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Volere la fica 12 - The End


di Sitter
18.09.2022    |    12.707    |    7 6.8
"Liberati dell'amore che provi per Gabriele..."
Il mattino seguente Elena si risvegliò nel suo letto matrimoniale pieno di sporcizia. Le lenzuola puzzavano di sborra e nell'aria sentiva un odore sgradevole di sudore misto ad urina. La testa le faceva male, era da tanto che non viveva l'esperienza di un dopo sbronza.

"Quel vino di merda..." disse lamentandosi.

Si alzò da quel letto maleodorante dando un'occhiataccia alle bottiglie di Savuto vuote lasciate in bella vista sul mobile della camera da letto. Era tutta un dolore ma nonostante ciò indossò la sua vestaglia per poi avvicinarsi alla porta finestra della sua stanza per aprirla e far entrare un po' d'aria.

Tancredi non c'era più. Se n'era andato, si era portato via tutti i suoi effetti personali. Elena trovò gli ultimi soldi dell'affitto sul tavolo della cucina ed un biglietto scritto a penna, oltre ad aver disegnato un pene le aveva anche lasciato un messaggio.

-Grazie di tutto troia.

Accartocciò il malo modo il bigliettino e lo gettò via prima di andare in bagno e farsi una doccia. Le dava fastidio puzzare, aveva una gran voglia di togliersi di dosso l'odore di Tancredi, di quei due porci dei suoi amici e di... Elena faticò ancora a credere di aver fatto sesso anche con suo figlio. Sotto il getto caldo dell'acqua infilò le dita nella sua vagina come a voler provare a togliere il liquido seminale che Gabriele aveva rilasciato dentro di lei. Era inutile e lei lo sapeva.

Elena scoprì di non essere sola in casa quando entrò nella stanza occupata prima da suo figlio e poi da Tancredi. Rimase per alcuni istanti ferma sulla soglia della stanza prima di entrare perché ciò che vide la turbò. Marcella giaceva addormentata, nuda e prona sull'unico letto singolo della stanza. La sua borsetta era stata gettata malamente a terra ed i suoi effetti personali erano tutti sparsi sul pavimento. Tutti tranne uno. Il suo telefono era a letto lì con lei poggiato contro una sua coscia. Prima di andar via uno tra Tancredi, Grotti e Ravetti si era divertito a collegare lo smartphone al culo della donna attraverso il cavetto della ricarica. Elena volle affrontare l'odore misto di alcool e sudore che ammorbava anche quella stanza per togliere l'estremità del cavo inserita nel sedere della sua amica. Fu allora che Marcella si svegliò.

"Ciao... come stai?" chiese la padrona di casa con leggera apprensione.

" Elena... mi gira tanto la testa."

"Colpa del vino."

"Sì, quel vino è devastante. Cosa ci fai col cavo del mio telefono?"

"N-no, niente." rispose lei imbarazzata gettando il cavo sul letto.

Marcella si mise lentamente seduta sul letto e quando vide le sue cose sparse per terra provò ad alzarsi di scatto per andare a raccoglierle.

"Ahia! Sono tutta rotta. Cosa cazzo è successo qui?" si chiese Marcella.

Elena avrebbe tanto voluto chiederle cosa fosse successo la notte appena passata ma era evidente che neppure lei ricordasse alcunché. Anche nei giorni seguenti lei provò a parlare con Marcella dell'accaduto ma nessuna di loro due riusciva a ricordare come fosse proseguita quella notte. Elena si convinse che forse era meglio così. Aveva già troppi schifosi ricordi che le affollavano la mente. I ricordi peggiori di quella sera erano quelli legati a suo figlio, non riusciva a credere di essere salita sul cazzo di Gabriele ed essersi fatta impalare di sua volontà. Ripeteva a sé stessa che era stato lui ad averla ingannata e che era sua tutta la colpa ma per quanto ciò fosse vero il rapporto sessuale tra loro c'era stato e lo riteneva gravissimo di per sé.

