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Il viaggio in Germania


di Giulietto232
17.02.2021    |    380    |    1 9.6
"La mia risposta fu negativa, e allora lui mi disse che amava sverginare..."
Avevo 16 anni quando andai per la prima volta in Germania, a trovare alcuni amici di famiglia. Loro erano ormai a Berlino per lavoro da diversi anni. Lei era una donna di quarantadue anni, di origini svizzere. Lui napoletano come me, trentotto anni. Sin da quando ero anche un pò più piccolo, lui mi aveva sempre mandato in estasi. Alto, magro, i giusti peli. Quando andavamo al mare, poi, da quel costume si vedeva sempre un grande e grosso pacco, sempre spinto verso l'esterno, quasi come fosse imprigionato in quella "gabbia".
Andai in Germania per Natale, da solo. Presi un'aereo e lui, Federico (nome di fantasia), mi venne a prendere dall'aeroporto. Dopo i classici baci e abbracci presa una delle due mie valige e le caricammo insieme in macchina. Mi sedetti davanti, accanto lui, ed iniziammo a parlare di qualsiasi cosa. Notavo, mio malgrado, che il grosso pacco si intravedeva anche dai pantaloni e non solo dal costume da bagno, e mentre parlavamo il mio sguardo non poteva che cadere lì. Per di più, lui a volte se lo toccava, grattava o pizzicava, e questo mi eccitava un sacco, forse troppo. Tant'è che ad un certo punto lui si accorse che non facevo altro che guardargli il cazzo e mi disse: "ah però, non sapevo fossi cresciuto gay!". Io arrosai completamente e mi zittii. Allora lui mi presa la mano sinistra e me la mise sopra il suo cazzo ormai abbastanza gonfio, e mi disse che quello era un regalo e che mi doveva bastare. Arrivati a casa salutai la moglie ed i quattro figli e grazie a loro pian piano l'imbarazzo che avevo avuto con federico iniziava a smorzarsi. Asciammo tutti insieme in centro, cenammo fuori, assaggiai una nuova birra. Quando tornammo a casa sua moglie mi indicò dove avrei dormito, ovvero nella stanza degli ospiti in mansarda. Ci demmo tutti la buonanotte e io andai in camera mia a sistemare tutto. Dopo un paio di ore, mi ero fatto la doccia ed ero pronto per andare a letto. Mi misi sotto le coperte ma non riuscivo a prendere poi così sonno. Dopo circa un'altra, interminabile, mezz'ora, sentii bussare piano piano alla porta in legno della mansarda, ma senza che io rispondessi, Federico entrò anch'egli in pigiama. Mi chiese scusa per quello che mi aveva detto e per quello che era successo in auto e si mise sul mio letto seduto, così che cominciammo a parlare. Arrivammo a parlare di sesso e lui mi chiese se avessi mai avuto esperienze. La mia risposta fu negativa, e allora lui mi disse che amava sverginare. Io feci una mezza risata ma lui si fiondò sulle mie labbra, limonando (se un uomo di 38 anni sa cosa significa) con un sacco di forza. Dopo un po si alzò e senza togliersi la maglietta si abbassò i pantaloni della tuta del pigiama e mentre io rimanevo seduto mi butto quel meraviglioso cazzo enorme in bocca, anche se a me veniva quasi da vomitare perché lo spingeva troppo in fondo. Iniziai a prendere un buon ritmo ma per la seconda volta lui smise di colpo e mi fece alzare, abbassare i pantaloni e mi fece girare. Senza troppi preliminare, sputò sul mio buco e sul suo cazzo e provò a spingerlo dentro ma non ci riuscivamo molto. Allora mi chiese di allargare le natiche e senza avere pietà lo buttò dentro tutto una volta. Il dolore provato in quella occasione non è descrivibile. Lo lasciò per un pò dentro e dopo pochi secondi iniziò a dare delle botte brevi ma decise, aumentando il dolore ma anche il godimento. Io urlavo quasi dal dolore e mi tappò la bocca e io mi sentivo letteralmente di impazzire. Quando stette per venire mi disse di girarmi e mi mise il cazzo in bocca e senza che avessi il tempo di capire mi inondò di sbarra bollente. Quella mi rimase in bocca, allora lui mi disse che dovevo ingoiarla e quasi mi obbligò. Fattolo, mi fece girare da capo e mi scopò nuovamente. La seconda volta mi venne sulla schiena. Dopo di che si stese sul letto e mi chiese di massaggiargli i piedi. Quando fu soddisfatto mi diede la buonanotte e mi disse che il giorno seguente sarebbe stato ancora meglio. Continua.
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