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Educazione sessuale con lo zio 2


di meridiana90
20.07.2013    |    35.578    |    1 9.6
"Mi assicurai che nessuno vedesse allontanarmi, tanto meno salire su un auto con un uomo adulto..."
Così come venne, l'estate se ne andò. Col freddo ingrassai riempiendo la mia seconda scarsa fino ad una terza. Avevo come sempre i fianchi snelli, ma il sedere più tondo e femminile. Crebbi di circa due centimetri e crebbe con me la voglia di essere donna.
Da quella volta non vidi più lo zio, rimanendo incompleta. Avevo voglia di essere chiavata finalmente davvero da un uomo in carne ed ossa, da un caldo fallo di carne, di perdere la mia verginità morale con un uomo (l'imene si era, come avete capito, già lacerato a furia di dita e salami), finchè...
Venne una sera con la zia, verso le otto, a farci visita. Tra di loro tanti saluti allegri e voglia di passare una serata piacevole, in me invece, scattarono i diavoli dentro la testa. Lui si scolò due drink alla pesca e gli venne di urinare. Il bagno era in fondo al corridoio, dall'altra parte della casa. Me ne andai in camera mia facendo finta di essere annoiata, poi nel momento in cui ci entrò, provai ad aprire la porta. Chiusa a chiave. Uscì e gli dissi provocante che poteva anche lasciarla aperta. Mi dissuase, convincendomi che una di quelle mattine potevo marinare con lui. Scrissi su un foglietto il mio numero, me lo strofinai tra le gambe e glielo infilai oltre la cintura.
Mi chiamò la sera di tre giorni dopo: alle otto e mezza della mattina successiva, quando suonava la campanella, dovevo farmi trovare nel vialetto dietro la scuola. Ero elettrizzata alla sola idea. Mi assicurai che nessuno vedesse allontanarmi, tanto meno salire su un auto con un uomo adulto. Puntualissimi entrambi ci trovammo lì, addirittura dieci minuti prima, per scomparire poi verso la campagna. Appostammo la macchina dietro un casolare scassato, uno di quelli non abbandonati, ma piuttosto trascurati, dove hanno rubato le porte. Era tutto sporco, i materassi marci. Stendemmo tre tovaglie su una branda di ferro, mi sedetti e non resistendo più alla tentazione gli abbassai pantaloni e mutande. Lì, davanti ai miei occhi l'oggetto dei miei desideri. Presi il mio nuovo telefonino nello zainetto e gli scattai una foto, il cinque pollici lo faceva sembrare quasi reale. Subito posai lo smartphone e mi fiondai con le labbra come una ninfomane su di lui cominciando a sbocchinarlo a palato largo e labbra strette con tanto di risucchio. L'aroma speziato di uomo mi riempì le narici e la gola, me lo gustai con tutta me stessa. La mia piccola bocca assatanata colava bava su tutta la lunghezza dell'asta, l'accompagnavo riraccogliendola filante con la lingua, che per lui fù una cosa allucinante. A subire in quel modo arrivò quasi al limite, si infilò il profilattico e mi fece mettere alla pecorina. Lo puntò sulla fica, zuppa di umori e lo spinse dentro, gradualmente. Con tutta quella inattività ero tornata quasi vergine. Voi pensate che riuscì a muoverlo. No, questa è la realtà e non le bazzecole che si raccontano in giro in certi racconti. Restò con l'orgasmo in bilico, non riuscendo più a spostarlo di un millimetro. Voi immaginatevi col cazzo dentro la fica di una giovane teenagers che ve l'ha succhiato come una pompa per un quarto d'ora...
Mi guardava il culo, immobile, facendo flebili rumori gutturali. Per lui quello che stava succedendo era il massimo dell'eccitazione, il suo pisello, a confronto del mio esile corpo appariva tre volte le sue dimensioni reali. Appena si rilassò un pò lo tirò dinuovo fuori, facendo una cosa particolare. Mi trattò con la tenerezza di un padre, per evitare ogni fraintendimento mi fece mille domande per accettarsi se non me ne ero pentita. Forse durante l'amplesso dei sensi di colpa lo avevano assalito. Lo presi per scemo, dicendo di ricacciarlo dentro immediatamente che avevo una voglia matta di venire. Mi ciucciò per bene i capezzoli, facendomi eccitare ancora di più, accarezzandomi delicatamente tutta, poi me lo ributtò infondo alla fica. Durammo cinque minuti. Venne restando dentro. Gli spasmi del cazzo che pulsava nel preservativo, mentre schizzava gonfiandolo, mi fecero venire due volte. Appenà terminammo mi sedetti dinuovo, glielo presi tra le mani, gli sfilai la protezione e me lo leccai accuratamente, leccando anche nel buchino del glande ripulendolo per bene. Inutile dire che gli tornò mezzo duro.
Nonostante il rapporto flash, passarono due ore. Alle undici e mezza arrivammo in città, a mezzoggiorno ero già a casa mia. Non vedevo l'ora che ci saremmo rivisti.
Qualche giorno dopo in classe, durante la lezione, mi trovavo distratta a giocherellare col telefonino. Seduta nell'ultima fila, tra l'altro con la mia compagna di banco assente, sfogliavo annoiata le immagini, quando tra le foto comparve l'uccello di mio zio. Avevo scordato completamente di averla scattata. La visione del suo membro, specialmente in un locale pubblico, mi eccitò in modo perverso. Guardando il piccolo schermo, appoggiato al portapastelli, mi sorpresi davvero una sporcacciona, portando la mia piccola mano sotto il banco. Sfortunatamente mi trovavo in pantajazz e dovetti raggiungere l'orgasmo strofinandomi dall'esterno. Il mio obbiettivo successivo diventò così riuscire ad intrattenermi con lui in un rapporto pubblico. Ci riuscii.
Mi incontrai con le amiche in un pub, tornando poi a casa a piedi. Undici e mezza, metropolitana. Appuntamento alla terza stazione, orologi perfettamente sincronizzati. Lo trovai davvero lì, seduto, col cazzo già duro ed il profilattico messo. Si aprì la cerniera e mi misi a cavalcioni su di lui spostando gli splippini. Rapporto bomba, una coppia passò accanto a noi disgustata, che l'amplesso anche se coperto dalla gonnellina si capiva, così guardai dalla parte opposta per non farmi identificare. Venimmo in cinque minuti, poi ognuno per la sua strada, scendendo in fermate diverse. Serata semplicemente perfetta...
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