Passò un mese nel quale madre e figlio ebbero zero contatti poi un giorno Elena ricevette una telefonata da parte di Silvana.

"Come? Se ne è andato?" chiese a lei a sua cugina.

"Sì, è andato via gìa da alcune settimane. È venuta a prenderlo una donna. Non lo sai? Lei mi aveva detto che eravate d'accordo. Gabriele sembrava molto contento di andare via con lei. Era una gran milfona. Dall'accento penso fosse calabrese. "

"Hai detto calabrese?"

"Sì, ma... Elena va tutto bene? Mi sembri un po' agitata."

"Sì... sì Silvana va tutto bene. Grazie per la telefonata e grazie anche per aver ospitato mio figlio per tutto questo tempo. Davvero. Grazie. Ciao."

Elena ebbe l'istinto iniziale di prendere subito la macchina ad andare a casa della professoressa Taggianò ma era giorno e non aveva la garanzia di poterla trovare a casa. Aspettò la sera per suonare il citofono della villetta monofamiliare dell'ex insegnante di suo figlio. Il cancello dell'abitazione scattò e lei marciò decisa verso il portone di casa. Rosa la stava aspettando davanti alla porta per nulla intimorita dallo sguardo torvo di lei.

"Buonasera Elena." salutò la Taggianò.

"Buonasera un cazzo! Come si è permessa di andare a casa di una mia parente e prelevare mio figlio?"

"A lei importa solo che stia lontano da casa. Che differenza fa se Gabriele sta a Casa Africa da sua zia oppure qui da me?"

"Piuttosto che lasciarlo a lei ed aspettare che me lo aizzi di nuovo addosso come una bestia allupata preferisco riprendermelo e domarlo da sola."

"Domarlo da sola... Madre e dominatrice sadomaso. Interessante!"

La frase provocatoria di Rosa incendiò lo sguardo di Elena e le diede la rabbia per avvicinarsi a brutto muso alla padrona di casa.

"Giuro che non ho parole per dire che cosa penso di lei." disse Elena con la voce gonfia di rabbia.

"Si accomodi così le troviamo assieme." ribattè la Taggianò che si mise di lato invitandola ad entrare.

Elena entrò in casa ed iniziò subito a passare in rassegna le stanze che componevano l'abitazione.

"Gabriele!" lo chiamò lei ad alta voce."Sono mamma!"

Camminò a destra e poi a sinistra sotto lo sguardo della professoressa Taggianò.

"Dov'è? È di sopra? Devo salire?" chiese Elena alla donna che quando la vide salire i primi gradini delle scale la fermò con una sola domanda.

"Non vuole sapere com'è finita l'orgia a casa sua?"

Elena voleva saperlo. Per un mese intero lei aveva avuto quel tarlo che si faceva sentire ogni giorno dentro la sua testa. Scese i pochi scalini su cui aveva già messo i piedi e quando la Taggianò le disse che oltre a raccontarlo poteva pure mostrarglielo ottenne la sua completa attenzione. La famigerata notte della ammucchiata la webcam aveva continuato a riprendere dall'alto dell'armadio. Tancredi voleva tenersi le immagini per uso personale ma a Rosa bastò fargli un pompino per farsi dare una copia del filmato integrale. Erano sette ore di video.

"Dalla quarta ora in poi eravate più o meno tutti alticci." disse Rosa seduta davanti al pc affianco ad Elena sul divano del soggiorno.

Le prime immagini che Elena vide la colpirono come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco. Sul letto lurido non c'era un uomo a palparla come lei temeva di vedere ma bensì Marcella. Ridevano entrambe come due stupide. La sua amica impastava il morbido seno di lei per poi fermare il movimento delle mani e cercare i capezzoli con la lingua.

"Marcella dimmi la verità. Ma non è che sei un po' lesbica?" chiese Elena ripresa nel video con la voce sfatta dall'alcol.

