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La gita scolastica 2


17.03.2020 |
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"Siamo venuti per mettere a punto gli ultimi dettagli, preparare una sorpresa per il nostro amico Carlo…”, indugiò giusto un secondo poi continuò, “e per..."
Appena richiusi la porta della mia stanza ebbi netta la sensazione che avevo intrapreso una strada…Buia, irta, tortuosa e della quale non avevo alcun punto di riferimento… men che meno idea di dove mi avrebbe portato. Intendiamoci, sapevo benissimo che la cosa doveva finire lì e mantenevo ben saldi i propositi di riavvicinamento a mio marito, pur tuttavia avevo il sentore che qualcosa dentro di me fosse definitivamente cambiato. Come se fossi una fune di corda robusta che però aveva preso a sfilacciarsi: ancora in grado di sopportare dei carichi importanti, ma, nel tempo, a rischio logorio.
Le cose nel viaggio di ritorno e poi, una volta tornati alle nostre vite, andarono così come dovevano andare. Io feci il discorso che avevo preparato a mio marito e tornammo a vivere una vita di coppia trasparente ed appagante, anche in modo meravigliosamente sorprendente, i ragazzi ancora una volta si dimostrarono più maturi della loro età e si comportarono egregiamente, sia durante le lezioni che durante le visite a casa nostra. Con Luca, anche grazie alla “parte sfacciata” di me che avevo rispolverato nella notte coi ragazzi, il sesso era diverso: più appagante per entrambi, più disinibito, spregiudicato, “animalesco”, istintivo come forse, mi resi conto, avrebbe dovuto sempre essere. In quei primi mesi dopo la gita ebbi gli orgasmi più intensi mai avuti durante la mia relazione con Luca… una sera ne avevamo anche parlato tra di noi. Luca aveva notato un certo cambiamento nel modo di concedermi, di far l’amore con lui e mi disse che gli sembrava che ultimamente lo amavo in modo diverso e lo scopavo di più e meglio.
“Non è una lamentela tesoro, sia chiaro… è solo che ho notato che qualcosa nel nostro rapporto è cambiata… probabilmente, visto quello che ho fatto è anche normale, ma voglio che tu sappia che ti sono grato per l’opportunità che mi hai concessa e per il modo magnifico con cui stai tenendo fede a quanto ci siamo detti quella notte, quando sei tornata da Amsterdam. Voglio dirti che sono grato alla vita per avermi fatto incontrare una persona fantastica come te e per tutto quello che ci ha dato, nel male e nel bene, proprio come ci siamo promessi quando ci siamo sposati”. E ancora: “ho capito di aver fatto uno sbaglio enorme il giorno dopo che sei partita per la gita e sono rimasto solo in questa casa senza mia moglie, mio figlio e la vita che ci siamo costruiti insieme. È stata una leggerezza imperdonabile che poteva costarmi cara ma grazie alla tua profonda anima e saggezza l’abbiamo superata e addirittura trovato il modo di cavarne qualcosa di buono. Per questo Lucia, ti assicuro che non capiterà mai più nessuna cosa per la quale sia necessario il tuo perdono, perché ferire una persona che ti sa perdonare è la bassezza più grande alla quale ci si possa assoggettare.”
Mio marito non era mai stato così dissipatore di pensieri profondi e smancerie, sentivo che la nostra storia ne stava uscendo bene e che anche io avrei avuto da guadagnare dal “perdono” che avevo deciso di concedere. Ero veramente felice e glielo dimostrai: gli salii sopra spostando le mie mutandine senza toglierle (uno di quei gesti che “prima” non avrei mai fatto), lo lasciai entrare dentro di me e muovendo i fianchi a ritmo con le sue spinte lo accompagnai in un orgasmo simultaneo che ci tolse il fiato e ci fece cacciare qualche urlo, altra cosa nella quale mio marito, mi aveva sempre rimproverato di non essere abbastanza prodiga.
Insomma la mia vita aveva ripreso ad essere perfetta.
Non sarei onesta se non dicessi che ogni tanto mi capitava di ripensare alla notte di Amsterdam e non nascondo che più di qualche volta il pensiero delle ultime parole di Gianluca mi avevano provocato brividi di eccitazione sorprendenti; una volta che ero a casa sola per il weekend mi ero trovata stesa sul divano con questo pensiero e poco dopo strofinavo la mia fica fradicia di umori sul bracciolo tondeggiante e mi contorcevo e dibattevo cercando di contrastare l’orgasmo che mi stava esplodendo dentro.
