incesto
Importante come un cartone

14.06.2025 |
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"Io sarò il tuo uomo, tu la mia donna"
"Sempre? E' una cosa grossa dire sempre..."
Ora basta, mi sono letteralmente rotto il cazzo di.... Ops! Scusate signore e signori educati che, a differenza di uno zoticone come me, non usate mai termini sconci.
Volevo dire " mi sono stufato di..."
L' espressione è diversa, la sostanza non cambia, io i coglioni me li sono rotti lo stesso
(Mannaggia! Volevo dire "a me comunque dispiace che...")
Facciamo una patto: io cercherò di usare un linguaggio più educato, voi educati cercate di essere meno esigenti sulla mia forma espressiva.
Vorrei arrivare a "comunicare" tra noi, magari con il rischio di dover ammettere di avere torto io, ma con la speranza di capirci davvero.
Dunque dicevo che sono stufo di sentir etichettati come "porci" chi scrive racconti per questo sito (come me) e chi li legge (come te in questo momento). Non solo, anche di chi considera erotici, quindi eccitanti, i racconti che parlano di prestazioni mirabolanti, donne libidinose, maschi inferociti come tori iper dotati.
A me piace la poesia del sesso, la potenza del sesso. Piace la sessualità che esprime ciò che le parole non sanno dire, quella che non provoca guerre di gelosie ma riappacificazioni, che non divide ma aggrega.
A volte un normo o ipodotato da più appagamento di uno munito di organi misurabili a spanne e non a centimetri, così ci sono donne che senza arrivare a squirtare riescono a provare, facendo sesso, piaceri sublimi.
Visto l'ampio spazio che trovano in questa "racconteria erotica" i gran tori e le gran vacche, voglio deliberatamente andare controcorrente e narrarvi di due persone di poco valore, secondo la comune valutazione delle persone nell'attuale società moderna.
Due tipi reali, due persone, due "pezzi originali" differenti da quelli fatte in serie per l'attuale società in cui tutti veniamo incasellati in qualche categoria (maschio, femmina, efebo, eterosessuale, omosessuale, bisessuale, monogamo, poligamo e via dicendo). Caselle attribuite da altri che non sono quelle in cui noi ci collocheremmo visto che molti sono etero ma coltivano fantasie omosessuali, sono omosessuali ma vorrebbero vivere o aver vissuto una relazione etero, fedeli nella sostanza e traditori con la fantasia oppure traditori di fatto ma fedeli nello spirito, ecc. Insomma.., e dai.... ora lasciatemi andare all'istinto senza farmi sforzare per trovare un termine "educato"...lasciatemi dire che ognuno vorrebbe vivere come cazzo gli pare, salvo poi puntare il dito sulle scelte che fanno gli altri per vivere come cavoli vogliono vivere loro.
Mi sono talmente rotto.., pardon.., talmente stufato che in questo sito di erotomani, in cui molti uomini leggono racconti per eccitarsi e tirarsi seghe, voglio dare spazio a chi è diventato insensibile all'erotismo.
Esistono anche loro.
Esiste Jobive (io lo scrivo così come la sento chiamare, Giobive. Chissà come si scrive davvero il nome di Jobive, la cui nazionalità mi è sconosciuta). Esiste Martain (di lui sono sicuro, me lo ha detto lui che si scrive così il suo nome)
Esiste la storia di Jobive. Esiste la storia di Martain. Storie diverse, iniziate in tempi diversi ed in nazioni diverse ma ad un certo punto del tempo e dello spazio le loro storie si sono incontrate.
Si sono incontrate sotto le arcate del ponte sul fiume Trestellette.
Perché dire il nome? E' bello dire trestellette ***, come fosse la classificazione di un hotel, non di lusso ma decoroso, e non un'arcata di ponte utilizzata come dormitorio abusivo da clochard .
Neanche si accorsero l'uno dell'altra quando il caso li fece trovare, insieme ad altri pochi randagi disperati, sotto le arcate di quel ponte.
Erano semplicemente lì, per occupare una parte di spazio sotto le arcate, senza alcuna intenzione di sottrarre nulla a nessuno, né di volersi impossessare di qualcosa.
Erano due nullità che cercavano il nulla per accontentarsi del nulla.