"Forse un pochetto. Anche tu comunque non scherzi eh!? "

Elena guardò se stessa accarezzare con un certo trasporto le gambe della sua amica e far finire le mani sulle sue grandi chiappe in modo non di certo casuale.

"Ma tu non sei venuta per scoparti un grosso cazzo duro?" chiese nel video Elena a Marcella.

"Oh è vero! Me ne stavo dimenticando Ahahahahah." rise sguaiatamente Marcella.

"Aiutoooo! La mia amica a bisogno di cazzo. Veniteeee!" alzò la voce Elena afferrando le natiche di Marcella per scuoterle.

"Uffa! Vuoi vedere che stanotte non mi fotte nessuno?" si lamentò Marcella. "Sono tutti addosso a quella porcona calabrese."

Non tutti. Gabriele si avvicinò alle due donne entrando di punto in bianco nel campo visivo della webcam.

"Oddio no!" esclamò Elena con un filo di disperazione guardando quelle immagini in cui lui montava senza indugi su Marcella e di conseguenza anche su di lei.

"Gabriele! Mio eroe!" esclamò Marcella scoppiando a ridere subito dopo. " Oooohh Siiiiiii bravo entrami dentro. Così! Che bel cazzone che hai!"

Gabriele iniziò subito a fottere Marcella facendo sobbalzare il letto e di conseguenza le due donne sotto di sé. Le risate di queste ultime diventarono ben presto gemiti ripetuti ed incontrollati. Elena non riusciva a credere a quelle immagini ma soprattutto non riusciva a credere che fosse proprio lei quella ad accarezzare con più eccitazione i corpi che aveva su di sé. Accarezzava i fianchi di Marcella facendo scorrere le mani anche sul lato esterno delle sue cosce e purtroppo per lei vide le sue mani accarezzare anche il corpo nudo di suo figlio. A quella vista Elena tolse disgustata lo sguardo dallo schermo suscitando l'ilarità della professoressa Taggianò.

"Ahahahahah Non si preoccupi. Si fanno cose incredibili quando si è ubriachi." rise Rosa.

Elena si sforzò per tornare a guardare lo schermo. Le immagini erano andate avanti. Gabriele aveva preso Marcella e l'aveva girata costringendola a a fare un sessantanove con sua madre. Nel video Elena si ritrovò con la testa intrappolata tra le cosce della sua amica ed il sedere di lei a pochi centimetri dalla faccia. A lei dava enormemente fastidio continuare a vedere le sue mani accarezzare con troppo piacere il corpo della sua amica ma purtroppo per lei fece anche di peggio.

"Amicaaaa! Che bel culone che hai!" scherzò nel video Elena che quando si vide arrivare quelle chiappe ancora più vicino iniziò ad allargarle con le mani per vedere l'ano di lei ed iniziare a leccarlo.

Elena seduta affianco alla Taggianò si mise le mani in faccia per coprire gli occhi per la vergogna. Le immagini che stava vedendo ammantavano di un fortissimo imbarazzo il rapporto di amicizia che la legava a Marcella. Quando le sue mani scoprirono di nuovo il suo viso gli occhi si calamitarono di nuovo verso lo schermo. Maledisse subito la sua curiosità vedendo Gabriele avvicinarsi di nuovo ad entrambe spingendo di nuovo il suo membro duro dentro la fica di Marcella. Nel video Elena era la privilegiata spettatrice della penetrazione ritrovandosi le palle di suo figlio praticamente in faccia. Rideva come una scema mentre lui ficcava sempre di più e non riusciva a sopportarlo, scosse forte la testa e girando dalla faccia verso la professoressa Taggianò vide quest'ultima avere una mano spinta dentro la patta aperta dei suoi eleganti pantaloni da donna mentre osservava con eccitazione lo schermo.

" Oh siiiiii... Che bello! Ti sborro tutta." esclamò nel video Gabriele attirando nuovamente l'attenzione di Elena che con lo sguardo schifato vide suo figlio venire dentro Marcella.

