Lui & Lei
Il brindisi di fine anno.

05.01.2012 |
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"L’assecondai fin quando capii che il piacere aveva smorzato se non soppiantato del tutto il dolore, quindi presi a gestire il ritmo imprimendo forza e profondità di penetrazione..."
Da quando la lunga relazione con quella che è stata la donna più importante della mia vita si è bruscamente interrotta il mio umore non è stato più quello di un tempo. Valeria, una cara collega di lavoro mi è stata vicina offrendomi un conforto con la sua straordinaria capacità di ascoltare e, soprattutto, di trovare le parole giuste al momento opportuno. Il mio umore,nonostante il gradito calore della sua amicizia, è comunque rimasto abbastanza ombroso. Giusto il 30 dicembre, prima del doveroso scambio di auguri fra colleghi, mi prese in disparte e mi disse:"Non voglio sentire scuse: domani sera sei invitato a casa mia per brindare al nuovo anno!" – “Dai, Valeria sai che non sono dell’umore adatto. Non mi va di vedere gente che intona festanti canzoncine e dimena le chiappe formando giocondi trenini. Non voglio rovinare l’atmosfera a nessuno. Grazie lo stesso del pensiero, so che lo fai con affetto, ma non posso accettare” ribattei . “Ho già detto che non accetto scuse e poi non ci sarà alcun trenino perché i miei amici vanno a sciare a Cortina e a me non va di andarci. E poi, lo sai, quello stronzo di mio marito è a New York ostaggio del suo “irrinunciabile” lavoro. Dunque se non verrai passerò l’ultimo dell’anno da sola. Non vorrai avermi sulla coscienza, vero?” . Le argomentazioni non ammettevano remore così accettai l’invito. Il 31 sera, come concordato, bussai al suo uscio. Valeria, mi accolse con uno dei suoi radiosi sorrisi. Le offrii un mazzo di fiori e un paio di bottiglie di un favoloso vino rosso che sapevo apprezzasse molto. L’atmosfera era calda e piacevole, e gustammo le deliziose pietanze preparate da lei innaffiandole col vino che ci rese allegri. La serata trascorse talmente piacevolmente che quasi non ci accorgemmo dell’imminenza della fatidica mezzanotte. Mentre le note romantiche di una immortale canzone d’amore dei Platters facevano da sottofondo alle nostre conversazioni ci accorgemmo che mancavano dieci minuti al nuovo anno. Sul tavolo della sala, Valeria aveva predisposto col consueto buongusto un vassoio con un paio di calici di cristallo. “Vale mancano pochi minuti dove hai messo lo spumante?” – “Spumante? Noo! Ma quale spumante!” – “Sarà che non ho particolare simpatia per i nostri cugini d’oltralpe ma preferisco bere italiano, quindi niente champagne!” – “Sono d’accordo con te, stasera bisogna brindare made in Italy, ma più che uno spumantino fresco avevo in mente qualcosa di diverso” – “Cara, ma con cosa vuoi brindare col lambrusco?” – Poi il tono di voce un po’impastato per i fumi dell’alcool divenne languido ed eccitante e ribattè: “Ma no, qualcosa dello stesso colore dello spumante, un po’ meno frizzante e servito sensibilmente più caldo”. Così dicendo,le si illuminò il viso con un’ inedita espressione da porca, sgranò la lampo dell’elegante vestitino che indossava e questi scivolò afflosciandosi sul pavimento svelando un bel completino di pizzo trasparente di un rosso acceso: reggiseno col ferretto per sostenere meglio le tette spettacolari e un perizoma che si insinuava fra le natiche sode. A completare la lingerie splendide autoreggenti rosse e giarrettiera di pizzo (inutile per le calze ma determinante per l’effetto eccitante). Non avevo mai pensato a Valeria sotto questa luce, ma realizzai che sotto la sua impeccabile figura di algida donna in carriera si nascondeva il sacro fuoco dell’erotismo femminile. Ero sempre stato attratto dalle sue forme aggraziate ma l’avevo guardata sempre come una cara amica seriamente impegnata in un rapporto profondo anche se non esente da crisi. Non ci avevo mai