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Prime Esperienze

Un pomeriggio diverso...


di terramai
29.06.2017    |    18.532    |    5 9.5
"Entrambi avrebbero voluto chiedere tante cose all’altro, ma ancora, vuoi per la poca conoscenza vuoi per non sembrare troppo curiosi, non riuscivano a farlo..."
La pioggia batteva sui vetri in quel pomeriggio primaverile.
Marco era seduto nella sua poltrona e leggeva, annoiato, le solite notizie del giornale.
Ad un certo punto guardò la finestra: la pioggia sembrò essere cessata ed allora gli venne voglia di uscire, di andare in centro a prendere un caffè nel suo locale preferito.
Quando uscì di casa il cielo sembrava riaprirsi, stava per prendere la macchina ma poi pensò che sarebbe stato un problema trovare un parcheggio in centro e quel giorno non aveva voglia di “rompersi”. Si diresse alla fermata dell’ autobus che non tardò ad arrivare.
Obliterò il biglietto e si guardò intorno: c’erano pochissime persone; qualcuna leggeva altre guardavano la gente ed i soliti palazzi scorrevano velocemente fuori dei finestrini bagnati.
Marco restò in piedi in fondo alla vettura; dopo un po’ notò, seduta nelle ultime file, una bella ragazza che sfogliava annoiata il giornale. Le si avvicinò. Notò che non era più giovanissima ma che era sempre una bella donna, insomma una di quelle donne mature e femminili che piacevano tanto a lui. Lei stava guardando la pagina delle programmazioni cinematografiche.
Marco, che era inspiegabilmente attratto da quella donna sconosciuta, le si avvicinò e, puntando sfacciatamente l’indice su un film a caso, disse “ Questo deve essere un bel film, ne ho sentito parlare bene e gli interpreti sono bravi”.
Lei sollevò lo sguardo dalla pagina e guardò, scocciata, quell’ uomo che , improvvisamente, si era materializzato al suo fianco e che con le sue parole, aveva interrotto i suoi pensieri annoiati. Notò subito che non era il solito ragazzo che cerca di imbroccare la prima ragazza che capita: era un uomo, non più giovane, ben vestito, ancora interessante.
Pensò subito che forse era la persona giusta con cui aveva inconsciamente sperato di prendere un caffè per passare un’ora di quello che lei aveva già previsto essere uno di quei noiosi pomeriggi che avevano affollato quegli ultimi mesi. Pensando a ciò, guardò lo sconosciuto non più con occhi freddi e scocciati e gli sorrise: “Dice? Forse è troppo impegnato; oggi ho bisogno di vedere qualcosa di divertente!”
“Ha ragione! Oggi anche il tempo è grigio, occorre colorare la giornata” e così dicendo Marco ricambio' il sorriso.
“Io scendo alla prossima fermata: sono venuto in centro per prendermi un caffè! Posso invitarla? Se non ha qualcosa di più piacevole che un caffè in compagnia di uno sconosciuto.”
“Lei sembra leggermi nel pensiero, anche io avevo pensato di scendere in centro, fare due passi, e prendermi un caffè, prima di andare al cinema. Grazie, accetto l’invito ma non mi prenda per sfacciata!”
Fu così che Marco e la donna sconosciuta, si ritrovarono sul marciapiede, ancora bagnato dalla pioggia, nel centro della città.
“ Mi scusi l’ignoranza, non mi sono ancora presentato… mi chiamo Marco!”
“Piacere…. Sara!”
I due si sorrisero e quindi si avviarono, lentamente ed ancora impacciati non sapendo come iniziare la conversazione. Dopo poco arrivarono di fronte al Caffè più famoso della città: un locale storico che era stato, anni addietro, luogo di ritrovo di artisti ma che conservava ancora il suo fascino e l’arredamento caldo e rilassante dei primi anni del 900.
Marco la invitò ad entrare e si diressero verso uno dei tavolini liberi, sedendosi sul divanetto semicircolare.
Lei era veramente una bella donna, bionda, un corpo ancora attraente, sottolineato da quella maglietta abbastanza aderente che metteva in risalto i suoi seni ed una gonna lunga e larga, sotto la quale Marco immaginava delle belle gambe.
