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Prime Esperienze

UNA STORIA MAI DIMENTICATA (3)


di Grande_Bruno
01.05.2025    |    1.051    |    0 9.2
"Normalmente l’Operatore tirocinante non lavora di notte, ma in realtà in mancanza di personale, era previsto che lavorasse una o due notti, tanto per far..."
Terza parte del racconto, risalente a circa 32 anni fa, quando lavoravo nella Guardia di Finanza, presso l’aeroporto di Fiumicino e nominato «tutor operativo» per un agente dell’Agenzia delle Dogane, che doveva essere impiegato nelle indagini doganali.


Il giorno successivo, avevo il turno di notte, quindi Silvia era a casa a riposo e non ci potemmo vedere. Durante la mattinata, le mandai un messaggio ma non ebbi una risposta immediata. Solo dopo diverse ore mi disse che era impegnata con i figli e appena si fosse liberata, mi avrebbe telefonato. Pranzai e me ne andai a letto; mi svegliai nel tardo pomeriggio e mi misi a leggere, in attesa che la cena fosse pronta. Silvia non si fece sentire! Alle ore 21:15, mi preparai per andare a lavorare, scontento per non aver sentito, neanche una volta, Silvia. La notte è stata davvero pessima, dal punto di vista lavorativo per aver proceduto a tre arresti per possesso di sostanze stupefacenti e arrivai a casa distrutto! Dormii fino alle ore 13:00, mi alzai e pranzai e poi inviai un messaggio a Silvia:

– “Ciao Silvia, tutto bene?”, mi rispose dopo più di un’ora,
– “sto organizzando per domani. Se posso ti chiamo più tardi!”, lessi il messaggio, ma la prima parte non riuscii proprio a capirla. Mi misi sul divano a leggere, poi verso le ore 18:00, squillò il cellulare. Era Silvia!
– “Ciao Silvia!”
– “ciao Bruno. Scusami se non ti ho chiamato prima, ma ho i miei figli a casa ed in questo giorno e mezzo, non ho potuto telefonarti”,
– “scusata… ma spiegami che vuoi fare domani?”, dissi,
– “domani dovrei essere a casa da sola tutto il giorno. I miei figli sono a scuola alla mattina e poi al pomeriggio sono a un corso post scolastico e mio marito deve andare da una cliente e tornerà a casa solo verso sera”,
– “oh! Ma che bello! Ma vuoi andare via? Oppure vuoi che rimaniamo a casa?”, dissi,
– “vorrei starmene a casa in quanto sto preparando la tesi e poi dovrei studiare per l’esame: non manca più tanto per la fatidica data”,
– “ed io dovrei darti una mano nello studio, scommetto …”
– “esatto. Ma non solo!”,
– “molto bene! E… a che ora posso venire da te?”,
– “va bene verso le 09:00?”,
– “va bene e sarò puntuale”.

Il giorno successivo ero a riposo e quindi mi svegliai alle ore 08:00, feci colazione, doccia e partii per andare a casa di Silvia. Arrivai verso le ore 09:10, suonai il campanello e Silvia mi venne ad aprire. Era una meraviglia!! Vestiva con un abito che arrivava fino a metà coscia, a fiori, di colore rosa tenue, con scollatura non eccessivamente pronunciata ma quel tanto che bastava per intravedere il solco intermammario.

– “Da quanto posso vedere, ti chiedo se prima di studiare, dobbiamo uscire!”, si mise a ridere:
– “ma no Bruno, sapevo che tu arrivavi e allora mi son vestita così per farti piacere…”
– “sei bellissima Silvia…”,
– “grazie!”, mi baciò e mi abbracciò, entrando in casa. Mi fece accomodare in cucina e mi preparò il caffè che sorseggiamo tutti e due tranquillamente seduti al tavolo. Poi passammo in salotto che era perfettamente riordinato e pulito.
– “Vedo che il salotto è perfettamente riordinato e pulito. Hai fatto le pulizie di casa ieri?”
– “no! È venuta la colf ieri ed ha fatto le pulizie. La chiamo io circa due volte alla settimana”. Poi andammo nello studio; la stanza era pulita ed in ordine, con il computer già acceso. Aprii il file e mi misi a leggere tutta la tesi. Mancava davvero poco per terminarla e quindi dissi:
– “vuoi finire la tesi? Manca davvero poco…”,
– “Molto volentieri…”.

