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Storia di un vizioso puttaniere


di Sitter
28.02.2023    |    1.833    |    0 8.0
"Mi slacciò e mi abbassò i pantaloni, mi abbassò anche le mutande senza romperle a differenza della camicia che aprì facendo partire i bottoni..."
Quella notte volevo scopare. Ero tornato in città dopo una trasferta di lavoro, potevo tornare a casa da mia moglie ed invece decisi di approfittare delle ore di buio. Andai alla mia piccola azienda tessile per lasciare la mia macchina e prendere l'anonimo furgone commerciale che per sembrare un'altra persona era perfetto.

Mi piaceva l'ostilità palpabile che si respirava di notte lungo Corso Garibaldi, non c'era mai stato un bel rapporto tra le prostitute nigeriane ed i clienti italiani che passavano di lì. Ho visto spesso auto ripartire sgommando dopo una trattativa andata male e ragazze africane che tiravano sassi contro le vetture che sparivano velocemente all'orizzonte sommandosi alle altre luci della notte. Ogni volta che passavo di lì vedevo gli sguardi ostili di alcune di loro ed il cazzo mi veniva durissimo. Godevo pensando a come mi avrebbe potuto trattare una di loro. Quando la prima volta trovai il coraggio per accostare al loro marciapiede fu una di loro a scegliere me.

Una donna leggermente in carne e piacente si avvicinò vestita con uno striminzito piumino aperto con sotto un top trasparente rosa. Non aveva reggiseno. Mi ricordo infatti di aver visto il suo seno abbondante, i suoi capezzoli e le sue areole larghe e scure. Ero tesissimo mentre sentivo il rumore delle zeppe che aveva i piedi calpestare l'asfalto. Buttavo l'occhio sulla sua minigonna inguinale intravedendo l'orlo delle sue autoreggenti rosa come il top di sopra.

Ero io quello che avrebbe pagato, avrei dovuto essere io a dettare le regole eppure appena si affacciò dentro l'abitacolo del furgone mi sentii subito sotto esame. Lei guardò gli spartani interni del mio mezzo per poi chiedermi ciò che gli interessava.

"Tu no Audi, tu no Mercedes. Hai soldi o fai perdere tempo?"

Dopo che gli mostrai il mio portafoglio gonfio ed accettai le sue tariffe lei salì sul furgone.

Diceva di chiamarsi Giorgina ma era di sicuro una balla. Si accorse presto di quanto fossi teso ed imbarazzato molto più di quanto sarebbe stato lecito essere. Sentivo i suoi grandi occhi neri che stavano fissi su di me a giudicarmi come un porco ed intravidi lo spray al peperoncino buttando per un attimo lo sguardo nella sua borsetta semiaperta. Pensare che avrebbe potuto usarlo contro di me se mi fossi comportato male mi faceva rizzare il cazzo non poco. Con tutti i clienti che incontrava ogni notte doveva aver probabilmente acquisito un sesto senso particolare perché non ci mise molto a capire qual era la mia vera indole. Quando per provocarmi appiccicò la gomma che si era stufata di masticare al vetro del furgone e vide me fare finta di nulla ebbe una conferma. Non avevo le palle per protestare e non avevo le palle per chiedere.

Per darvi un'idea di quanto lei sfruttò il timore reverenziale che avevo nei suoi confronti vi racconto cosa successe quella prima volta con lei. Io volevo scopare Giorgina nel retro del furgone. Era spazioso ed ogni volta che volevo andare a puttane ci mettevo sempre un comodo materassino. Quando fermai il furgone al fondo di un ampio parcheggio deserto e gli proposi di andare dietro lei non fu d'accordo.

"Io no andare dietro con te. Scopare dietro furgone mi fa cagare." disse lei.

Non sapevo cosa dire. Non avevo la forza di insistere. Non sapevo cosa altro proporle. Lei mi guardò infastidita dal mio imbarazzo e decise di prendere l'iniziativa. Di colpo si avvicinò venendomi quasi addosso investendomi col suo profumo è l'odore della sua pelle . iniziò a aprire la mia cintura ed a sbottonare i miei pantaloni. Io collaborai sollevandomi con quel po che bastava per farli scivolare almeno fino alle ginocchia. Dopo che Giorgina vide il mio cazzo duro nascosto ormai solo dalle mie mutande mi fece prendere quasi un colpo quando con le unghie sembrò voler attentare ai miei genitali.

"No! Ti prego!" esclamai mai spaventato io.