E poi ci fu la festa dei diciott’anni di mio figlio Carlo…
La nostra casa è grande perciò si decise per una mega festa in taverna con tutti gli amici più cari, musica, buffet abbondante e self service in modo da non rendere il tutto troppo “pesante” e più a dimensione di ragazzi diciottenni. Io e Luca saremmo stati presenti fino al taglio della torta, poi avremmo lasciato campo libero ai ragazzi ritirandoci nella nostra stanza al primo piano in modo da lasciare alla gioventù i loro momenti ed i loro spazi per tutto ciò che di quella sera, non avrebbero voluto condividere con noi adulti.
Roberto e Gianluca ovviamente furono tra i più attivi nell’organizzare tutti i preparativi: averli attorno per casa in un’occasione così importante e vederli impegnati per rendere tutto speciale me li fece apprezzare ancora di più. In tutto il tempo trascorso dal ritorno dalla gita non era mai capitato un solo episodio in cui fosse balenato anche il benché minimo accenno a quanto successo nella mia camera, ad Amsterdam. Ero fermamente convinta che, come era giusto fosse, sia io che loro ci eravamo lasciati alle spalle l’accaduto e che lo avessimo semplicemente catalogato come un bel ricordo… ancora una volta mi sbagliavo di grosso.
Due giorni prima della festa Gianluca venne a casa nostra a sistemare la postazione del disc jockey essendo quello che nella cerchia di amici, se ne intendeva più di tutti di fili, casse, amplificatori e musica. Si presentò con due grossi scatoloni dai quali estrasse due casse enormi che avevo paura avrebbero mandato in frantumi le finestre qualora usate ad un volume non consono e si mise a trafficare con mio figlio in taverna sulla posizione nella quale sistemarle e su un sacco di altre questioni tecniche di cui mi intendevo poco. Perciò una volta fatti i convenevoli di casa li lasciai lavorare e mi ritirai in cucina a sbrigare le ultime faccende domestiche. Dopo circa una mezz’oretta mio figlio mi raggiunse e mi disse: “mamma mi daresti una ventina di euro che devo fare un salto dal ferramenta per comprare delle cose che servono a Gianluca per la postazione musica? Grazie, ti voglio bene”. Non aspettò neppure la mia risposta: mise le mani nella mia borsa e nel tempo che impiegò a terminare la frase aveva già i soldi in mano e, preso il giacchetto, stava uscendo. Io stavo finendo di lavare i piatti del pranzo e dissi semplicemente “va bene” mentre mio figlio aveva già preso la porta di casa.
Dopo qualche minuto, mentre stavo ripulendo il lavabo sentii una presenza alle mie spalle e la voce di Gianluca che diceva: “sei molto sexy con i guanti da cucina, prof.”. colta di sorpresa sobbalzai ma poi mi voltai, feci un sorriso compiaciuto alla sua battuta e gli dissi: “grazie, adulatore”. Ci fu un momento di silenzio in cui ci guardammo intensamente scambiandoci tutta una serie di parole “non dette” eppure chiarissime, il mio cuore prese a battere più forte. Poi Gianluca si voltò e disse “aspettami qui”.
Tornò un attimo dopo con un sacchetto piuttosto grande chiuso da uno spago, si avvicinò, afferrò la mia mano e me lo porse con piglio deciso (come era stato ad Amsterdam… brividi) dicendomi “ci sarà un regalo anche per te… ti consiglio di andarlo a nascondere prima che torni Carlo”. Rimasi pietrificata senza sapere bene come interpretare (ma lo sapevo benissimo) e per un attimo la bambina dei due sembrai essere io. Ma ero una bambina eccitata, sentivo le mutandine diventare umide e le gambe tremare, mi scossi e cercai di fare l’ingenua dicendo “ma non dovevi, cosa ti sei messo a fare?”. Gianluca inclinò il viso, serrò le labbra e mi lanciò uno sguardo chiarissimo che, smascherando il mio bluff diceva: “andiamo prof, non fare l’ingenua…”. Abbassai lo sguardo in preda all’eccitazione e non in grado di sostenere la parte d’adulta che in quel momento mi sarebbe toccata, sfilai i guanti e con la busta in mano presi a salire le scale verso la mia camera. Una volta dentro sentii la porta aprirsi e Carlo rientrare con le cose che aveva comprato, mi sedetti allora sul letto mentre udii i passi di mio figlio scendere verso la taverna ed aprii il sacchetto che mi aveva dato Gianluca.