provato forse per non turbare la sua serietà o forse perché temevo di incrinare la nostra importante amicizia. Si può immaginare la mia reazione quando sganciata la giarrettiera si sfilò il perizoma mostrando così la sua splendida e curatissima fica che schiuse dolcemente consentendomi di vedere il rosa invitante delle mucose interne. Una visione che avrebbe mandato in tiro pure un ultracentenario. Ma le sorprese non erano che appena cominciate. Prese un calice dal vassoio invitandomi a fare altrettanto “su riempine uno per me, io farò lo stesso per te”. Mentre lei si accovacciava concretizzai le sue intenzioni. Mi tolsi in fretta il vestito gessato grigio che indossavo e rimasi con dei boxer rossi di una nota marca sportiva, un modello di cotone con la “finestrella” che ho sempre mal sopportato ma che indosso l’ultimo dell’anno in onore della tradizione. Scostai il lembo di cotone e tirato fuori il cazzo, dopo aver lottato con una repentina erezione, a fatica riempii un calice mentre lei oscenamente faceva altrettanto. Che scena da urlo! Appena finito ce li scambiammo in modo da avere in mano il calice contenente il liquido dorato l’uno dell’altra. Smorzato il volume dello stereo accendemmo la tv. Ormai mancava meno di un minuto. Il conto alla rovescia era scandito in allegria….10,9,8,7,6,5,4,3,2,1…Buon anno! Mentre il rumore dei mortaretti risuonava nella via e ci giungevano da dietro le tende i bagliori colorati dei fuochi pirotecnici, alzammo i calici in alto avvicinandoli fino a farli tintinnare sonoramente, mentre ci scambiavamo un bacio passionale. “cin cin” “prosit” “felice anno nuovo!” e portati alle labbra i flute bevemmo, eccitati, i primi sorsi pasteggiandoli in bocca come a degustarne la bontà. Era il brindisi che mai mi sarei aspettato di fare, eppure per molti versi era il migliore che avessimo mai fatto; “Uhm! Vale questa annata è spettacolare. Altro che champagne!” scherzai divertito. “Ti sbagli caro perché la qualità migliore è nel mio flute!”. “No, no insisto! Assaggia, questa è straordinaria!” e così dicendo avvicinai alla sua bocca il calice che reggevo in mano. Valeria bevve un sorso dal mio bicchiere che conteneva le sue stesse urine le tenne un po’ in bocca poi mi baciò passandomi i suoi liquidi che io bevvi con la stessa bramosia di un assetato. “Preferisco la tua” mi disse. “De gustibus non disputandum est” osservai. Poi decidemmo di vuotare i bicchieri in un solo sorso. Sarà stato il vino, sarà stata l’eccitazione dell’evento imprevisto fatto sta che ne avevo ancora voglia. Stavolta volli però bere direttamente alla fonte. Toltici i pochi indumenti che avevamo ancora addosso la adagiai sul bordo del tavolo della sala mi inginocchiai e spalancai la bocca portando il capo un po’ indietro, mentre lei con le dita teneva la fica ben aperta. Un caldo zampillo dorato fluì disegnandomi un rivolo dorato sul viso e poi preciso mi invase la bocca, consentendomi di assaporarla ancora. Avevo il cazzo duro come il marmo mentre le leccavo l’interno cosce per raccogliere gli schizzi che le rigavano le gambe. Poi lei prese della crema chantilly che guarniva il dolce che aveva preparato e con cura me la spalmò sulla cappella. Pigliato uno dei cuscini del divano lo piazzò a terra e vi si inginocchiò. Poi iniziò oscenamente a leccare la crema dalla cappella fino a ripulirla. “hum fragolone di bosco in crema chantilly” disse un secondo prima di infilarsela in bocca. Che pompinara, leccava, succhiava, aspirava, frullava l’asta usando la lingua, le labbra carnose e sensuali e le mucose interne, dosando con sapienza intensità e profondità d’azione . Poi deglutiva fino a portarselo in gola, rischiando di soffocare. E giù a leccarmi le palle e ancora soffermarsi sul frenulo per poi sollazzare delicatamente in punta di lingua l’orifizio sulla cappella rubiconda. Mi guardò negli occhi e ormai totalmente priva di