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Mia suocera Maria 1° parte


di Liliana1980
16.06.2022    |    45.320    |    12 9.6
"Incapace di muovermi e non volendo fare mosse sbagliate ed inopportune, cercai di allentare la tensione che c’era, soprattutto in me..."
Oggi ritorna come protagonista Alvin, anzi ho fatto di più, giusto per sentirmi partecipe l’ho fatto diventare mio marito, anche se alla fine risulterò..
Meglio cominciare e dare la parola ad Alvin, altrimenti vi annoiate ancora prima di iniziare.

Prima di raccontarvi quello che è accaduto con mia suocera, desidero presentarvi i protagonisti, così potrete capire meglio la storia.
Cominciamo dal mio futuro suocero Franco, una persona fantastica, agricoltore per passione.
Il suo progetto, oltre che dedicarsi alla coltivazione e produzione di vino e olio di oliva, era quello di aprire un’agritur a conduzione familiare, per poi ampliarla con camere.
Purtroppo non ha fatto in tempo, un tumore lo ha colpito proprio nel pieno della realizzazione del progetto e la morte gli ha impedito di portarlo a compimento, cosa che in seguito abbiamo fatto noi.
Mia suocera Maria, la protagonista principale della storia, di una bellezza appena sopra la norma, affinché non pensiate stia parlando di una strafiga, e giusto per farmi capire,faceva girare la testa agli uomini,aveva un corpo ben allenato,faceva nuoto, capelli lunghi neri e un sorriso che perennemente le incorniciava il viso.
Mia moglie, Lilly, non posso descriverla,(tanto la conoscete meglio di me)e poi non sarei imparziale, sono troppo innamorato, mi limito a dire che è la mia naturale metà, si è da poco laureata ed ora aiuta la mamma alla conduzione dell’agritur.
E infine il sottoscritto, Alvin, il marito di Lilly che ho conosciuto a scuola o meglio alla mensa della scuola.
Ricorderò per sempre quel giorno, entravo nel primo anno di università per diventare dottore in agraria, lei al terzo anno di ragioneria, frequentavamo la stessa mensa scolastica, al principio nemmeno l’avevo notata.
Un giorno mi chiese se poteva sedersi al mio stesso tavolo, lo fece con un sorriso che mi affascinò, tanto che non riuscii a spiaccicar parola, fu lei a decidere.
“penso di si, visto che è libero”
Pensai che ero fortunato se una ragazza bella come lei avesse scelto il mio tavolo, poi mi resi conto che era l’unico posto libero, altro che conquistata col mio fascino.
Fascino o no, da quel giorno, iniziò la bellissima storia che stò ancora vivendo e spero di vivere fino alla fine dei nostri giorni.
Inizio a raccontarvi cosa è accaduto in un periodo lungo quasi 7 anni.
Dopo quell’incontro avvenuto in modo casuale nella mensa, seguirono altre occasioni per incontrarci, a dir la verità le cercavamo, stessi orari in biblioteca, stessi in mensa, alla fine fu inevitabile capire che fra di noi era scoccata la scintilla, che ci portò ad iniziare la storia d’amore che ebbe definitiva consacrazione il giorno che decidemmo rendere ufficiale il nostro fidanzamento.
Cominciai a frequentare assiduamente l’azienda agricola, non solo per incontrare Lilly, ma anche per seguire il futuro suocero, aiutarlo nei lavori, ma soprattutto ascoltare gli insegnamenti riguardo alla coltivazione della tenuta, che era poi, la materia principale dei miei studi.
A parte questo, mi aiutava economicamente, avendomi assegnato un compenso per l’aiuto materiale che gli davo, cosa non trascurabile in quel momento di crisi finanziaria delle mie tasche, cosa comune nella maggior parte degli universitari.
Tornando al mio futuro suocero, devo dire che ho imparato più da lui, che non nei 4 anni di università è proprio vero che, un’ora di pratica, vale mille ore di teoria.
