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Gay & Bisex

Il cazzo del signor Fabio 4


di Gay2way
30.05.2022    |    6.971    |    5 9.9
""Non metterti in mezzo a strane storie di famiglia" consigliò Gabriele..."
In questa parte, Fabio lascia il posto a qualcun altro... Spero che anche questo racconto vi piaccia! La fantasia corre e si avvicina la conclusione...

L'estate proseguiva velocemente, scandite per me con il proseguire della mia intensa relazione sessuale con il mio vicino, Fabio. Dopo quella prima volta in cui mi ebbe inseminato, perdemmo ancora qualunque inibizione ci potesse essere rimasta: ogni volta che lui varcava la soglia di casa, il mio appartamento diventava un'alcova di sesso, in cui qualunque voglia, per quanto piccola, ci stuzzicasse la mente - o meglio, GLI stuzzicasse la mente: era sempre lui a condurre il gioco, e io mi ci adeguavo alla perfezione - veniva realizzata. Mi fece mangiare imboccandomi con i suoi piedi; mi fece sedere nella doccia per rovesciarmi addosso il contenuto caldo della sua vescica prima di scoparmi la bocca lì nella doccia; sborrò in un mio calzino e fece sborrare me nell'altro, invitandomi a metterli il giorno dopo, cosa che naturalmente realizzai, sentendomi eccitato per tutto il giorno seguente, sentendo i piedi umidi per il nostro sperma. E il bello è che non ordinava mai in modo secco, ma mi diceva di farlo semplicemente, così, come se stesse proponendo di fare una passeggiata serale. Io non potevo rifiutare: ero troppo eccitato da questo rapporto che si era creato.

Questo era quello che cercavo di spiegare a Gabri e Leo, due dei miei amici più stretti, una sera in un locale. Dopo che avevo confessato loro di questa scopamicizia particolarmente soddisfacente, avevano insistito parecchio per avere tutti i dettagli. Così finalmente, a voce, ero riuscito a raccontare un po' di più qualcosa di quello che io e Fabio combinavamo a letto. Già solo raccontare in modo accennato alle nostre scopate piene di odori e di lussuria mi faceva mantenere una dolorosa erezione, che sotto il tavolino cercavo di non rendere troppo evidente (anche se, nel locale gay in cui eravamo, nessuno si sarebbe scandalizzato); le voci delle persone attorno a noi e la musica alta mi tranquillizzavano sul fatto che non volassero in giro troppi particolari osceni. Davanti a me Gabriele assumeva una faccia sempre più sconvolta: pur essendo più effeminato di me, era un attivo incrollabile, a cui piacevano solo twink e ragazzi piuttosto giovani; Leo invece, un ragazzo passivo con voglie e gusti molto simili ai miei, pendeva dalle mie labbra con gli occhi a cuoricino.
"Cazzo, che fortunato! Un manzo così letteralmente dietro casa… roba che neanche un film porno" commentò. "Devo dire che ti invidio un po'!"
"Ma come fate a fare cose del genere con questi tipi maturi?" sbuffò Gabri. "Pure con uno sposato, poi…"
"Ah, non dargli retta" esclamò Leo, dandogli una spinta scherzosa. "Anzi, se vi serve una mano, sappi che puoi contare su di me!" si offrì con un occhiolino.
"Eh, chissà, magari" risi, rimanendo sul vago. Mi immaginai per un attimo la sua offerta e l'uccello diede un guizzo, però quello che avevamo creato con Fabio era così personale e intimo che non sapevo se avrei voluto condividerlo con altri… tanto più che, a parte me, era sempre stato etero fin nel midollo, a quanto ne sapevo.
I ragazzi vicino a noi scoppiarono a ridere in modo particolarmente fragoroso, agitandosi e versando un po' dei loro cocktail in giro: era un gruppetto di 5 ragazzi, più giovani di noi, di appena 18-20 anni, che evidentemente stava festeggiando qualcosa, forse un compleanno. Lanciammo loro un'occhiata, ma il casino mi aveva riportato sulla Terra dalle mie fantasie su Fabio.
"E così pure ammogliato eh?" insistette Leo. "Non è strano?"
"In che senso?"
