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La prima volta di Barbara


di visroboris
20.02.2019    |    10.639    |    6 9.2
"Il commesso si avvicinò subito chiedendoci se avessimo bisogno di aiuto, io gli chiesi secondo lui la misura più adatta di quel corpetto considerate le..."
Il mio lavoro mi porta a viaggiare in continuazione. Mi piace molto il mio lavoro, certo è impegnativo, ha grandi responsabilità ma da anche grandi soddisfazioni. Quando ho conosciuto Barbara, donna in carriera, attraente sempre in giro come me, abbiamo capito subito che c’era un’affinità tra noi molto forte, che in poco tempo si è trasformata in complicità. Da quel momento abbiamo cominciato a pianificare i nostri viaggi di lavoro creando degli incroci nei posti più strani. Città, paesini, alberghi, ma anche stazioni, aeroporti, treni, autogrill, ogni posto era buono per incontrarci e fare sesso. Anzi ne cercavamo sempre di nuovi ed originali. Una sera, lei era in Sardegna ed io in Piemonte e chattavamo stuzzicandoci ed immaginando il nostro successivo incontro, quando all’improvviso mi scrisse, “Marco lo sai che quando mi hai parlato di quella donna che frequentavi amante del bondage, la cosa mi ha molto intrigato?!? Era un po’ che ci pensavo...”
La cosa mi eccitava molto. Dapprima cercai di capire quale fosse il suo reale interesse, poi vedendola decisa e determinata, prendemmo le agendine per controllare i nostri itinerari nelle giornate successive. Il giovedì della settimana seguente saremmo stati entrambi a Treviso, era perfetto. Prenotai una suite in un hotel con spa poco fuori Treviso. Un posto tranquillo, ma che faceva proprio al caso nostro.
Il giovedì arrivai in auto, andai a prendere Barbara all’aeroporto e nel tragitto verso Treviso stabilimmo le regole del gioco. Barbara era sicuramente molto incuriosita, ma non avendo esperienza si lasciò per lo più guidare da me. Le spiegai che, definiti i limiti, l’obbedienza della schiava era totale, non erano ammesse domande, lei avrebbe dovuto solo eseguire, inoltre stabilimmo una parola convenzionale che avrebbe fatto terminare il gioco all’istante, senza possibilità però di riprenderlo nuovamente, quindi avrebbe dovuto fare molta attenzione prima di usarla. Conoscendola ero certo che non l’avrebbe mai usata, era troppo orgogliosa per arrendersi e dare forfait, inoltre la sua curiosità la spingeva sempre a cercare i suoi limiti ed a provare a superarli.
Mi fermai ad un sexy shop sulla strada. Il gioco era iniziato. “Andiamo a fare un po’ di acquisti” le dissi e scendemmo dall’auto. All’interno dello shop oltre al commesso, un ragazzetto magrolino e riccioluto, c’era un cliente che si aggirava nel reparto dei dvd. Mi diressi nel reparto dell’abbigliamento sexy ed a voce alta, in modo che mi sentissero entrambi le dissi “questo corpetto a balconcino nero mi sembra fatto apposta per il tuo bel seno, inoltre tiene i capezzoli fuori e sollevati pronti per l’utilizzo”. Avevo ottenuto l’attenzione dei due ed il volto di Barbara era diventata di colore paonazzo. Il commesso si avvicinò subito chiedendoci se avessimo bisogno di aiuto, io gli chiesi secondo lui la misura più adatta di quel corpetto considerate le dimensioni del seno della mia accompagnatrice, e sbottonai la giacca del tailleur di Barbara, mostrando le forme procaci di lei che modellavano la camicetta di seta. Il commesso guardò con estrema attenzione le forme di Barbara, come se avesse il potere di penetrare la seta con quei suoi occhiali da studente. Poi prese un corpetto dallo scaffale e lo porse a lei. “Ora andiamo nel settore del BDSM” dissi io e ci spostammo. Barbara da quando eravamo entrati non aveva detto una sola parola, non so se perché era entrata già perfettamente nella parte della schiava o per l’imbarazzo.