inibizioni mi disse:”scopami la bocca e inondala della tua sborra.” Eccitato come un mandrillo esaudii la sua richiesta. Non chiedevo di meglio. La sua bocca era un fuoco delizioso e lei da sapiente bocchinara mi aspirò dei potenti fiotti di sborra che le riempirono la cavità orale. Ne gustò il sapore trattenendola sul palato, dopo ebbra la mandò giù. Poi si massaggiò il volto e le labbra strusciandoli con la mia cappella da cui fluivano ancora vischiose perle di sperma. Che visione: la donna sempre elegante e compita che avevo imparato ad apprezzare sul lavoro era ora stravolta dal piacere, col viso impiastricciato del mio seme, col rossetto sbavato sul mento e con in pancia non solo il frutto del mio piacere ma anche il mio piscio. Le sorrisi:”dovresti guardarti allo specchio sembri una pornostar nel pieno di una straordinaria performance”. “Stronzo!” mi apostrofò. Con delle salviette imbevute ci detergemmo reciprocamente con cura, poi la presi in braccio e la portai in camera da letto e l’adagiai sul talamo. Rialzò le gambe e le spalancò priva di pudore: “Leccamela! Mangiamela tutta. L’ultimo dell’anno si serve l’ostrica e dal momento che sei l’ospite d’onore…” Sapeva che desideravo farlo ma lo avevo chiesto esplicitamente, goduriosa di gestire il gioco. Non le risposi e tuffai la testa fra le sue cosce leccando tutta la zona intorno a quel paradiso voluttuoso. La sentii pervasa da un dolce tormento. Presi a giocherellare coll’interno delle sue mucose stiracchiando le labbra calde e leccandone e mordicchiandone la superficie liscia umida e odorosa di femmina; percorsi freneticamente l’intera spacca dall’incrocio delle labbra nel cappuccio vibrante del clitoride fino all’antro frastagliato della vagina passando per il piccolo orifizio uretrale. Intinsi la lingua fin dove potevo dentro di lei, poi presi a curare la sua rosellina grinzosa che gratificata dalle mie attenzioni si era animata come allettante gelatina. La donna smaniava contorcendosi e ansimando finché mi implorò di farla venire. Il profumo della fica che sprigionava dai suoi umori copiosi era seducente e arrapante ; ripresi a leccarla e mentre esploravo le sue profondità con le dita con languide lappate la portai ad un orgasmo intenso. La sentii scuotersi in preda ad un fremito convulso mentre le sue mucose si impregnavano di un miele aspro e vischioso di cui volli dissetarmi. “E adesso che ne dici di mettere il tuo cetriolone qua dentro?”. “Come resisterti!”. La penetrai e il calore e l’umidore di quella insaziabile fregna mi avvolsero la minchia. La pompai ora con decisione e vigore ora languidamente con soppesata lentezza mentre le strapazzavo le morbide tettone. Fu una chiavata in cui cambiammo spesso posizione disegnando piacevoli evoluzioni, ma la sensazione di profonda e consapevole intesa sessuale durò per tutto l’amplesso. Poi sincronizzati da quella stessa intesa contemporaneamente raggiungemmo l’orgasmo. Non riuscimmo più a distinguere la paternità dei fremiti e delle convulse scariche di piacere:eravamo un amalgama in cui il piacere dell’uno si era fuso al godimento dell’altra. Rimasi un po’ dentro di lei per godermi ancora quella benedetta prigione di carne da cui mai avrei voluto evadere. Quando mi sfilai da lei il pene aveva perso parte della sua rigidezza e il mio seme fluì dalla sua spacca bagnandole l’ano e depositandosi sulle lenzuola. Lei ne raccolse un po’, con difficoltà perché si era ormai liquefatto e portò le dita alla bocca suggendole. Eravamo stanchi e sudati ma nei nostri volti si leggeva ancora il piacere di quell’amplesso. Valeria poggiò il capo sul mio petto e mentre le carezzavo i capelli ne aspiravo l’odore piacevole. Restammo così per alcuni minuti godendoci le sensazioni che stavamo provando. Poi Valeria scese più in basso riprendendo a stuzzicarmi il pene che prese a crescere appena sollecitato dalla sua bocca di fuoco. Agile