Ordinarono due caffè che, purtroppo, il cameriere portò troppo in fretta. Entrambi avrebbero voluto chiedere tante cose all’altro, ma ancora, vuoi per la poca conoscenza vuoi per non sembrare troppo curiosi, non riuscivano a farlo.
Si guardavano negli occhi, spiavano i comportamenti ed ascoltavano la voce dell’ altro: si piacevano!!!!
Dopo che ebbero preso il caffè Marco: “ Allora Sara! Vogliamo andare a vedere questo film?”
Un leggero rossore apparve sul volto di lei, ma “ Certamente, mi fa piacere: è terribilmente malinconico andare al cinema da soli. Cosa proponi?”
Sara riprese dalla borsa il suo giornale e cercò la pagina dei cinematografi.
In una sala lì vicino era in programmazione un film di Pieraccioni: certamente non un film impegnato, ma sicuramente buono per fare due risate e poi, entrambi, sarebbero stati disposti ad andare, insieme con l’altro, a vedere anche un film di Topolino.
Uscirono dal Caffè e si accorsero che il cielo si era nuovamente coperto e minacciava uno di quei temporali, classici di quella stagione. Ed il temporale non si fece attendere. In men che non si dica un acquazzone pare riversarsi su Sara andando a bagnare la camicia bianca che si intravvedeva sotto il cappotto e dalla quale emersero i suoi capezzoli larghi e scuri che misero lì per lì a disagio Marco.
Affrettarono il passo ed arrivarono al cinema. Era una vecchia sala che il proprietario aveva diviso in un multisala. Il film era in programmazione in una saletta ricavata dalla vecchia galleria: un ambiente era piccolo, ma c’erano solamente altre 4 persone sedute nelle prime file.
Marco mentì, spudoratamente, dicendo “ Scusa ma io vedo bene da lontano, possiamo sederci nelle ultime file? Se a te va bene!”
Sara, che ormai non era più una ragazzina timida e sprovveduta e che si ricordava delle tante volte che, da adolescente, era andata al cinema in compagnia del suo ragazzo solamente per scambiarsi delle “effusioni”, disse prontamente “ Va benissimo, anzi, te lo avrei chiesto io!”. Dicendo questo strinse un occhio a Marco, al quale non sfuggì la cosa.
Si sedettero nell’ultima fila. Marco sentiva un piacevole calore sprigionarsi dal corpo di Sara. Notò i suoi seni, una perfetta terza misura ancora turgida, non doveva indossare il reggiseno perché i capezzoli modellavano quella camicia inumidita dalla pioggia. Peccato che indossasse quella gonna, troppo lunga, troppo larga per mostrare quello che copriva.
Le luci erano ancora accese e scorreva la pubblicità.
Sara si recò nella toilette.
Quando tornò fece nuovamente l’occhiolino a Marco e si sedette appoggiandosi a lui. I suoi capelli biondi si sparsero sulla Lacoste blu di lui. Il suo profumo, dolce e fruttato, riempì l’aria.
Iniziò il film che, come previsto, era di una banalità estrema.
Ogni tanto, nella penombra, rischiarata dal film, i due si guardavano e, spesso, trovavano gli occhi dell’ altro che, incuranti delle scene del film, a scrutare il compagno. Durante una delle scene più buie, Marco si fece coraggio ed allungò una mano a toccare la mano di Elena la quale, anziché ritrarla, lasciò che quella carezza si trasformasse in presa, che le dita di Marco si stringessero alle sue.
I due rimasero così, mano nella mano, per lunghi momenti, appoggiati sulla coscia di lei.
Fu Sara a prendere l’iniziativa e sfilare la sua mano da sotto quella di Marco, lasciando così che lui le toccasse la coscia. Marco fu preso da un desiderio irrefrenabile nel sentire quella coscia, piena e soda, sotto le sue dita che cominciarono a scorrere su e giù… fino al ginocchio; cominciò lentamente con il suo movimento a sollevare quella gonna troppo lunga ed “ingombrante”. Finalmente senti le sue mani accarezzare la pelle vellutata di Sara.
La carezza, inizialmente molto soft, si spinse lentamente sempre più in su… alla ricerca dell’ attaccatura delle cosce e degli slip di Sara.
A Sara piaceva sentire quella mano maschile muoversi delicatamente sulle sue cosce; la sentiva scivolare fino al ginocchio e poi su, quasi all’inguine.