Rimasi esterrefatta (ed eccitata… molto eccitata) dal contenuto dello stesso. Nell’ordine vidi una confezione con un clistere enema, una crema lubrificante anale ed una serie di butt plug di dimensioni crescenti con diamantino alla base che lasciavano poco spazio all’interpretazione di quello che aveva voluto dire Gianluca. Eccitata come una ragazzina rimisi tutto nel sacchetto e lo nascosi sopra l’armadio, tra le scatole delle mie scarpe. Che sfacciataggine però, pensai… Quella sera feci una delle più belle scopate con mio marito e, per ogni evenienza mi feci fare anche il culo appoggiata con la pancia sullo spigolo del letto in modo da sentirlo meglio, cosa che Luca apprezzò moltissimo martellandomi come un vero toro e facendomi bagnare tutto il copriletto. Poco dopo lui dormiva soddisfatto e beato mentre io, con tutti i sensi accesi, non riuscivo a spegnere la mente. Mi resi conto che, sulla mia strada, ero arrivata ad un casello e che ora mi sarebbe toccato pagare pedaggio giacché, proprio come nelle autostrade, non era possibile tornare indietro. La mattina dopo, mio giorno libero, aspettai che mio figlio e mio marito uscissero di casa e poi presi il sacchetto con “l’attrezzatura” che mi aveva dato Gianluca… a mio marito il sesso anale piaceva come perversione una volta ogni tanto nonostante apprezzasse la bellezza del mio culo sodo, ma in generale, non sentivo di essere così “allenata” e, ricordavo bene, per l’uccello di Gianluca così largo e duro, ci sarebbe voluto ben altro. Così mi feci un bel clistere pulente e poi con un po’ di crema lubrificante inumidii il plug di dimensioni medie e me lo infilai dietro dopo avergli ammorbidito il passaggio con le dita, prima una e poi due. Indossai biancheria intima pulita, i miei leggings ed una maglietta comoda e scesi in cucina a bere un succo di frutta. Sentirlo così, dietro, mentre facevo le mie cose di tutti i giorni era una sensazione strana ma eccitante, mi dava un po’ l’idea di avere sempre un cazzo puntato sul culo e pronto a penetrarmi; a seconda di come mi muovevo poi, era in grado di darmi brividi di piacere che facevo fatica a nascondere. Decisi comunque di tenerlo dentro…
Presi un giacchetto, il mio cappellino ed uscii di casa per fare una corsetta leggera intorno al quartiere. Le asperità del terreno ed i movimenti che facevo per assecondarle muovevano il plug dentro al mio culo in modo impercettibile ma assai stuzzicante, in breve, al sudore dovuto all’attività fisica si aggiunse una persistente umidità nelle mie mutandine fresche di bucato che, sono certa, odoravano di sesso come non mai… giunsi a casa in questo stato dopo circa una quarantina di minuti, erano appena le 8,45 ed avevo tutto il tempo di sbrigare le ultime commissioni che mi ero lasciata da fare prima della festa.
Ma quei due erano là che mi aspettavano… seduti sulla panca che abbiamo nel portico mi fissavano e sorridevano con una faccia che non lasciava molte probabilità di successo alla mattinata che mi ero programmata. Ammiccando fu Roberto a dirmi “abbiamo marinato la scuola prof. contiamo sul suo silenzio. Siamo venuti per mettere a punto gli ultimi dettagli, preparare una sorpresa per il nostro amico Carlo…”, indugiò giusto un secondo poi continuò, “e per dare il regalo che merita a lei” e mi strizzò l‘occhio. Come ad Amsterdam, ma questa volta senza aver bevuto, la mia testa era confusa ed in preda ad emozioni che mi spiazzavano e mi facevano tremare le gambe. Era solo l’inizio e non avevo ancora idea di quello che sarebbe avvenuto dopo. Arrendevole e ammiccante, sorrisi loro ed aprii la porta di casa senza dire una sola parola, li feci entrare e richiusi la porta alle mie spalle. Quando mi voltai i ragazzi mi stavano appiccicati e Gianluca aveva preso a strofinarmi un dito lungo il profilo dei leggings, seguendo il contorno del mio culo. Cercai di dire che volevo farmi una doccia e che loro potevano intanto lavorare a quello che dovevano fare ma fui davvero poco convincente, Roberto si avvicinò al mio orecchio e