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Lui & Lei

Al Markey's


di Membro VIP di Annunci69.it MarcGiulietta
18.06.2025    |    1.340    |    2 9.7
"Ho sentito bene? "Come?" gli chiedo, provando a voltarmi verso di lui ma lui mi tiene ferma per i fianchi, in un modo fermo ma gentile così che può continuare a sussurrarmi all'orecchio..."
Quando l'ho visto per la prima volta ho sentito un brivido lungo la schiena, come se il mio corpo mi stesse già avvertendo del pericolo cui sarei andata incontro se avessi continuato a guardarlo.
Beveva appoggiato al bancone del bar, un liquido ambrato, credo un whisky.
Vedevo il pomo d'Adamo, leggermente coperto di barba, salire e scendere seguendo il movimento dell'alcol, che partiva dalle sue labbra carnose e umide e scendeva giù, lungo l'esofago; la camicia leggermente sbottonata lasciava intravedere un petto solido, massiccio.
Mi sorprende a guardarlo e gli spunta in volto un sorriso beffardo, avrà pensato che sono l'ennesima donna che è rimasta imbambolata ad osservarlo ma non sa che mi prudono le mani alla sola idea di sfilargli quella camicia di dosso e che non sono solita fermarmi agli sguardi.
Accavallo le gambe lentamente, tirando su la mia gonna, già corta, un chiaro segnale di invito.
Lui mi guarda, sorride ancora sornione e si volta verso il barista chiedendo altro da bere. Non si avvicinerà.
Uomini, amano il potere, soprattutto nel sesso. E io amo gli uomini decisi.
Questo suo modo di fare accende in me una scintilla, avrei voglia di spalancargli le gambe e cominciare a toccarmi per vedere i suoi occhi sgranati e in preda al desiderio, perché sì, mi desidera, ma mi trattengo.
E sottile gioco di seduzione sia.
Mi porto il bicchiere alle labbra e lo strofino sul labbro inferiore, poi bevo un sorso. Mi sfioro le labbra con le dita e mi porto l'indice tra i denti, comincio a mordicchiarlo lentamente. Il suo sguardo è fisso su di me, mi guarda le labbra, poi il seno strizzato in questo bustino bordeaux, poi di nuovo le labbra. Mi alzo e lentamente lo raggiungo al bar.
Lo ignoro ma mi piego a novanta sul bancone, mettendo in evidenza il mio bel culo, per rubare una fetta d'arancia e morderla. La fetta è succosa e un rivolo scende piano dalle mie labbra, lui non si perde nemmeno uno dei miei movimenti. Sono sicura che avrà già il cazzo duro che gli pulsa nei pantaloni. Ora sono io che lo guardo beffarda e mi dirigo in pista.
Sento alle mie spalle una presenza, sono sicura che è lui ad avermi seguita.
Si avvicina da dietro e mi sussurra all'orecchio "sei davvero patetica".
Sussulto. Ho sentito bene? "Come?" gli chiedo, provando a voltarmi verso di lui ma lui mi tiene ferma per i fianchi, in un modo fermo ma gentile così che può continuare a sussurrarmi all'orecchio "Sei patetica. Ti muovi ondeggiando con il culo che ti ritrovi e pensi di essere la più bella del locale."
"E cosa dire di te... che hai il cazzo duro per una donna così patetica allora?" Mi piego leggermente e mi struscio sul cavallo dei suoi pantaloni, lo sento ed è meravigliosamente pronto per me.
Lui sospira rumorosamente.
"E poi - aggiungo, girandomi a guardarlo negli occhi - non sarò la più bella del locale, ma la più porca sicuramente sì". Glielo sussurro lentamente, accarezzandogli le spalle prima di lasciarlo lì impalato al centro della pista.