"Beh, sapere che a pochi metri da voi c'è la sua famiglia. Una moglie e un figlio che nulla sanno di questa vita segreta. Sei un amante in piena regola. Non ti imbarazza salutarli quando vi incrociate per le scale?"
"Beh, innanzitutto non ci incrociamo così spesso. Secondo, non sono un amante: tra noi c'è puro e semplice sesso, e per lui queste serate non sono altro che uno sfogo… ok, ok, il tradimento è tradimento, ma non c'è il rischio che io lo "rubi" alla sua famiglia, e non ne ho l'intenzione. Voglio solo godermi il suo pisello-"
"…e ogni centimetro del suo corpo, a quanto ho capito" mi interruppe ancora scandalizzato Gabriele. "Adesso mi verrai pure a dire che sua moglie è contenta del fatto che si scopa uno più giovane nell'appartamento a fianco!"
"Chissà? Per quanto ne so io, può anche essere. Ma non sono fatti miei onestamente, sono cose che riguardano Fabio" tagliai corto.
In quel momento i ragazzi al tavolo vicino scoppiarono di nuovo a ridere in modo quasi sguaiato per qualcosa che qualcuno di loro doveva aver detto. Li guardammo di nuovo, più attentamente. E di colpo spalancai la bocca.
Uno di quei ragazzini era Davide, il mio vicino, il figlio di Fabio.

Rimasi a bocca spalancata per un attimo a fissarlo. Sguardo attira sguardo: come per caso, il ragazzo si voltò e mi vide.
Impallidì di colpo.
Cazzo! Non pensavo che l'avrei trovato qui o in un luogo simile. A casa ha sempre l'atteggiamento del tipo ragazzo etero: patito di calcio, vestiti non troppo ricercati, atteggiamento da maschio alfa… e invece ora me lo trovo qui, in uno dei locali più gay della città, con una canotta praticamente invisibile e i pantaloncini attillati? Lo vedevo impanicarsi, così con la scusa del bagno mi allontanai dai miei amici.
Lui capì e mi raggiunse poco dopo: era veramente spaventato.
"Ti prego, per favore, non dirlo a mio papà" disse subito. "So che siete amici, ma per favore non voglio che lo sappia"
Povero! Mi affrettai a tranquillizzarlo, so quanto la paura del rifiuto intimorisca chi ancora non vuole fare coming out.
"Non c'è problema, ci siamo passati tutti, lo dirai se e quando vorrai tu" promisi.
"Davvero non dirai nulla? Voglio aspettare il momento giusto…"
"Lo so, lo so, ma quando ci vediamo io e tuo padre parliamo di calcio e poco altro" Beh, tecnicamente era vero. "Non siamo particolarmente intimi" Su questo invece ci sarebbe stato da discutere… ma naturalmente non diedi voce a questo pensiero.
"Ho paura che rifiuti il fatto che mi piacciono altri ragazzi. Mi ha cresciuto come il tipico ragazzo etero, e si aspetta questo da me. Non so come reagirebbe all'idea dell'omosessualità" No, caro mio, mi chiedo come reagiresti tu se sapessi che tuo papà si sbatte il vostro vicino di casa più volte alla settimana. Ma neanche questo lo posso dire.
"Ma senti, ha mai detto qualcosa contro i gay?" gli chiesi.
"No, ma…"
"E allora stai tranquillo. Quando verrà il momento giusto lo saprai, e magari ti stupirà anche" lo interruppi con un sorriso. Vedendolo più rincuorato, lo portai a prendere un cocktail che gli offrii io, poi lo condussi sulla pista da ballo dove lo stavano aspettando i suoi amici, che mi guardavano curiosi.
Raggiunsi i miei amici e raccontai loro tutto.
"Non metterti in mezzo a strane storie di famiglia" consigliò Gabriele. "Anche se… ma cosa te lo dico a fare, di sicuro starai già con le mutande calate a fartelo entro un paio di giorni. Tu e la tua ninfomania."
"Ehi" protestai, "non sono così sgualdrina. O almeno non ultimamente. Fabio mi toglie tutte le energie, non avrei la forza di andare a letto con altri."
"Beh, a me non dispiace il figliolo" commentò Leo. "Davide, giusto? Quello lì con la canotta e i pantaloni neri di pelle?"
