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Pomeriggio diverso...il caffè


di terramai
03.07.2017    |    1.899    |    2 9.8
"Anche lei pensava Quella mattina Marco si era svegliato di buon umore, aveva aperto le finestre e un tiepido sole primaverile mattutino aveva invaso la sua..."


Erano passati tre giorni da quando Marco e Elena si erano incontrati.
Lui pensava spesso a quell’ incontro improvviso ma era convinto che niente succede per caso e pertanto avrebbe dovuto esserci un seguito.
Anche lei pensava
Quella mattina Marco si era svegliato di buon umore, aveva aperto le finestre e un tiepido sole primaverile mattutino aveva invaso la sua camera. La vista del suo letto, ancora disfatto, pieno di sole, ma vuoto lo convinse che era giunto il momento di telefonare a Elena per invitarla a… riempire quello spazio vuoto nel letto.
Erano già le 10 e pensò che forse era l’ora giusta per chiamare.
Prese quella scatola di fiammiferi su cui aveva scritto il numero di Elena e che aveva conservato con cura.
Compose il numero. Il telefono cominciò a suonare. Marco attese a lungo, forse, pensò, è già uscita.
Dopo un’attesa che a Marco era sembrata interminabile, senti qualcuno che dall’ altra parte della linea sollevava lentamente la cornetta del telefono; una voce caldo, impastata ed assonnata rispose.
Si rese conto di aver interrotto il sonno di Elena e, come si usa in queste occasioni, azzardò:
“Scusa Elena, stavi dormendo?”
“Ma chi sei?”
“ Marco, ti ricordi l’altro pomeriggio al cinema?”
“ Ah!!!!!! Certo che ti riconosco… come potrei non ricordare.”
“Mi dispiace, pensavo che fossi già alzata”
“Non importa, anzi! La tua voce è un piacevolissimo buongiorno”
“Grazie, anche per me è un piacere sentirti. Ma se vuoi ti chiamo più tardi.”
“No, sono qui a letto e mi piace sentire la tua voce. Sai? Mi piacerebbe che tu mi sussurrassi un “buongiorno” carino.”
“Hai voglia di tenerezze?”
“Si, ma soprattutto ho voglia di te! Il ricordo di quel pomeriggio mi eccita sempre.”
“Anche a me… il ricordo delle tue labbra, del tuo sesso appena sfiorato.”
“Ti piaceva?”
“Molto”
“Allora facciamo un gioco! Io chiudo gli occhi e te prendi la mia mano e la guidi dove immagini vorresti la tua”
“Immagino il tuo corpo, Elena, disteso su quelle bianche lenzuola. Indossi solamente una camicia da notte che si è sollevata e ti lascia scoperto il sesso. La tua mano scivola lungo il tuo ventre, lentamente raggiunge quel dolce rilievo. Solamente pochi peletti biondi lo ornano. Le tue dita ci giocano poi scivolano tra le tue cosce che lentamente hai allargato. Le senti? Senti che stuzzicano il tuo clitoride? Accarezzalo come sai fare tu e come hai fatto tante volte nella tua intimità. Immagina le mie dita: sono le mie dita che ti toccano.”
“Si Marco, allargo le cosce; fammi sentire le tue dita che mi posseggono. Fammi sentire la tua puttana! Spingile dentro.”
Così dicendo Elena aveva allargato completamente le cosce e si stava masturbando.
Anche Marco non era rimasto insensibile alle sue parole e, soprattutto, a quella voce sensuale e piena di desiderio. Era ancora con il pigiama per cui non ebbe difficoltà a tirare fuori il suo cazzo che, nel frattempo, si era fatto duro e grosso.
“Elena!! Mi stò masturbando, penso a te, alla mia troia, e alla tua mano che corre su e giù lungo il mio sesso”
“Si Marco…. Lo sento ingrossarsi tra le mie dita mentre le tue stanno andando su e giù nella mia fica. Mi piace, comincio a bagnarmi, ho voglia di te!!”
Continuarono così, per non molto tempo, a masturbarsi reciprocamente al telefono. Fu Marco il primo a raggiungere l’orgasmo. Sara sentì il suo respiro farsi sempre più affannoso, la sua voce farsi sempre più eccitata, fino a sentrlo urlare: “Troia, vengo. Vengoooo! Prendi tutta questa sbroda!!!!!”
A quelle parole Elena, che era già al limite dell’orgasmo, accellerò il movimento delle sue dita nel suo sesso, adesso ce n’erano tre che andavano freneticamente su e giù, fintanto che anche lei sentì che il suo piacere la stava inondando.
Restarono in silenzio per pochi secondi poi lei:
“Marco, corri da me…. Ti voglio!!!”
“Elena, dimmi dove abiti.”
Marco cercò una penna e scrisse velocemente quell’indirizzo, che lei gli stava dettando, sulla scatola di fiammiferi che aveva a portata di mano.
Afferrò i vestiti che si era tolto la sera ed aveva abbandonato sulla poltrona in camera, si vestì velocemente senza quella cura che normalmente lo contraddistingueva.
La casa di Elena non era distante ma era in quartiere residenziale e lui non voleva perdere tempo a cercare un parcheggio; perciò chiamò il servizio taxi. La vettura arrivò dopo appena quattro minuti.
Lungo il tragitto, Marco chiese al Tassista di fermarsi davanti ad un panificio.
Comprò una baguette calda ed un barattolo di marmellata ai frutti di bosco.
Arrivato all’indirizzo Marco notò che sui trattava di un palazzo di recente costruzione, enorme, almeno 10 piani. Pagò in fretta il tassista e si avviò verso l’ingresso. Dalla pulsantiera dei campanelli vide che solamente pochi erano occupati e che quello che con scritto SB, forse le iniziali di Sara, era all’ ultimo piano.
Suonò. Attese qualche secodo poi, non sentì nessuna voce ma la serratura scattò. Si diresse verso l’ascensore e premette il tasto dell’11 piano, l’ultimo. Quando arrivò si ritrovò su un pianerottolo ancora da rifinire, le pareti, appena intonacate, ancora non erano state ancora imbiancate; c’erano gli ingressi di quattro appartamenti ma solamente una porta, con un cartellino “E.B:”, era socchiusa.
Marco bussò poi, senza aspettare risposta, entro richiudendo la porta alle sue spalle. Appoggiò la baguette e la marmellata su un mobile.
Era un bell’ appartamento, signorile, con l’ingresso che accedeva direttamente ad un a grande sala al cui centro era un caminetto a quattro luci circondato da divani e poltrone. Una parete era completamente di cristallo e dava accesso ad una terrazza da cui si poteva ammirare un panorama completo della città. Marco notò a destra una porta socchiusa, vi si diresse ed entrò nella camera di Elena.
Restò immobile sulla soglia. Lei era distesa, completamente nuda su un letto enorme e ......
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