Temevo il peggio. Per fortuna voleva solo rompere la parte davanti delle mie mutande. Era un altro piccolo dispetto fatto per sfregio come il gesto della gomma fatto poco prima. Vidi la sua mano raccogliere i miei testicoli e valutarli come gioielli di poco valore poi alzai lo sguardo e mi imbattei nei suoi occhi a pochissimi centimetri dai miei. I suoi lineamenti del viso tradivano rabbia. Mi detestava. Avesse potuto mi avrebbe staccato i coglioni. Altro che accarezzarmeli!

Io non avevo il coraggio di dire nulla. Un uomo con più attributi di me gli avrebbe sicuramente chiesto un pompino o qualche altro preliminare intrigante ma io no. Io rimasi zitto. Tra l'altro mi accorsi anche di stare iniziando a puzzare, da quando l'avevo caricata sul furgone ero così teso che avevo incominciato a sudare tantissimo. Lei era infastidita dal mio odore, glielo leggevo in faccia. Sentivo un forte bisogno di giustificarmi.
 
"Scusa..." gli dissi io timidamente." Sono tanto eccitato... nervoso e..."

Lei non disse nulla. Lasciò andare i miei testicoli ed afferrò il mio membro duro iniziando a segarlo piano. Mi sarebbe piaciuto chiederle di sollevare un po' la sua corta minigonna per mostrarmi se stesse indossando delle mutande oppure no, mi sarebbe piaciuto anche accarezzarle il seno. Era così vicino... Mi sarebbe bastato solo allungare una mano e lo avrei potuto toccarglielo. Invece non chiesi nulla. Però avevo il braccio sinistro disteso lungo il largo schienale dell'unico grande sedile anteriore del furgone, non potei fare a meno di abbassare la mano e farla finire sul suo sedere. Giorgina non gradì per nulla quel mio gesto. Inizia a stringere il mio cazzo più forte dandogli anche alcuni leggeri strattoni che mi fecero piuttosto male.

"Scusa scusa scusa!" dissi subito io togliendo la mano dal suo culo.

Avesse potuto mi avrebbe ammazzato.

Riprese a segare il mio membro con forzata dolcezza poi d'improvviso mi fece una domanda.

"Sei sposato?"

"S-Sì io..."

"Tutti uguali! Tutti pezzi di merda come te. Quanto mi fate incazzare!"

"Lei non mi soddisfa. Non farebbe mai certe cose."

"Stronzate! Tu no vero uomo! Tu no coglioni di affrontare lei. Tu nemmeno coglioni di cercare altra donna. "

Voleva mortificarmi. Oltre ai soldi voleva portarmi via più autostima che poteva. La cosa peggiore era che aveva ragione. Sono sempre stato troppo pigro per pensare di avere una relazione segreta con un'altra donna. Andare a puttane era la soluzione più comoda e semplice.

"Tu hai figli?"

Continuava a farmi domande ma non gli importava nulla di me, voleva solo avere un altro spunto per tirarmi un'altra stoccata.

"N-no."

"Tu scopato tanto lei ma tu sempre fallito. Vero o no?"

"S-Sì "

Fallito. Non si era fatta nemmeno scrupoli ad usare con me la parola peggiore da rivolgere a un uomo. E rincarò persino la dose.

"Tu no abbastanza cazzo. Camionista l'altra notte vero maschio. Una spanna più di te."

Ammetto che mi ferì. Pensavo di essere piuttosto ben piazzato in fatto di dimensioni del pene. Provai a credere che lei dicesse sempre quelle stesse cattiverie a tutti clienti ma vedendola armeggiare con una mano sola il dubbio che mi avesse detto la verità mi travolse.

La sega intanto andò avanti continuando però più del necessario. Sentivo di essere pronto e con il cazzo abbastanza in tiro per poter scopare. Lei tirò su la sua minigonna sollevando di molto l'orlo mostrandomi che non portava le mutande. Vedevo la sua fica nuda con i suoi grandi labbroni vaginali scuri ed il bel boschetto peli nerissimi che coprivano un po' il clitoride e proseguivano anche più su. Il momento era arrivato ma lei non fece nulla limitandosi a rimanere a fianco a me. Non montò sulle mie gambe come mi sarei aspettato facesse. Continua invece a segarmi il cazzo senza dire una parola mentre io sentivo che non mi mancava molto per venire. Andai avanti per un po' ad alternare lo sguardo tra lei che mi ignorava apparentemente concentrata a fare una buona sega e la sua bellissima passera scura che mi volevo scopare.