Si sedette al mio fianco e nel giro di un’ora e mezza, terminammo la tesi. Silvia era contentissima; la rileggemmo per l’ennesima volta insieme. Terminata la lettura, Silvia era felice e radiosa; mi volle baciare ed abbracciare; con il mio aiuto aveva terminato l’elaborato che per lei rappresentava un ostacolo ostico da superare. Mi abbracciò ancora e poi ci baciammo, dapprima romanticamente, poi sempre più in modo passionale. Questa volta, Silvia si girò di schiena, dicendomi di sbottonarle il vestito che scese per terra. Indossava un completo di biancheria intima, nero di pizzo, che era decisamente sensuale. Mi svestii anch’io e Silvia si distese sul letto, mentre io mi sedetti al suo fianco. Continuammo a baciarci, mentre io incominciai a stimolare il seno, scendendo con i baci sul collo, poi sul decolletè ed infine sul seno che era ancora imprigionato nel reggiseno. Silvia lo slacciò facendolo volare sulla poltrona. A questo punto iniziai a stimolare le areole; con la lingua disegnavo dei cerchi concentrici fino ad arrivare al capezzolo. Il godimento che Silvia provava e salì vertiginosamente tanto, che mi mise una mano sulla testa ed ogni tanto me la sollevava come per dare respiro ai capezzoli stimolati dalla mia lingua. Scesi allora verso la pancia e mi fermai sull’ombelico che leccai. A Silvia piaceva da matti ed ogni tanto aveva un fremito di piacere che percorreva tutto il suo corpo. Mi spostò di lato e si tolse il perizoma nero, che volò anch’esso sulla poltrona. Scesi ulteriormente più in basso, arrivando alla figa; notai subito che il pelo era bagnato dagli umori che fuoriuscivano dalla figa. Aprii le gambe di Silvia e mi misi in mezzo, cominciando a leccare la figa ed il frenulo del clitoride che ben presto divenne gonfio e grosso.

Ogni volta che lo leccavo Silvia aveva un fremito di piacere. Volli a questo punto dare un attimo di tregua al clitoride, scendendo poco più in basso, cominciando a leccare le piccole labbra e l’orifizio vaginale. Ritornai a leccare il frenulo del clitoride, poi salii leccando il glande del clitoride, facendo dei movimenti molto veloci laterali. Improvvisamente Silvia mi diede una spinta e mi mandò via, chiuse le gambe che s’irrigidirono ed una serie di piccoli fremiti, pervasero tutto il suo corpo. Capii che Silvia stava avendo un orgasmo e ci volle un po’ di tempo perché si riprendesse. Poi allargò le gambe ed io mi misi in mezzo e con molta delicatezza imboccai il cazzo sull’orifizio vaginale e, con un sol colpo, glielo inserii fino ai coglioni.

Cominciai a scoparla con molta veemenza. Avevo una voglia di fare sesso arretrata!! Il bacino ed i coglioni sbattevano sul suo bacino. Stavolta andai avanti per un bel po’ di tempo e poi venni copiosamente in figa. Stanco ed ansimante mi coricai sul letto al suo fianco; ci abbracciamo e ci baciammo, non so per quante volte e per un tempo abbastanza lungo. Andammo a farci una doccia perché lei era completamente sudata ed io ero sporco di sperma. Una volta rinfrescati, alle 12:30, scendemmo in salotto e Silvia iniziò ad armeggiare in cucina. Pranzammo e diedi una mano a rassettare la cucina per poi bere il caffè. Durante il pomeriggio, Silvia volle studiare per l’esame che avrebbe dovuto sostenere tra tre settimane. La interrogai a lungo e lei rispose davvero bene. Volli approfondire alcuni concetti su determinati argomenti visto che Silvia ci teneva a prendere un’alta votazione all’esame. Verso le ore 17:30, me ne andai via in quanto, secondo i suoi calcoli, qualcuno dei suoi familiari poteva tornare a casa. Ci baciammo e ci demmo appuntamento l’indomani mattina in quanto eravamo di turno insieme.