Il video proseguì con Gabriele che si allontanò per una pausa mentre Tancredi, Grotti e Ravetti presero Marcella ancora eccitata e ben lontana dal suo orgasmo per portarla nella sua stanza presa in affitto dal capobranco. Fu in quel momento che Rosa stoppò il video usando il mouse con la mano libera per andare più avanti con la registrazione.

"Per alcuni minuti non succede granché.” spiego l’insegnante. “Poi Gabriele riparte alla carica più o meno da qui. Spero che lei sia abbastanza forte."

“Perchè? Cos’è successo ancora?”

Elena non era preparata e probabilmente non lo sarebbe mai stata. Suo figlio si era di nuovo buttato su di lei, l'aveva presa è messa in ginocchio contro lo schienale del letto quando Gabriele le arrivò alle spalle la schiacciò il modo abbastanza irruento contro la parete iniziando subito a penetrarla da dietro. Quella notte era stata scopata da suo figlio per ben due volte.

"MA PORCA PUTTANA!" urlò Elena stizzita oltre il limite.

La donna si alzò colta da tutta la rabbia che aveva in corpo ebbe il bisogno di allontanarsi fisicamente da quel pc con sopra quelle immagini provando a lottare per non far uscire le lacrime dai suoi occhi già lucidi. Elena era al riparo dal video ma non dall'audio. Le immagini impietose mostravano come lei stesse continuando a ridere come una cretina mentre Gabriele continuava a fotterla da dietro. Sembravano felici e complici, era quello a disturbarla di più. Sentiva il letto cigolare, i gemiti di suo figlio e soprattutto le sue parole.

"Nessuna è come te mamma! Ti voglio! E dopo la fica voglio entrarti in culo!"

A quelle parole Elena capì di averne avuto abbastanza.

"Spenga quel video di merda!" disse in malo modo alla padrona di casa che obbedì senza però trattenersi dal commentare.

"Tre sgroppate... per essere stata la sua prima volta Gabriele non è andato affatto male."

Elena scoppiò a piangere.

"Perché è diventato così? Andava tutto bene fino alla scorsa estate poi di colpo è impazzito. La lingerie da troia che mi ha regalato... le avances davanti alla tomba di suo padre... e poi quell'orgia di merda! Mi sembra di vivere un incubo. Non ce la faccio più. Basta! BASTAAA!"

La professoressa Taggianò si alzò, andò vicino a lei e la voltò piano verso di sé girandola delicatamente per le spalle.

"Elena posso darti del tu? Questa situazione ti sta logorando. È arrivato il momento che tu faccia ciò che è meglio per te. Ti ho detto una frase quella sera e sto per ripetertela ora."

"Frase? Che frase? Io non…"

Rosa la guardò con un espressione seria. I suoi occhi nerissimi cercavano quelle pieni di lacrime di lei poi la voce assunse un tono teso e solenne.

"Elena... Squirtalo via!"

Era una frase d'innesco. Era da tanto che Rosa voleva provarne una per i suoi giochetti d'ipnosi. La notte dell'orgia aveva approfittato della relativa calma per provare un piccolo esperimento, Tancredi ed i suoi amici erano occupati a montarsi Marcella e Gabriele dopo essersi scopato sua madre per ben due volte era andato in bagno. Elena era sola,ubriaca e stanca. Era una preda troppo allettante da lasciarsi scappare ed inoltre il suo rapporto con il figlio era troppo marcio per pensare di poter essere aggiustato perciò non si fece tanti scrupoli.

A distanza di giorni nel salotto di casa sua la professoressa Taggianò constatò che quella frase stava facendo perfetto. Elena rimase muta ed interdetta per alcuni secondi dopodiché smise di asciugarsi le lacrime ed iniziò ad accarezzarsi l'inguine strofinando il tessuto della sua gonna che copriva le sue parti intime.

"Guarda un po' cosa ho qui!" esclamò la Taggianò che teneva in mano un grosso cazzone finto dotato di due grandi palle.