Avrei voluto dirgli di salirmi sopra, stavo per farlo ma quando Giorgina tornò a guardarmi col suo sguardo astioso non ebbi il coraggio di proferire parola. Un leggero ghigno le comparì sul viso, sapeva cosa avrei voluto chiedere ma non mi volle aiutare. Un altro cliente avrebbe preteso di scopare, quelli più rozzi e maleducati l'avrebbero presa con la forza senza nemmeno chiedere tanto ci sarebbero stati i soldi a fare da squallida autorizzazione. Io no. Io rimasi zitto e fermo con le parole inutilizzate rimaste incollate sulla mia lingua.

Sborrai ma fu più umiliante che piacevole. Giorgina infierì ancora.

"Vero uomo saputo cosa fare. Tu volevi scopare ma tu no avuto palle per chiedere. Ahahahahahah!"

Rise di gusto poi mollò in malo modo il mio membro unto e si pulì la mano sulla mia camicia già sporca degli schizzi di sperma. Pagai la sua prestazione come se avessimo avuto un rapporto completo e la riportai in Corso Garibaldi.

Essere umiliato da una puttana. Era il rapporto di cui sentivo avere il bisogno. Non è facile da spiegare per me, posso solo dire che lo volevo tant'è vero che da quella volta in poi al ritorno da ogni trasferta di lavoro tornai al quello squallido marciapiede a cercare Giorgina. Ci vedemmo altre volte. Una sera mi disse di non voler più salire sul mio "cesso di furgone" e di non volersi più fermare nei parcheggi. Per accontentarla iniziai a caricarla col mio suv ed a portarla all’Adriatic, un chiacchierato alberghetto che oggi è chiuso ma all'epoca in città era conosciuto da tutti come l'albergo dell'amore. Vederla mi costava di più. Ogni volta mi faceva una sega ma col prezzo da rapporto completo come d’accordo perché se avevo persino timore di toccarla la colpa era solo mia. Mi stava spennando senza che io dicessi nulla.

Poi venne la sera del mio compleanno, credo meriti di essere raccontata. Volevo passarla con Giorgina anziché con mia moglie. Non avevo trasferte da cui tornare, me ne inventai una e dopo essere andato a trovare un collega imprenditore mi presentai al suo marciapiede. Lei salì in macchina e si accorse che ero vestito meglio del solito. Quando le dissi che era il mio compleanno non disse nulla fino a quando non arrivammo al solito albergo.

In stanza stavo iniziando a spogliarmi quando lei mi colse di sorpresa dicendo una frase.

"Stanotte io do fica a te!"

La guardai incredulo. Dopo tante seghe pagate care non ci credevo nemmeno più di potermela scopare. Mi venne un sorriso che lei si premurò subito di smontare.

"Fotte un cazzo che è tuo compleanno. No è regalo. Se tu vuoi fica allora tu mi lasci fare sennò fanculo."

Mi diede solo il tempo di accettare annuendo poi mi spinse sul letto facendomi sdraiare da vestito. Mi slacciò e mi abbassò i pantaloni, mi abbassò anche le mutande senza romperle a differenza della camicia che aprì facendo partire i bottoni. Poi mi salì a cavalcioni sollevando la minigonna. Non aveva le mutandine. Da quel momento iniziai a sentire con il cazzo il contatto contro la sua fregna, le sue umide labbra vaginali schiacciavano il mio membro duro contro il mio inguine, lei ci scorreva sopra. Sentivo i miei peli pubici a contatto coi suoi. Ero eccitatissimo, le mie mani finirono sui suoi fianchi, lei afferrò la cravatta che avevo ancora al collo e strinse il nodo attorno alla mia gola per farmi capire che non gradiva che io la toccassi. Tolsi le mani e lei allentò la stretta. Tolse anche il top scoprendo i suoi seni grandi con quelle areole enormi e scure e quei capezzoli dritti e puntuti. Lei mi fulminò con lo sguardo come se avesse intuito il mio desiderio di allungare una mano ed accarezzare quelle grandi mammelle color ebano. Non dovevo fare niente, dovevo solo lasciarla fare. Ormai avevo capito che avremmo scopato alle sue condizioni.

Dopo aver strusciato la fica sul mio membro d'un tratto lo raddrizzò con una mano ci salì sopra facendolo entrare nella sua carnosa fessura intima. Iniziò ad andare su e giù mentre la mano con cui teneva stretta la mia cravatta iniziò a tirarmi verso di lei. Non sembrava quel tipo di puttana che baciava i suoi clienti ed infatti non lo era.