L’indomani arrivai al parcheggio e vidi Silvia che mi stava aspettando. Come ogni volta ci baciammo e salimmo con l’ascensore per arrivare al Reparto. Verso le ore 07:30 iniziammo i controlli sotto bordo degli aeromobili e, come ogni volta, iniziai a spiegare a Silvia come effettuare i controlli della merce che doveva essere caricata a bordo. Andammo avanti così per tutta la mattinata, che fu davvero intensa e piena di contrattempi. Verso le ore 12:00, facemmo la pausa pranzo alla mensa del Reparto, insieme ai colleghi del reparto, confrontandoci su quanto accaduto durante la le ore di lavoro. Al termine del turno, in ascensore, chiesi a Silvia:

– “oggi pomeriggio ci vediamo? Oppure hai da fare?”,
– “beh! Visto che la tesi l’ho finita e con gli studi sono a buon punto, potremo anche vederci. Sei libero verso le 16:00?”,
– “sì, oggi non ho impegni!”,
– “benissimo allora”,
– “ma dove ci vediamo?”,
– “ci vediamo verso il porto, c’è una stradina, alquanto isolata e poco frequentata, adatta per noi, che affianca il fiume per parecchi chilometri”.

Arrivai a casa e dopo poco più di un’ora, uscii di nuovo verso la località che aveva indicato Silvia. Mi portai anche un plaid in quanto aveva piovuto durante la notte e l’erba e le panchine potevano essere bagnate. Il posto era davvero molto bello e tranquillo. Parcheggiai l’auto e poco dopo arrivò Silvia. Scese dall’auto e vidi che si era cambiata d’abito. Indossava un abito rosso mattone a pois bianchi, con sandali in tessuto rosso. Stava divinamente bene! Ci baciammo ed iniziammo a camminare lungo la stradina sterrata. Il caldo era davvero soffocante, ma la brezza che arrivava dal fiume mitigava leggermente la calura. Camminammo per diverso tempo poi, stanchi, ci sedemmo su una panchina in riva al fiume. Ci rilassammo, per poi riprendere a camminare. Notai una radura circondata da un boschetto di salici piangenti. Proposi a Silvia di andare a distenderci sul plaid in mezzo a quella radura, dove nessuno ci poteva vedere in quanto i rami dei salici ci avrebbero nascosto quasi del tutto. Silvia tentennò nel prendere una decisione, ma poi accettò. Distesi la coperta e mi sedetti, poi Silvia si sedette di fronte a me; la gonna paurosamente salì sino a tre quarti delle cosce e si poteva intravedere il perizoma nero che Silvia indossava. Guardai il meraviglioso panorama che lei mi aveva messo sotto il naso; se ne accorse e mi tirò addosso un ciuffetto d’erba preso sul lato destro. Mi destai a malincuore e Silvia si mise a ridere.

«Ma che fai, mi provochi? Guarda che se dopo inizio a toccarti non è colpa mia», dissi,
mi misi a ridere e iniziammo a giocare. Poi non so il motivo, ma Silvia si distese e mi prese per il collo e mi fece distendere sopra di lei. Avevamo il volto a un palmo di naso e iniziammo a baciarci appassionatamente. Immaginai nella mia mente che Silvia avesse voglia di fare sesso. A me piace molto fare sesso all’aperto, mi dà un senso di libertà! Misi una mano sul seno e lo massaggiai molto delicatamente, con movimenti circolari lenti e profondi, mentre Silvia aveva messo una mano sul mio cazzo. Capii che aveva qualche timore, perché eravamo in prossimità di una stradina sterrata di campagna dove ogni tanto c’erano persone che camminavano oppure facevano footing. Scesi a baciarle il decolletè, per poi arrivare fino al solco tra le tette. Silvia mi teneva la testa e me la accarezzava delicatamente; risalii verso la bocca che ripresi a baciarla. Lasciai perdere il seno e con la mano scesi ad accarezzarle le gambe; al tatto erano davvero lisce e la pelle era molto morbida. Salii con la mano fino ad intrufolarmi sotto il vestito che era decisamente salito, quando Silvia si era distesa sul plaid. Smisi di baciarla, mi guardai intorno e vidi che, non essendoci nessuno, scesi a baciarle le gambe, iniziando dal ginocchio, fino ad arrivare all’inguine; scesi al ginocchio e poi risalii all’inguine per diverse volte prima su una gamba e poi sull’altra. Silvia aveva chiuso gli occhi e stava godendo; ogni tanto però apriva gli occhi per guardare se arrivava qualcuno e capii che non era tranquilla e rilassata. Eravamo sotto il sole e l’eccitazione e la calura facevano aumentare il caldo che si percepiva. Mi fermai mentre baciavo le gambe e dissi: «Silvia spostiamoci all’ombra; sotto il sole fa veramente caldo».