disse “prof. fai odore di sesso”, un attimo dopo aveva la lingua nella mia bocca. Le barriere erano ancora una volta saltate e la situazione ci era nuovamente sfuggita definitivamente di mano. Mi alzarono di peso, uno da una parte ed uno dall’altra con una mano sotto le ascelle e l’altra che mi tenevano nell’interno coscia, molto vicine alla fica oramai grondante di umori e mi condussero sul divano dove tante volte avevamo visto insieme partite oppure film. Mi adagiarono sopra e mentre Roberto mi mostrava l’uccello già durissimo affinché lo prendessi in bocca, Gianluca prese a sfilarmi i leggings e poi le mutandine… le annusò profondamente e disse che avevo un odore buonissimo poi notò il plug che avevo nel culo. “brava prof. vedo che hai gradito molto il nostro regalo ed hai fatto i compiti a casa… sarà meglio per te che ti sei preparata bene perché ti stiamo per dare una delle lezioni più dure della tua vita”. Mio Dio, quel demone di Gianluca aveva il potere di toccare le corde più profonde della mia anima ed accendere le mie fantasie più sfrenate facendomi perdere ogni inibizione. Ancora sudata e bagnata nella fica allontanai per un attimo il cazzo di Roberto dalla bocca e gli risposi: “togli quel cosino e cacciaci dentro il tuo cazzone!”. Lo dissi convinta e decisa, lo volevo fortemente, mi sentivo dissoluta e parecchio puttana, ero decisamente pronta a tutto, ma quando, un attimo dopo Gianluca puntò il suo poderoso uccello all’ingresso del mio culo e fece per entrare capii che la cosa non sarebbe affatto stata così semplice. Mi faceva male nonostante fossi bagnatissima in ogni centimetro di pelle ed aveva infilato appena metà cappella! Dovetti sottrarmi a quella pressione e cercai di nascondere la mia difficoltà assestandomi meglio a succhiare il cazzo di Roberto, ma il giovane non si diede per vinto e lubrificatosi l’uccello con una crema che aveva nella giacca tornò alla carica. Stavolta provò ad entrarmi dentro mentre ero girata su un fianco e mi gustavo l’uccello buonissimo di Roberto che me lo spingeva fino in gola e poi mi teneva stretta a lui togliendomi il fiato, la mia fica sembrava proprio non interessargli, non essere neppure contemplata come possibilità. Ancora una volta lo sentii appoggiare quell’uccello larghissimo sul mio buchino ed esercitare pressione dando piccole spinte e poi ritraendosi per farmi abituare alla sua presenza, ma ancora una volta, quando tentò di spingerlo più a fondo mi fece un male cane e dovetti scattare di lato per sottrarmi da quell’arma che aveva in mezzo alle gambe. Roberto capì la mia difficoltà e disse “vacci piano stallone che non vogliamo mica spaccarla! Ora me la inculo io, così la apro un po’ di più e poi ci riprovi”. L’uccello di Gianluca era davvero enorme, trovarselo di fronte dopo che era stata disillusa una sua aspettativa di penetrazione, così rosso e pulsante di voglia era una visione a cui certamente molte donne non erano abituate, neppure quelle che abitualmente guardavano film porno; ebbi la sensazione che non ce l’avrei mai fatta a prenderlo nel culo e per “consolarlo” presi a succhiarlo come meglio potevo. Era grosso anche per la mia bocca, impossibile da prendere tutto in gola come invece facevo (a fatica) con quello di Roberto, ma con la lingua, le mani e le labbra ci sapevo fare e Gianluca parve gradire moltissimo. Pochi minuti dopo, mentre Roberto aveva già forzato il mio culo ed entrato per metà aveva preso a pomparlo, sentii Gianluca fremere ed il suo uccello pulsare; un attimo dopo mi stava riempiendo di fiotti densi di sborra in faccia e in bocca cacciando grugniti animaleschi che trovai molto eccitanti. Per un attimo il suo uccello divenne più molle ed io mi concentrai sulle spinte di Roberto che nel frattempo mi stava prendendo nel profondo. Lo sentivo spingere forte e sentivo il mio culo aprirsi gradatamente ma inesorabilmente sempre più a tanta irruenza e quando un attimo dopo mise due dita sulla mia fica facendole roteare sul clitoride ebbi un primo sconvolgente orgasmo che