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Gay & Bisex

IL MERCANTE DI SCHIAVETTI


di Foro_Romano
25.05.2024    |    13.634    |    26 9.9
"E tu, Floriano, preparati ad essere sverginato e farti aprire il culetto come è giusto che sia quello di una vera troietta..."
Erano in dieci. Dieci giovanissimi ragazzi appena maggiorenni e dichiaratamente vergini che si erano offerti di partecipare all’asta. Anzi, più che partecipare, erano oggetto dell’asta stessa. La povertà delle loro famiglie li aveva spinti ad accettare l’invito ad essere battuti all’asta in qualità di schiavi sessuali per un mese per ricchi uomini d’affari, politici, imprenditori o, comunque, gente dal solido conto bancario. Avevano offerto loro 10 mila euro ciascuno per rinunciare alla verginità e concedere il proprio corpo. Alla chiamata avevano risposto molti di più ma, considerato il loro aspetto e controllato la verginità, alla selezione preventivava erano passati solo loro dieci. Certo la procedura non era propriamente legale ma nemmeno illegale. Erano maggiorenni ed era stata una loro scelta quella di mettersi all’incanto, ben conoscendone lo scopo.
L’evento era stato organizzato in una grande ed antica masseria nella campagna pugliese, lontano da occhi indiscreti. Ovviamente i presenti non erano i veri acquirenti, che preferivano restare nell’anonimato, ma da loro intermediari. I ragazzi, tutti in ridottissimi costumi da bagno, furono presentati uno ad uno e potevano soddisfare ogni preferenza. Da quello più muscoloso a quello più mingherlino; da quello dalla carnagione più chiara a quella più olivastra; dalle diverse altezze al colore dei capelli.
Tra l’oro ce n’era uno particolarmente attraente per il committente. Piccolo, bello come un angioletto, che poteva sembrare di non avere l’età giusta, ma su questo gli organizzatori erano stati ben attenti. Subito l’attenzione di Filippo si concentrò su di lui. Era certo che sarebbe stato molto ben accetto a chi gli aveva conferito l’incarico. Filippo era un uomo sulla cinquantina. Nella sua vita, tante avventure ma nessuna moglie e né figli. Troppo dispendioso. Il suo lavoro era proprio quello di mediatore nelle aste, quelle normali di solito, a differenza di questa.
Ci riuscì. Da ottimo professionista acquisì il “lotto” per 20 mila euro. L’avrebbe lasciato al committente per 30. 10 mila pulite pulite tutte per lui. Quanto ci avrebbe guadagnato il ragazzo ma con una ben diversa prestazione.
“Ciao, bello. Floriano, giusto?”. Il giovane sembrava piuttosto timido.
“Beh, no. In realtà, ci hanno cambiato i nomi. Per la privacy”.
“Certo, ovviamente. Sai che non ti ho comprato per me”.
“Si, lo so”.
“Ok, ma prima di portarti da lui, andiamo in un bel ristorante. Che ne dici?”
“Oh, si, con piacere”. Il viso si era fatto sorridente. Forse si aspettava un trattamento più duro. Invece, c’era rispetto nella voce di quell’uomo. “Spero non sia vestito male per il ristorante dove andiamo”, mostrando il suo abbigliamento semplice che aveva indossato: un paio di jeans e una t-shirt blu con un disegno bianco.
“Ma no, no, stai benissimo. Siamo in estate e nessuno ci troverà niente di indecoroso. Però, se non ti dispiace, prima passiamo a casa mia perché devo fare una cosa”.
“Va bene” e salirono sulla lussuosa macchina dell’uomo.
Si trattava di una bella villa, grande.
“Sento il bisogno di fare una doccia rinfrescante. Vuoi farla anche tu?”. Così fu. Prima la fece il padrone di casa che, uscito dal bagno con solo un asciugamano alla vita, gli lasciò il campo libero. Il ragazzo, mentre era sotto l’acqua scrosciante, pensò che forse, prima di andare dall’acquirente, avrebbe potuto fare qualcosa col signor Filippo. In fin dei conti, benché più grande di lui di molto, aveva ancora un fisico piacevole. Asciutto, con solo un filo di pancetta, con molto pelo sul petto, le braccia e le gambe, come piacevano a lui. Perché si, a lui piacevano gli uomini maturi e non era nuovo a certi giochi. Per questo aveva accettato di vendersi all’asta, così avrebbe risolto i debiti di famiglia ricavandone anche del godimento per sé. Finito che ebbe, si presentò completamente nudo.