In realtà il sole ed il caldo non erano il motivo principale; la causa principale era che all’ombra era decisamente più difficile che qualcuno dalla strada potesse vederci e sperai che Silvia fosse un po’ più tranquilla e meno tesa. Spostammo il plaid, poi io mi distesi mentre Silvia si sfilò il perizoma, dopo aver controllato molto bene che qualche persona non fosse nei paraggi. Mi buttò il perizoma sulla faccia e ben presto m’accorsi che era bagnato di umori che provenivano dalla figa. Capii allora che aveva voglia di fare l’amore; si distese al mio fianco e mi baciò sulla bocca in modo molto passionale. Poi mi prese la testa con una mano e me la spinse verso la figa. Alzai la gonna quel tanto che basta per scoprire solo la patatina. Era molto profumata e assai bagnata; ci guardammo negli occhi e, senza dire una parola, iniziai a leccare la figa. Silvia appoggiò la testa, chiuse gli occhi ed iniziò a godere.

Era uno spettacolo vederla godere! Stavolta iniziai a leccare le grandi labbra, poi risalii verso il frenulo del clitoride ed infine risalii al glande del clitoride; qui iniziai a fare dei movimenti veloci laterali con la punta della lingua. Continuai per diverso tempo poi Silvia ebbe un orgasmo; mi diede una spinta e mi mandò via; chiuse le gambe che s’irrigidirono in una serie di piccoli fremiti, pervadendo tutto il suo corpo. Capii che Silvia stava avendo un altro orgasmo. Si riprese con molta calma; aprì gli occhi e mi gettò le braccia al collo. Rimanemmo così per diverso tempo, poi mi rialzai e mi guardai attorno e, visto che non c’era nessuno, aprii le gambe di Silvia e mi distesi sopra di lei. Con molto delicatezza inserii il cazzo nella sua figa, spingendolo fino ai coglioni. Iniziai a fare un movimento ondulatorio lento, poi veloce ed infine velocissimo, cercando di andare a stimolare, con la punta del cazzo, il fondo dell’utero. Silvia ebbe un secondo orgasmo ed infine, dopo diverso tempo venni anch’io, depositando in fondo all’utero il mio sperma.

Mi distesi sul plaid al suo fianco: eravamo tutti sudati e col respiro affannoso. Presi dei fazzoletti di carta e cercai di asciugarle la figa grondante di umori e di sperma ma, più pulivo e più sperma e umori uscivano dalla vagina. Lasciai perdere; Silvia si sedette favorendo così la fuoriuscita degli umori; si ricompose la parte di sopra del vestito. Io invece m’asciugai il cazzo togliendomi lo sperma che c’era e mi vestii. Erano quasi le ore 18:00 e decidemmo di tornare a casa; raccogliemmo il plaid e ripercorremmo la strada per tornare alle nostre rispettive auto. Ci baciammo ancora dandoci appuntamento all’indomani.