partiva dal culo, mi arrivava in testa e poi raggiungeva la fica, una cosa che non avevo mai provato. Godevo e mi sbrodolavo e sentivo allo stesso tempo il culo farsi accogliente, lo avevo in fiamme! Ebbi degli spasmi che non avevo mai avuto, Roberto si spaventò persino e si ritrasse impaurito dal mio culo ma capì in fretta che erano sussulti di lussuria e che non aveva niente da temere perciò si limitò a guardarmi consumare l’orgasmo compiaciuto. Un attimo dopo che mi fui placata mi voltò sulle ginocchia e mi prese, sempre nel culo, a quattro zampe. In un attimo sentii il calore montarmi dentro. Gianluca nel frattempo era tornato duro (lo vidi con la coda dell’occhio… benedetta gioventù) e stava gustandosi lo spettacolo del suo amico che mi inculava da vicino, tenendo le mie chiappe aperte per facilitare le spinte del suo amico con le sue mani grandi. Lo invitava a spingermelo bene dentro fino in fondo e poi ad uscire e rientrare, cosa che mi procurava un godimento inaudito e inaspettato, un po’ doloroso anche, ma tremendamente sconvolgente. Ebbi un altro orgasmo in brevissimo tempo ed un attimo dopo, con alcune spinte più veloci delle altre, anche Roberto scaricò il suo seme all’interno del mio culo; quando uscì con l‘uccello finalmente molle cominciai a colare sperma dal culo che andò a mischiarsi con gli umori della mia fica. Cominciavo ad essere sfinita…
Gianluca nel frattempo non doveva aver rinunciato all’idea di incularmi e si stava cospargendo il grosso membro con la crema che si era portato da casa e, sistematami di nuovo a quattro zampe col culo bene in aria si mise dietro di me e cominciò a penetrarmi con le dita, pure esse cosparse di crema. Fu molto delicato, ne infilò prima una, poi due ed infine tre, ruotandole e conformandole alla forma de mio buchino che finalmente aveva preso ad allargarsi. Io nonostante fossero “solo dita” e nonostante avessi già avuto due orgasmi, mi contorcevo dal piacere e mugolavo la mia voglia. Dopo un tempo che mi sembrò interminabile ed un solo attimo prima di abbandonarmi ad un altro orgasmo, Gianluca smise di penetrarmi con le dita e disse “ora ti inculo prof.!”. Fu sufficiente questo a mandarmi in estasi per la terza volta, meno intensa delle due precedenti, ma comunque appagante: avevo i sensi in visibilio! Lo sentii sistemarsi alle mie spalle e puntare la punta del suo uccello sul mio povero buchino che gridava alla tregua; come la volta precedente prese a spingerlo e poi a ritrarlo cercando di farlo entrare impercettibilmente ogni volta un po’ di più. Ero bagnata in modo scandaloso ma lo stesso sentivo le pareti del mio culo forzate come se da lì stessi per partorire e quando Gianluca spinse dentro tutta la cappella, avvertii un dolore atroce che ancora una volta mi costrinse a capitolare e divincolarmi cacciando un urlo e portandomi le mani a protezione dell’ano. Non ce l’avrei mai fatta, era troppo largo e mi faceva male! Ma Gianluca aveva ancora una carta da giocare, mi fece sedere col culo sopra al cazzo di nuovo duro di Roberto e mentre lui affondava dentro di me da sotto cacciò due dita nella mia fica e prese a muoverle al ritmo delle spinte che venivano da sotto. Andai via di matto, per un attimo pensai di essere sul punto di svenire poi, il secondo dopo cominciai a squirtare come avevo fatto ad Amsterdam e molto più, e più spruzzavo dalla fica più il mio culo sembrava non tollerare l’uccello di Roberto dentro e volerlo cagare fuori. Mi sollevai dal cazzo sempre con le dita di Gianluca che non davano tregua alla mia povera fica e mentre continuavo a godere sentii il culo allargarsi a dismisura, nel frattempo urlavo dal piacere e tremavo in ogni parte del corpo. Quando si fu placato l’orgasmo continuai a tremare e mi rannicchiai sulle ginocchia come una bambina indifesa in mezzo a quei due diavoli che sorridevano compiaciuti, non ce la facevo veramente più. Come ad Amsterdam implorai i ragazzi di venire per me e darmi tregua perché sennò mi avrebbero disintegrata (più di quanto già non fossi).
