Lui & Lei
Le mani addosso…


01.03.2025 |
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"— Voglio te…
Le parole uscirono rotte, impazienti..."
La stanza era immersa nella penombra, illuminata solo dal taglio sottile della luna dietro le tende. L’aria profumava di pelle calda e di attesa. Lui le si avvicinò lentamente, come se ogni passo fosse una domanda senza voce.Non la toccò subito. Le girò intorno, studiandola. Sentiva il respiro di lei farsi più profondo, le labbra appena dischiuse.
Quando le dita sfiorarono il bordo della camicia, il tessuto sottile sembrava sciogliersi sulla pelle. La mano scivolò lungo la schiena, risalendo piano fino alla nuca, afferrandola con una delicatezza che conteneva già una promessa.
Lei si voltò, offrendogli la bocca senza bisogno di parole. Il bacio fu lento, quasi indecente nella sua dolcezza. Le lingue si cercavano, si perdevano, si trovavano di nuovo. Le mani di lui scivolarono sui fianchi, stringendola come se volesse lasciarle addosso il segno delle dita.
La camicia scivolò a terra, insieme al pudore.
Lui la spinse piano contro la parete, le labbra che tracciavano una strada sulla pelle nuda, fino alla curva morbida del collo. Il respiro di lei si spezzava ogni volta che la bocca la sfiorava, come se fosse sul punto di chiedere qualcosa che non avrebbe mai avuto il coraggio di dire.
Le mani si intrecciavano, i corpi si incastravano in un ritmo lento, senza fretta. Si cercavano, si prendevano, come se il tempo non esistesse.
Quando la trascinò sul letto, la baciò ancora — più forte stavolta — mentre il mondo fuori sembrava dissolversi.
Nessuna parola, solo sospiri e pelle contro pelle. Il piacere e la resa, confusi in un’unica scia calda.
Le lenzuola si aggrovigliavano sotto i loro corpi, il calore della pelle che si cercava era quasi insopportabile. Lui la teneva stretta, una mano che le accarezzava il fianco nudo, le dita che affondavano lentamente nella carne morbida.
Lei lo voleva. Lo sapeva dal modo in cui il suo corpo si tendeva a ogni carezza, come se il desiderio le stesse sciogliendo la volontà.
La bocca di lui scese lungo il collo, lasciando piccoli morsi che facevano fremere la pelle. Quando arrivò al seno, la lingua si fermò a sfiorare il capezzolo, appena, fino a sentirla trattenere il fiato.
Lui sorrise contro la sua pelle.
— Dimmi cosa vuoi.
Lei si inarcò sotto di lui, le gambe che si aprivano piano, come un invito silenzioso.
— Voglio te…
Le parole uscirono rotte, impazienti.
Le dita di lui scivolarono lungo il ventre, più giù, finché non sentì il calore umido che la tradiva. La toccò piano, appena, facendola fremere.
— Così?
Lei annuì, mordendosi il labbro.
La mano di lui si mosse lenta, le dita che affondavano e si ritiravano con una dolce crudeltà. Ogni movimento la faceva contorcersi di più, il respiro che diventava corto, ansioso.
Quando finalmente entrò in lei, lo fece con una lentezza esasperante, come se volesse scolpirsi dentro di lei centimetro dopo centimetro. Lei lo strinse con le gambe, le unghie affondate nelle spalle, la bocca che si perdeva nella sua.
Il ritmo aumentava, lento e profondo, fino a farle perdere ogni controllo. Lui la prendeva con forza, facendola sua, ma con quella tenerezza che la faceva sentire al sicuro anche mentre la faceva tremare.
Quando lei venne, il nome di lui si sciolse in un gemito, la schiena inarcata e il corpo che si abbandonava completamente.
Lui la seguì poco dopo, affondando l’ultimo colpo con un ringhio basso, prima di crollare sopra di lei, esausto.
Rimasero così, avvolti l’uno nell’altro, i cuori che battevano ancora all’unisono, mentre fuori la notte sembrava trattenere il respiro con loro.
— Sei mia…
Le sussurrò all’orecchio.
Lei sorrise, le dita che gli accarezzavano la schiena umida.
— Sempre.
Citazione…
“Prendila finché lo stomaco le fa male, ma baciala teneramente che senta il tuo desiderio di lei.
Possiedila finché le sue gambe non la reggono più, ma accoglila tra le tue braccia come se non esistesse altro posto sicuro.
Prendila finché i suo capelli non saranno fradici di sudore, ma scostali per sentirne il profumo e baciarne la nuca ancora una volta.
Scopala finché il letto non sarà bagnato, ma non dimenticare mai di dirle quanto ti ha reso felice.
Scopala così duramente da lasciarla dolorante, così che il piacere e il dolore si fondano in un unica melodia.
Scopala così forte che ti senta ancora dentro di se per almeno altri due giorni, ma amala perché si renda conto che vorresti fosse tua per sempre”.
(Milan Kundera)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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