Arrivai in parcheggio verso le ore 13:40 e trovai Silvia ad aspettarmi come ogni volta che andavo a lavorare. Scendemmo dall’auto, ci baciammo e Silvia era, come al solito splendida. Indossava un abito completo, con abbottonatura intera con spacco sul davanti che lasciava intravedere le gambe. Entrammo in Reparto e prendemmo l’ascensore per salire negli uffici. Verso le ore 14:30 iniziammo a lavorare e come ogni volta spiegai a Silvia i compiti di quel giorno. Il pomeriggio passò in modo del tutto normale; facemmo ancora altri controlli sui bagagli, prima della fine del turno. Poi Silvia uscì alle ore 21:15 mentre io terminai verso le ore 22:15. Compilai il rapporto su ciò che era successo durante il pomeriggio e, quando uscii, vidi Silvia che mi stava aspettando. Facemmo la strada insieme e mi disse che quella sera non saremmo potuti stare insieme, perché sarebbe dovuta andare a casa subito, in quanto suo marito la stava aspettando.

– “Peccato Silvia! Eri veramente bella stasera e avevo voglia di stare un po’ con te!!”,
– “sarà per un’altra volta, Bruno! E poi domani notte lavoriamo insieme!”,
– “verissimo Silvia! Ma lavorare in aeroporto, non è come stare insieme”.

Ci baciammo in modo passionale e se ne andò via. Il giorno dopo feci il turno di notte e Silvia era con me. Normalmente l’Operatore tirocinante non lavora di notte, ma in realtà in mancanza di personale, era previsto che lavorasse una o due notti, tanto per far capire quali sono le mansioni che si svolgono durante il turno. Ci trovammo nel parcheggio verso le ore 21:40 e, come ogni volta mi baciò. Lei era sempre splendida, come ogni volta che la vedevo:

– “hai riposato questo pomeriggio?”,
– “no! Ho avuto da fare con i miei figli…”, rispose,
– “non ti preoccupare, se non ci sono emergenze, ti farò dormire qualche ora!”,
– “ma sei gentilissimo!”.

Mi baciò ancora in modo molto romantico, prendemmo l’ascensore ed arrivammo in Ufficio. Leggemmo il rapporto dei colleghi del turno pomeridiano e, verso le ore 22:30, presi Silvia e cominciai a spiegarle quali attività avremmo svolto durante il turno di notte. Ci fu un ritrovamento di sostanze stupefacenti in una valigia e attivammo tutte le procedure del caso. Il resto della notte si svolse in modo abbastanza normale e verso le ore centrali della notte portai Silvia in un camerino e le dissi:

– “dormi pure qui: ci penso io al finire il lavoro!”,
– “grazie Bruno, sei così gentile… Sei un tesoro…”, mi baciò romanticamente e improvvisamente mi disse:
– “ma vieni a vedere se dormo?”, non capii a fondo la domanda e le dissi:
– “ma certo!”.

