Lui & Lei
Marisa

24.10.2023 |
267 |
0
"Non chiedo di meglio e le afferro le caviglie mentre le punto la cappella senza più guanto sullo sfintere: entro senza sforzo e comincio a pompare, pompare, pompare..."
All’esatto opposto di Giovanna c’era Marisa. Cioè, dalla prima ne tiravi fuori quasi tre della seconda!Piccola, piccolissima, forse 1,50 di altezza per circa 40 kg di peso, qualche annetto in più (una sessantina, quando l’ho incontrata la prima volta), uno scricciolo di donna, capelli corti tinti color paglia, piccole tettine al loro posto, culetto da adolescente e, dalla parte opposta, una fighetta completamente liscia rassomigliante a una albicocca. Aria e vestiario da sciura milanese un po’ in difficoltà, quindi elegante ma liso. Lavorava nella stessa zona di Giovanna, ma solo di notte, in mezzo a nere, albanesi e qualche trava.
La prima volta che l’ho incrociata mi sono fermato proprio per le sue dimensioni e l’ho caricata subito: finalmente una donna scopabile sulla Panda senza farsi venire i crampi. Peccato che non sia riuscito ad andare oltre ad un rapido pompino: Marisa portava la dentiera, ma non durante il lavoro, e aveva un risucchio che nemmeno un’aspirapolvere industriale. Una volta che me l’ha preso in bocca sono riuscito appena ad allungare la mano per alzarle la gonna e palparle il culo che già stavo sborrando come una fontana, forse colpa anche del fatto che era una settimana che non scopavo perché la tipa era via per lavoro ed avevo l’auto dal meccanico, ma sarebbe una scusa: Marisa aveva una bocca che avrebbe tirato via la cromatura a una marmitta.
Da lì in poi, alla sera, sono diventato un cliente affezionato, specialmente quando la mia ragazza di allora aveva dei misteriosi mal di testa, che più avanti avrei scoperto essere causati dal fatto che si faceva sbattere da un egiziano grosso come un frigorifero e il suo cazzo le bastava. Quindi, quando tornavo a casa, capitava che mi fermassi per caricarla e andare a imboscarci. Il fatto che fosse così piccola aveva un sacco di vantaggi, il primo dei quali era che anche un cazzo normale come il mio, in mezzo alle sue cosce sembrava enorme: quella passerina per qualche motivo riusciva a rimanere stretta nonostante vedesse un sacco di traffico, infatti capitava spesso che dovessi passare e ripassare per trovarla, magari vedendola scendere da un’auto e salire direttamente su un’altra. Un paio di volte le è colato fuori dello sperma quando ha aperto le gambe per farmi entrare. Altro vantaggio era che, contrariamente a Giovanna -che per questione di dimensioni era limitata a missionaria e pecorina-, Marisa la si poteva girare e rigirare anche in auto: te la scopavi a pecora sul sedile steso (e sentivi la cappella batterle sulla cervice), poi ti spostavi tu di sotto e la facevi salire sopra a smorzacandela, continuando a sentire il fondo della sua vagina, dopodiché la rimettevi sotto e le spalancavi le cosce senza che ti spostasse lo specchietto. Un pacchetto compatto di fica stretta, che rendeva credibili i suoi ansimi mentre glielo si spingeva fin dove poteva entrare.
Nelle cascine che di giorno frequentavo con Giovanna, capitava che Marisa la facessi scendere dalla Panda e poi la tirassi su in modo da poterle leccare la figa mentre lei si ingoiava il mio uccello mentre stavo in piedi. Una sessantenne estremamente atletica, ma dopo due o tre anni mi ha chiesto di fare per terra e, se possibile, di leccargliela prima che mi succhiasse perché le piaceva che mi ci dedicassi senza distrazioni.
Ecco, gli ansimi… gli ansimi erano una delle cose che me la facevano adorare: mai esagerati o in un loop sempre uguale, ma crescenti e variabili di forza e tono, come se stesse godendo davvero. Una professionista notevole, dedita alla completa soddisfazione di chi se la caricava. Quando poi si voleva il culo, per il quale peraltro non chiedeva le cifre folli di alcune sue colleghe ma solo una deca in più (in lire…), riusciva a fare sembrare che le stesse per entrare per la prima volta il cazzo di un cavallo: si faceva leccare il buchino senza fretta e poi, quando le si puntava la cappella, faceva in modo che non riuscisse a entrare, poi rilassava un pochino in modo che per un minuto si riuscisse solo a far passare la punta mentre si lamentava del dolore e di quanto fosse grosso e poi, di colpo, ci si trovava ad affondare fino alle palle nel suo morbido e bollente colon. Con l’anal gli ansimi diventavano più robusti e con una nota di sofferenza ma, ancora una volta, era tutta professionalità: il suo sfintere, quando lo si tirava fuori tutto per rimetterglielo dentro, mostrava chiari segni di prolasso, sintomo di un gran passaggio in zona.