Intanto si era avvicinato anche il cliente, incuriosito dalla situazione. Chiesi al commesso prima una maschera, poi una corda, due cinghie, due paia di manette ed infine 4 morsetti a vite con 2 catenine di acciaio. “Vai in camerino a provare il corpetto, anzi indossalo direttamente, poi ci vediamo alla cassa” dissi a Barbara, lei fece un cenno di assenso col capo e si diresse verso il camerino, con gli sguardi dei due uomini che la seguirono fin dentro. Io chiamai il commesso e mi feci prendere un frustino ed un grosso vibratore a forma di fallo nero, poi andammo alla cassa e pagai. Barbara arrivò dopo un paio di minuti, tra l’impazienza dei due che speravano di scorgere qualcosa. Presi uno dei morsetti come per esaminarlo e come se volessi verificarne le dimensioni lo portai vicino alla camicetta di Barbara all’altezza di un capezzolo, che ormai libero dal reggiseno puntava dritto in avanti e con un movimento rapido della mano glielo sfiorai. Barbara apparentemente rimase impassibile, ma il repentino strizzare delle palpebre la tradì e se ne accorsero anche i due, visibilmente divertiti dallo spettacolo. Spettacolo che per loro terminava lì, presi Barbara e risalimmo in macchina, “sei stata brava” le dissi e ci dirigemmo verso l’hotel.
Arrivati in hotel, fatto il check in salimmo nella suite a posare i bagagli, poi chiamai la SPA per prenotare un ora nelle piscine, Barbara mi disse che non sapeva che doveva portare il costume ed era venuta senza. Io la tranquillizzai, dicendole che neanche io avevo il costume e che l’hotel aveva dei costumi usa e getta per gli ospiti, così prendemmo gli accappatoi e scendemmo. Ero andato diverse volte in quell’hotel e ben sapevo che i costumi usa e getta erano dei minuscoli perizoma unisex di tela, ma non essendoci divieti sulle nudità facevano proprio al caso nostro.
La hostess ci accompagnò ad uno spogliatoio, ci diede le chiavi, degli asciugamani e 2 bustine con i costumi, poi ci lasciò. Quando aprì la bustina e si trovò in mano quel minuscolo triangolino di tela vidi lo sguardo di Barbara confuso “forse hai preso tu il mio” mi disse “no, sono tutti così” le risposi, senza dare ulteriori spiegazioni. Rassegata indossò lo striminzito tanga ed infilò l’accappatoio, io feci lo stesso ed uscimmo diretti verso le piscine. La SPA aveva una grande piscina riscaldata con diversi giochi d’acqua, una vasca idromassaggio, una sauna ed un area riposo con lettini proprio di fronte all’idromassaggio. Speravo che, nonostante l’orario e la giornata infrasettimanale, ci fossero degli altri ospiti nelle piscine e fortunatamente vidi la presenza di una coppia e di due uomini. La coppia, probabilmente dell’est europeo, sulla cinquantina, era nella piscina grande, gli altri due, italiani sulla quarantina, erano sui lettini intenti in una discussione di lavoro. Quando entrammo quasi non si accorsero di noi. Mi diressi subito verso i lettini, quelli più lontani dalle vasche, ne prendemmo 2 vicini poi tolsi l’accappatoio e lo lasciai sul lettino e dissi a Barbara “andiamo” e mi avviai verso la vasca idromassaggio. Barbara dietro di me fece un lungo respiro, lasciò cadere l’accappatoio, si alzò in piedi e mi seguì. Praticamente nuda, con solo un triangolino di tela che non lasciava nulla all’immaginazione, fece una passerella attraverso tutto il solarium come se fosse sul palco del Moulin Rouge. Gli occhi di tutti e quattro gli ospiti furono immediatamente attratti da quella visione inaspettata, Barbara ne era consapevole e prima di arrivare alla vasca, dove io la aspettavo godendomi lo spettacolo, aveva i capezzoli che le erano schizzati fuori, turgidi e dritti, mostrando tutto il suo gradimento a quegli occhi che la fissavano interessati. Le feci cenno di sedersi accanto a me nella vasca, così che il suo seno che emergeva dal pelo dell’acqua fosse ben visibile