In un momento di tranquillità sul lavoro, andai a vedere Silvia se stava dormendo. Si era messa sotto un lenzuolo ed una coperta che le avevo portato. Era sul fianco destro: mi avvicinai e notai che aveva gli occhi chiusi: mi chinai e le diedi un piccolo bacio sulla guancia. Lei mi abbracciò, girandosi e mettendosi in posizione supina. Ci guardammo intensamente e capii che aveva voglia di fare l’amore, ma ahimè non era il luogo più adatto e consono per fare ciò. La baciai ancora, ma stavolta in modo passionale e lei mi mise le braccia al collo. Avrei voluto continuare a baciarla ma, una chiamata da un collega, mi costrinse ad uscire dalla stanza con dispiacere. Oltre a quell’intervento, ne seguirono altre 3 o 4 e poi ritornai da Silvia dopo mezz’ora. In assoluto silenzio mi avvicinai a lei che aveva gli occhi chiusi e le diedi un altro bacio sulla guancia. Lei mi abbracciò ancora e mi baciò appassionatamente. La voglia di fare l’amore iniziava a salire pericolosamente in entrambi. Poi non so come, ma Silvia allungò la mano sul mio cazzo e iniziò a toccarmelo con molta dolcezza. Rimasi basito del gesto di Silvia ed io infilai una mano sotto le lenzuola, restando esterrefatto perché non indossava i pantaloni della divisa. Tolsi la coperta ed il lenzuolo, notando che Silvia indossava solo un succinto perizoma. Coprii Silvia perché aveva freddo, infilai una mano sotto le coperte ed iniziai a toccarle la figa sopra il perizoma. Tutti e due eravamo consapevoli che una scopata non era possibile farla, perché assai rischioso per entrambi, quindi continuammo a masturbarci. Infilai una mano dentro al perizoma, arrivando a toccare la sua peluria; il piacere che Silvia stava provando salì paurosamente; la sua mano che mi stava masturbando, s’infilò dentro agli slip, prendendomi in mano il cazzo e iniziando una lenta sega. Bruscamente Silvia interruppe il dolce lavoro di mano che stava facendo al mio organo sessuale ed infilò le mani sotto le coperte, per sfilarsi il perizoma. «Wow!», pensai! Allora ripresi a masturbarla. Al tatto trovai il frenulo del clitoride, misi sopra due dita e le feci ruotare, esercitando una leggera pressione, con una velocità molto lenta. Era la prima volta che masturbavo Silvia in questo modo. Aumentai la velocità e Silvia ebbe un orgasmo. Mi spostò la mano, le gambe si chiusero e divennero tese, mentre le caviglie si accavallarono: un fremito le pervase tutto il corpo. Terminarono dopo alcuni secondi e Silvia si girò su un fianco, rimandovi per diverso tempo; io mi chinai e la baciai sulla guancia. Si riprese e mi baciò in modo passionale, poi mi prese il cazzo e iniziò a segarmelo in maniera molto veloce. Eiaculai subito dopo: 5, 6 fiotti di sperma finirono sul lenzuolo e ci baciammo ulteriormente; Silvia si rivestì ed andò a lavarsi le mani sporche del mio sperma, mentre io mi ripulivo il cazzo con dei fazzoletti di carta. Silvia ritornò a letto. Ci baciammo e ci abbracciammo a lungo; la passione e l’ardore si attenuarono molto, molto lentamente; nessuno dei due, però, era completamente soddisfatto. Ma nel posto in cui eravamo era il massimo che potevamo fare. La baciai ancora e le dissi: «Buonanotte. Ti sveglio io tra qualche ora». Uscii dalla stanza e Silvia prese sonno.

Verso le 06:30 entrai nella stanza e, con tanti piccoli baci, la svegliai Silvia e, dopo aver aperto gli occhi, mi baciò e mi disse: «Ma che bel risveglio Bruno. Ci vorrebbe anche a casa mia qualcuno che mi svegliasse in questo modo!». Non risposi a quelle parole perché una replica, avrebbe implicato un discorso lungo ed ampio. Verso le ore 07:00 arrivarono i colleghi che iniziavano il turno di mattina e dopo aver compilato il rapporto delle operazioni svolte, andammo via. Stavolta fui io ad aspettare Silvia che arrivò poco dopo. Facemmo la strada insieme e, arrivati alle rispettive auto, ci baciammo e ce ne tornammo a casa. Me ne andai a letto e mi svegliai verso le ore 12:00; guardai il cellulare e Silvia mi aveva inviato un messaggio:

Silvia: È stata una notte stupenda. Ho lavorato benissimo con te… Risposi:
Bruno: Vorrei sempre lavorare con una donna come te. Andare a lavorare, quando ci sei tu, non è un obbligo ma un piacere…;
Silvia: Ma grazie Bruno!
Bruno: Ma domani ci vediamo oppure non è possibile?”
Silvia: Mi piacerebbe, ma devo andare via con mia figlia, devo portarla all’università per uno stage all’ateneo di Giurisprudenza;
Bruno: Ah! peccato…, risposi.

Terminammo di messagiarci e mi riposai per tutto il resto della giornata. Il giorno dopo mi alzai piuttosto tardi, tanto non dovevo fare nulla e poi Silvia non mi dovevo vedere. Verso metà mattinata, le inviai un messaggio:

Bruno: Buona giornata … Ma lei neanche mi rispose.

Il giorno successivo, avevo il turno di mattina insieme a Silvia, quindi verso le ore 06:40, parcheggiai l’auto nel solito parcheggio e trovai Silvia ad aspettarmi. Mi venne incontro e mi baciò intensamente e mi disse:

– “Avevo voglia di vederti!”,
– “anch’io!!”, risposi.