Secondo il metro della cosiddetta "gente normale", davvero non volevano nulla, né l'uno, né l'altra. Secondo la loro logica invece avevano già tutto ed erano estremamente attaccati al loro patrimonio, al loro tutto che quella notte consisteva nel possedere ognuno una gran scatola di cartone ed un plaid. Ognuno scelse il suo spazio. Ognuno ruppe la propria scatola di cartone, sapendo bene come fare perché fosse utilizzabile al massimo della sua estindibilità. Ognuno dei due mise il cartone sulla porzione del suolo scelto. Poi si guardarono.
Lui sorrise a lei.
Lei ignorò il sorriso dell'estraneo.
Allora lui si presentò tendendo la mano e dicendo semplicemente "Ciao. Sono Martain"
Lei non aveva accolto la mano tesa ma aveva risposto con "Ciao, sono Jobive"
"Degli amici mi hanno consigliato questo posto per passare la notte. Tu stai qui di solito?"
"E' la prima volta. Non me lo ha consigliato nessuno. Ho visto il ponte. Mi sono fermata"
"Di dove sei?"
"Ti ho forse fatte domande personali io?"
"Scusami"
Lei non rispose.
Il tempo cronologico passò.
Il tempo meteorologico cambiò confermando le supposizioni fatte sia da Martain che da Jobive. Non a caso avevano entrambi cercato riparo sotto le arcate del ponte ma perché entrambi avevano intuito che le nuvole provenienti da ovest al calar del sole, preannunciavano un imminente temporale ed avevano cercato un riparo per tempo.
Il temporale era arrivato. Le arcate del ponte si erano rivelate un ottimo riparo dalla pioggia ma non dal freddo.
Dopo la sera era venuta la notte. Con la notte il freddo si era fatto sentire ancora più prepotentemente.
Il plaid di Martain non riscaldava abbastanza. Quello di Jobive neppure.
Martain aveva freddo ma non aveva nulla più di quel plaid per coprirsi. Idem per Jobive.
Lui prese l'iniziativa: si alzò, raccolse il suo cartone per avvicinarlo a quello di Jobive, portando sul braccio il suo cencioso plaid.
Mise il cartone a terra, accanto a quello di Jobive. Ci si sdraiò sopra, disse a Jobive: "Due plaid fanno più caldo di uno solo. Se mi lasci stringere a te ci copriamo entrambi; con due plaid avremo meno freddo".
Eccolo: me lo immagino il lettore tipico dei racconti porno erotico che già si eccita immaginando la scopata tra il barbone e la barbona, ma le cose vanno diversamente.
Jobive si irrigidisce. Non parla, non si sottrae, non coopera, resta terrificantemente impassibile, almeno esteriormente.
Martain si stringe a lei; lei si lascia stringere. Martain comincia a sfregare il suo basso ventre al fondo schiena di Jobive, e lei lascia fare.
Gradisce? Accetta? Subisce?
Niente di tutto ciò. Semplicemente si estranea. Il presente non la interessa più. Sono anni che si lascia scivolare addosso la vita, fregandosene della fame, della sete, del freddo, del caldo, della stima, del disprezzo, di tutto, di tutti ormai. Lei esiste e questo le basta: esistere!
Vivere? La vita è un altra cosa. Una volta credeva alla vita, oramai non gliene fregava più niente, né della vita, né della morte.
Quel che contava era semplicemente esistere.
La vita l'aveva vissuta alcuni anni prima.
Non aveva le arcate di un ponte come casa ma una casa vera, modesta ma vera.
Sotto la schiena aveva un materasso su una rete, non un cartone. Sopra di se non uno o due plaid ma lenzuola, coperta, coltre.
Allora come oggi un uomo si stringeva a lei dalle sue spalle.
Anche allora, con una voce diversa ma con gli stessi vocaboli di Martain qualcuno le aveva detto "Se stiamo stretti, stretti sentiamo meno freddo".
Quell'altro uomo si era stretto a lei come Martain adesso, col basso bacino aveva fatto pressione sul suo sedere. Lei aveva avvertito un qualcosa di piacevolmente caldo e duro premere sulle sue natiche, ed una mano che cingendole i fianchi e scivolando sul suo ventre era andata a frugare nelle sue mutandine ed un altra mano, di quella persona alle sue spalle, le aveva toccato le tette.
Erano passati molti anni da allora.
Non il passare del tempo ma la sua voglia, il suo bisogno di dimenticare l'aveva aiutata a non ricordare più quello che era successo. Perché era successo altro quella lontana sera.