Fu quasi logico che ottenuta la laurea, Franco mi proponesse di entrare in pianta stabile nella tenuta agricola.
Ma fu dopo la consegna della laurea quando andammo tutti assieme, Lilly, i suoi genitori ed alcuni amici comuni, in un locale a festeggiare il dottorato, che la mia vita ebbe la prima svolta.
Verso la fine del pranzo Franco mi chiese se facevo due passi con lui, quando fummo abbastanza lontano, mi mise un braccio sulle spalle.
“Alvin, oltre a farti i complimenti per la laurea, vorrei farti una proposta, te la senti di diventare socio nell’azienda?”
“socio? ma io non ho nessun capitale”
“non ti ho chiesto nulla in termini economici, voglio solo la tua capacità lavorativa e quello che hai appreso a scuola, sia chiaro che non avrai stipendio, ma solo i dividendi di quello che guadagneremo, lo so che hai avuto altre proposte, me l’ha detto mia figlia e abbastanza alettanti se non sbaglio”
“si è vero”
“come ti ho detto, non posso darti un mensile, ma solo il frutto del nostro lavoro e poi, cosa non trascurabile, un domani tutto diventerà tuo”
“non so cosa dire, lei non mi stà offendo un lavoro, ma in qualche modo regalandomi il futuro”
“beh! non solo tuo, ma anche quello di Lilly”
“che cosa devo dire?”
“solo un si e una stretta di mano, per il resto penserà il nostro amministratore, anzi, amministratrice visto che sarà mia figlia a stilare il contratto”
“posso farti una domanda?”
“certo”
“ma lei e Maria?”
“noi porteremo avanti la nostra creatura, l’Agritur, tu e Lilly, l’azienda agricola”.
Che altro potevo fare se non dirgli di si? ma non gli diedi la mano, lo abbracciai fortemente, anche perchè non volevo vedesse la commozione che stava salendo agli occhi, ancora non sapevo quanto profetico fosse stato quel discorso di lì ad appena un’anno.
Che giorno incredibile fu quello, laurea e futuro padrone di una fantastica tenuta.
Bene ora che avete il quadro completo, saltiamo sei anni.
In quel lasso di tempo è arrivata la malattia di Franco.
Tumore al fegato già ad uno stadio avanzato, senza nessuna speranza.
il nostro matrimonio organizzato in fretta, affinché potesse partecipare pure lui e infine, purtroppo, la sua morte.
Per maggiore comodità e per avere la nostra intimità, ci avevano costruito una villetta alla periferia della tenuta, distava circa un Km. dal corpo principale dell’azienda, dove era situata l’agritur.
Tutto questo per farvi capire, che finite le varie attività, la coltivazione e la ristorazione, ognuno andava a casa propria, o meglio io e Lilly ci andavamo, Maria le bastava chiudere ed era a casa.
Un venerdì pomeriggio inoltrato, dopo aver sistemato il recinto delle galline, ero velocemente rientrato, anche perchè era in arrivo un bel temporale e non volevo farmi trovare all’aperto.
Lilly era partita per andare ad un corso di aggiornamento per amministratori, sarebbe stata assente quasi tre giorni, il ritorno era previsto per domenica sera.
Improvvisamente il cielo si fece buio come la pece, nuvoloni neri cominciarono ad addensarsi sopra la tenuta e cominciarono a saettare i primi lampi seguiti da potenti tuoni.
Cavolo era veramente spaventoso, era la prima volta che ne vedevo uno così, guardavo il tutto attraverso il portico, veramente impressionante, sembrava l’apocalisse.
Il mio unico pensiero fu, speriamo non arrivi la grandine, una pestilenza per noi agricoltori.
La tempesta era nel pieno della sua forza, lampi, tuoni, acqua come ci fosse qualcuno che rovesciasse secchi, poi mi hanno detto che era una cosiddetta bomba d’acqua.