ruotò il suo corpo sinuoso sistemando le nostre figure nelle posizioni necessarie ad un 69. Non saprei dire se mi dava più piacere sentire affondare il mio cazzo nella sua bocca o il percepire le vibrazioni della sua fica mentre ne esploravo oralmente ogni anfratto. Ad un certo punto si staccò e rimessasi al mio fianco, con modi da femme fatale, mi chiese di andare a prendere in sala la crema chantilly. Non le chiesi cosa avesse in mente, ma quella sera era proprio magica e poteva succedere veramente di tutto, così mi alzai dal letto e andai a prendere il dolce. Tornato in camera la trovai a pecorina appoggiata con il busto sul letto. “Spalmami un po’ di crema sul buchetto e poi leccalo per bene. Quel cornuto di mio marito lo ha sempre ignorato, ma stasera finalmente ho trovato te che mi hai fatto capire di essere tremendamente desiderabile. Fai il tuo dovere: è il mio regalo!”. Le sussurrai in un orecchio :“Valeria sei unica!”.La baciai sulla nuca risalendo fin dietro le orecchie. Poi decisi che era giunto il momento di godermi il regalo. La imburrai per bene con la crema che poi lentamente asportai con sapienti colpi di lingua assaporando le sue capacità culinarie e il suo culo contemporaneamente. Poi aiutandomi con altra crema le cacciai prima un dito dentro, poi due e infine tre. Lubrificai e allargai bene l’anfratto armato di calma e pazienza. “Dai che aspetti?” Incitato dalle sue parole mi sistemai dietro di lei adagiando la cappella ben lubrificata sulla sua rosellina grinzosa. Spinsi lentamente ma con decisione finché sentii la carne cedere e piano piano mi feci strada nelle sue viscere strette . Che donna, vincendo il dolore e il bruciore iniziò lentamente a muovere il culo per dare ritmo all’inculata. L’assecondai fin quando capii che il piacere aveva smorzato se non soppiantato del tutto il dolore, quindi presi a gestire il ritmo imprimendo forza e profondità di penetrazione. Lei sembrava pervasa da una febbre baccanale e mi incitava con frasi sempre più sboccate: “Dai sfondami tutta. Fammi sentire una puttana. Svuotami le palle dentro la pancia. Siii, aaah, di più, con forza. Oh, che bello. Aprimi per bene. Oh così,così! Sono la tua troia! Me lo sento dentro lo stomaco!”. Si stava sditalinando sempre più velocemente. Poi scoppiò in un “vengooooo, siiiiii”. Lo stretto budello si strinse ritmicamente attorno al mio cazzo ed io eiaculai nella profondità del suo retto, sconvolto dal piacere e da piccoli deliziosi mancamenti mentre Valeria si accasciava priva di forze e stravolta dall’intensità dell’orgasmo. Il resto della notte trascorse placido: perduti in un tenero abbraccio ci godemmo istante per istante quello che sapevamo essere il primo e ultimo incontro trasgressivo insieme. Lei ha un marito e una vita da donna sposata. Ed io ho troppo rispetto di lei per chiederle di rinunciarvi. Certo sarà complicato rivederla a lavoro col suo impeccabile stile senza ricordare, trasalendo, le sue straordinarie performance erotiche. Spero, almeno, un giorno di poter brindare di nuovo insieme …… con la sua speciale marca di champagne. Nota dell'autore: Se volete commentare questo racconto fatelo pure, o tramite il sito o tramite la e-mail che trovate nell’annuncio della mia scheda. Suggerimenti, complimenti e perché no critiche costruttive possono stimolare chi scrive a farlo sempre meglio, provando almeno, a trasferire ai lettori una parte delle proprie emozioni e contribuire all’eccitazione delle loro anime. Consentitemi infine un grazie a Valeria non solo per essere stata semplicemente divina a letto con me ma anche perché mi ha onorato della sua amicizia. Vi sembrerà riduttivo ma quando si è in difficoltà per un terremoto sentimentale il conforto di una persona amica non ha prezzo. Buon anno a tutti voi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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