Non era per lei ma per Elena. La padrona di casa ebbe però la premura di ungerglielo bene. Leccò quel duro il dritto oggetto di piacere dalla radice fino alla cappella non lesinando anche alcuni sputi carichi di calda saliva dopodiché usò la ventosa di cui era dotato per poter attaccare stabilmente l'oggetto alla seduta di una sedia.

Elena si avvicinò a quel grosso fallo finto con lo sguardo fisso verso di esso ripetendo altre parole che Rosa le aveva detto quell'ormai famigerata sera.

"Gabriele è solo un peso per me... Mi sta facendo soltanto soffrire... Io devo squirtarlo via."

"Brava Elena! Avvicinati alla sedia." la incitò Rosa che alle sue spalle prese l'iniziativa aprendo la zip della gonna di Elena facendola poi scendere giù fino a cadere per terra.

La Taggianò vide i pantacollant che coprivano la donna dai fianchi in giù e senza pensarci due volte ruppe con le dita il tessuto che copriva la zona tra la vagina e l'ano poi appoggiò delicatamente i palmi sulle grandi natiche della donna per spingerla ulteriormente verso quel grosso fallo artificiale.

Elena afferrò lo schienale della sedia e si mise a cavalcioni su di essa per poi scendere piano. Le sue labbra vaginali seppur già abbastanza aperte dall'età e dalla maternità vennero subito messe a dura prova dalla larga cappella di quel dritto giocattolo erotico che comunque era stato unto così bene che le permetteva di scendere facilmente affrontando il contatto con ogni singola venatura che impreziosiva la circonferenza dell'asta. Il suo perineo arrivò quasi a contatto con la superficie della sedia quando ricominciò a spingere con i piedi per risalire su e lasciarsi poi cadere ancora. Iniziò a gemere forte quando iniziò a raggiungere un buon ritmo. Muggiva di piacere e saltellava davanti agli occhi di Rosa che trovò quella donna eccitantissima per quello che faceva e per quello che diceva.

"Voglio squirtare via tutto. Tutto! Gabriele che mi fa i regalini come le puttane... Gabriele che mi palpa... Gabriele che mi scopa..." andava avanti a dire Elena tra un respiro pesante e l'altro.

Alle spalle di quella donna colta da frenesia crescente Rosa iniziò a spogliarsi ed un tratto Elena se la ritrovò alle spalle seduta sul bracciolo del divano con addosso soltanto le sue mutande. La padrona di casa l'abbraccio da dietro cercando i bottoni in movimento della sua camicia, non riuscendo a prenderli con le dita l'eccitazione le suggerì cosa fare. D'improvviso afferrò malamente le due parti della camicia e tirò. Saltarono quasi tutti i bottoni ed il seno di Elena si scoprì mostrandosi già abbondantemente fuori dalle coppe del reggiseno di lei che seduta davanti non si accorse di nulla pensando solo al suo obiettivo.

"Devo squirtarlo via... devo squirtarlo via..."

La professoressa Taggianò strinse i seni di lei con le mani facendole sentire i suoi dietro la schiena.

"Sono proprio dietro di te Elena. Non ti lascio sola." le disse Rosa all'orecchio. "Sei bravissima. Stai facendo la cosa giusta. Non ti fermare. "

" Lo squirto via... Lo squirto via..." continuò a ripetere Elena con gli occhi chiusi e la voce sfatta dalle forti sensazioni che sentiva partire da sotto ed arrivare dritte al cervello ad ogni rimbalzo.

"Lo vuoi un figlio che si fa le seghe pensando a te?" domandò Rosa.

" No! No! No!" rispose lei senza nemmeno pensarci.

"Lo vuoi un figlio che vuole scoparti?" Chiese Rosa.

"No! No! No!" rispose lei ripetendo quella sillaba con decisione.