Ma Gianluca mi voleva inculare…
Mi disse: “facciamo un ultimo tentativo prof, siediti sopra il mio cazzo ed infilalo tu a seconda del dolore che senti e dell’angolazione che ti sembra più giusta”… Mi dispiaceva così tanto per lui che anche se non avevo idea di dove avrei trovato le forze, feci esattamente quello che mi aveva chiesto e sorreggendomi alle forti braccia di Roberto, comincia a sistemarmi col culo sopra al cazzo di Gianluca, sempre più duro, sempre più grosso, sempre più voglioso. Riuscii a fare entrare di nuovo la cappella ma poi sentii nuovamente male e dovetti sollevarmi… “dai prof. ci siamo quasi, non smettere…”
Sputai l’ultima saliva che avevo a disposizione sulla mano e poi la spalmai sul mio buchino già unto e fradicio di suo e tornai ad accomodarmi sul suo uccello che finalmente stavolta scivolò dentro per una buona metà. Come aveva promesso, Gianluca lasciò guidare a me il ritmo limitandosi a rimanere durissimo e facendomi sentire tutta la voglia che aveva di rompermi. Cominciavo finalmente a sopportare la presenza ingombrante del suo uccello ed anche se il culo cominciava a bruciarmi riuscii a muovermi fino a farlo entrare tutto dentro… mi sentivo piena come neppure quando avevo partorito mio figlio, quell’uccello così largo forzava ogni parete del mio povero culo restituendomi scosse elettriche che mi facevano impazzire la testa. Dopo una spinta un po’ più a fondo mi sollevai un po’ troppo ed il suo uccello uscì dal mio culo che sentivo aperto come un cratere e forse Gianluca pensò che volessi scappargli un’altra volta. Mi afferrò allora rapidamente con le sue mani e mi fece di nuovo voltare mettendomi la testa incastrata in basso, sulla seduta del divano ed il culo bene in alto e me lo cacciò dentro senza alcun ritegno! Dio che male! Dio che godimento! Non capivo più niente ma non volevo deluderlo ancora, perciò strinsi un cuscino tra i denti e lo morsi forte mentre ci urlavo sopra e lo lasciai fare. Purtroppo, contrariamente a quanto mi aspettavo il ragazzo andò avanti per molto tempo, pareva non voler venire mai, come facesse ad avere tanto controllo non me lo sono mai spiegata. Ora il suo uccello entrava a piacimento e finalmente poteva abbandonare ogni riguardo e scoparmi duramente come piaceva a lui: lo cacciava fino in fondo facendomi sbattere le palle contro e poi lo tirava fuori, dava un attimo al mio culo per stringersi il giusto tempo che gli permettesse di deflorarlo ancora quando me lo rimetteva dentro… era devastante, ma non avevo neppure le energie per dirgli basta. Credo di aver avuto due o tre orgasmi nel mentre…
Ci fu un momento in cui accelerò il ritmo e le sue spinte si fecero più possenti che mai, sembrava che la testa mi scoppiasse, avevo capito che presto sarebbe finita ma temevo di perdere il senno molto prima. E poi finalmente grugnendo come un animale piantò il suo cazzo dentro più che poté e riversò la sua sborra nel mio povero culo. Non mi mossi, non ne avevo la forza… stavolta mi avevano davvero disintegrata. Ci abbandonammo in silenzio sul divano (e chi aveva la forza di parlare) ma al nostro fianco Roberto aveva ancora il cazzo duro. “eh no, mi dispiace Roby ma non ce la faccio più…” dissi.
“Apri bene la bocca prof, ti chiedo soltanto questo, mi avete fatto eccitare come un cavallo ed ho i coglioni che mi scoppiano!” Ancora una volta obbedii giudiziosamente e pochi minuti dopo mi ingollai una sborrata copiosa e densa che per poco non mi andò di traverso. Ero demolita, ma ero piuttosto sicura che pure i ragazzi ne avevano avuta abbastanza ed ero boriosa mentre pensavo che nessuno dei tre avrebbe potuto desiderare niente di meglio, non mi sentivo neppure minimamente puttana. Si vestirono in fretta anche perché s’era fatto piuttosto tardi, vennero entrambi a baciarmi teneramente sul divano ove ero rimasta nuda e sfinita e mi dissero di stare tranquilla, che questo sarebbe sempre rimasto un segreto tra di noi e che la cosa, ora che “avevano completato l’opera”, non si sarebbe più ripetuta, come era giusto che fosse, poi fecero per uscire.
Fu Roberto che tornò indietro stavolta … per un attimo rimasi impietrita e terrorizzata.
“Le sue mutandine prof me le porto via io: voglio poter sempre respirare l’odore meraviglioso della sua fica, sono sicuro che in tutta la mia vita non troverò mai più una donna così”, e stampandomi un bacio in fronte seguì Gianluca fuori dalla porta.
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