Poi, la sera in cui s'era coricata sotto il ponte, sbucato da chissà dove, era arrivato Martain e solo con il suo stringersi alle sue spalle aveva ridestato quei ricordi che a fatica aveva cercato di cancellare dall'archivio dalle sua memoria.
Jobive, ora, prova piacere? Prova disgusto? Prova qualcosa?
Jobive, allora, in quel tempo lontano che stava riaffiorando come fosse evento di un passato recentissimo, aveva provato piacere? Disgusto? Qualcosa?
Nulla allora, nulla adesso.
Ormai il tempo l'aveva allenata a farsi scivolare la vita addosso, a non avere le esatte cognizioni del tempo e degli eventi, perciò confondendo l'ora per l'allora, il presente Martain con il non più presente uomo di allora, le era sfuggito di dire "Papà, fai quello che vuoi, ma non farmi tanto male come l'altra volta".
Martain probabilmente era troppo concentrato su altri interessi per accorgersi del come era stata chiamato, e andò avanti secondo le sue intenzioni.
Fu delicato con Jobine, molto più di quanto il suo aspetto da uomo inselvatichito possa far immaginare e lei fu docile quasi per doverosa accondiscendenza, addirittura vagamente felice, contenta.
Felice forse perché soddisfatta di quello che Martain stava facendo di lei,con lei?
Forse.
In fondo spiacevoli non erano quelle attenzioni , sgradevoli non erano quei comportamenti, anzi. Però erano eventi che a Jobine quasi non riguardavano.
Il piacere era forse molto più nell'essere coperta da due plaid anziché da uno che dall'essere fisicamente invasa nel suo corpo da un a parte del corpo di lui. Ben più significativo per la donna era quell'essere tenuta quasi con forza dalle bracia dell'uomo perché stesse stretta a lui, strettissima, quasi a voler essere una sola persona e non due,
La felicità per il credere di servire finalmente a qualcosa nella vita, per il sentirsi finalmente utile per qualche altra persona. Un senso di gratitudine immenso la pervase, per quell'uomo che non l'aveva ignorata come molti, né guardata con disgusto come alcuni, ma semplicemente, aveva visto in lei qualcosa di utile e se ne era impossessato, come lei aveva fatto, poco prima con la scatola di cartone. E' importante per una barbona una scatola di cartone, è il tutto per un "null'altro tenente". E' importante per uno scatolone essere valutato tra gli altri ed essere scelto perché "consono" alle esigenze di chi lo sceglie, e magari poi chi lo ha scelto lo distrugge squarciandolo da un lato, per aprirlo, snaturarlo della sua funzione di contenitore e farlo diventare giaciglio.
Era importante per Jobine essersi sentita trattata come un bene prezioso, come una scatola di cartone.
Come un vecchio scatolone trova una nuova vita, totalmente diversa quando finisce nelle mani di un barbone, così Jobine si sentì all'inizio di una nuova vita: non più scatola da buttare nei rifiuti, ma bene prezioso, ricchezza unica, il tutto, per uno che non aveva altro.
Tanti anni prima, un altro uomo le aveva detto "Non dire a nessuno di quello che abbiamo fatto ora noi. Sono cose che non si dovrebbero fare"
Quella sera invece Martain le disse: "Tu ed io d'ora in poi staremo sempre insieme. Io sarò il tuo uomo, tu la mia donna"
"Sempre? E' una cosa grossa dire sempre. Facciamo fino a che fa freddo e si sta meglio stretti che da soli"
"Beh, l'inverno è solo all'inizio. Vada per quando fa freddo. Poi si vedrà"
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A dire il vero il racconto, brutto o bello che possa essere, dovrebbe essere finito qui, ma pare che sia richiesta anche una lunghezza minima per essere pubblicato e per raggiungere questa lunghezza aggiungo un invito per chi legge a non considerare le donne come oggetti, come scatole di cartone da utilizzare a proprio piacimento se e quando ci fa comodo e a non liquidare questo "raccontino" come una favola Deamicisiana o quasi, poiché nella mente di Jobine ad un certo momento è riaffiorato un lontano ricordo, apparentemente rimosso da Jobine, in realtà fossilizzato permanentemente nel suo essere donna, un fossile affiorato nel momento in cui, forse neanche sentita, le era sfuggito di dire ""Papà, fai quello che vuoi, ma non farmi tanto male come l'altra volta".
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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