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La Milano da... Bere


di mouth4meat
30.11.2017    |    13.493    |    13 8.6
"Il cassiere mi chiese il documento che esaminò con cura prima di restituirmelo insieme al biglietto e al resto, mi sentivo i suoi occhi addosso mentre mi..."
Volevo innanzitutto ringraziare l'utente PinoDell99 che con il suo racconto "dal cinema Eden al sexy shop!" ha risvegliato ricordi sopiti da tempo.
Erano gli anni '90, gli anni del grunge e delle camice di flanella, del Milan degli invincibili e di tangentopoli.
Era la Milano degli anni '90, la famosa "Milano da bere" alle prese con le ultime "sorsate".
Il giorno del mio diciottesimo compleanno si avvicinava e io avevo già deciso come festeggiarlo, facendo sega a scuola per andare a scoprire un mondo nuovo, quello dei cinema a luci rosse.
Non ero esattamente un "verginello" anzi, avevo già scoperto che la definizione "eterosessuale" mi andava stretta frequentando parchi e luoghi all'aperto della mia zona. Ma questa è un'altra storia.
Avevo quindi un'idea abbastanza precisa di quanto fosse piacevole dar piacere ad un altro uomo e fu proprio dalle chiacchiere di un paio dei miei "compagni di gioco" che venni a sapere cosa succedeva nei cinema a luci rosse e decisi di andarci non appena mi fosse stato legalmente possibile.
Nelle settimane precedenti pianificai ogni mossa, ritirai il mio libretto delle assenze nuovo (avrei avuto la possibilità di assentarmi senza firme dei genitori, finalmente...) ed acquistai i giornali locali all'interno dei quali facevano bella mostra di se i titoli dei film proiettati dalle (allora tante) sale a luci rosse milanesi e della provincia.
Segnai su un taccuino, con l'aiuto di una cartina dell'azienda dei trasporti pubblici milanese, l'indirizzo di molti cinema e i mezzi che avrei dovuto prendere per raggiungerli e il giorno fatidico uscii di casa alla solita ora, nascosi lo zaino in garage, presi il solito autobus ma non scesi alla solita fermata ma al capolinea.
Scelsi una zona di Milano abbastanza lontana da quelle che frequentavo di solito, la fermata della metropolitana di Rovereto, su Viale Monza. La scelsi perché nel giro di 300 mt c'erano due cinema e un altro a dieci minuti a piedi su via Padova.
Arrivai abbastanza presto rispetto all'orario di apertura dei cinema e mi fermai in un bar a fare una lunga colazione nell'attesa e mentre si avvicinava l'ora "X" sentivo crescere in me una strana sensazione, quel misto di impazienza, nervosismo e timore tipico delle prima volte, qualsiasi esse siano.
Visto che ero lì decisi anche in quale dei due cinema andare e la scelta ricadde sull'Argo semplicemente perchè era il più vicino al bar. Una mezz'oretta dopo l'orario di apertura mi avvicinai all'ingresso e... esitai. Mi guardavo intorno e sentivo pesanti gli sguardi di chi passava di lì, pesanti come i giudizi su quel ragazzino che sembra proprio voler entrare in quel brutto posto... Alla fine entrai, in fondo non avrei mai più rivisto quella gente. Il cassiere mi chiese il documento che esaminò con cura prima di restituirmelo insieme al biglietto e al resto,mi sentivo i suoi occhi addosso mentre mi accingevo a scegliere dove andare. Si perchè l'Argo era un vecchio cinema con la platea al "piano terra" e una rampa di scale che portava in galleria. Scelsi la platea, scostai quel pesante tendone e mi ritrovai immerso nel buio più assoluto, accentuato da ciò che proiettavano sullo schermo. Andai a tastoni alla ricerca delle poltroncine e mi sedetti sulla prima che trovai. Rimasi seduto per un po', poi mi accorsi che i miei occhi si erano oramai adattati all'oscurità e mi guardai intorno. La platea era sostanzialmente vuota se si escludevano una decina di persone sedute ben lontane l'una dall'altra e due o tre che giravano, si fermavano, poi ricominciavano a camminare, si rifermavano etc. etc. Decisi di farmi un giro anche io e mi alzai, passeggiando tra le poltroncine mi ritrovai a guardare le persone sedute. Prevalentemente anziani, chi guardava il film impassibile, chi si ricopriva in fretta e furia se mi sentiva arrivare e chi andava avanti a masturbarsi senza nessun problema. Ad un certo punto mi fermai, sconsolato, appoggiandomi ad una parete. Come esperienza era deludente, almeno fino a quel momento, Inizia a pensare che i miei compagni di "giochi" mi avessero preso in giro con quei racconti così arrapanti quando sentii qualcosa sfiorarmi il sedere. Trasalii ma non reagii in nessun modo se non girando un poco la testa per scorgere una grossa macchia scura a meno di un metro da me. Non feci in tempo a tornare a guardare lo schermo che la mano tornò sul mio culetto, stavolta più decisa, prima mi toccò e poi mi palpò con energia. Io non mi mossi, ero pietrificato, e il proprietario di quella mano così "invadente" dovette pensare che la cosa mi stesse bene perchè ad un tratto lo sentii dietro di me, mi passò una mano intorno al fianco e l'altra sulla nuca,mi fece voltare con energia ed iniziò a baciarmi con foga. Non capivo più nulla, ero il protagonista dei racconti dei miei "amici" ed era mille volte meglio di come lo avevo immaginato, non riuscivo a fare nulla se non lasciarmi trascinare in quello che mi stava facendo, sentivo le sue mani dappertutto, in meno di un minuto mi ritrovai quasi nudo tra le mani di uno sconosciuto in un locale pubblico. E la cosa mi piaceva. Da impazzire. Ad un certo punto si fermò e mi sussurrò all'orecchio :"seguimi". Mi girai e lo vidi avviarsi verso il tendone, come ipnotizzato e tentando di rivestirmi alla bell'e meglio lo seguii guardandolo. Era un uomo alto, con tanti capelli che mi sembrarono essere sale e pepe. come un automa scostai il tendone e lo seguii sul per le scale, verso la galleria. Non appena entrammo si appoggiò allo schienale dell'ultima fila di poltroncine, mi disse "in ginocchio, puttanella" e mentre obbedivo iniziò a slacciarsi la cintura dei pantaloni. In pochi istanti mi ritrovai davanti al viso un bel cazzo, non lunghissimo ma molto largo e con una bellissima cappella. Non ebbe bisogno di dirmi niente, mi misi subito all'opera,inebriato dall'odore di tutta quella carne ora a disposizione della mia vogliosissima bocca. Inutile che stia qui a descrivere nei particolari quello che conosciamo tutti benissimo.
Potrei raccontarvi del suo sospiro mentre con la lingua dalle palle risalii la sua asta, del suo gemito quando iniziai a succhiare quella sua splendida cappella, di come mi apostrofasse con cose tipo "fino in fondo troietta", "continua così puttanella", "sei nata per fare la succhiacazzi" mentre mi affondava il cazzo in gola, dei grugniti di piacere che emise riempiendomi bocca e gola del suo saporitissimo e caldo piacere.
Ma non lo farò, vi dirò soltanto che appena finito mi disse di pulirgli il cazzo con la lingua e un minuto dopo se ne andò lasciandomi lì da solo, ancora inginocchiato, col suo sapore in bocca e la voglia di seguirlo, rincorrerlo. Ma non lo feci. Mi alzai, tornai in platea e mi appoggiai di nuovo alla parete,
Così come feci con le pareti dell'Academy, dello Zodiaco, dell'Ambra,dell'Aurora Pussycat, del Sempione, del Garden etc. etc.
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