"Esatto" confermai. Lo osservai anch'io muoversi sulla pista, più tranquillo e quindi più sciolto: scherzare con gli amici, fingere di provarci con gli altri e poi ridere. Non era davvero male, con quei capelli mori, pettinati a ciuffo, le spalle e le gambe large grazie alle partite di calcetto, le ascelle con il pelo che faceva capolino ogni volta che alzava le braccia per ballare…

Gabriele si sbagliava. Non ci fu da aspettare neanche qualche ora, figuriamoci due giorni.
Un drink dopo l'altro ci buttammo anche noi in pista, e complici l'alcol e l'euforia, il gruppo mio e di Davide si fusero e prendemmo a ballare insieme. Dovetti subire tutte le occhiatacce di Gabriele ogni volta che il ragazzino mi si strusciava addosso, mentre Leo ronzava attorno al più macho del gruppetto. Capii che qualcosa era scattato per Davide quando mi chiese: "Senti un po', vicino di casa.. Ma ti posso chiedere un passaggio? Così non faccio venire i miei amici apposta…" mi fece un sorriso sornione, in cui riconobbi lo stesso sguardo ironico ma sicuro di sé che aveva anche suo padre.
Mi sentii montare l'eccitazione. Il mio cazzo fu di marmo in meno di un secondo.
"Certo, bello. Ti riporto io, nessun problema." E quasi per caso gli appoggiai il cazzo addosso mentre mi giravo.
Il rientro avvenne un'oretta dopo. Avevo preso io l'auto, quindi feci accomodare dietro Davide e accompagnai Gabriele e Leo a casa prima di dirigermi verso casa mia.
"Allora… vai spesso a ballare lì?" chiesi.
"Non quanto vorrei, è un bel locale…"
"Devi fare attenzione… qualche sconosciuto potrebbe abbordarti con cattive intenzioni"
"Beh dipende cosa intendi con cattive intenzioni…" disse Davide con voce roca. Si stava scaldando.
"Ad esempio, volerti portare a casa per fare sesso e togliersi lo sfizio di scopare un diciottenne senza esperienza"
"Chi ti dice che non ho esperienza?" protestò subito. "E poi… intendi dire come stai facendo tu?"
"Oh no, io non voglio fare quello" Gli lanciai un'occhiata: sul suo volto c'era una maschera di delusione.
"Ah…"
"No, quello che intendo fare è portarti a casa mia e farti godere come un porco fino al mattino." buttai lì con nonchalance. Lo vidi spalancare gli occhi.
Parcheggiai in quel momento e gli feci strada nel condominio, fino al pianerottolo che condividevamo. Immaginai suo padre, Fabio, che mi aveva scaricato la sua sborra in culo non più tardi di due sere prima, e mi arrapai all'idea di quello che stava per succedere. Davide mi palpò il culo mentre armeggiavo con le chiavi per aprire, e si baciò il collo. "Ti voglio…" sussurrò.
Aprii la porta, lo spinsi dentro e cominciammo a limonare. Ah, finalmente, quanto mi mancava baciare qualcuno! Le nostre lingue si intrecciavano, spingendosi fino in profondità nella gola l'uno dell'altro, mentre le nostre mani esploravano il corpo l'uno dell'altro: strinsi fra le mani il suo culo, strizzando le chiappe sode, anche se magre, accarezzai il petto e gli addominali induriti dagli allenamenti, i nostri cazzi rigonfi si sfioravano al di sotto dei pantaloni tesi…
Lo condussi in camera da letto, oltre il salotto con il divano che era stato teatro di tante porcate tra me e Fabio. Nessuna scopata avrebbe potuto imitare quel rapporto che era più che complicità tra maschi o sesso tra amanti… non avrei potuto portare qualcun altro su quello stesso sofà…
Spinsi Davide sul letto, dopo esserci sfilati entrambi le magliette e calciai via le scarpe. Quando feci per sfilarmi le calze però il ragazzo mi bloccò: "Aspetta!" Senza che me l'aspettassi, si accucciò verso il fondo del letto e prese a inspirare profondamente con il naso appoggiato alla pianta dei miei piedi, ancora coperti dalle calze sudate. Il mio cazzo stava esplodendo. "Non ti spiace vero?" chiese ansimando.