Aveva sperato in quel momento ed infatti, prima del film, era andata nella toilette e si era sfilata gli slip, lasciando il suo sesso pronto ad accogliere le attenzioni di quell’uomo che, fin dall’ inizio aveva suscitato in lei piacevoli sensazioni.
Mentre le immagini continuavano, inutilmente, a scorrere sullo schermo, Marco spingeva la sua carezza sempre più in su; sentiva che Sara gradiva quelle attenzioni e gli sembrava di aver percepito, ma non ne era sicuro, un leggero movimento di lei che allargava le gambe per ricevere una carezza più “intima”. Decise che era il momento che la sua mano si spingesse fino a dove più umida e calda è l’intimità di una donna. Con le dita cominciò a lambire l’attaccatura delle cosce, alla ricerca di un piccolo elastico da sollevare per esplorare ciò che aveva desiderato possedere fin dal primo momento che aveva visto in autobus quella donna bionda, bellissima e sensuale.
Le dita si muovevano lentamente, sentì la fine delle cosce, carnose e sode, ma non trovò niente che bloccasse la sua avanzata: improvvisamente sentì che stava accarezzando un ciuffetto di peli, corti e morbidi. Con l’indice ed il pollice cominciò a giocare con quei peletti. A Sara piaceva… eccome se le piaceva! Allargò ancora di più le cosce per permettere alla carezza di farsi sempre più intima. Sentì un calore salirle dal corpo, sentì che il desiderio la stava prendendo: chiuse gli occhi per godersi quel contatto e corse con una mano sui pantaloni di Marco. Senti, sotto il calore della sua mano, che anche lui era eccitato, che il suo membro si era irrigidito e, a stento, riusciva a sentirlo tutto nel palmo della sua mano.
Marco si voltò verso di lei, si guardarono, si avvicinarono. Le loro labbra si unirono in un bacio, sensuale, bagnato… una battaglia a colpi di lingua. Poi lui avvicinò la sua bocca all’ orecchio di Sara, le spostò una ciocca di quei capelli biondi che aveva ammirato mentre prendevano il caffè e le sussurrò all’orecchio: “ Mi piaci…….. ho voglia di godere e di farti godere, ho capito che sei la troia che ho sempre aspettato!”
Sara fu eccitata da queste parole e decise di farsi più ardita: abbassò la zip dei pantaloni di Marco, spinse la mano in quella apertura, lo spazio non era tanto ma sufficiente a sentire, dentro gli slip, un cazzo duro e grosso, voglioso di essere il balocco di una donna come lei.
La mano di lei cominciò ad accarezzarlo ed a muoversi su e giù lungo quell’ asta, in sincronia con la mano di lui che faceva altrettanto sulla sua fica.
Lui sentì un fremito percorrergli il corpo quando la mano di Sara spostò l’elastico degli slip e si spinse a contatto diretto con il suo sesso; sentiva le sue dita che lo toccavano, un tocco delicato, piacevole, una carezza che si spingeva del glande fino ai testicoli e si soffermava ad accarezzarli. In quell’ estasi piacevole Marco comincio' a solleticare il clitoride di quella donna meravigliosa: sentiva quella carne morbida e delicata tra le sue dita, il suo massaggio, all’inizio delicato, si fece sempre più pesante finchè, eccitatissimo, spinse il suo dito medio dentro quella fessura, già umida ed accogliente.
A lei sfuggì un impercettibile gemito di piacere, spinse in avanti il ventre ed allargò le cosce tanto che la poltroncina del cinema le sembrò particolarmente stretta e scomoda; sentiva quel dito, che poi le sembrò diventassero due o tre o ……, che si spingeva dentro il suo sesso, lo sentiva muoversi, accarezzare. Era troppo eccitata per potersi controllare; fregandosene di essere in un luogo pubblico e che qualcuno degli altri spettatori potesse sentire o vedere, afferro' con la mano il cazzo di Marco e lo tirò fuori dai pantaloni cominciando a masturbarlo violentemente. Approfittò di una scena del film particolarmente luminosa per guardarlo e si rese conto di ciò che stava toccando. Le piacque: non era lunghissimo, ma di un diametro che lei immagino' perfetto per pervaderla; la cappella era gonfia e lucida, pronta ad esplodere, e tutta l’asta era percorsa da nervi e vene gonfie che lo rendevano uno splendido strumento da guardare e da … godere.