a tutti. Ci abbandonammo al tepore dell’acqua calda ed a quel gorgoglio tipico degli idromassaggio che diventa un suono quasi ipnotico. Gli altri avventori della SPA erano apparentemente distratti nelle loro attività. Cinsi Barbara con un braccio e, senza dare troppo nell’occhio, con la mano iniziai a carezzarle un seno. Con la mano aperta le palpavo la mammella e con il dito indice giocavo lungo la circonferenza dell’areola. Appena il capezzolo spuntò nuovamente dritto come una baionetta lo strizzai forte con due dita, provocando un sussulto in Barbara. La cosa non era passata inosservata, gli occhi erano nuovamente puntati verso di noi. Uno dei 2 uomini sui lettini si alzò per venire nella vasca idromassaggio da noi, ma prima che arrivasse dissi a Barbara di alzarsi e di andare, non eravamo lì per quello! Rifacemmo la passerella all’incontrario ed entrammo nello spogliatoio, dopo una doccia veloce dissi a Barbara di indossare solo il corpetto e di coprirsi con l’accappatoio per salire in camera, io feci lo stesso e ci dirigemmo verso l’ascensore. Arrivati in camera, mentre Barbara adagiava l’accappatoio sulla poltrona e si accomodava sul grande letto io prendevo ciò che avevamo acquistato in precedenza facendo una sorta di inventario mentale per sfruttare al meglio ogni oggetto. Poi presi dalla busta la mascherina e mi avvicinai a Barbara. Non saprei dire se era più eccitata o ansiosa per quello che le sarebbe accaduto da lì a poco, quello che so, è che era uno spettacolo con quel corpetto nero e null’altro a coprirle il corpo nudo e pronto per essere usato ed abusato, era quello che voleva, quello che ogni parte del suo corpo gridava a gran voce, dai suoi capezzoli turgidi al suo sesso bagnato come se già assaporasse le attenzioni che avrebbe ricevuto.
Le passai una mano tra i capelli in una sorta di carezza poi la bendai. La feci indietreggiare sul grande letto e la feci distendere, ventre all’insù.
Con le due paia di manette le legai i polsi alle doghe verticali della spalliera del letto, poi con le due cinghie le legai le caviglie ai due pomi dei piedi del letto, facendo in modo che braccia e gambe fossero ben divaricate e concedendo solo un piccolo movimento degli arti.
Era pronta, lei era tesa, aspettava che qualcosa accadesse, che qualcosa “le” accadesse! Da dove avrei cominciato, cosa le avrei inferto, avrebbe sentito dolore, piacere, entrambi...non lo sapeva e non poteva vedere nulla di quello che stavo per farle, poteva solo attendere e la cosa la eccitava moltissimo.
Dal frigobar presi dei cubetti di ghiaccio dall’ice maker e, avvicinatomi a lei, cominciai a sfiorarle l’areola del seno destro, lei sobbalzò per la sensazione di freddo improvviso. Passai al sinistro, stessa reazione. Continuai a passare il ghiaccio come per disegnare i contorni dell’areola e poi con dei cerchi sempre più stretti fino ai capezzoli. La pelle si raggrinzì al passaggio del ghiaccio ed i mugolii di Barbara non celavano le sue sensazioni anche le mani si erano chiuse in un pugno ed i muscoli erano tesi. Feci scivolare un cubetto di ghiaccio nell’incavo dei due grossi seni tenuti su dal balconcino e mi dedicai all’altro capezzolo con lo stesso trattamento. Quando la pelle era completamente raggrinzita ed i capezzoli fuori come 2 baionette, li afferrai forte con le dita delle due mani e li strizzai forte tirandoli in su, un urlo uscì dalla bocca di Barbara e subito la punizione non si fece attendere, lasciai con la mano destra il capezzolo e schiaffeggiai il seno sinistro ancora allungato verso l’alto dalla presa dell’altra mano. Ci fu un mugolio, un sussulto ma nulla più, la lezione era stata appresa.
Lasciai il seno e scesi verso la fica, era fradicia, le labbra aperte pronte a ricevere qualsiasi cosa avessi voluto usare per penetrarla, per farla godere, ma avevamo appena iniziato...