Mentre guardavo tutta quella violenza da parte della natura, con il pensiero andavo al giorno dopo, mi ero messo d’accordo di andare a trovare un caro amico che aveva una tenuta dalle parti di Greve in Chianti.
Mi aveva parlato di una nuova vite molto più robusta, che avrebbe dato un vino più corposo, in poche parole si trattava di un nuovo innesto.
Mentre pensavo, un suono si intromise sopra tutto quel casino, ci misi un pò a riconoscerlo, poi capii che era quello del cellulare.
Entrai in casa, guardai il display, era la mia dolce suocera, non lo dico con sarcasmo, lo era veramente.
“pronto, ciao Maria”
“ciao Alvin”
Non mi ci volle molto a capire che c’era qualcosa che non andava.
“che succede, hai una strana voce”
Sentii che stava singhiozzando.
“Maria cosa ti sta succedendo, per favore dimmelo”
In quel momento mi vennero alla mente mille cose, l’agritur era isolata.
“vieni ho bisogno di parlare con qualcuno”
“Maria ma hai visto cosa sta succedendo fuori?”
“ti prego vieni, vieni..”
Lo disse urlando, mentre un tuono più potente degli altri, scoppio in quel momento.
“vieni, per favore, vieni non c’è la faccio più”
“il tempo di mettermi qualcosa addosso e arrivo”
Che altro fare, se non uscire anche se fuori sembrava si fosse scatenato il diluvio universale.
Buttai sulle spalle il poncho impermeabile, indossai un paio di stivali e andai di corsa a casa di Maria, era inutile prendere la macchina. avrei perso tempo inutile.
Durante il tragitto pensai a cosa poteva averla turbata in quel modo, c’erano mille cose, dalla prematura morte di suo marito, al fatto che viveva sola in una casa, forse troppo grande per lei.
Le avevamo offerto mille volte di venire ad abitare con noi, ma aveva troppo ricordi in quella casa e non voleva abbandonarli, feci altre ipotesi, ma nessuna mi pareva plausibile.
Arrivai sotto il portico dove c’è l’entrata, tolsi il poncho e gli stivali, non feci nemmeno il tempo di entrare, che già era uscita, probabilmente aveva visto che stavo arrivando.
Me la trovai tremante fra le braccia.
La tenni stretta al petto, stava ancora singhiozzando.
Aspettai qualche attimo, che si calmasse un pò.
“vieni entriamo in casa”
Lentamente mi sciolsi da quell’abbraccio e prendendola per mano, entrammo, andando direttamente in salotto.
“vieni sediamoci qui sul divano e dimmi cosa ti è accaduto e non dirmi che è colpa del temporale, non ci credo, nemmeno se me lo giuri, ne hai visto di peggio”
Mi accomodai sul divano, invitandola a sedersi vicino a me.
Invece, con mia grande sorpresa, mi si sedette in braccio, le gambe allungate, la testa appoggiata alla mia spalla e ricominciò a singhiozzare.
Non l’avevo mai vista in quello stato.
“ti prego Maria, calmati, raccontami cosa ti sta succedendo, dammi la possibilità di aiutarti, ci sono problemi con l’agritur?”
Sentii che con la testa faceva segno di diniego.
“allora cosa stà succedendo?”
Senza sollevare la testa dalla spalla.
“non è accaduto nulla di particolare, ma tanti piccole cose che mi hanno mandato il morale a terra”.
“beh! inizia da qualcuno di questi fatti, fino ad oggi pomeriggio tutto andava bene, a Lilly, quando è venuta a salutarti prima di partire per il corso, hai detto che andava tutto bene”
“se le avessi detto qualcosa, non sarebbe partita”
“capisco e allora comincia dall’inizio, se ne hai voglia”
“certo, è con te che voglio parlare”
“e solo per parlare con me, mi hai fatto uscire con questo tempo, non potevi farlo per telefono?”