“Che dice? Potrò piacere al mio padrone?”, mostrandosi in tutta la sua bellezza di adolescente. L’uomo non si aspettava una simile sfacciataggine.
“Direi proprio di sì. Non ti avrei comprato, altrimenti”. Il ragazzo gli si avvicinò.
“E a lei piaccio?”, gli disse in maniera provocante. Quello gli mise un braccio attorno al collo e lo avvicinò a sé.
“Vieni qui. Ti ho capito, puttanella, sai? Vuoi che te lo dica? Sei uno splendore”.
Da sotto l’asciugamano qualcosa di duro si andava svegliando. Il giovane allungò la mano e lo afferrò, facendo un accenno di sega. L’uomo gli mise una mano sulla testa e lo fece inginocchiare davanti a lui.
“Ti devo consegnare vergine di culo ma non ho alcun obbligo per la bocca. Datti da fare, vediamo come fai i pompini”.
Aprì la bocca e le tenere e rosee labbra avvolsero la cappella senza farsi attendere. La lingua ci roteò attorno regalando i primi brividi al maschio e poi si affondò il cazzo il più che poté in gola.
“Ahhh… cazzo, siii”. Pompate, leccate, succhiate si alternarono, accompagnate dalla manina che proseguiva la sega fin dove la bocca non poteva arrivare. Non resistette molto, qualche minuto.
“Sto per venire… ecco… mangia tutto il mio sperma, puttanaaa… Cazzo, cazzo, vengo, vengo… Aaahhh” e un fiume di saporito seme virile venne prontamente ingoiato dal cucciolo assetato che, quando tutto finì, si leccò le labbra soddisfatto.
“Sarai vergine di culo, ma di bocca non sei nuovo di certo”, fu il commento dell’uomo.

Al ristorante il Sig. Filippo, tra una portata e l’altra, vuole conoscere meglio il ragazzo per avere maggior cognizione di lui, ma anche quello aveva, ovviamente, alcune domande da porgergli.
“Il motivo che ti ha spinto ad accettare di essere venduto lo conosco e mi hai fatto ben capire che ti piace essere usato come oggetto di piacere, così come il fatto che non è la tua prima volta. Allora mi domando: da quanto tempo pratichi il sesso con uomini?”.
“Saranno tre anni, ma mi sentivo attratto da molto prima”.
“Però ti sei mantenuto vergine. Non l’hai mai preso dietro”.
“Già, perché ero indeciso. Avevo paura del dolore. Così mi sono limitato all’uso della bocca”.
“E devo dire che hai imparato in maniera eccezionale”.
“Grazie. Ho guardato con una attenzione diciamo più tecnica quello che vedevo nei filmini sul computer”.
“Ma ho visto che non lo fai in maniera fredda e professionale, come molti degli attori di quei filmini. Tu sei più passionale. Si vede proprio che ti piace”.
“Si, è vero, mi piace e così mi sono deciso ed ho partecipato all’asta. Mi sono reso conto che chi lo fa in maniera passionale riesce a superare il dolore iniziale in poco tempo e poi è tutto piacere”.
“Hai capito giusto, e poi in te, se ho capito bene, c’è anche il desiderio di sottomettersi alle voglie di un uomo più grande e potente sia in ricchezza che in livello sociale”.
“Mi piacerebbe anche più potente in prestanza fisica, ma non si può riuscire ad ottenere tutto e mi adatterò”.
“Sei così mingherlino che ci vuol poco a sottometterti fisicamente”.
“Si, però gradirei che non fosse violenza fine a sé stessa. A proposito, adesso posso sapere a chi sono destinato?”.
“Certo, non ti si potrà nascondere, ma mi raccomando, nel contratto è inclusa l’assoluta riservatezza”.
“Ovviamente”.
“Si tratta di un famoso personaggio a capo di una catena di stabilimenti di produzione alimentare: Domenico X”.
“Davvero? Però, non è niente male per la sua età! È sempre sulle pagine di gossip per le sue relazioni con questa o quell’altra attricetta. Invece è tutto finto. Non lo avrei mai detto!”.