Sono bagnata, eccitata fino al midollo, vado in bagno... ho voglia di infilarmi due dita nella figa pensando a quegli occhi che mi guardavano vogliosi. Chiudo la porta e mi abbasso gli slip, sono fradici. Mi tocco piano il clitoride, con movimenti circolari e lenti, sospiro. Penso al suo cazzo dentro di me, infilo lentamente prima un dito, poi l'altro. Mi sto torturando. Vorrei che mi vedesse colare dalla figa per lui, impazzirebbe. Mi mordo le labbra mentre pulso all'idea di essere scopata da quell'uomo così affascinante, che credeva di avermi in pugno e al quale ho tenuto testa alla grande, nonostante la voglia di inginocchiarmi ai suoi piedi per succhiargli il cazzo fosse tanta.
Resto in bagno per un tempo indefinito, mi calmo, anche se l'eccitazione è ancora altissima.
Quando esco l'atmosfera del bar è cambiata, le luci sono soffuse e l'ambiente si è svuotato, solo pochi uomini qua e là e le cameriere che cominciano a sistemare.
Mi avvicino al bancone e vengo intrappolata da due braccia forti.
"Sai quanto costa questo bancone di legno?" mi chiede.
Scuoto la testa, senza rispondergli a voce.
"E' un bancone in rovere, ottenuto da una particolare lavorazione, con inserti in ottone e top in marmo... costa circa 15mila euro. E' il pezzo più pregiato di questo bar, l'ho voluto proprio così e quando io voglio una cosa, di solito la ottengo."
La sua mano accarezza lentamente il legno del bancone davanti a me, per poi spostarsi sulla mia gamba, alzando sempre di più la mia gonna.
"E una troia come te andrebbe scopata proprio su un piano del genere - comincia a baciarmi lentamente il collo - a pecora - mi afferra il perizoma all'altezza del clitoride facendomi sussultare - con la tua figa in bella vista per questi guardoni."
Ansimo, spudoratamente, solo l'idea mi fa tremare le gambe. Vado in blackout, non capisco più nulla, sono cosi eccitata da non riuscire neanche a rispondere. Ansimo e gemo, anche se le sue carezze sono lente, mi sta torturando. Mi strofino contro il suo cazzo che scoppia nei pantaloni.
"C'è qualcosa che desideri?" Mi chiede, con voce bassa e profonda.
"Sì." Ansimo, non appena infila un dito tra le mie labbra umide.
"Dillo..." mi intima, mentre comincia a muovere le dita ad un ritmo sempre più forte.
Non rispondo, riesco solo a gemere come una puttana.
"Dillo - mi ripete - dillo che vuoi essere scopata come una troia mentre tutti ti guardano e si segano sulla tua figa che viene riempita". "Dillo", ripete ancora tirando di colpo via le dita dalla mia figa e portandomele alle labbra, le lecco per bene prima di rispondergli.
"Scopami" dico ancora ansimando.
"Come? Come devo scoparti?" mi intima.
"A pecora, sul bancone..."
"Come la troia che sei?" fremo, desidero che mi scopi lì, subito.
"Come la troia che sono..." ripeto.
"Con gli uomini che ti guardano e si segano su di te?" dice strusciandomi il cazzo, dopo averlo tirato fuori, tra le natiche. E' caldo e duro, lo desidero da impazzire.
"Sì, con gli uomini che sborrano guardandomi". Lui grugnisce, mi piega a 90 sul bancone e me lo infila dentro senza troppi complimenti. Entra immediatamente. "Guarda, guarda come la tua fighetta stretta si allarga per il mio cazzo" mi dice, mentre comincia a muoversi. Mi riempie tutta, non l'ho neanche visto il suo cazzo ma mi riempie fino in fondo e mi fa godere. Mi blocca i polsi dietro la schiena e comincia a spingere forte, il bancone liscio sotto di me, la mia figa che cola. "E' tutta la sera che aspetti questo momento eh?" mi dice tra una spinta e l'altra.
"Sì - rispondo - e tu non vedevi l'ora di sfondarmi la figa."
"Da quando sei entrata da quella porta ho pensato a come saresti stata da Dio piegata su questo bancone."
Mi scopa forte, le sue palle sbattono contro di me tanto da farmi urlare. Non so nemmeno il suo nome eppure mi sta scopando come un toro.