Mi raccontò quello che aveva fatto il giorno prima con sua figlia; era stata una giornata noiosa e alquanto pesante. Tutto il giorno ad aspettare sua figlia nell’atrio dell’ateneo. Io invece raccontai che ero stato a casa a leggere ed a studiare, annoiandomi anch’io. Avrei preferito di gran lunga la sua compagnia. Poi le chiesi:

– “Ma quanto ti manca per dare l’esame?”, pensò un attimo e poi mi disse:
– “due settimane!”,
– “se vuoi ci vediamo qualche altra volta per ripassare?”, dissi,
– “mi piacerebbe ma vediamo se sono sola a casa! Se sono sola a casa certamente…”,
– “ad esempio, oggi pomeriggio sei sola a casa?”, chiesi
– “non lo so, quando arrivo a casa te lo dico!”.

Entrammo in caserma, salimmo in ascensore e, verso le ore 07:30 iniziammo a lavorare: stavolta non spiegai nulla a Silvia, perché doveva essere così preparata, da capire quali attività avrebbe dovuto fare quella mattina. Devo dire che Silvia lavorò con buon profitto ricordandosi quanto le avevo spiegato nei giorni precedenti. Terminata la pausa caffè, iniziammo a lavorare insieme e mi congratulai con lei per essersi ricordata quanto le avevo insegnato. Questo per me era motivo d’orgoglio e significava che quanto le avevo insegnato, lei lo aveva recepito e metabolizzato e non era solo un ricordo mnemonico. Verso le ore 12:00, andammo alla mensa per il pranzo e ci sedemmo uno a fianco dell’altro. Al termine prendemmo il caffè e finimmo tutte le attività della giornata. Quando arrivò il cambio turno, compilai il rapporto e ci trovammo all’entrata della caserma. Facemmo la strada insieme per andare a prendere l’auto e, quando arrivammo, Silvia mi baciò lungamente, poi le chiesi:

– “ma allora oggi pomeriggio ci vediamo?”,
– “non lo so, fammi arrivare a casa e poi ti saprò dire!”,
– “va bene. Però fai di tutto per vederci. Ho voglia di stare con te Silvia”, dissi. Mi sorrise e mi baciò ancora; poi salimmo in auto e tornammo alle nostre rispettive case.

Una volta a casa, mi riposai, perché la mattinata era stata decisamente pesante e ne sentivo il bisogno. Dopo circa un’oretta mi arrivò un messaggio da parte di Silvia che mi diceva:

Silvia: No Bruno oggi non possiamo vederci e neanche domani, in quanto ho i due figli a casa;
Bruno: Peccato! Dissi,
Silvia: Ma ti prometto che dopodomani, che siamo di pomeriggio, vedo se riesco ad organizzarmi per passare la mattinata insieme!
Bruno: Va bene. Baci! risposi

Il giorno successivo, avevo il turno di mattina e, come ogni volta, parcheggiai l’auto e c’era Silvia ad aspettarmi, ci baciammo prima di entrare e, quel giorno lavorammo davvero bene. Al termine del turno, facemmo la strada insieme, come tutte le altre volte e le chiesi:

– “ma domani mattina ci vediamo oppure non puoi?”, dissi,
– “in linea di massima sì, ma fammi capire che cosa fa mio marito e poi ti so dire!”
– “va bene!”, risposi

Andai a casa; ero decisamente stanco e mi buttai a letto, prendendo subito sonno. Mi svegliai dopo un’ora e mezza, abbastanza riposato. Guardai il cellulare e c’era un messaggio di Silvia:

Silvia: Per domani mattina ci possiamo vedere. Mio marito starà via tutto il giorno e torna a casa verso sera; i miei figli sono a scuola e possiamo studiare…
Bruno: Wow! Son proprio contento di stare qualche ora con te… Ma a che ora posso venire da te?
Silvia: Verso le 09:00 circa…
Bruno: Bene… Sarò puntuale… Baci e buon pomeriggio…

CONTINUA

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