All’improvviso le toccai il clitoride con il cubetto di ghiaccio. Sobbalzò e cercò istintivamente di stringere le gambe, ma le cinghie erano ben salde e non poté che rimanere a gambe divaricate alla mia mercé. Lo sapeva, vedevo i muscoli delle sue cosce e dei piedi tesi in attesa che quella fastidiosa sensazione di gelo le torturasse nuovamente il sesso, feci passare qualche secondo, poi di nuovo sul clitoride, stavolta mi trattenni per tre secondi mentre lei cercava invano di divincolarsi con tutto il corpo. Poi attesi qualche secondo e con l’altra mano mi avvicinai al clitoride, ebbe un sussulto pensando al ghiaccio, ma quando sentì il calore della mano si rilassò subito. Col pollice cominciai a strofinarlo come fosse un bottoncino, Barbara gradiva il trattamento e le labbra della fica si schiudevano nuovamente dopo lo shock del gelo provato prima. Fu in quel momento che con due dita l’altra mano infilai il cubetto di ghiaccio dentro la fica aperta. Il sobbalzo fu istantaneo e dovetti faticare a mantenere la presa sul corpo che si divincolava. Continuai a stuzzicarle il clitoride mantenendo il cubetto di ghiaccio dentro la sua fica. I muscoli di Barbara erano contratti e dalla bocca usciva uno strano verso, quasi uno sbuffo, simile al respiro sincopato che insegnano per il parto. Furono pochi secondi ma molto intensi e quando tirai fuori il ghiaccio si lasciò andare esausta sul letto come dopo un amplesso devastante. Era stata brava! Dopo averla fatta riposare per quasi un minuto ricevette la sua ricompensa. Cominciai a leccarle la fica succhiando il clitoride ed infilando la lingua all’interno, lì dove era stato il ghiaccio. Il calore della mia bocca e della mia lingua che la penetrava quasi fosse un cazzo e che le accarezzava le pareti di quella vagina che tanto aveva sofferto per il ghiaccio pochi attimi prima, la fecero venire nella mia bocca in maniera quasi violenta. La sentivo godere mentre continuavo a penetrarla con la lingua ed a masturbarle il clitoride. La quantità di umori che dalla sua fica arrivarono nella mia bocca mi fecero capire l’intensità dell’orgasmo che Barbara aveva appena avuto.
La lasciai per qualche minuto sdraiata a godersi gli scampoli di questo primo orgasmo ed andai a prendere dalla busta la corda.
Dopo aver fatto un cappio, afferrai un capezzolo e sollevai il seno, passai la corda sotto il seno ed infilai il cappio attorno alla mammella e strinsi, poi disegnando un 8 andai all’altro seno, stesso movimento e disegnai un altro 8 stringendo sempre un po’ di più le mammelle, quando la corda era ben salda sui seni di Barbara, le cui attaccature erano strette l’una vicino all’altra, mi dedicai prima alla mammella sinistra, facendo 4 giri di corda, molto stretti, poi passando da sotto all’incrocio in mezzo ad i seni, feci 4 giri stretti attorno alla mammella destra, infine legai al centro tra i due seni l’estremità della corda. A guardarli sembravano le cappelle di 2 enormi funghi. Queste cupole che si ergevano, strizzate dalle corde e leggermente paonazze erano uno spettacolo. Presi il frustino e senza che Barbara potesse immaginare quello che stava per accadere, scoccai una prima frustata sulla mammella destra! L’urlo fu immediato ed immediata fu anche la seconda scudisciata, più forte, sulla mammella sinistra. Memore di quello che era appena accaduto strozzò l’urlo e ne venne fuori una sorta di mugolio. Le carezzai il seno dove era appena stata colpita, la baciai sulle labbra, poi ritornai all’opera. Presi il grande fallo nero dalla busta e dopo averlo impostato su una vibrazione continua ad una frequenza piuttosto elevata iniziai a stimolare il clitoride di Barbara, che subito mostrò di gradire il trattamento. Contemporaneamente cominciai a colpire con leggere frustate i suoi