Ma Sara non sapeva resistere, voleva molto di più. A volte lei stessa si era domandata se questo le sarebbe successo anche con un’altra donna. Ancora non lo sapeva ma, prima o poi, avrebbe cercato la risposta.
Si guardò intorno, notò che tutti gli altri spettatori erano presi dalla trama di quel film insignificante, ridevano per delle stupide battute, ignorando di quali altre cose più piacevoli si potessero fare in quel luogo ed in quel momento. Girò poi lo sguardo sul cazzo di Marco, sempre più rigido con le sue carezze, guardò Marco che le sorrise e le disse “Brava!!!!”.
A quel punto la testa di lei si abbassò, coperta dagli schienali delle poltroncine della fila davanti, e Marco potè vedere quei capelli biondi alzarsi ed abbassarsi sul suo sesso.
(*) Un piacevole tremore pervase le gambe di Marco, sentì il suo corpo vibrare alla grande mentre Sara sfoderava tutta la sua abilità nel gioco di lingua e nel muovere in maniera sublime le sue labbra ultraumide.
A lei era sempre piaciuto il sesso orale e, attraverso l’esperienza con i vari partners che aveva avuto, era riuscita a raggiungere un alto livello di piacere per l’uomo e per se stessa. Con quell’uomo, appena conosciuto ma che la intrigava e coinvolgeva come raramente le era accaduto, Sara decise di sfoggiare tutta la sua abilità: iniziò tastando quel pene prima con le labbra umide, poi con la lingua e quindi, quasi come per agguantarlo, con l'intera bocca.
Sentiva il desiderio di Marco crescerle dentro, mentre le sue labbra continuavano a scivolare su e giù lungo quel cazzo. Entrambi chiusero gli occhi per godersi appieno quelle sensazioni, finchè Marco appoggiò la sua mano sulla testa di Sara ed impresse al suo movimento un ritmo più veloce.
Non durò molto, entrambi erano eccitati per la novità e per la situazione, Sarà senti il corpo di Marco fremere, i suoi fianchi inarcarsi fino a sentire la sua bocca prima piena di quel fallo, e poi un getto, potente e denso, di sborra.
Lei continuò ancora per un po’ il movimento ed il risucchio sentendo ogni volta un getto sempre più piccolo inondarle la bocca: le piaceva sentire l’uomo che si svuota dentro di lei.
Poi si staccò da quel cazzo, che ormai aveva perso un po’ della sua turgidezza, e comincio a deglutire, ingoiando fino all’ ultima goccia di quel liquido denso e di quel sapore che conosceva bene e che le piaceva tanto per concludere con un colpetto di lingua che dette a Marco l’ultimo brivido.
Sollevò la testa e vide che lui la stava osservando e che il suo sguardo esprimeva la sua riconoscenza ed un desiderio che era tutt’altro che assopito.
Le mise una mano tra i biondi capelli e attirò la sua testa verso la sua, le sue labbra verso le sue. Le due bocche si unirono, le labbra si dischiusero e le loro lingue iniziarono una danza sfrenata. Marco desiderava molto sfiorare con la sua lingua quelle labbra, quella lingua che ancora sapevano del suo sperma, che ancora avevano il profumo ed il sapore del sesso, che poco prima erano state padrone assolute del suo cazzo e di tutto il suo corpo e mente.
Mentre ancora si stavano baciando finì il primo tempo del film e si accesero le luci. Entrambi erano accaldati, le loro espressioni tradivano il godimento ed il piacere appena avuti. Marco accarezzò il volto di Sara, la sua mano sfiorò quel volto quelle guance leggermente arrossate e le sussurrò: “Grazie…… adesso sono in debito con te!”
Decisero di uscire dalla sala, di non finire di vedere quel film del quale non avevano guardato neppure un’inquadratura.
Fuori si era ormai fatto buio. Marco e Sara si scambiarono i numeri di telefono con la promessa, e la certezza in entrambi, che si sarebbero rivisti. Un bacio tenero sulle labbra ed ognuno si incamminò nella propria direzione, contento e sicuro che quel pomeriggio e quel primo incontro se lo sarebbero ricordato per tanto tempo.
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