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Ale - dopo la festa


di Marco88bi
30.09.2021    |    5.829    |    1 9.1
"É a quel punto che mi arriva un messaggio di Ale: ciao vieni da me più tardi? Io per non fare il maleducato con la ragazza leggo il messaggio di nascosto ma..."
Il giorno dopo o meglio il giorno stesso mi sveglio che é già pomeriggio.
Sono frastornato e la luce del sole che riempie la stanza mi penetra tra le palpebre. Mi metto seduto e mentre sento la testa girare ripenso alla nottata. Mi invade un senso di vergogna che però viene superato da un erezione poderosa al divagare nei ricordi. Me lo sistemo un pò di lato e vado in cucina dove i miei coinquilini seduti al tavolo bevono un caffè in una pausa dalla studio. Mi interrogano curiosi sulle mie vicenda notturne insinuando un qualche incontro con una tipa della biblioteca con cui stavo flirtando negli ultimi giorni. Io indifferente dei pettegolezzi recupero dell‘acqua e mi sdraio sul divano.
Mi stavo giusto promettendo di non bere più per una settimana quando ricevetti un invito ad una festa. Riposi accettando e mi addormentai di nuovo.

Mi risveglio di nuovo che sono quasi le 18, mangio qualcosa a caso nel frigo e vado a farmi una doccia. Osservo a lungo il mio corpo che accarezzo lievemente risalendo fino a sfiorarmi le labbra e chiudendo gli occhi penso a lui. Mi esplode nuovamente un‘erezione che spengo con dell‘acqua fredda, poi vado a vestirmi ed esco.
Tra visite a casa di amici, un aperitivo e poi la festa si fanno le 2 di notte e mi trovo su un terrazzino a fumarmi una sigaretta mentre parlo con un tipa appena conosciuta.
É a quel punto che mi arriva un messaggio di Ale: ciao vieni da me più tardi?
Io per non fare il maleducato con la ragazza leggo il messaggio di nascosto ma continuo ad ascoltarla. Le chiedo poi se vuole bere qualcosa e con la scusa mi allontano per rispondere ad Ale e accordarmi per un incontro alle quattro da lui.
Torno dalla ragazza, di nome Marina e dopo essermi scolato il Cocktail rapidamente, tento un approccio e cerco di baciarla. Lei però si tira indietro raccontando di essere in una relazione complicata.
Non sono molto dispiaciuto e ottenendo comunque il suo numero la riaccompagno dalle sue amiche e mi allontano.
Poco distante i miei amici si stanno scolando degli shots ma girando alla larga mi dirigo all‘uscita.