“No, non è finto, è che vuole provare qualcosa di nuovo. Ha sessant’anni ma ha ancora un’energia invidiabile e tanta voglia di scoprire nuovi aspetti della vita e della sessualità. Sono convinto che vi troverete bene insieme”.
“Lo spero”.
“E magari tra voi potrebbe nascere una storia che andrà anche oltre il mese per cui ti ha comprato”.
Il ragazzo sorrise all’idea. Non era niente male diventare il mantenuto segreto di un uomo così potente.
Durante tutto il pasto, lo sguardo di Floriano era distratto da un cameriere nero particolarmente robusto. Un pezzo di Marcantonio alto, muscoloso e dalle spalle larghe, sui trent’anni o poco più. Spesso i loro sguardi si erano incrociati ed anche Filippo se n’era accorto, ma non aveva detto niente. Prima che arrivasse il dessert, il giovane disse di dover andare in bagno. Si alzò e andò verso la toilette, seguito presto dal cameriere. Ci mise un po’ di tempo prima di tornare ma, quando fu di nuovo al tavolo, si vedeva chiaramente soddisfatto, con le labbra umide che provvide ad asciugare col tovagliolo.
“Sei proprio una troietta. Spero solo che non gli hai dato il culo”.
“No di certo. Lo voleva ma gli ho detto che tu sei il mio amante e te ne saresti accorto, così gli ho fatto solo un pompino con ingoio, come con te. Ho fatto fatica a bere tutto perché ne ha fatta tanta”.
“Accidenti, me lo stai facendo ritornare duro. Ok, bene così. Mi dispiace ma adesso mangia questa crema, fai sparire dalla bocca il sapore di sborra e poi andiamo”.

L’industriale abitava in un castello sperduto nella campagna toscana, circondato da prati, vigneti e boschi. Dopo essere entrata dal cancello, l’auto ha dovuto fare parecchia strada prima di arrivare allo spiazzo davanti al portone principale. Di fianco si poteva intravedere la presenza di una grande piscina. Il cameriere li ha fatti accomodare nell’ampio ingresso e, dopo aver ricevuto ordini, li ha accompagnati direttamente nella camera da letto padronale. Come tutto l’arredo della casa era un misto di pezzi antichi e moderni sistemati con molto gusto. Addossato alla parete, un grande letto a baldacchino con, nel cielo, un grande specchio messo chiaramente allo scopo di vedersi mentre si faceva sesso. Immediatamente dopo entrò il padrone di casa, che allontanò il cameriere.
“Ma bravo Filippo, vedo che l’asta è stata proficua. Mi hai portato un ragazzo veramente delizioso. Come ti chiami?”
“Floriano, signore”.
“Bel nome, adatto a te. Sei un bel fiore che sarà un piacere deflorare. Ma, a proposito, siamo sicuri che sia vergine e che abbia l’età legale? Perché sembra così giovane! Non voglio problemi di nessun tipo”.
“Certo, tutto controllato e garantito”.
“Bene, bene. Allora, Floriano, conosci le regole? Ti sverginerò e starai con me un mese, mese nel quale potrò usarti a mio piacimento, poi vedremo. Intanto alla tua famiglia sarà subito inviata la mia quota promessa di 10 mila euro. Poi, se mi soddisferai come si deve, potrei darti altri soldi e regali. Ti ho comprato e non potrai rifiutarti di obbedirmi per nessun motivo”.
“Non ne ho intenzione, signore”.
“Ok, allora siamo d’accordo. Vieni qui tesoruccio” e lo abbracciò. Lo guardò bene negli occhi e, sempre tenendolo stretto, si abbassò a baciarlo con passione. La lingua prese possesso della sua bocca e una mano gli afferrò saldamente una chiappa. Al ragazzo quell’uomo piaceva veramente nonostante la differenza di età, o forse proprio per questo, ed era felice di dare a lui la verginità, tanto che, a quell’abbraccio, si sciolse nella bocca del padrone come un maialino sardo arrosto. Come quello, il suo sapore giovanile era eccitante al gusto, al profumo e ad altro.
Lo fece inginocchiare davanti a sé, con la schiena appoggiata al montante del baldacchino, si aprì i pantaloni e sfoderò un signor cazzo già completamente in tiro. Floriano non ci pensa due volte, lo imbocca apprezzandone subito il sapore e si lancia a spompinarlo come meglio sapeva fare.