"No anzi, inspira per bene puttanella" lo apostrofai. A quanto pare Fabio il toro aveva come erede una vacca non meno disinibita di me. "Spogliati" gli ordinai, e Davide non se lo fece ripetere: balzò in piedi, si tolse pantaloni e mutande (notai, con una nuova stretta al cazzo, che indossava un piccolo tanga) e rimase in calzini. Si lanciò nuovamente sui miei piedi, afferrò il sinistro e se lo premette sulla faccia, godendo di quel piacere che conoscevo perfettamente. Con l'altro piede presi a stuzzicargli il cazzo: bello largo e duro, sovrastante un bel paio di coglioni gonfi. Almeno quello dal padre l'aveva ereditato.
"Ora toglimi i calzini, forza" lo esortai, e non se lo fece ripetere. Prima che se ne rendesse conto gli schiacciai entrambi i piedi sulla faccia, e Davide non potè fare a meno di tirare fuori la lingua e leccare. Si concentrò sulla pianta, e dovetti forzarlo un po' perché accogliesse i miei alluci, ma quando lo fece imparò presto a succhiarli come piccoli cazzi. Aveva ancora da imparare molto. "Brava puttanella. Ora infila la lingua tra le dita, proprio così.. Ecco brava… senza essere timida, vedi che ti piace…"
Nemmeno io sapevo più cosa stavo dicendo, l'eccitazione era così forte da darmi alla testa. Riuscivo solo a pensare che stavo trattando il figlio del mio toro nel modo esatto in cui lui trattava me, e questo mi faceva impazzire.
"Basta, ora mettiti in ginocchio" lo fermai. Lui un po' malvolentieri un po' sollevato si staccò dai miei piedi e deglutendo fece come gli avevo detto. Mi liberai dei pantaloni e dei boxer che ancora avevo addosso e mi alzai in piedi, avvicinando il cazzo alla sua faccia. Con un risucchio da ventosa lo inghiottì subito: da quanto non ricevevo una bella pompa! Mi godetti estasiato la sensazione della sua lingua calda e del suo risucchio sul mio cazzo turgido, prendendo piano piano a dare delle spinte nella sua gola. Evidentemente non abituato, lo rigettava subito con piccoli rigurgiti, che gli facevano colare la saliva sul petto. Mi staccai da lui e lo guardai: occhi arrossato, filamenti di saliva che univano la sua bocca spalancata e ansimante al petto, capezzoli bagnati dai suoi stessi umori… non dovevo essere molto diverso quando Fabio si prendeva il suo piacere usando me. Godevo nel fare la stessa cosa a un altro, e non un altro qualsiasi.
Presi con la mano la saliva che gli colava addosso e lui subito ci strofinò la faccia sopra. "Ti piace eh?"
"Oh sì, mi fa sentire sporco e lurido…"
"Ed è così che sei, un porco voglioso" lo insultai, e preso da ispirazione Fabiesca gli sputai in faccia.
Davide andò in brodo di giuggiole e spalancò la bocca, cercando di raggiungere il mio sputo con la lingua. Sputai ancora e ancora, e a ogni sputo lui gemeva. Gli passai la mano sul viso in modo rude, impiastricciandolo tutto, e lui ansimò, leccandomi il palmo. Davvero capivo il godimento di Fabio nel sottomettere una vacca di questo tipo.
"E ora mostrami il culo" ordinai.
Qui Davide cambiò atteggiamento e per la prima volta si mostrò ritroso. "Ecco.. Veramente.."
Lo guardai interrogativo. Lui si ritrasse un po' e spiegò: "Non ho mai preso niente in culo. Ho provato da solo e fa troppo male… non me la sento molto…"
Un po' deluso (che voglia di inculare che mi era montata!) dissimulai e lo rincuorai. "Non ti preoccupare, magari un giorno scoprirai la gioia di essere cavalcato come una vacca… ma direi che possiamo divertirci lo stesso no?" gli dissi, accarezzandogli la guancia umida.
"Beh… se vuoi… l'attivo l'ho fatto più volte" abbozzò lui.
