Lui & Lei
Il suo nome era Roberta

13.07.2017 |
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"I primi fiotti la inondarono e mi accorsi che non riusciva ad ingoiare tutto ed infatti qualcosa le sfuggì di bocca..."
La primavera era alle porte ed io, come tutti gli anni, mi preparavo per iniziare le mie sessioni di trekking in montagna. Abitando alle pendici dei Monti Lattari conosco molti posti dove fare escursioni e l'essere un ex boy scout aiuta molto.Era un giovedì mattina, un giovedì che sarebbe diventato, di li a breve, uno di quei giorni che non si dimentica per tutta la vita. Avevo il giorno libero a lavoro e invece di passarlo a letto ad oziare preferii svegliarmi di buon mattino e recarmi sul luogo che avevo studiato qualche giorno prima... la Valle delle Ferriere in Costiera Amalfitana. Percorso semplice anche se non si è allenati, ottimo per il fiato... e per gli occhi, cascate fruscianti, paesaggi quasi incontaminati, un fiume ancora quasi in piena... pace dei sensi.
Arrivato sul posto parcheggio la mia auto lungo la strada e chiedo a dei gentilissimi signori se avrei potuto avere problemi con i vigili, loro mi rassicurarono aggiungendo che avevano detto le stesse identiche cose anche ad una ragazza che, poco prima, si era avventurata sul percorso che mi accingevo ad iniziare.
Inizialmente, durante il tragitto, fantasticai un po su quella ragazza, mi chiedevo come fosse, la immaginavo prima bionda poi mora, prima magrissima poi tondeggiante. Improvvisamente una chiamata mi destò dai miei sogni, era il mio capo. Risposi con molte remore e, dopo aver appreso che anche il giorno dopo sarebbe stato di festa, spensi il cell raggiante come un tredicenne che fa ponte a scuola.
Arrivai nei pressi di una vecchia cartiera diroccata e mi diressi verso una piccola ma potente cascata seminascosta... li ebbi una visione, un angelo dai capelli gialli era seduta su di una roccia con i piedi penzolanti che finivano nell'acqua. Le sue scarpette da ginnastica erano accanto a lei, ben riposte, con i calzini piegati per bene poggiati ognuno dentro la propria scarpa. Indossava un pantaloncino inguinale di jeans e una canotta rossa (sarebbe stata perfetta anche con un sacco di iuta addosso ndr).
Essendo timido di natura non dissi una parola, mi avvicinai alla cascata e inizia a scattare qualche foto. Nel riaccendere il cell per effettuare gli scatti mi arrivarono dei messaggi. Al mio scusarmi per il rumore aggiunsi che sarei andato via subito. L'angelo biondo (poco dopo scoprii il suo nome... ROBERTA) mi tranquillizzò e mi invito a sedermi vicino a lei. Il tempo passava in fretta e chiacchierammo di tante cose, anche della fortuna di aver avuto entrambi quel giorno di festa a lavoro.
Ad un tratto lei mi spiazzò... si avvicinò al mio orecchio e sussurrò :"se vieni con me ti porto a vedere una cascata molto più bella di questa...e li potremo giocare insieme". Dopo questa frase mi morde il lobo dell'orecchio e poi mi stampa un bacione sul collo.
La inseguii per un po, percorremmo un ponticello di legno, salimmo lungo delle scale di pietra, passammo una chiusa, scavalcammo un cancello ed arrivammo nel luogo di cui mi aveva parlato. Un'altissima cascata (non molto potente) procurava un piacevole rumore. Un recinto di legno transennava un'area per far stare in sicurezza i visitatori che passavano di li quando il cancello era aperto. Lei mi chiese se ne fosse valsa la pena di arrivare fin li e, senza darmi il tempo di rispondere, mi salta addosso e mi bacia con foga. Da quel bacio iniziammo a non capire più niente, i sensi ormai erano andati, per entrambi esisteva solo la passione del momento che stava esplodendo. Lei mi sfilò la maglia (maledetto me che non ho la tartaruga, pensai) ed io feci lo stesso. Non ebbi tempo di provare a togliergli i reggiseno, mi battè sul tempo. Mi si pararono davanti due seni sodi e grandi, non enormi ma abbastanza grandi e sodi da sembrare due palloncini. La mia lingua, ovviamente, si lanciò su di loro e mi concentrai per leccare e succhiare per bene quelle due meraviglie. Intanto le mie mani provvedevano a sfilargli, con molta fatica, lo strettissimo mini jeans. Ad un tratto mi chiese se sapevo leccare così bene anche da altre parti. Ovviamente non me lo feci dire due volte, mi abbassai ed iniziai a leccargli fra le gambe mentre aveva ancora addosso il perizoma. Quando iniziò a bagnarsi la feci stendere per terra e li, sul prato semi umido, le sfilai lo slip e mi fiondai fra le sue grazie. Prima inizia leccando le gambe e poco alla volta mi avvicinavo al punto chiave. Di forza la sua mano spinse la mia testa al centro, così capii che voleva essere leccata, non resisteva più. Mi concentrai dedicandomi a quella leccata come se fosse l'unica cosa importate al mondo, ogni tanto qualche mio dito mi aiutava e mi staccai da lei solo quando venne. Il suo sapore era sublime, ne ero diventato subito schiavo. Roberta, ancora ansimante, mi ringraziò dicendo che avrebbe ricambiato per bene l'attenzione. Si prese un attimo, mi fece stendere a terra dopo avermi chiesto di levare il pantalone (lasciando i boxer). Si posizionò su di me, la mia asta era già marmorea, lei ci si strusciava sopra con un moto sensuale ed ipnotico. Il mio cazzo pulsava sempre di più, lei se ne accorse e si chinò, spostò lo slip ed iniziò a stuzzicarlo con la lingua. La imploravo di prenderlo in bocca ma lei ci giocava, gli dava bacetti e scappava. Lo accarezzava e passava le unghie sulla cappella. Volevo esplodere. Poi mi disse :"adesso ti svuoto", con una mano mi strinse forse le palle e si infilo tutto il palo in gola. Pompava e stringeva le mie povere palline ma non mi lamentavo, la sensazione era fantastica. Sentivo di averle piene ed il dolore della stretta ormai era scomparso, in me restava solo la voglia di schizzare tutto quel nettare, di donarlo a lei. Dopo qualche altro minuto passato a pompare e leccare staccò la bocca, prese fiato, se lo reinfilò tutto dun fiato in gola, lascio libere le palle ed io finalmente riuscii a shizzare tutto nella sua avida gola. I primi fiotti la inondarono e mi accorsi che non riusciva ad ingoiare tutto ed infatti qualcosa le sfuggì di bocca... ma da buona amante recuperò tutto.
Quando fui del tutto svuotato ci rivestimmo. Avrei desiderato possederla li, mi sarebbe bastato poco per riprendermi, ma Roberta disse che per il momento poteva bastare così, che era andata già oltre il suo modo di fare.
Tornammo insieme alle nostre macchine e ci salutammo con la promessa che avremmo continuato un altro giorno, in un secondo momento... e così fu... ma questa è un'altra storia!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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