“Mmmm, si vede che ti piace, piccolo! Ma che bravo. Me lo avevano detto che i froci sono più bravi delle donne. Non ci volevo credere. Ahhh, che linguetta! Succhia, finocchietto, succhia. Mi stai facendo venire. Devi ingoiare tutto. Non devi sprecare niente della mia sborra”.
Il giovane alzò gli occhi in segno di assenso e quello sguardo innocente ed entusiasta, quelle labbra morbide che gli avvolgevano il cazzo, quel viso imberbe lo fecero capitolare. Gli fermò la testa con tutte e due le mani e con un grugnito da cinghiale ferito, gli scaricò dentro un caldo, denso ed interminabile fiume di sperma.
“Sei fantastico, ragazzo. Per quanto ho visto finora, ho fatto proprio un bel acquisto. Bravo Filippo, ero certo che non mi avresti deluso. Posso sempre fidarmi di te. Adesso, però, è arrivato il momento più interessante. Scusami, caro amico, ma ti devo chiedere di lasciare la stanza a noi due perché abbiamo altro da fare. E tu, Floriano, preparati ad essere sverginato e farti aprire il culetto come è giusto che sia quello di una vera troietta. Non ti preoccupare delle mie prestazioni perché ho provveduto a prendere il viagra, quindi potrò scoparti per ore. Chiaro che, mentre ti chiavo, non ti devi trattenere. Voglio sentire l’effetto che ti fa dare via il culo per la prima volta”.
Lo condusse verso il letto come se stesse accompagnando una sposina al talamo, mentre il mercante si ritirava nella stanza adiacente chiudendo la porta dietro di sé. Nonostante il buon inizio, è ancora un po’ preoccupato per l’esito del suo impegno. Quell’attività da paraninfo gli può rendere molto bene se i clienti sono soddisfatti. Ha paura che quel ragazzino sia troppo scafato e non piaccia al committente, che forse preferirebbe uno più ingenuo, spaesato e recalcitrante. Dopo poco i suoi timori svaniscono. Dalla stanza arrivano urla e grida di piacere del cucciolo sacrificale assieme ad insulti e linguaggio da turpiloquio del padrone. Si sente perfino lo sbattere delle palle dell’uomo contro la pelle liscia delle piccole natiche, i lunghi gemiti frammezzati alle richieste di continuare a scassargli il buco del culo. Fino al contemporaneo urlo dei due, virile dell’uno e femmineo dell’altro, al momento dell’apoteosi orgasmica.
Quei suoni gli avevano risvegliato il cazzo, che gli premeva nella patta quasi a volerla scardinare. Dopo un po’ di silenzio si sentì di nuovo salire pian piano le voci e le grida di piacere, il pompaggio vigoroso, gli insulti, i rantoli, di nuovo l’esplosione, di nuovo il silenzio. Era chiaro che l’uomo lo aveva posseduto due volte e immaginare quel culetto riempito di sborra per due volte era insostenibile: gli aveva portato l’eccitazione alle stelle. In quel momento si accorse che nella stanza era entrato il cameriere nero e anche lui aveva sentito e si stava sistemando tra le gambe.
Poco dopo la porta si riaprì ed il padrone, completamente nudo, si affacciò e richiamò dentro il mercante. Questo, confuso perché non capiva il perché doveva farlo, rientrò nella stanza da letto. Il ragazzo era sulle lenzuola disfatte, di spalle, quasi in posizione fetale, non si muoveva, sembrava morto. Il Sig. Filippo si preoccupò, anche perché vide il suo buco del culo oscenamente sfasciato da cui colava abbondante sperma. Fece il giro del letto e si rincuorò vedendolo in viso che, anche se rigato di lacrime ormai secche, era sereno e sorridente.
“Ecco, adesso che ho fatto di questo ragazzino una vacchetta da monta, puoi continuare tu”.
“Che dice Sig. Domenico? Dovrei continuare io? Ma adesso è suo”. In realtà l’invito non lo lasciava indifferente e il pisello che aveva nei pantaloni non si era sgonfiato minimamente.
“Appunto perché è mio posso anche prestartelo, amico. Io mi devo riprendere e starò qui, seduto su questo divanetto e mi divertirò a guardarvi”.