"Ah sì? Bene…" un'idea perversa mi riempì la testa "Allora vediamo di mettere all'opera quel tuo cazzo voglioso…"
Mi sdraiai sul letto, braccia dietro la testa, e invitai Davide a riprendere a pompare. Forse volendo farsi perdonare, ci mise il doppio dell'impegno, specialmente quando gli schiacciai la faccia e il naso sul pube, a leccare la base della mia asta, poco sopra i coglioni. Nel frattempo con il piede continuavo a stuzzicare il suo cazzo: cercavo di afferrarlo stringendolo tra l'alluce e le altre dita, ovviamente non riuscendoci per le sue dimensioni, ma il continuo stuzzicare lo faceva gemere e fremere.
Il cazzo mi pulsava. Non avrei resistito a lungo. Decisi che era tempo di mettere alla prova le doti da scopatore di Davide.
Gli feci allontanare la faccia dal mio uccello e cominciai a limonare con lui. Le labbra erano dure e umide, il fiato caldo, la lingua si intrecciava con la mia… davvero non avrei saputo dire chi era più eccitato. Lo feci sdraiare a pancia in su: il suo cazzo largo svettava come una piccola torre di Pisa, duro e leggermente pendente.
Mi gettai a succhiarlo per insalivarlo per bene. Non esagerai, sentivo Davide che stava ansimando con troppa foga, non volevo sprecare neanche una goccia del suo nettare. Gli salii a cavalcioni.
Fissandolo negli occhi, con una mano gli tenni l'uccello puntato dritto verso il mio buco e lentamente, ma con decisione, lo accolsi dentro di me. Il suo cazzo si fece strada facilmente dopo qualche momento di spinta, nello stesso modo in cui faceva il cazzo di Fabio.
Davide gemette. Ansimava e godeva, sempre di più, mentre mi impalavo da solo sul suo uccellone, lo sentivo sfregare sulle pareti del mio culo, allargare la mia rosellina così lucida e viscida di umori, consumata dalle continue cavalcate. Mi fermai di colpo, con il cazzo ben piantato in culo; subito Davide comincio ad agitarsi per continuare la scopata, spingendosi dentro di me, ma lo fermai.
"Aspetta, non sborrare ancora…" gli dissi. "Strizzami i capezzoli" gli ordinai, e cominciai a masturbarmi. L'insieme del suo cazzo duro che mi riempiva le viscere, le sue dita che mi stuzzicavano i capezzoli, la sua faccia in estasi mi portarono all'orgasmo in pochi secondi.
Davide non se l'aspettava e sobbalzò quando i miei schizzi lo colpirono in piena faccia e sul petto. Gli portai alla bocca la mano imbrattata, che lui leccò come un assetato quando riceve una borraccia d'acqua; e con le dita schizzo dopo schizzo gli diedi tutto il mio nettare. Alla fine gli infilai l'indice e il medio in bocca da succhiare.
Per Davide fu troppo. Mi bastò sollevarmi una volta, lui subito diede un paio di colpi di bacino e arrivò all'orgasmo, con un gemito così rumoroso che fui costretto a zittirlo. Mi godetti ogni schizzo che mi riempiva il culo, rendendolo caldo e farcito.
Gli ci vollero 30 secondi buoni per riprendersi dalla sborrata. Finalmente riaprì gli occhi, sudato e ansimante. La sua espressione di piacere era identica a quella di Fabio dopo gli orgasmi più intensi. Mi immaginai come sarebbe potuto essere averli entrambi e avvertii una nuova eccitazione crescere...
Finalmente mi sfilai, con un rumore umido di cazzo ormai flaccido. Gli offrii di farsi una doccia, ma passata l'eccitazione Davide volle rientrare subito in casa. Gli venne anche un po' di timore che i suoi potessero aver sentito qualcosa. Lo lasciai rivestire, guardandolo appoggiato nudo allo stipite della porta, godendomi la sensazione della sua sborra dentro di me.
"Cazzo che scopata" continuava a ripetere. "Dobbiamo rifarlo, cazzo. Domani mi devo alzare presto per andare via, ma… cazzo. Cazzo."
"Tranquillo, se vuoi ripetere una volta o l'altra… io sono qui"
"Cazzo, sì" disse. Gli aprii la porta di casa e ci scambiammo un ultimo fugace bacio. Aprì la porta di casa sua.
"Cazzo" ripeté a bassa voce, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Chissà cosa avrebbe detto Fabio se avesse saputo cosa avevano in comune lui e suo figlio…
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