SPUTH!

Giorgina mi sputò in faccia. Forse era quello che avrebbe voluto fare fin dal primo momento. Forse avesse potuto avrebbe sputato addosso ad ogni suo maledetto cliente, probabilmente aveva incontrato me remissivo e docile ed aveva deciso di prendersi questa soddisfazione.

Io non feci nulla. Non dovevo fare nulla se volevo avere finalmente un rapporto completo con lei. Quando mollò la cravatta e mi spinse di nuovo contro il materasso. Oltre a godere delle sue discese e risalite sul mio cazzo ammirai il suo seno che dondolava ed il suo viso che ogni tanto perdeva l'espressione rancorosa per lasciarsi scappare flebili gemiti di piacere.
Putroppo non fu una vista che potei osservare a lungo.

SPUTH!

Giorgina si chinò repentinamente su di me per sparare un carico di saliva maggiore del primo che finì dritto nei miei occhi. Non vidi più nulla. Sentivo solo la saliva che mi bagnava il viso ed il suo odore penetrante. Cercai il suo corpo con le mani.

SPUTH!

Un altro sputo carico come il precedente se non di più si infranse sul mio viso. Non voleva la palpassi e me lo ribadì così. Mi dovetti accontentare di sentire i suoi gemiti e le sue cosce che si strusciavano contro le mie mentre lei seguitava a rimbalzare sempre più forte su di me tanto che il letto iniziò a cigolare.

"Dai... dai... dai... che bella cavallona che sei... quanto sei figa... quanto sei...."

SPUTH!

L'ennesimo sparo di saliva calda bagnò ulteriormente il mio viso. Evidentemente non gradiva affatto quei miei complimenti spinti. Mi zittii, potevo solo rispondere ai suoi gemiti coi miei e lasciarmi condurre verso l'orgasmo.

Era brava. Sicuramente era esperta, doveva essere scesa su tanti cazzi per potersi accorgere del momento in cui il mio pene stava per raggiungere il limite. Smontò da me e poco dopo sentii la sua bocca calda coccolarmi prima la cappella e poi quasi tutta l'asta. Mancava poco. Pochissimo.

Sborrai con le sue labbra ancora incollate al mio glande, ricordo la voce da coglione che mi venne fuori quando mi scapparono gli ultimi gemiti.

"Oooooooohhh sì... sìiiiiii."

Poi però tolse la bocca dal mio cazzo e ci furono alcuni lunghi attimi di silenzio. Mi sarebbe piaciuto vedere cosa stesse facendo ma con la faccia piena di saliva era difficile aprire gli occhi. Per un attimo pensai che Giorgina stesse ingoiando il mio seme. Possibile che una prostituta nigeriana ingoiasse lo sperma di uno dei suoi odiati clienti di sua iniziativa? Ovviamente no.

SPRUTH!

Giorgina sputò tutta la sborra che teneva in bocca contro la mia faccia assieme ad altra saliva. Poi altro silenzio. Probabilmente stava guardando me e la particolare maschera facciale che mi aveva applicato sputo dopo sputo ma ciò che era incredibile era percepire l'astio che provava per me. Non vedevo e non sentivo nulla ma il suo odio era tangibile. Non so spiegarlo, sentivo che c'era e basta. Non avevo nemmeno più l'eccitazione a coprire la paura e l'odore forte dello schifo che avevo in faccia cominciava a nausearmi. Feci per alzarmi dal letto ma lei non fu d'accordo.

"No stronzo! Tu fermo." tuonò lei.

Sentivo un suo ginocchio premere contro il mio petto per tenermi giù.

"Abbiamo finito no? Abbiamo fatto tutto. Io sono venuto e..."

"Sta zitto!" mi interruppe lei. "Tu grande pezzo di merda egoista. Tu aspetta!"

Si sedette su di me, sentivo il suo culo poggiato sul mio busto ed i suoi primi gemiti. Aspettai i suoi comodi mentre la saliva e la sborra che avevo in viso si asciugarono quel po' che bastava per poter aprire gli occhi. Vidi la sua mano molestare il suo clitoride della sua fregna scura addobbata in cima con quei peli neri bellissimi. Potevo stare zitto ed ammirarla mentre si toccava ed invece la nuova onda di eccitazione che mi colse mi spinse a farle degli apprezzamenti.

"Quanto sei figa... Quanto sei..."

SPRUTH!

