altrimenti non faremo la doccia, ma lasciami dire che hai un bellissimo fondoschiena”
“che bugiardo, la stessa cosa l’hai detta a Lilly”
“e vero, vuol dire che anche il tuo è fantastico,come dire, tale madre tale figlia”
“va bene, salvato in corner, dai facciamo la doccia”
Cominciò ad insaponarsi.
“aspetta prima voglio baciarti ancora”
Fu un bacio lungo e passionale come solo due persone innamorate possono darsi.
Durante il bacio, Maria prese in mano il pene, che nel frattempo era diventato nuovamente eretto, iniziando a masturbarmi molto lentamente.
Non volevo essere nuovamente inoperoso, desideravo partecipare a quello che si prospettava un antipasto molto saporito.
Approfittai del lubrificante naturale del sapone, per dedicarmi alla passera, massaggiai per prime le grandi labbra che ben conoscevo, con lentezza e passione, per poi inserire due dita, iniziando la penetrazione.
Fu Maria a rompere la situazione:
«non resisto più, ti prego, prendimi!»
Tolsi le dita dalla vagina, le accarezzai il viso, baciandole prima la fronte, poi la bocca e infine scesi sul seno.
La appoggiai alla parete.
Misi la punta del pene sulle labbra vaginali, inserendolo un pò.
Aspettai un’attimo poi diedi una forte spinta, Il sapone e le dita avevano agevolato l'ingresso, iniziai a penetrarla sempre più, velocemente.
Cominciavo ad ansimare, lei invece urlava di passione, piacere, gioia, per una penetrazione a lungo sognata e agognata.
“oddio, oddio, finalmente, finalmente”
Presi ad andare con più foga, dentro e fuori, come un metronomo, il movimento era scandito dal singolare schiocco dei testicoli sul corpo di Maria, amplificato dall'acqua.
Ad un certo punto, non c’è la feci più.
“Dio mio vengo, vengo”
«vengo pure io..”.
Non so se veramente dicemmo quelle frasi, ma nel mio cervello immaginai che le urlammo.
Prima dell’esplosione ebbi la prontezza di toglierlo, in un attimo di lucidità, pensai che probabilmente non era protetta.
Venni, copiosamente nel piatto della doccia e allo stesso tempo, pure lei ebbe l’orgasmo.
Mi sentii orgoglioso della prestazione, confermata dalle sue parole.
“Dio, che scopata, ti voglio bene Alvin”
“pure io suocera, ma questo lo sai benissimo”
“forse è meglio se ci diamo una sciacquata”.
“giusto”
Ma nel fare il movimento di girarsi, Maria, toccò il pene, che, era ancora mezzo eretto, quella carezza ebbe il potere di indurirlo nuovamente.
Non mi riconoscevo più, sono un tipo focoso, ma non fino a questo punto, questa donna mi stava facendo impazzire.
Presi e baciandola, la spinsi nuovamente contro la parete della doccia.
Avevo perso la testa, iniziai freneticamente a palparla, mentre lei si era impossessata del pene e lo masturbava velocemente, senza fermarsi.
Bastò guardarla negli occhi, vi lessi nuovamente la voglia, non ci pensai due volte, infilai nuovamente il pene nella vagina, e presi a possederla, tenendola sempre premuta contro il muro.
Urlava di piacere ed io quasi ruggivo dalla foga di averla.
Quando stavo per venire, Maria mi urlo nell’orecchio.
“toglilo”
Lo feci uscire.
Si inginocchiò, lo impugnò, e portandolo alla bocca, cominciò a leccarlo con la voglia di una ragazzina alle prime armi.
Dio mio mi stava facendo un altro pompino con la maestria già provata.
Non ci volle molto per portarmi alla soglia dell’eruzione.
Questa volta non mi trovò impreparato.
“stò per venire”
Lo tolse dalla bocca.ma non lo allontanò dal viso, alcuni schizzi di sperma le colpirono la faccia, le labbra, i capelli.
Lo tenne a quella distanza, non lo allontanò finché non terminò di schizzare, non molto per la verità.
Riuscii a calmarmi, le gambe cominciavano a tremarmi, e a cedere, mi ritrovai seduto sulla tazza.
Alzai il viso verso quella meravigliosa creatura.
“perché ti sei fatta schizzare, non hai detto che sei contraria?”
“ho detto che sono contraria all’ingoio e lo sono ancora, ma ho voluto provare a sentire cosa vuol dire ricevere lo sperma sul viso, non male, lo rifaremo ancora”
“guarda che potrebbe venirti la voglia di ingoiarlo”
“cancellalo dalla testa, non avverrà mai, non mi piace”
“ma come fai a dirlo se non hai mai provato”
“quando lo farà mia figlia, ne riparleremo”
Fece uno strano sorrisetto.
Cosa avrà voluto dire con quel sorrisetto?


Immagino vorrete saperlo, dovrete aspettare la prossima puntata.
Auguro a tutti un bel fine settimana.

…continua..
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