orge
Luisa Part. 2


17.04.2025 |
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"Luca fu il primo a obbedire e si pose sopra, il suo cazzo che scivolava nella fica di Luisa, scopandola con furia, i colpi rapidi che la facevano urlare..."
La tensione nella sala si fece palpabile, un’energia che vibrava tra i calici di Brunello e i profumi di lavanda e desiderio. Luisa, al centro della scena, catturava ogni sguardo con la sua eleganza magnetica. Con un gesto lento e calcolato, lasciò scivolare una spallina del suo abito Prada color crema, il tessuto che scivolava appena a rivelare la curva del seno e il pizzo bianco del reggiseno. Un silenzio carico di attesa avvolse la stanza, rotto solo dal canto dei grilli che entrava dalle finestre aperte. Gli occhi degli invitati si fecero intensi: Luca si morse il labbro, il respiro corto, Ivano si passò una mano tra i capelli brizzolati, un sorriso predatorio sulle labbra, e il parroco, Don Pepe, esitò, un’ombra di lotta interiore nei suoi occhi profondi.Luisa, con un sorriso malizioso, si voltò verso Marco, la voce morbida ma provocante. “Amore, mi aiuti a sistemarla?” disse, indicando la spallina caduta. Marco, seduto a capotavola, si alzò con un movimento fluido, il suo profumo di cedro e pepe nero che si mescolava all’aura di lei. Ma invece di rialzare la spallina, con una mossa calcolata fece scivolare anche l’altra, lasciando l’abito cadere in un fruscio di seta sul pavimento di cotto. Luisa restò in piedi, in reggiseno e perizoma di pizzo bianco, la pelle illuminata dalla luce delle candele, i capezzoli turgidi visibili sotto il tessuto sottile, le décolleté Louboutin che slanciavano il suo corpo come una scultura. Marco, appoggiato al tavolo, annuì, il cazzo duro nei pantaloni, eccitato dall’idea di vedere la moglie al centro di ogni desiderio, il suo sguardo che invitava gli altri a unirsi al gioco.
Il parroco, con dita tremanti, si avvicinò a Luisa e slacciò il reggiseno di pizzo, lasciandolo cadere sul pavimento di cotto. I seni di Luisa, pieni e perfetti, si offrirono alla luce delle candele, i capezzoli rosei che si indurivano sotto la brezza. Don Pepe, spinto da un desiderio che superava la sua veste, si chinò e prese un capezzolo in bocca, leccandolo con lentezza, la lingua che tracciava cerchi mentre Luisa gemeva, un suono acuto che fece vibrare la stanza. Il suo corpo si inarcò, i piedi che si puntavano nelle Louboutin, le cosce che si stringevano per il piacere.
Luca, incapace di restare fermo, si inginocchiò davanti a lei, le mani che scivolavano lungo le sue cosce. Con un gesto rapido, le sfilò il perizoma, lasciando la sua fica depilata e lucida di umori esposta. La sua lingua risalì lenta, dal ginocchio all’interno coscia, fino a raggiungere le labbra gonfie. Le leccò con avidità, la lingua che si insinuava tra le pieghe, il clitoride che pulsava sotto i suoi movimenti. Luisa urlò, un grido di piacere che echeggiò nella villa, le mani che si aggrappavano ai capelli di Luca, il corpo scosso da un primo orgasmo. La sua fica schizzò, un getto caldo che bagnò il pavimento, le cosce che tremavano mentre il piacere la travolgeva, ogni muscolo che vibrava come una corda tesa.
Marco, alzandosi, prese il controllo. “È mia,” disse, la voce roca, ma il suo tono era un invito, cosi dicendo portò Luisa sul divano di pelle. Fece cenno a Ivano, che si slacciò i pantaloni, il cazzo duro pronto. Luisa, in balia del piacere, si chinò, prendendo il grosso membro di Ivano in bocca, le labbra che scivolavano su di lui con dedizione, mentre Marco, dietro, le leccava il culo, preparandola. Ma fu il parroco, Don Pepe, a sorprendere tutti. Si slacciò l’abito clericale, il cazzo teso, e si posizionò sul divano dietro Luisa. Con un movimento lento, le penetrò il culo, il buco stretto che si apriva sotto la pressione. Luisa gridò, un misto di dolore e piacere, il corpo che si inarcava mentre il parroco la scopava con colpi profondi, le mani che le stringevano i fianchi. Ogni spinta era un’esplosione, la sua fica che schizzava ancora, il pavimento del salotto ed il divano ormai erano lucidi dei suoi umori.
La scena divenne un vortice di passione. Luca offrì il suo cazzo alla bocca di Luisa, che lo succhiava alternandolo con quello grosso di Ivano, la saliva che le colava sul mento. Marco, osservando, si posizionò strategicamente sotto di lei distendendosi sul divano, penetrandola nella fica mentre il parroco continuava a incularla. I loro movimenti erano un ritmo animalesco, i gemiti di Luisa che riempivano la stanza, ogni orgasmo che la colpiva come una tempesta. La sua fica schizzava senza sosta, il divano un lago di piacere, il corpo che tremava in convulsioni, i seni che ondeggiavano, i capezzoli duri sotto la lingua di Ivano che li succhiava con forza.