All'improvviso rallenta, fino a fermarsi, con il cazzo ancora di marmo dentro di me. Mi tira su e mi tiene per i capelli, ci guardiamo negli occhi attraverso lo specchio che è posto dietro al bancone, uno specchio che non restituisce fedelmente l'immagine ma la distorce leggermente.
Mi tiene per i capelli e mi sussurra all'orecchio "Guardati... guarda come stai godendo con il cazzo di uno sconosciuto nella figa... - avevo la faccia stravolta, il trucco colato, e delle striature rosacee sul viso a causa della posizione in cui mi aveva tenuta fino a quel momento - guarda che bello spettacolo stiamo offrendo..." mi dice, suggerendomi di spostare lo sguardo a quello che ci circondava.
Sempre dallo specchio intravedo nella penombra degli uomini col cazzo in mano, intenti a masturbarsi. In un altro angolo della sala una delle cameriere sta leccando la figa ad un'altra mentre lei succhia il cazzo di un cliente.
Fremo. Non ho mai scopato in pubblico ma sono così eccitata da non potermi fermare. Sento che potrei venire da un momento all'altro per l'eccitazione che provo alla vista di quei cazzi dritti e quelle fighe bagnate a causa mia.
"Offriamo ai nostri ospiti una visuale completa, che ne dici?" La domanda è retorica, non mi dà il tempo di rispondere che mi gira, mi abbassa il top, scoprendomi i seni con i capezzoli duri al limite della sopportazione e mi alza una gamba. Mi mostra, come un trofeo, mostra a tutti la mia figa aperta e bagnata per lui.
"Che troia che sei..." mi ripete mentre mi dà una pacca sul culo.
Voglio baciarlo, mi giro e finalmente lo guardo negli occhi. Le pupille dilatate per l'eccitazione, la fronte umida per la foga con cui mi ha scopata, le labbra schiuse e ansimante. Ci baciamo, le nostre lingue si divorano, e il desiderio esplode ancora più forte di prima. Mi riporta sul bancone e mi ci fa sdraiare di schiena. Spalanca le gambe ed entra dentro come una furia, accolto dalla mia figa che si adatta immediatamente alla sua presenza. Mi scopa forte, tenendomi su le gambe, la mia figa in bella vista. Mi succhia i capezzoli e nella foga, tra una spinta e l'altra mi chiama troia e mi ordina di venire.
Sto per esplodere, è tutto così intenso... il suo cazzo che pulsa dentro di me, gli occhi dei pochi clienti del bar puntati addosso, tutti intorno a noi che si masturbano guardandoci.
"Ora tu vieni e poi ti prendi tutta la mia sborra in bocca, hai capito?" Mi ringhia all'orecchio; anche questa è una domanda retorica.
Aumenta le spinte e comincia a stimolarmi il clitoride, sto per venire.
Esplodo inarcando la schiena e urlando. Le gambe mi tremano ma lui non mi dà tregua, continua a spingere e a toccarmi per rendere ancora più intenso quello che provo. Sono sfinita.
All'improvviso lui esce da me e mi fa inginocchiare, mi ficca il cazzo in bocca, lo sento pulsare tra le mie labbra. Lo succhio e lo lecco per bene, lentamente. Ma lui è un animale, è vorace, è feroce. Mi afferra per i capelli e mi scopa forte la bocca, fino a quando non mi inonda di sborra fino quasi a soffocarmi.
Mi tira su e mi sistema il vestito, ancora ansante.
Si sistema i pantaloni e sparisce, dietro una porta con su scritto "Privato".
Sono stremata, sfatta e senza forze, mi avvio verso l'uscita.
Mi fermo sul marciapiede e osservo l'insegna del bar che, per puro caso, mi ha regalato una serata indimenticabile.
La scritta "Markey's" lampeggia a intermittenza.
"Un nome che difficilmente dimenticherò" mi dico, mentre mi avvio all'auto per rientrare a casa.
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