Poco dopo le quattro sono a casa sua; suono, la porta si apre, salgo le scale al buio ed entro nel suo appartamento.
Lui é in cucina mezzo brillo che sta servendo in due calici del vino rosso.
Me ne porge uno e senza avermi formalmente salutato comincia a raccontarmi della sua serata con gli amici e di quanto avessero bevuto.
É vestito con un paio di jeans chiari, scalzo e una polo blu sbottonata.
Si siede su una poltrona aprendo le gambe e grattandosi la pancia piatta alzando leggermente la polo. La cerniera dei jeans é abbassata e della peluria scura esce dal bordo delle mutande bianche, che contrastano con la pelle leggermente abbronzata.
Io rimango in piedi sorseggiando dal bicchiere e lo ascolto. Il vino scende lentamente nel mio stomaco dove si mischia con svariati altri alcolici della serata.
Gli osservo le grosse dita accarezzarsi il pelo addominale scendendo lentamente dentro l’elasticità delle mutande. Io finisco il mio bicchiere e lo poso su un tavolino.
Lui mi chiede ironicamente se avessi avuta molta sete e mi passa il suo bicchiere da finire, poi approfittando delle mani libere si sfila i jeans rimanendo in mutande.
Scolo il secondo bicchiere e mi inginocchio davanti a lui attratto dalle sue gambe maschili. Gli accarezzo le cosce avvicinandomi al suo inguine con le mani, lui però me lo proibisce e mi ordina di spogliarmi. Mi tolgo velocemente maglietta e pantaloni chino rimanendo in boxer, sollevati in avanti come una tenda per l‘erezione.
Mi fa togliere anche quelli e rimango nudo come un verme davanti a lui. Con un piede mi accarezza una gamba e lo scivola dietro l’incavo del mio ginocchio da dove tirando mi invita a inginocchiarmi a lui. Sempre con il piede mi indica la via fino a stendermi supino.
Abbassa con un telecomando la luce delle stanza e con i suoi grossi piedi pesanti esplora il mio corpo fino al viso, le labbra e dentro la bocca con l’alluce. Io d‘istinto glielo succhio come fosse il suo cazzo. Ale sembra soddisfatto e me lo fa capire accarezzandomi il viso dolcemente con l‘altro piede.
Mi sfila l’alluce dalla bocca e piegandosi in avanti mi afferra per un braccio e mi tira verso di lui. Porta la mano dietro la mia nuca e mi spinge tra le sue gambe dove il suo cazzone tira il tessuto delle mutande aderenti piegato sulla sinistra quasi a sembrare un animale in trappola da quanto era vivo e pulsante stretto in poco spazio.
Mi preme la faccia su di lui che a quel punto esce dall’elastico irrequieto e bagnato. L‘aria si riempie di odore di maschio e le mie labbra ubriache scivolano sulla sua asta fino alla cappella appiccicosa di liquido trasparente. Ale si afferra il cazzo alla base e lo tira fuori completamente e io con la mia bocca lo avvolgo fino a scendere quasi al pube. Sento il suo bastone pulsare dentro la mia gola ed esplode in profondità con quattro abbondanti schizzi di sborra. Si butta all‘indietro sulla poltrona.
I jeans chiari sono abbassati sotto il ginocchio, la fibbia della cintura sfiora le assi del pavimento e il suo uccello ammosciandosi si é ritirato dentro le mutande.
Io sono disteso a terra con la testa che gira, nudo. La bocca é impastata e con la lingua cerco di produrre saliva per rimuovere il suo sperma che mi appiccica il palato. Ho bisogna di bere.
Con un colpo di addominali mi metto seduto e guardo Ale.
Ha gli occhi socchiusi e sembra dormire. Io sono ancora eccitato, il mio ventre é teso e ho voglia, ho bisogno di lui. Gli accarezzo la gamba e risalgo tra la sua peluria verso il bordo delle mutande con le dita raggiungendo con piccoli movimenti fino alla protuberanza. Non c‘é alcuna reazione e io audacemente afferro l’elasticità degli slip da entrambi i lati sui fianchi e li tiro verso il basso, insieme ai jeans fino alle caviglie. Lui sembra dormire veramente ma io ho fame e so servirmi da solo.
Il suo uccello tristemente é ormai tornato a riposo ma la cappella é rimasta in parte scoperta. Delle gocce di sperma fanno brillare il prepuzio come la rugiada sul prato la mattina. Mi avvicino con la lingua e lo lecco, ripulendolo e assaporando l’aeronautica da maschio. Me lo faccio scivolare in bocca e non essendo in erezione mi fa una strana sensazione mente lo succhio. Le mie papille sono comunque in estasi e con la mano scendo sul mio cazzo di marmo per ciuccio il suo pene, come un biberon. A forza di lavorare di bocca lo sento risvegliarsi e guardando in alto incrocio gli occhi severi di Ale che mi fissano. Mi prende per i capelli e sfilandomi mi spinge verso il basso per farsi leccare i testicoli. Il suo scroto peloso racchiude due grosse palle sode e pesanti che massaggio con le labbra. Lui si sistema con la schiena più in basso per facilitarmi l‘opera di leccata e alzando le gambe mi porta a scendere fino a in mezzo alle sue natiche.
Il culo di Ale é bello sodo e leggermente peloso e spingendomi da dietro con i talloni e da sopra con la mano mi ritrovo con la bocca centrato davanti al suo ano. La mia mano scorre veloce sul mio bastone ventenne e eccitato, ormai vibrante, mentre Ale da sopra mi strofina il cazzo sulla fronte. Continua prendendomi da dietro la nuca e praticando una ulteriore pressione verso di lui. A quel punto sento il suo corpo contrarsi e all’improvviso percepisco, quasi prima del rumore, un soffio caldo sulla bocca proveniente dal suo ano. Quel porco di Ale nel culmine del mio piacere mi ha appena scoreggiato in faccia. L’odore acre mi avvolge ma io al posto di allontanarmi o inibirmi, inebriato nelle narici comincio a schizzare molteplici getti di sperma, mugolando tra le sue natiche.

Si accorge che sono venuto e mi rimprovera scherzosamente di aver sporcato il suo pavimento e con un gesto meno scherzoso mi spinge la testa con forza verso terra e mi schiaccia la faccia sul parquet di legno sporco del mio seme.
Lasciandomi a terra, si alza e si allontana.


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