Marco, toltosi da sotto a Luisa, con un cenno deciso, prese il controllo del culmine, gli occhi che brillavano di un misto di orgoglio e lussuria. “Sborratele nella sua fica,” ordinò, la voce roca che tagliava l’aria carica di gemiti e respiri affannosi. Luisa si girò per offrire a tutti la sua fica a gambe aperte. Il parroco si posizionò sotto di lei per continuare ad incularla.
Luca fu il primo a obbedire e si pose sopra, il suo cazzo che scivolava nella fica di Luisa, scopandola con furia, i colpi rapidi che la facevano urlare completamente dilata. Quando le venne dentro, il getto caldo del suo sperma la travolse, scatenando un orgasmo devastante. Luisa gridò, la fica che schizzava copiosamente, un getto che inzuppò il divano ed il pavimento, le cosce lucide di umori, il corpo scosso da vibrazioni incontrollabili, ogni nervo che bruciava di piacere
Ivano, con il suo fisico scolpito e il sorriso predatorio, si fece avanti, il cazzo grosso e teso che sembrava sfidare ogni limite. Si posizionò sopra a Luisa, che, ancora tremante, lo accolse con un gemito alzando le gambe. Quando le entrò nella fica, il suo membro spesso la riempì fino in fondo, togliendole il respiro, il corpo che si tendeva sotto la pressione. Ogni affondo era profondo, quasi brutale, portandola al confine dell’orgasmo. Quando Ivano le inondò l’utero con il suo sperma caldo, che si mescolava a quello di Luca, Luisa esplose in un nuovo orgasmo, un urlo acuto che echeggiò nella sala. La sua fica schizzò ancora, il pavimento ormai un lago di piacere, le cosce che tremavano mentre il piacere la stravolgeva, amplificato dalla doppia penetrazione che aveva subito fino a quel momento. Il parroco, Don Pepe, non aveva mai smesso di scoparle il culo, i suoi colpi ritmici che la tenevano aperta, il buco che pulsava intorno al suo cazzo.
Il parroco, con un gemito rauco, tirò fuori il cazzo dal culo di Luisa, ancora spalancato e lucido, con un gesto che mescolava reverenza e lussuria, le salì sopra, il peso del suo corpo che la inchiodava al divano, il cazzo che affondava dentro di lei aprendola in modo osceno. La scopò con forza, i colpi profondi che la facevano gridare, il corpo che si inarcava sotto di lui. Più Luisa urlava più Don Pepe la chiamava puttana e spingeva forte in cazzo dentro di lei. Quando le venne dentro, il suo sperma caldo la riempì fino a dentro all’utero, scatenando un altro orgasmo. Luisa urlò, la fica che schizzava senza sosta, il corpo scosso da convulsioni, ogni goccia di sperma che la faceva tremare di piacere, le cosce lucide di umori e sborra, il divano trasformato in un riflesso del suo godimento.
Don Pepe, ancora ansimante, le offrì il cazzo, lucido di umori. Luisa, messasi a quattro zampe, lo prese in bocca, leccandolo con avidità, la lingua che ripuliva ogni traccia di sperma mentre il parroco, accarezzandole i capelli, mugolava di piacere, benedicendola con un gesto che mescolava sacralità e trasgressione. Marco, vedendo la moglie in quella posizione, la fica che colava sperma e umori lungo le cosce, non resistette. Si posizionò dietro di lei e la inculò con forza, il cazzo che scivolava nel buco già aperto dal parroco. Luisa tremava, un orgasmo continuo che non si fermava, il corpo devastato dal piacere, ma la sua bocca non lasciò il cazzo di Don Pepe, che restava duro, pulsando contro la sua lingua. Marco, con colpi sempre più rapidi, le venne nel culo, il suo sperma caldo che la riempiva mentre lei gridava, la voce rotta, il divano sotto di lei un riflesso del suo piacere infinito.
Esausta, Luisa si ritrovò al centro del divano, il corpo lucido di sudore, la pelle che brillava sotto la luce tremolante delle candele. La sua fica e il suo culo, pieni di sperma caldo, pulsavano ancora, le cosce bagnate di umori e sborra che colavano lente. Il profumo di bergamotto e muschio bianco che emanava si mescolava a quello crudo del sesso, del vino versato e della lavanda, creando un’aura che impregnava ogni angolo della villa. I suoi décolleté Louboutin, ancora ai piedi, erano l’unico residuo della sua eleganza iniziale, ora trasformata in una sensualità selvaggia, primordiale. Con un ultimo sguardo agli uomini che l'avevano posseduta e riempita, si voltò verso Marco seduto accanto a lei sul divano, il suo porto sicuro, e si accasciò tra le sue braccia, il corpo che si abbandonava completamente a lui. Lo guardò, gli occhi lucidi di un appagamento profondo, e sussurrò, la voce roca ma carica di devozione: “Amore, sono la tua puttana.” Marco sorrise, stringendola contro il petto, le sue mani che le accarezzavano la schiena, sentendo il calore della sua pelle e il battito del suo cuore. La sala, impregnata di sesso, vino e lavanda, era un tempio profanato, ogni angolo testimone di un rito che aveva travolto ogni barriera. La notte toscana, con i suoi vigneti e il suo silenzio, sembrava vibrare ancora del loro piacere, un’eco che si sarebbe spenta solo con l’alba.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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