“Se così vuole lui, lo voglio anche io. Venga a scoparmi anche lei, la prego. Mi dia il cazzo, ho voglia del suo cazzo, adesso che l’ho provato ho voglia di tutti i cazzi del mondo”.
Se era anche lui a volerlo, perché negarglielo. Il mercante si spogliò completamente senza vergognarsi perché anche lui aveva un corpo tonico, forse un po’ più peloso del padrone ma quello che era al centro dell’attenzione era quella nuova, tenera troietta vogliosa di farsi impalare. Floriano lo fece distendere, gli salì sopra a cavalcioni, mise una mano dietro per afferrargli il cazzo ormai di marmo e lo puntò alla sua larga voragine aperta tra le piccole chiappette. Tanta era la libidine che aveva che si lasciò andare a peso morto e il grosso fallo sprofondò di colpo fino alle palle, tanto era aperto e bagnato.
“Aaahhh lurida puttanella! Eri vergine e adesso sei completamente sfondato. Adesso ti aggiusto io”.
Senza uscire, lo rigirò mettendolo di schiena. Tenendogli le gambe sollevate, prese a fotterlo come un toro infoiato. Il padrone osservava e andava segandosi il palo tornato rigido.
“Si, siii, Sig. Filippo, mi scopi forte, più forte. Aaahhh godo, godo di culo, che bello, bellooo!”. Tutto il suo corpo vibrava dal piacere, gli occhi rivoltati, la testa che si agitava a sinistra ed a destra.
L’uomo voleva resistere ancora, voleva dimostrare che alla sua età era ancora uno stallone potente. Si sfilò di colpo dal buco producendo un rumore di risucchio, lo rigirò e lo rimise di nuovo sopra di sé, ricominciando a fotterlo con forti colpi dal basso. Il ragazzo guaiva e gridava di volere sempre più cazzo, di fare più forte.
Fu a quella richiesta che il padrone non resistette più, doveva sfasciarlo completamente. Salì sopra di loro e inforcò brutalmente con decisione la sua nerchia dentro quel corpicino efebico, facendo compagnia a quella dell’amico, sventrando così definitivamente quello che poco prima era un fiorellino intatto.
Floriano urlò con quanto fiato aveva in gola e sembrò svenire. Filippo, pur distratto dal piacere che stava provando, gli dette due schiaffi, di dritto e di manrovescio, senza troppa forza, quanto bastò per farlo rinvenire. Subito dopo l’ambiente, già pieno di odori di sudore, di sesso, di sborra, risuonò delle grida di piacere dei due maschi che, quasi all’unisono, raggiunsero l’estasi e gli spararono dentro una quantità industriale di bianco e caldo latte di coglioni, a lavargli gli intestini. Erano squassati da brividi, convulsioni e sbavature che si andarono sempre più affievolendo, mentre dai margini dello sfintere slabbrato del ragazzo, fino all’ultimo ostruito dai loro cazzi, colava fuori tutta la loro sbroda.
Floriano sembrava più che soddisfatto e, benché aveva fatto tre pompini con ingoio e preso quattro carichi in culo era visibilmente felice. Aveva capito che ormai era un rottoinculo inguaribile, il suo ruolo sarebbe stato per sempre quello di troia e non se ne sarebbe mai pentito.
Quando si staccarono, si accorsero che erano stati spiati da quel fusto del cameriere nero che si era calato i pantaloni quanto bastava e si stava tirando una sega. Perché sprecare tanto bendidio. Così il padrone gli fece cenno di avvicinarsi. Quello non se lo fece ripetere e piantò l’enorme cappella nella boccuccia della nuova puttanella di palazzo e lo dissetò abbondantemente emettendo un forte ruggito.

“Grazie Sig. Domenico, grazie Sig. Filippo e grazie anche a te, oggi mi avete aperto un nuovo mondo, un mondo meraviglioso, vi adoro”.
“Veramente ti abbiamo aperto un’altra cosa e da oggi in poi adorerai la nostra minchia. Visto quanto ti piace, sarò generoso. Siete tutti invitati ad usarlo, ogni volta che vorrete svuotarvi le palle. Almeno per un mese, poi si vedrà”.

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma non mancate di godervela il più possibile. Buona sega a tutti).
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