E poi c’era il marito. Mi è capitato, mentre stavamo scopando, che rispondesse al cellulare con uno “Scusa, è mio marito…” e gli desse istruzioni per la cena mentre il mio cazzo le stava aprendo dietro o mentre mi cavalcava. “Ciao tesoro, si, sono fuori al bingo con la Rosetta e la Maria. No, non lo so, ma faremo tardi. Comunque è tutto in frigo, mettilo nel microonde, due minuti a 600. Si, va bene, non ti sveglio, ci vediamo domani amore, si, ciao, ciao. Ciaociaociao!” e, una volta chiuso, ricominciava a mugolare fino a quando le venivo addosso. È capitato più di una volta e dava l’idea che il tipo fosse geloso ma non avesse l’idea che la moglie aprisse le cosce molto più spesso di quanto lui aprisse la sua valigetta da commesso viaggiatore. Tempo dopo, la volta che sono andato a casa sua, mi ha detto che la tecnica per rendere difficile l’entrata anale l’aveva sviluppata perché il marito, che ormai non era molto interessato a scopare, ormai glielo metteva solo nel culo da anni e lei doveva fare in modo che sembrasse ancora stretto come se fosse una cosa poco usata.
Una notte, dopo che in due si erano messi a segarsi guardando dal parabrezza anteriore mentre lei era a pecora tra i due sedili e io la stavo inculando coi piedi sui sedili stessi, lasciando in bella vista il suo sfintere slargato dal mio membro, mi ha proposto di fare il prossimo giro a casa sua di giorno per fare con calma, visto che per una decina di giorni ero passato a prenderla per portarla a casa dopo che l’avevano aggredita una sera facendole un occhio nero, cosa che comunque non l’aveva fermata dall’esercitare, sebbene con gli occhiali da sole, e voleva ringraziarmi.
Come da sue istruzioni, sono arrivato al palazzo signorile dove abitava e sono entrato nel portone: come mi aveva detto, la portinaia mi si è gettata addosso come un falco con un arcigno “Dove va?” e, alla mia risposta, “Dalla signora XXXXXXX”, lo sguardo è divenuto quello di disgusto e disprezzo riservato a un peccatore che si apprestava a fornicare con la meretrice. Come il marito potesse essere all’oscuro non me lo sono mai spiegato, o magari non lo era, ma allora non si spiegherebbero Rosetta e Maria e il bingo, o il circolo o il teatro.
Comunque suono il campanello, mi apre e me la ritrovo, invece che coi soliti vestiti da sciura, in un pagliaccetto che la fa sembrare una ragazzina, nonostante l’abbondanza di rughe su collo e mani.
Entro e quella che segue è un’ora e passa di paradiso. A casa sua è bella rilassata e scopa come una liceale, aprendo la porta a cose che in auto sono complesse: prima di tutto si inginocchia per succhiarlo, ma poi si stende sul letto a pancia su, testa a penzoloni, dicendomi di scoparle la bocca: mette la testa in un modo che riesco ad arrivarle in gola e a vedere la laringe che si muove quando lo affondo fino alle palle, e devo farmi davvero forza per non svuotare subito tutto nell’esofago. Poi mi fa entrare tra le cosce, mi mette sotto, si mette a pecora e li mi chiede di metterglielo nel culo forzando la sua resistenza, senza aspettare che mi accolga. Mi sputo sul cazzo, le sputo sul culo, lei stringe, io spingo, lei stringe, io le do uno schiaffo in faccia da dietro ed entro di colpo. Lei affonda la testa nel cuscino urlando e comincia a stringere fino a che non ce la faccio più e la riempio attraverso il guanto che si è strappato. Mi ripulisce per bene con la bocca ma non si ferma, nonostante il cazzo moscio: infila la lingua nel prepuzio, succhia la pelle, ingoia le palle e slingua il perineo con perizia. Mi fa alzare le gambe e comincia a leccare lei il mio buco, poi ci infila prima un dito e poi due, facendomi risollevare l’uccello, al che si alza, sale sul tavolo in cucina mettendosi alla missionaria e mi dice “Continua dietro”. Non chiedo di meglio e le afferro le caviglie mentre le punto la cappella senza più guanto sullo sfintere: entro senza sforzo e comincio a pompare, pompare, pompare. Gli ansimi sono un po’ diversi e, intanto, la sento che spinge verso di me alzando il bacino. Le lascio una caviglia e col pollice comincio a sgrillettarla. Gli ansimi e le spinte aumentano e aumentano fino a quando si libera anche l’altra caviglia e mi stringe coi polpacci sulle reni intrappolandomi nel suo culo mentre le sgorga un fiotto che, invece di schizzare, sbrodola lungo le mie gambe sul pavimento. I capezzoli sono dritti e duri, quindi glieli afferro e torco e lei mi stringe di nuovo eruttando un'altra volta i suoi liquidi e costringendo me a svuotarmi dentro di lei un’altra volta. Mi stacco e lei appoggia le gambe sul bordo del tavolo, mostrandomi il suo osceno sfintere nero da cui cola il mio sperma per terra. “Avrò un bel po’ da pulire prima che arrivi mio marito, e spero non voglia mettermelo al culo questa sera perché sarebbe difficile riuscire a farlo sembrare stretto”.
Dopo quella volta l’ho caricata in auto per un altro paio d’anni, godendomi sempre i suoi buchi e mugolii, fino a quando non è sparita dalla strada, sostituita da ragazzette indisponenti e con l’occhio sull’orologio. Da allora non ho più saputo nulla di lei né più avuto una prostituta di riferimento, una dalla quale sapevo che la soddisfazione sarebbe stata assicurata, ma ho cominciato a caricare qua e là, con risultati misti e mai di quel livello. Non ci sono più le professioniste di una volta…
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Commenti per Marisa:
