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Parigi, la città dell’amore (racconto inedito)


di freek1977
08.05.2019    |    5.526    |    4 8.8
"Era da tanto che non avevo a che fare con un ragazzo dal colore di pelle così scura: se ci penso bene, credo che Nelson sia il ragazzo con la pelle più scura..."
Anche quest’anno, durante la pausa invernale, mi sono concesso una piccola vacanza; da qualche anno a questa parte, ho deciso di visitare le capitali europee per cui, dopo Amsterdam, Lisbona e Londra, quest’anno ho scelto Parigi, per passare 5 giorni in completo relax.
Avevo letto che Parigi fosse una città molto accogliente, ma non credevo così tanto..
Già dalla prima sera, arrivato in stanza alle 20 e stanco del viaggio, mangiai qualcosa e senza alcuna speranza di trovare un appuntamento, aprii le app di incontri, Grindr e Growlr: cominciarono subito a fioccare i messaggi ed io rimasi sbalordito.
Fra tutti coloro che mi scrissero un “salut”, ovvero “ciao”, notai un 30enne dalla pelle color cioccolato al latte, e subito mi affrettai a rispondere (in inglese, poiché del francese studiato alle superiori ricordavo poco o niente); dopo alcuni messaggi mi sbloccò le sue foto private ed io rimasi letteralmente senza fiato: era così bello e con un corpo così perfetto, che sembrava uno di quegli attori che si vedono solo in tv o al cinema.
Elettrizzato dalla bellezza del 30enne color cioccolato, gli chiesi se avesse voglia di venire nella mia stanza (non ero in hotel, ma avevo affittato una camera, completamente indipendente e con bagno annesso), conscio del fatto che la risposta avrebbe anche potuto essere negativa; contro ogni mia più rosea aspettativa, Michel, questo il suo nome, disse che gli piacevano molto i ragazzi in carne e che sarebbe venuto molto volentieri.
Ero al settimo cielo: ero arrivato a Parigi da poche ore e già avevo appuntamento con un ragazzo bellissimo, era quasi troppo bello per essere vero; Michel, nel suo ultimo messaggio, disse che era fuori con degli amici e che sarebbe venuto da me non appena fosse rientrato, non più tardi di mezzanotte.
Visto il notevole fascino del ragazzo, decisi che rimanere sveglio fino a mezzanotte sarebbe stato un prezzo ragionevole da pagare, anche se poi Michel arrivò in ritardo, e anche di parecchio; stavo quasi per spegnere tutto quando, dopo l’una, finalmente una figura scura bussò alla mia porta: era lui, in tutta la sua bellezza, talmente affascinante da lasciarmi senza parole.
Probabilmente Michel pensò che ci fosse qualche problema, poiché mi chiese se fosse tutto ok, e io non seppi rispondere altro se non un “sei bellissimo, davvero sexy”, mettendolo anche un po’ in imbarazzo; il bel francese rispose con un sorriso disarmante, mostrandomi i suoi denti bianchi e perfetti e io mi sciolsi, avvicinandomi a lui e abbracciandolo.
A Michel il mio abbraccio piacque, poiché con le mani cominciò ad accarezzarmi e, una volta arrivato al viso, mi guardò dritto negli occhi e mi baciò dolcemente; “wow!”, fu esattamente questa l’espressione che usai, dopo che la sua lingua si era fatta strada nella mia bocca per svariati minuti e dopo quel bacio in piedi ce ne furono altri nel letto, sempre dati con molta passione.
Quel ragazzo statuario mi eccitava tantissimo e, dopo essermi ampiamente occupato delle sue labbra carnose e della sua lingua vogliosa, cominciai a leccare anche il resto di quel meraviglioso corpo, partendo dai capezzoli, passando per gli addominali scolpiti, arrivando anche a gambe e piedi: tutto di lui mi piaceva e volevo assaporare ogni centimetro della sua pelle.
Solo una zona era rimasta inesplorata: era il traguardo, il premio e mi ci sarei dedicato con estrema attenzione; alla fine arrivai al suo bel cazzo, non era enorme, ma di una tonalità di marrone leggermente più scuro rispetto al resto del corpo, bello dritto e circonciso.
Entrò in bocca fino in fondo senza problemi e, mentre facevo su e giù con le labbra, con la lingua gli solleticavo la cappella: sentivo Michel gemere di piacere e mi diedi piuttosto da fare per farlo godere il più possibile; alle volte succhiavo solo la cappella e pochi centimetri dell’asta, poi lo facevo scivolare tutto dentro fino alle tonsille, a volte lo tiravo tutto fuori e gli passavo la lingua su tutta l’asta fino alle palle, ed il risultato fu chiaro: il bel francese stava godendo alla grande.
Dopo vari minuti di questo eccitante rituale, Michel mi fece cenno di girarmi: ora era il suo momento di farmi godere e, a dire il vero un po’ a sorpresa, cominciò a leccarmi il buchetto, con la sua lingua cercava di infilarsi dentro e questo non fece altro che eccitarmi ulteriormente, facendo salire alle stelle la mia voglia di essere scopato.
Con la sua saliva, Michel lubrificò la mia rosellina a dovere, ci infilò anche un dito, e poi due, giocherellandoci un po’, e alla fine il mio desiderio fu esaudito: indossò un preservativo, appoggiò il suo cazzo durissimo al mio sfintere e cominciò a spingere; eccitato com’ero, la resistenza fu davvero poca e, in pochi secondi, quella bella asta di carne fu completamente dentro di me.
Michel, anche in quell’occasione davvero molto gentile, mi chiese nuovamente se fosse tutto ok e, assicuratosi che non mi avesse fatto male, cominciò a stantuffarmi, dapprima piano e poi, incitato dai miei “Oh, yeah.. Fuck me!” con più energia, facendomi godere davvero tantissimo.
Purtroppo non durai molto, essendo tutta quella situazione davvero eccitante per me, e dopo alcuni minuti dei suoi energici colpi, esplosi in un copioso orgasmo, riempendo di sperma l’asciugamani che avevo posto sotto di me; Michel mi chiese se potesse continuare ed io non me la sentii di interrompere quella sua cavalcata così potente.
Il bel francese mi invitò a sdraiarmi ed egli, completamente sopra di me, cominciò a scoparmi di nuovo: sentivo tutta l’energia dei suoi colpi ed era davvero eccitante avere quel corpo muscoloso sopra il mio, tanto che l’uccello mi stava di nuovo tornando duro; dopo alcuni minuti Michel mi strinse forte tra le sue braccia, diede alcuni colpi più intensi ed arrivò all’orgasmo, emettendo quasi un urlo liberatorio.
Rimase per qualche istante abbandonato sopra di me senza forze e, dopo essersi ripreso un pochino, uscì dalle mie chiappe e si sfilò il preservativo, stracolmo di sperma; dopo essersi dato una rinfrescata mi salutò con un ultimo bacio e sparì, a bordo della sua bici, nella notte parigina.
È stato davvero un gran benvenuto a Parigi, ma era solo l’inizio di 5 serate di fuoco!
La seconda sera mi incontrai con un ragazzo di origine nordafricana, come pure la quarta sera (non lo stesso, ma due ragazzi diversi), mentre la terza sera mi dedicai di nuovo alla pelle color cioccolato, stavolta di tipo fondente; anzi, probabilmente era più vicino a un extra fondente.
Lui si chiamava Nelson ed era uno di quei ragazzi con cui chattavo già da qualche mese, ovvero da quando avevo deciso che Parigi sarebbe stata la meta della mia vacanza, era originario del Congo e, raccontandomi la sua storia, disse che era venuto in Francia in cerca di fortuna, dopo aver passato qualche anno in Germania.
Era da tanto che non avevo a che fare con un ragazzo dal colore di pelle così scura: se ci penso bene, credo che Nelson sia il ragazzo con la pelle più scura con cui io abbia mai fatto sesso; devo ammettere che, quando si è spogliato, la vista di quel corpo muscoloso, scuro come l’ebano, mi fece quasi girare la testa, tanta era l’eccitazione.
A Nelson invece piaceva da matti il mio corpo “burroso”: mi disse che ero bellissimo e molto più sexy di molti ragazzi francesi che aveva conosciuto; io da parte mia gli dissi che era il ragazzo più eccitante che avessi mai visto e, finiti i reciproci complimenti, ci avvinghiammo in un bacio davvero appassionante.
Già durante il bacio, sentii qualcosa di duro premere contro la mia pancia: era il cazzo di Nelson, un’enorme asta di carne scura, leggermente curvata da una parte, che non vedevo l’ora di succhiare; senza tanti preamboli, mi inginocchiai sul pavimento e cominciai a succhiarlo, riuscendo con gran fatica a farlo entrare tutto in bocca.
Era uno dei cazzi più grossi che avessi mai succhiato: arrivare fino in fondo era faticoso, a stento riuscivo a trattenere il conato di vomito, ma volevo averlo tutto e mi sforzavo di farlo entrare in bocca per intero; Nelson fu molto carino, poiché mi disse che ero molto bravo e che quasi nessuno riesce a prenderglielo tutto in bocca.
Entrambi, a quel punto, avevamo voglia di completare l’opera e , mentre io mi lubrificavo un po’ il buchetto, Nelson si infilò il preservativo ma, quando feci cenno di avvicinarmi al letto, egli mi disse “più tardi ci andiamo”, mi fece appoggiare al tavolino dell’angolo cottura e volle prendermi così, in quel modo non proprio tradizionale, che io adorai.
A pecorina, appoggiato sul tavolino, sentii la sua enorme cappella spingere contro la mia rosellina: non ci volle molto affinché quell’asta dura color cioccolato fondente entrò completamente in me, visto il grado altissimo di eccitazione, ma devo ammettere che mi fece fare un sussulto e mi sentii riempito da quella presenza ingombrante.
Nelson cominciò lentamente a penetrarmi, per evitare di farmi male ma, nonostante stessi avvertendo un po’ di fastidio, lo incitai a scoparmi più forte; a quel punto, venni letteralmente sfondato dal suo cazzone nero, che cominciò a fare su e giù in modo energico dentro le mie viscere, provocandomi sensazioni di piacere, misto a un po’ di dolore, che non provavo così intense da anni.
Dopo la pecorina sul tavolo, Nelson adocchiò una poltrona vicino all’ingresso e mi fece mettere lì sopra, di nuovo a 90 gradi, con le gambe sulla seduta e le braccia appoggiate allo schienale e pochi secondi dopo fu di nuovo dentro di me, pronto a sfondarmi ulteriormente; devo riconoscerlo: questo francesone del Congo, aveva un sacco di energia e non accennava minimamente ad arrivare all’orgasmo.
Dopo altri, piacevolissimi (per entrambi) minuti passati sulla poltrona a darmi energici colpi di minchia nera, Nelson decise che voleva provare il letto: stavolta proposi io la posizione, mettendomi a pancia sopra, con le gambe in alto ed egli fu molto contento di questo “così potrò vederti in faccia mentre godi” e rientrò subito in me, ricominciandomi a scopare con foga.
Non posso farci nulla, in quella posizione godo come un matto: sentivo quel cazzone enorme arrivare fino a dove nessuno era mai arrivato prima di allora e, già eccitato dalle due “sessioni” precedenti, cominciai a smanettarmi e in pochi minuti esplosi in un orgasmo davvero intenso, facendo fuoriuscire parecchi schizzi di sborra, che mi coprirono la pancia.
Nelson, rimanendo in quella posizione, mi scopò per alcuni minuti ancora, poi uscì da me, si sfilò il preservativo e cominciò a smanettarsi l’uccello addirittura con due mani, cosa che avevo visto fare solo nei porno, e poco dopo venni inondato da un vero e proprio fiume di sperma, che sgorgò da quel cazzone, ricoprendomi pancia, petto e arrivando fino al viso.
Stavolta non c’erano asciugamani che potessero risolvere la situazione e dovetti andare dritto sotto la doccia, per togliermi tutta quella sborra di dosso.
Devo dire che anche la terza serata fu esaltante, ma il bello è stato il finale, la quinta serata..
La quinta sera, era un sabato, non potei andare in centro per via dei disordini creati dai gilet gialli, per cui decisi di rimanere nella mia zona, in periferia; passai la mattina a guardare un film, poi pranzai e nel primo pomeriggio aprii le chat.
A pochi km da dove stavo io mi comparve un fisicatissimo 40enne di New York, che mi scrisse subito, appena mi vide online; mi raccontò di chiamarsi Martin, di essere nato in Sudafrica (non lo avrei mai detto, vista la pelle bianchissima) e di essere a Parigi per lavoro: aveva tenuto una conferenza a degli studenti universitari proprio lì vicino.
Mi disse che nel pomeriggio sarebbe stato libero e mi invitò nel suo hotel (a 4 stelle); accettai con entusiasmo, mi feci una bella doccia e verso le 17 ero già nella hall dell’albergo. Mi venne a prendere lui e, senza neanche lasciare il documento alla reception, salimmo nella sua stanza.
Martin aveva due occhi davvero belli, che raramente avevo visto di un verde così vivo, era poco più alto di me, una leggera barbetta e un sorriso davvero rassicurante e già dalla t-shirt potevo intravedere quei muscoli che avevo visto in foto; appena arrivammo in camera si avvinghiò su di me, senza neanche farmi parlare e mi mise la lingua in bocca.
Non ebbi il tempo di reagire, che già il bel newyorkese mi stava spogliando: mi disse che ero sexy e che voleva fare l’amore con me, dopodiché mi invitò a salire sul letto e si buttò letteralmente sopra di me; mi baciò con passione, passò la lingua su tutto il mio corpo, poi mi fece girare e leccò per bene il mio buchetto.
Io godevo, anche se avrei voluto fare qualcosa anche io, ma non ne ebbi modo: quando il mio buchetto fu ben lubrificato, mi allargò un po’ le chiappe e ci appoggiò la cappella; non fece molta fatica a entrare, eccitato com’ero da quell’uomo che mi stava dominando e mi resi conto che aveva un gran bel cazzone.
Quando l’uccello di Martin, durissimo, fu completamente in me, mi chiese se fosse tutto ok e, alla mia risposta affermativa, cominciò a scoparmi con energia, direi in modo quasi forsennato: sentivo il peso del suo corpo su di me e il suo cazzone fare su e giù nelle mie viscere, ero molto eccitato e mi dispiaceva un po’ non potermi toccare.
Dopo pochi minuti di quella penetrazione così selvaggia, sentii Martin urlare di piacere e, dandomi gli ultimi colpi profondi, scaricò il suo seme tutto dentro il mio retto; quando uscì da me, mi chiese di nuovo se fosse tutto ok e io gli risposi di sì, ma che mi era dispiaciuto non essere venuto, la sua risposta mi chiarì cosa avesse in mente di fare per tutto il pomeriggio “Questa era solo la prima, adesso lo rifacciamo”.
Martin andò un attimo a sciacquarsi, poi, senza neanche darmi il tempo di andare anch’io in bagno, mi saltò di nuovo sopra, riprendendo a baciarmi; incredibilmente, dopo pochi minuti dal suo primo orgasmo, l’uccellone del newyorkese era già di nuovo in tiro: stavolta però presi io l’iniziativa e, sgattaiolato da sotto le sue grinfie, mi fiondai sul suo bell’arnese per succhiarglielo.
A Martin piaceva il modo in cui glielo succhiavo, visti i gemiti che emetteva, ma probabilmente l’istinto del dominatore era insito del suo essere e, mentre facevo su e giù con le labbra, mi afferrò per i capelli e spinse tutta quell’asta di carne fino in fondo, arrivandomi in gola e facendomi strabuzzare gli occhi; fece questa cosa per altre due o tre volte, poi, quando vide che mi erano venute le lacrime a forza di farmi arrivare l’uccello in gola, mi fece girare a pancia sopra.
Di solito, per fare al meglio questa posizione, devo mettere un paio di cuscini sotto al sedere, invece Martin mi afferrò semplicemente per le caviglie, mi sollevò letteralmente di peso ed entrò nuovamente in me, facendomi sentire tutta la possenza del suo cazzone: era bellissimo sentire di nuovo quell’asta durissima scivolare dentro di me fino in fondo, con energia, e stavolta avevo le mani libere.
Non potei far altro che toccarmi e, sotto i colpi feroci di Martin, mi bastarono pochi minuti per raggiungere un orgasmo davvero intenso; il newyorkese mi sorrise soddisfatto e continuò imperterrito a scoparmi, finché un altro urlo liberatorio mi fece capire che stava di nuovo raggiungendo il piacere.
Stavolta andai io in bagno per primo e scaricai tutto il suo seme, mi diedi una sistemata e raggiunsi Martin nel letto che, dopo la solita sciacquatina, ritornò in stanza già con il cazzo mezzo barzotto; cominciai a sospettare che avesse preso del Viagra: gli bastò sfiorarsi l’uccello con le mani, che ce lo aveva di nuovo duro.
Era davvero incredibile: in meno di un’ora aveva avuto due orgasmi e adesso era alla terza erezione; Martin fece segno che avrebbe voluto di nuovo scopare ma, sinceramente, con tutte quelle pisellate, mi faceva male il culo, tanto più che aveva un gran bell’uccello (20 cm o poco meno e bello largo) e gli proposi di farsi una sega, mentre io gli leccavo le palle.
Al newyorkese l’idea piacque e, mentre lui si smanettava, io gli passavo con la lingua le palle e il perineo: arrivò così’ anche il terzo orgasmo, che fu intenso come i primi due, tanto che gli schizzi di sperma gli ricoprirono tutti i suoi meravigliosi addominali, arrivando persino ai pettorali.
Tre sembrò essere il numero definitivo poiché, dopo questo orgasmo, si fece una bella doccia e tornò in stanza con il cazzo ormai moscio; restammo a chiacchierare per un po’, poi Martin mi invitò a cena in un bel ristorante lì vicino e pagò lui il conto.
Peccato che viva a New York, mi sarebbe davvero piaciuto conoscerlo meglio e magari frequentarlo.
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