Un'ennesima bomba di saliva mi finì sulla faccia. Non vidi di nuovo più nulla ma in compenso sentì la sua voce sporcata dai gemiti provocati dal suo feroce sgrillettamento intimo.

"No va come pensavi, eh!? Tu no vedi... Tu no tocchi... Tu faccia piena di saliva e sborra come grande coglione... Tu sai perché?"

"N-no. Perché?" risposi sommessamente io.

"Perché tu senza palle... Tu no vero uomo... No buono nemmeno a fare cliente di puttane. Tu fortunato che sei con me e no con altre... Tu fatto nero da altre... Schiaffi... Morsi... Graffi..."

"Mi piacciono le donne forti..."

"Noi donne nigeriane… noi femmine incazzate con voi porci italiani. No è gioco sadomaso. Se diamo calcio tra palle no è sesso violento. È odio."

"Mi spiace. Io..."

"Tu no spiace. Tu porco come tutt..."

Giorgina smise di colpo di parlami e si lasciò andare ad alcune esclamazioni nella sua incomprensibile lingua natia.
Era vicina a raggiungere il limite. Sentii il suo culo sollevarsi dal mio torace e quando io riuscii ad aprire l'occhio sinistro liberato un po' dalla saliva vidi le sue grandi labbra vaginali venire vicinissime alla mia faccia mentre la sua mano seguitava stimolare freneticamente il clitoride con le dita. Alzai lo sguardo, lei stava muggendo forte con la testa rivolta verso il soffitto. Squirtò urlando parole incomprensibili in chissà quale dialetto nigeriano ed io persi di nuovo la vista non appena sulla mia faccia piovvero i suoi umori e tornai ad essere la sua pattumiera.

Quando lei smontò da me mi accorsi di quanto fossi eccitato, allungai una mano per cercare il mio cazzo e lo sentii durissimo. Volevo chiedere a Giorgina di farmi un pompino ma avevo paura della sua reazione e perciò rimasi zitto. Iniziai a farmi una una sega mentre lei si muoveva per la stanza, sentivo i suoi passi rompere il silenzio. Tornai a vedere un attimo prima di sborrare e la vidi ai piedi del letto già vestita col suo abbigliamento succinto e pronta per essere riaccompagnata a Corso Garibaldi. Mi guardava con lo sguardo torvo masticando nervosamente l'ennesima gomma da masticare. Non mi diede molto tempo per ricompormi, mi pulii la faccia con un paio di fazzolettini di carta. L'odore che impregnava la pelle del mio viso mi rimase addosso uscendo dall'albergo Adriatic e mentre guidai verso il marciapiede di lei, lo sentivo nelle narici e quando tornai a casa mi premurai di lavarmi il viso con tanta cura e tanto sapone fino a non sentirlo più. Nonostante quell’odore sembra scomparso temevo ugualmente di avvicinarmi a mia moglie, temevo che sentisse quell'odore strano e me ne chiedesse conto. Era assurdo pensarlo, lo so. Quella paranoia da tradimento mi accompagnò per tre giorni.

Conoscevo bene quei giorni, erano quelli in cui pensavo da lucido e mi vergognavo ogni volta con me stesso per aver cercato di nuovo quella puttana nigeriana che mi odiava e mi maltrattava ad ogni incontro. Mi sentivo patetico e probabilmente lo ero. Mi dicevo basta ma poi la voglia di fare quel sesso che mia moglie non poteva capire tornava sempre assieme a forti ed incontrollabili erezioni. 

Non sarei mai riuscito ad interrompere la frequentazione di Giorgina da solo. Ci pensò la polizia a chudere il rapporto tra me e lei quando eseguì una serie di arresti nel giro del racket della prostituzione, gli sfruttatori finirono in galera ma il futuro delle donne era a dir poco nebuloso. Probabilmente sarebbero state rimpatriate.

Non vidi più Giorgina sul marciapiede di Corso Garibaldi, forse aveva avuto l'opportunità di tornare libera e cambiare vita. Forse lei era felice ma io no. La presi male. Molto male. Girai per la città tutta la notte come un coglione e quando fermai l'auto iniziai a piangere. Per me perdere quella partner sessuale dominante faceva male come perdere mia moglie. Non mi vergogno a dirlo. E se non mi capite pazienza.


[Nota personale: Stavo scrivendo la continuazione ma mi sono incagliato. Non credo il seguito vedrà la luce. Però penso che questo racconto stia bene anche lasciato a sé stante.]
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