Era la prima volta che Elena godeva della forma e delle dimensioni di un grosso membro finto. Non aveva mai usato uno prima di allora e probabilmente fosse stata lucida non ci si sarebbe mai seduta sopra lasciandolo entrare nella sua carnosa cavità vaginale Ma quel piccolo giochetto ipnotico fattole da Rosa aveva cambiato le sue priorità, Gli effetti erano rimasti sopiti per giorni e nel frattempo avevano lavorato mettendo al primo posto la sua felicità da difendere ad ogni costo. Forse il minuscolo pensiero di potersi sbarazzare di un figlio dalla condotta così imbarazzante era lì nella sua testa ma le era sempre sembrato impossibile ascoltarlo finché non si è sentita ripetere quella frase.

"Squirtalo via!"

Rosa gliela ripetè ancora all'orecchio accompagnandola verso quello che sarebbe stato a tutti gli effetti l'orgasmo più importante della sua vita. La teneva per i seni e si accorse che iniziò a rimbalzare sopra quel grosso membro finto in modo ancora più veloce ed incontrollato.

"Ci siamo Elena! Io ti ho accompagnato fin qui ma l'ultimo passo devi farlo da sola. Liberati dell'amore che provi per Gabriele. SQUIRTALO VIA!"

Un'ultima discesa su quel cazzo finto ed Elena si sentì di colpo collassare. Se il liquido che stava perdendo era davvero l'amore che aveva per suo figlio allora era veramente tanto. Non solo insudiciò il grosso giocattolo di piacere che stava cavalcando ma sporcò per intero anche la sedia su cui aveva appoggiato il culo tanto che pesanti goccioloni di liquido strabordarono cadendo a terra formando un piccolo lago sul pavimento.

Le forti sensazioni di quell'orgasmo avevano spinto Elena a cadere all'indietro finendo tra le braccia di Rosa che se la ritrovò addosso svenuta. Si svegliò stesa sul divano con la padrona di casa nuda vicino a sé.

"Come va?" chiese Rosa." È l'una di notte passata. Se non te la senti di guidare puoi restare qui fino a domattina. Per me non è un problema. "

Elena non disse nulla ma era evidente che non voleva restare. Non si pulì nemmeno le parti intime e sì rivestì in tutta fretta. Si rimise la gonna per nascondere i pantacollant strappati e chiuse la sua camicia coi pochi bottoni rimasti, si vedeva troppo il reggiseno ma non le importava. Uscì da casa della professoressa Taggianò senza neppure salutarla e corse subito a casa.

Elena non si sentiva stanca e non aveva sonno. Quella notte invece di dormire preferì fare un repulisti generale. Passò al setaccio ogni stanza della casa per eliminare ogni traccia di Gabriele. Stracciò i vecchi album fotografici dei suoi primi anni di vita, svuotò i portafotografia con le foto di lui, stracciò i i suoi disegni dell'asilo. Trovò anche i completini di quando era piccolo e li ruppe a metà uno dopo l'altro. Neppure l'ecografia di quando era ancora nella sua pancia si salvò, si ricordò di averla in un cassetto e una volta presa la fece in tanti pezzi. Il giorno dopo tutta quella spazzatura era equamente divisa tra il bidone della carta e quello dell'indifferenziato.

Non provava più nulla per Gabriele e non si sentiva più madre. Sì senti invece felice come non lo era da tanto tempo. Neppure sapere dove potesse essere Gabriele le importava più. Non l'avrebbe più cercato ed ai parenti da quel giorno in poi avrebbe detto che era partito. Si era concesso un piccolo viaggio, aveva trovato lavoro lì ed aveva deciso di restarci. I dettagli li avrebbe curati più avanti dando priorità alla ricerca di un uomo in cerca di una piacente donna cinquantenne senza figli come lei.

Lo scarto di qualcuno spesso è la risorsa di altri. Dopo che Elena se ne andò da casa sua Rosa non si rivestì, salì le scale per andare a vedere cosa stesse succedendo in mansarda. Aprì la porta della stanza ed un sorriso le riempì il viso.