seni, cadenzando i colpi con un ritmo lento ma costante. Dopo i primi sobbalzi iniziali il corpo e la mente di Barbara si assuefecero a quegli impulsi brevi ma intensi, i mugolii di dolore si trasformarono in mugolii di piacere e Barbara attendeva il colpo di frusta sul suo seno per accentuare il suo piacere e godere sempre di più. Cambiai la vibrazione sul grosso fallo ed iniziai a penetrare la fica di Barbara, lentamente ma in profondità, lei inarcò il ventre per accoglierlo tutto, per sentirlo tutto dentro. Intanto aumentai l’intensità delle frustate e mi concentrai sempre più sull’area dell’areola e dei capezzoli, i mugolii erano sempre più intensi e rumorosi, chiaro sintomo di un piacere che montava. Aumentai il ritmo delle frustate e delle penetrazioni con il grosso fallo, che vibrando e ruotando esplorava ogni angolo più recondito della vagina di Barbara. Dopo circa un minuto Barbara esplose in un orgasmo fragoroso ed ancora più intenso del precedente. Continuai fino all’ultima vibrazione del corpo di Barbara, poi mi fermai con le frustate e spensi la vibrazione, lasciando il fallo lì dove era, così che Barbara potesse riposarsi ed assaporare i momenti seguenti a quel violento orgasmo.
Andai a prendere i morsetti e le catenine dalla busta, poi mi avvicinai a Barbara e iniziai a toglierle le corde che la strizzavano il seno. Massaggiando lentamente le mammelle man mano che allentavo la corda ed il sangue tornava a scorrere libero provocando una sensazione di fastidio. Dopo aver liberato il seno, staccai le manette dalle doghe della testata e le riattaccai entrambi alla stessa doga sopra la testa di Barbara, poi le liberai i piedi dalle cinghie.
Mi inginocchiai sul letto accanto alla testa di lei e cominciai a carezzarle il seno, che aveva riacquistato il suo colore originale ma con le striature delle frustate, ed a pizzicarle i capezzoli per farli venire fuori. Ci volle un attimo e le due baionette erano dritte puntate verso il soffitto. Mentre facevo questo, il mio cazzo duro e bagnato da ormai quasi un’ora sfiorava le guance di Barbara, che non perse tempo si voltò con la bocca aperta in cerca di quel cazzo che non poteva vedere per la benda. La aiutai io e le appoggiai la cappella sulla lingua, lei subito chiuse le labbra per evitare di perderlo e cominciò a leccarlo ed a succhiare quegli umori che lo avevano bagnato per l’eccitazione.
Mentre lei era intenta a pulirmi il cazzo per bene, io le attaccai il primo morsetto al capezzolo destro, senza stringere troppo, poi feci lo stesso al capezzolo sinistro. Poi lentamente cominciai a spingere il cazzo nella bocca di Barbara riempiendola tutta, lei lo accolse in un caldo abbraccio con la lingua e le labbra, cingendolo ed assaporandolo in tutta la sua lunghezza e rigidità, sentendo con la lingua ogni sua asperità, ogni vena che pulsava in quell’erezione imponente. Iniziai lentamente a scoparla in bocca e contemporaneamente stringevo le viti dei morsetti sui capezzoli. Ogni singolo impulso di dolore che Barbara percepiva per la stretta sui capezzoli, veniva trasmesso a me dalla bocca di lei che si stringeva forte attorno al mio cazzo. Eravamo legati l’un l’altra in un loop di piacere e dolore estremamente eccitante. Continuammo per un paio di minuti fin quando fummo in grado di sopportare il dolore, sfidandoci in una gara di superamento dei rispettivi limiti, poi quando ritenni che i morsetti erano ben stretti e non sarebbero saltati facilmente, mi fermai, tirai fuori il cazzo dalla bocca di Barbara, che mostrava evidenti i segni dei denti di lei, e con gli altri due morsetti mi diressi verso la fica. Estrassi il grande fallo di gomma ed iniziai a pizzicarle le grandi labbra per trovare il posto giusto dove attaccare i morsetti, poi li posizionai entrambi.