“non fare il burbero, saresti venuto anche se cadevano pali di ferro, l’hai sempre fatto”
“già, mi conosci troppo bene, dai dimmi quali sono questi piccoli problemi”
Fece una lunga pausa, il suo respiro cominciava a farsi regolare, lo sentivo dall’alito che mi arrivava sul collo.
Nel frattempo fuori la buriana si stava calmando, il temporale si allontanava, lasciando il posto, ad una leggera pioggia.
“e difficile dire quello che sta succedendo e in questo momento non desidero parlare, vorrei essere coccolata, come faceva la mia mamma quando ero piccola”
“a parte il fatto che anatomicamente non potrei esserlo, al massimo posso fare tuo padre”
“no, lui non mi ha mai coccolato, ordinava e basta”
Si sistemò meglio sul mio grembo abbracciandomi fortemente, ora le sue labbra era appoggiate al collo è questo mi procurava inequivocabili brividi, anche se non ancora a livello sessuale, come succedeva con Lilly, in ogni caso quel pensiero era mille miglia lontano dal cervello.
Non sapevo cosa fare, o meglio, avrei saputo cosa fare se al posto suo ci fosse stata mia moglie, ma lei era mia suocera.
Quella che avevo in braccio era una donna che avrei rispettato ed onorato per tutta la vita.
Ma questa era la mia volontà, i miei pensieri, ma non avevo fatto i conti con altre cose, che non dipendono dalla mia volontà.
C’era una strana atmosfera nell’aria, qualcosa di indefinibile, sarebbe bastata una piccola scintilla, un gesto e tutto sarebbe potuto succedere, cosa fosse, non riuscivo a capirlo.
Incapace di muovermi e non volendo fare mosse sbagliate ed inopportune, cercai di allentare la tensione che c’era, soprattutto in me.
“ehi suocera, ti immagini se entrasse qualcuno e ci vedesse come siamo messi, chissà cosa penserebbe”
La risposta mi giunse sussurrata all’orecchio.
“come minimo che siamo amanti”
“ti immagini che bel casino?”
Fu la successiva risposta che mi sconvolse.
“e se lo fossimo veramente?”
Pensando stesse giocando, mi adeguai, cercando di farla rilassare.
“uh! vediamo, se lo fossimo, non credo sarebbe una cosa giusta, sono sposato con tua figlia”
“per me non sarebbe un problema, per te lo è?”
“certo che lo è Maria, e spero tu stia scherzando?”
Non rispose, ma quello che stava facendo non era uno scherzo, sentivo le sue labbra incollate fra la spalla ed il collo, e non potevo equivocare, quelli che stava dandomi, erano baci, piccoli baci fatti a labbra semiaperte ed umide.
Ora i brividi erano aumentati e non si focalizzavano solo nella spina dorsale, avevano fatto il giro ed avevano raggiunto il momentaneamente addormentato guerriero.
Nulla avrebbe potuto impedire a Maria di sentire la reazione del maledetto.
“Maria ti prego fermiamoci, fallo per tua figlia, fallo per me, fallo e basta”
Interrompendo lo stillicidio di baci.
“ecco proprio, ”il fallo”, non la pensa come te”.
“non dire stupidaggini e poi lui non ragiona, non ha cervello”.
“e nemmeno io non ragiono, ho troppa voglia, ti desidero, è più forte di me”
“Maria ti prego, smettila, non andare oltre, siamo ancora in tempo a fermarci e possiamo dimenticare il tutto”
“non voglio fermarmi e non voglio dimenticare”
“pensa alle conseguenze, come sarebbe la nostra vita se ci lasciassimo travolgere dal tuo desiderio?”
“sarebbe meravigliosa, finalmente avrei un uomo che mi soddisfa e poi guarda che non è solo il “mio” desiderio, la sotto qualcuno mi vuole”
“non ascoltare lui, ascolta me, mannaggia come vorrei essere un gay, almeno non avrei un traditore in famiglia”
“ma non sei omosessuale, e lui non è un traditore, forse mi vuole più bene di te”
“non dirlo nemmeno per scherzo, lo sai quanto bene ti voglio”
“e allora dimostramelo, fammi vedere quanto bene mi vuoi”
“fuori ci sono decine di uomini che farebbero follie per te, pur di averti”
“non mi interessano, sei tu che voglio, ma forse questo tuo rifiutarmi è perché non ti piaccio?”
“non pensarlo nemmeno, mi piaci, sei una donna molto affascinante, ma io ti vedo come la madre di Lilly, come mia suocera e aggiungo, come una seconda madre per me”
“allora è come penso io, sono brutta e vecchia, posso essere solo una madre per te, sto invecchiando credi non mi veda allo specchio?”
“a parte il fatto che non capisco come fai a ritenerti vecchia, guarda che hai solo 45 anni e sei in perfetta forma”
“allora sono brutta”
“ho capito vuoi sentirti dire che non lo sei”
“allora dimmelo”
“Maria sei bella, attraente, desiderabile e se me lo permetti, molto sensuale”.
Che cosa mi è venuto in mente di dire quelle parole, la sua risposta fu micidiale per le deboli difese che giá avevano cominciato a scricchiolare.
“allora te lo ripeto, dimostrarmelo, fammi vedere quanto sono desiderabile e sensuale”
“mi sembra che lo stò facendo, quale altro genero terrebbe in braccio sua suocera, coccolandola e dandole tanti baci?”
“non fare il tonto, a parte che i baci sono io a darteli, hai capito benissimo cosa desidero”
Certo che lo avevo capito, ma non volevo cedere, lo facevo per mia moglie, lo facevo perchè non andava fatto e basta.
Cercai di farla ragionare.
“Maria ti prego, fermiamoci prima che sia troppo tardi”
Non rispose nemmeno, aveva deciso che sarei stato suo e nulla l’avrebbe fatta desistere.
“il tuo amico non la pensa come te”
“in questo momento non è un’amico, anzi è un porco, e non c’entro nulla con quello che desidera”
“ascoltalo, ragiona meglio di te”
Per quanto professassi la mia estraneità al desiderio che il guerriero stava dimostrando verso di lei, il maledetto si era fatto ancor più rigido, ora era impossibile nascondere la voglia.
“chiudi la tua mente ai pensieri moralisti, ascolta lui che è molto intelligente”
“non ho mai saputo che una testa di cazzo è intelligente, e poi i miei, non sono pensieri moralisti, ma realisti”
“beh! sarà una testa di cazzo ma in questo momento è più furbo di te e non pensa alla realtà”.
Compresi che era inutile cercassi di convincerla e poi ero veramente sicuro di volerlo fare?
Riprese a baciarmi e questa volta a labbra aperte, leccando con la lingua la delicata e sensibile pelle appena sotto l’orecchio.
Fu quello che fece crollare le ultime difese, se mai le avevo erette, visto che mi ero difeso solo a parole.
Sarebbe bastato che mi fossi alzato e avrei posto fine a quello che stava succedendo.
Ma non l’avevo fatto, è questo aveva una sola spiegazione, ci stavo, il cervello analizzò questa informazione.
Mi abbandonai a quelle provocazioni, mi lasciai contagiare, il virus era entrato nel corpo, avrei potuto prendere l’antidoto, ma era veramente quello che volevo?
No, a quel punto non lo volevo e presi il sentiero dell’incesto, una bella e lunga discesa. verso il cosiddetto inferno, chissà se poi esiste davvero!!!.
Avevo la sua guancia a portata di labbra, iniziai a baciarla dolcemente, cominciando dal lobo dell’orecchio, per poi scendere lentamente.
Ancora non credevo che quello che stava permettendomi di fare, fosse realtà o finzione, poteva benissimo avermi messo alla prova, per vedere la mia fedeltà.
Centimetro, dopo centimetro, arrivai all’angolo delle labbra.
Fino a questo momento il tutto poteva passare come coccole, ma se avessi fatto il passo successivo, altro che coccole.
Quello che accade, mai lo avrei immaginato, fù Maria a prendere l’iniziativa, girò improvvisamente la testa e le labbra si congiunsero.
Ogni dubbio scomparve, non ero messo alla prova, ero veramente desiderato.
In me scattò l’uomo e probabilmente in lei scatto la donna vogliosa di amore e sesso.
Contrariamente a quello che pensate non introdusse la lingua in bocca, iniziò sfiorandomi le labbra, cercando delicatamente di far uscire la mia, probabilmente voleva cavalcare l’onda e creare una danza, che mi portasse oltre la soglia del non ritorno, ma non c’è n’era bisogno, avevo già deciso di oltrepassarla.
Misi fine a quella dolce tortura, Infilai la lingua.
Era quello che desiderava, mi stava aspettando.
Iniziò un bacio che a dire il vero, mi trovò impreparato, la sua esperienza era infinita, come se una ragazza normale facesse una gara di nuoto contro la Pellegrini, lasciai a lei l’iniziativa, una cosa nuova per il macho che era in me.
Stavo vivendo quel momento come fosse la prima volta, si, mi stavo godendo la magia del primo bacio, con una donna matura.
Cominciò a giocare con la lingua, facendo impazzire la mia, per non parlare del cervello.
Alternava succhiate a morsetti, per poi girarle intorno, la tirava verso l’interno, la succhiava come fosse un pene, mai ero stato baciato in quel modo.
Non c’erano più scuse, ne scappatoie, oramai eravamo lanciati a folle velocità verso l’orizzonte fatto di puro sesso.
Fra le gambe era spuntato un Dolmen, ogni ritegno era andato alle ortiche, nessuno dei due pensava cosa eravamo, cosa avevamo alle spalle, al male che potevamo fare, c’erano solo due esseri che volevano fare sesso e non pensare ad altro.
Non so come facemmo, ma sempre incollati attraverso le labbra, finimmo sul letto della camera matrimoniale.
Mi ritrovai disteso di schiena.
Lei sopra di me che aderiva con il corpo al mio, premendo una gamba tra le mie e muovendosi dolcemente.
Continuò quel movimento e mentre lo faceva, riprese a lavorare di lingua la bocca.
Avevo le mani lungo il corpo, uomo inerme nella mani di una maestra del sesso.
Smise per un secondo a tormentare la bocca.
“lascia fare a me, sono anni che sogno questo momento”
Cercai di rispondere a quel perentorio ordine, cercando di ritrovare un pò di orgoglio maschile.
“non esagerare, al massimo saranno quattro anni”
“guarda che da quando hanno scoperto il tumore e cominciato le cure, di sesso non se ne è più parlato, perciò sono parecchi anni che faccio dieta sessuale”
“non mi dire che è da allora che pensi a me?”
“non da allora, ma dal primo momento che ti ho visto”
Rimasi sbalordito da quella affermazione, ma non ebbi il tempo di rispondere.
“non fare il furbo, cercando di farmi sentire in colpa, lasciamo perdere il passato e i tristi ricordi, pensiamo al presente”
Immaginai che avesse deciso che era arrivato il momento di prendere la situazione in mano.
Lo fece in tutti i sensi, non mi lasciò nessuna iniziativa, nemmeno una semplice carezza.
“dopo toccherà a te, ne abbiamo di tempo, ora lascia fare a me”
Non ci voleva un genio per capire che la serata sarebbe stata lunga e non solo quella, pure la gita per andare a trovare l’amico viticoltore era andata a farsi friggere, Maria non mi avrebbe mollato fino al ritorno di Lilly.

Il seguito alla prossima puntata se avrete la pazienza e la voglia di leggermi.

….continua…
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