Le luci della sera filtravano dalle finestre del tetto illuminando quanto bastava il grosso e corpulento uomo che sovrastava Gabriele. Era alto e pelosissimo, sembrava un grosso orso in amore anche per i versi che faceva. Era il marito di Rosa tornato il giorno prima dal viaggio dagli Emirati Arabi. Del ragazzo prono sotto di lui si vedevano solo la testa e parte delle gambe. Suo marito stantuffava forte, il letto al centro della stanza sussultava e cigolava.

Rosa entrò nella mansarda passò affianco alla sedia con sopra i vestiti di suo marito ed alla bottiglia di Savuto ormai vuota appoggiata sul mobile, l'eccitazione la fece avvicinare al letto per accarezzare il corpo in movimento del suo uomo così irto di quegli animaleschi peli che tanto le piacevano. Gli accarezzò le natiche come per accompagnare i suoi affondi poi si chinò per avvicinare la sua bocca ad un orecchio di lui.

"Tiralo su."

Il marito di Rosa obbedì tirandolo su con decisione afferrandolo per le braccia ed obbligandolo ad assumere una posizione quasi eretta. Lei poggiò il sedere sul cuscino e si mise davanti a quel ragazzo visibilmente sbronzo. Un perbenista qualsiasi avrebbe pensato che quel ragazzo tanto fragile e sensibile stesse venendo plagiato con tutto quell'alcool e le ripetute sessioni di ipnosi con le tette che era stato costretto a subire mentre alcuni altri viziosi come i coniugi Taggianò avrebbero pensato che quel ragazzo stava venendo educato a vivere la sua nuova vita.

Rosa aveva fatto tutto il possibile per spingere Gabriele a compiere quel passo che però spettava solo a lui compiere. Sarebbe bastata solo una parola. Quella parola. Quelle due sillabe con cui avrebbe ammesso anche a sè stesso di essere rinato una seconda volta. Lei lo guardava aspettando che dalla sua bocca uscisse qualcosa d'altro oltre ai tanti gemiti. Volle accendere la piccola lampada sul comodino per vederlo meglio e fu allora quando la luce scacciò la penombra che il momento tanto atteso arrivò non appena lui potè vedere bene il viso di lei.

"Mamma!" esclamò Gabriele pronunciando quella parola tanto agognata da lei.

Il viso di Rosa sì caricò di tanto vizioso eccitamento e dopo aver spinto il bacino in avanti avvicinandosi a Gabriele anche lei si sdraiò sul letto.

"Lascialo." chiese Rosa al marito che puntualmente obbedì.

Gabriele lasciato libero cadde su Rosa venendo a sua volta schiacciato dal corpo dell'uomo dietro di lui che riprese a penetrarlo.

Il gioco di ruolo genitori-figlio poté finalmente cominciare sul serio e chissà quanto sarebbe potuto durare. Sia Rosa che suo marito avevano tante idee su come portare avanti il rapporto con quel loro nuovo partner passivo tenuto sadicamente a metà tra l'essere un figlio ed un giocattolo sessuale fatto di carne ed ossa. Chissà se la loro figlia Cinzia lo avrebbe trattato come un fratello, ne avrebbe fatto uno schiavo oppure stronza com’era lo avrebbe rifiutato lasciandolo alla mercè esclusiva dei suoi genitori che non vedevano l’ora di educarlo premiandolo con la fica della sua nuova madre e punendolo col cazzo del suo nuovo padre.

Questa però è un'altra storia e, come gesto di pietà verso un ragazzo insicuro ed emotivamente fragile come Gabriele, non verrà raccontata.

FINE

[Note: Ho voluto chiudere la storia con una fantasia che mi intriga molto ovvero quella in cui una donna spezza il legame madre- figlio altrui per sostituirsi alla prima. Non ho resistito.

Ammetto che è questo racconto è un campionario di temi che mi eccitano. Incesto, dominazione femminile, umiliazione. A momenti perdevo il filo del racconto.

Spero vi sia piaciuto.
Saluti.]
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