Accesi il vibratore del fallo e cominciai a massaggiarle il clitoride mentre stringevo i morsetti, man mano che stringevo Barbara si divincolava con le gambe in maniera sempre più forte, quando i morsetti furono saldamente fissati fermai il vibratore. Presi allora le due catenine e ne fissai un’estremità al gancio dei morsetti sui capezzoli, poi la aiutai ad inarcare il bacino e fissai, tese, le altre estremità ai ganci dei morsetti sulle grandi labbra. Era in una posizione innaturale, le gambe sollevate ed il bacino inarcato, per non tesare le catenine, per evitare che quelle catene le strappassero dolorosamente seni e fica. Era un esercizio di stretching del dolore, ma anche del piacere! Riaccesi il vibratore, aumentai la frequenza e cominciai a masturbarle il clitoride, lei dapprima gradì la cosa, era concentrata sul piacere che le dava quella grossa cappella vibrante sul clitoride. Poi quando aumentai ancora la frequenza quella sensazione iniziò a provocarle dei sussulti. Ad ogni sussulto la catenella si tesava dandole un impulso doloroso. Piacere e dolore, dolore e piacere! Cambiai la vibrazione ed infilai con un colpo secco il grosso fallo nella fica di Barbara, il sussulto fu tale che vidi le mammelle allungarsi verso il basso assumendo una forma innaturale, uscì un grido dalla bocca di Barbara. Un dolore intenso l’aveva colta all’improvviso come non era ancora accaduto quella sera, si girò con le gambe su un fianco cercando di trovare una posizione che riuscisse a mantenere e che le provocasse meno dolore, mentre io la penetravo con quel grosso fallo di gomma. Andavo avanti e indietro con decisione, arrivando sempre fino in fondo ed ad ogni colpo sussultava tesando le catene ed un gridolino usciva dalla sua bocca. Ad un certo punto mi resi conto che era lei stessa che ad ogni penetrazione del cazzo di gomma tesava le catene provocandosi quel dolore che le stava facendo provare un piacere estremo. Era pronta! Approfittando di quella posizione sul fianco, mi inginocchiai accanto al suo sedere con la mano libera afferrai il mio cazzo duro come e più di prima, appoggiai la cappella bagnata al buchino del suo bel sedere e senza darle il tempo di capire cosa stesse succedendo spinsi forte e le infilai il mio cazzo nel culo. Di nuovo il sobbalzo fu tale da farla gridare per i capezzoli e la fica che sembravano volersi stracciare, con le catene tesate come non mai. Durò qualche secondo...poi la sensazione del mio cazzo che le riempiva il culo, del grande fallo di gomma che entrava fin nei meandri della sua fica e di quei morsetti che le provocavano allo stesso tempo tanto dolore e tanto piacere, la fecero ricominciare a muoversi in cerca di quelle sensazioni di cui non poteva più fare a meno. Quelle sensazioni di dolore che esaltavano talmente il piacere da farle sembrare un tutt’uno, un’unica sensazione estrema, quasi estatica. Iniziai a scoparla nel culo spingendo sempre più forte ed in profondità, osservando i suoi movimenti che erano sempre più ampi provocandole sempre più dolore e quindi sempre più piacere. Arrivava al limite e lo doveva superare in una sorta di gara con sé stessa ed il cui premio era uno solo, il piacere estremo. Cercai di sincronizzarmi sul suo piacere, quando capii che stava per godere, accelerai il ritmo dei colpi per venire con lei, dentro di lei. Fu una sensazione di tale intensità che Barbara con un movimento fece saltare entrambe i morsetti dai capezzoli e venne con un urlo liberatorio che fece trasparire tutto l’apice del suo godere. Di quel piacere che l’aveva devastata ed era stato devastante, di un’intensità che non aveva mai provato prima.
Ci godemmo quell’orgasmo fino all’ultimo. Volli sentire fino all’ultimo fremito del suo corpo prima di uscire da dentro di lei. Poi mi stesi accanto a lei, le tolsi la benda dagli occhi, la guardai a lungo in quei suoi occhi neri e profondi, non dicemmo una parola, non serviva. Poi la baciai appassionatamente. Entrambi sapevamo che era solo l’inizio e che avremmo messo alla prova i rispettivi limiti ancora ed ancora.
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