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L’ho spinta a tradire (racconto) Parte 4


di Membro VIP di Annunci69.it ToroRm2020
14.01.2021    |    17.383    |    4 9.6
"Non era per niente come avevo immaginato: all’improvviso tutto aveva preso una piega orribile..."
Il bar vicino alla Pain4Gain sembrava il crocevia di una grande città. Clelia trovava rilassante osservare il continuo via vai dei clienti, divertendosi a capire se fossero o meno frequentatori della palestra dalle ordinazioni che facevano. A volte il fisico lasciava pochi dubbi, altre era più difficile indovinare.
Le centrifughe erano le preferite dalle donne, mentre gli uomini erano più orientati verso i frullati proteici. Quel giochino la distraeva dai pensieri cupi, tenendole occupata la mente.
Dal giorno in cui Marco si era chiuso alle spalle la porta della casa in cui avevano vissuto insieme per sette anni, lasciandosi dietro un vuoto spaventoso e la foto del loro matrimonio strappata a metà, era trascorsa ormai una settimana. Da allora aveva passato tutto il tempo in cui non era al lavoro piangendo o dormendo, con Real Time TV a farle compagnia, in modo da riempire la solitudine che la divorava dall’interno con chiacchiere televisive fuse insieme in un inintelligibile rumore bianco.
Giulio le aveva inviato almeno una cinquantina di messaggi, ai quali non aveva mai risposto, finché non gli aveva detto chiaro e tondo di sparire e lasciarla in pace.
Forse era stata troppo dura con lui, ma il solo pensiero di rivederlo, al momento, le provocava un accesso di rabbia.
Se la sua vita era andata in pezzi gran parte della responsabilità era di Giulio. Crederlo fermamente le rendeva più facile sopportare la situazione. Lui l’aveva manipolata, spingendola a credere in una realtà completamente alterata che esisteva solo nei suoi desideri.
“Non sarà che hai preferito crederci perché volevi farlo?” le rinfacciò la sua parte razionale, e quasi istantaneamente gli occhi le si velarono di lacrime.
Mentre cercava un fazzoletto di carta nella O bag, piena all’inverosimile di oggetti gettati alla rinfusa, Laura la raggiunse al tavolo, elegantissima in un tailleur Gucci color crema nonostante fosse appena uscita dalla palestra.
Quando vide in che stato era, la fece alzare e l’abbracciò con forza, premendo i seni generosi contro i suoi. La tenne stretta per parecchi secondi, facendola sentire rassicurata e protetta.
«Raccontami tutto» la esortò, appena ebbero finito i caffè che Laura aveva ordinato per entrambe a un cameriere adolescente. Clelia tirò su col naso e cercò di mettere ordine nel caos che aveva in testa. Ebbe la tentazione di edulcorare il racconto, ma appena cominciò a parlare il flusso di parole divenne violento e incontrollabile come la piena di un fiume.
A mano a mano che la storia si dipanava vide gli occhi di Laura spalancarsi per la sorpresa, ma non vi lesse il disprezzo che aveva temuto, e messo in conto, di dover sopportare.
«Questo Giulio com’è?» le chiese Laura ad un tratto, usando il tempo presente, cosa che la infastidì un pochino .
«Era carino e gentile, almeno all’inizio» rispose, usando deliberatamente l’imperfetto per chiarire che si trattava di una storia passata. «Mi riempiva di attenzioni e complimenti. Diceva che le mie foto erano le uniche non volgari del sito e che ero diversa da tutte le altre.»
«I maschi ci dicono sempre quello che vogliamo sentire» commentò Laura con un sospiro rassegnato. «E noi abbocchiamo tutte le volte. Marco non sapeva nulla di lui, giusto?»
«No, le prime volte ero stata io a rispondergli usando il nostro profilo di coppia, poi eravamo passati a Telegram e Whatsapp.»
«Perché non gli hai parlato di lui?»
«Non volevo che pensasse che ero in cerca di altri uomini. Quella di A69 era stata una sua idea, ma noi cercavamo una coppia carina per qualcosa di soft.»
«Noi?»
«Dai, insomma, hai capito cosa intendevo.»
«Però questo Giulio in qualche modo ti ha colpita…»
Clelia annuì. «Mi faceva sentire apprezzata e pareva capire davvero come mi sentivo. E poi…»
«E poi?»
«Era attraente. Molto. Le foto erano bellissime.»
«Più di Marco?»
«No, lo era in modo diverso, non so se è chiaro cosa intendo.»
«È chiarissimo.» Clelia vide Laura assumere un’aria assorta e se ne chiese il motivo, ma non fece domande. «E quando l’hai visto com’è stato?»
«L’ho trovato carino, anche se non proprio come nelle foto.»
«E sotto?» chiese Laura d’un fiato, arrossendo leggermente.
«Carino anche lì, ma non proprio come nelle foto» rispose Clelia, riuscendo perfino ad abbozzare un sorriso.
«E poi che avete fatto?»
«Dopo due settimane di messaggi finalmente ci siamo visti per un caffè, anche se avevo tanti dubbi. Mi ha messo subito a mio agio e abbiamo cominciato a parlare come se ci conoscessimo da una vita. Abbiamo passato un’ora seduti al tavolino del bar a chiacchierare di libri, di vacanze e di un sacco di altre cose. Poi mi ha detto che casa sua era vicina e mi ha chiesto di fare con lui un pezzo di strada.»
«Ahi.»
«Mi sentivo tranquilla, rilassata e la conversazione era piacevole. Mi dispiaceva interromperla, per cui ho accettato. Casa sua era davvero vicina, in effetti, e arrivati lì mi ha chiesto se mi andava di salire un attimo. La verità è che io non aspettavo altro e lui l’aveva capito perfettamente.
Quasi prima che me ne rendessi conto mi aveva messo la lingua in bocca, la mano sinistra sul culo, la destra tra le cosce e almeno tre dita nella passera.»
Laura la guardò con molta attenzione.
«Era quello che volevi?»
Clelia rimase in silenzio per dieci secondi buoni prima di rispondere.
«Sì» disse, con notevole sforzo. «Sotto ero un lago. Quando siamo usciti dall’ascensore mi ha fatto leccare le sue dita bagnate dalle mie colate.»
«E poi?»
«Poi mi ha portato dentro e per due ore non ho capito più niente. Abbiamo combinato di tutto» si interruppe e arrossì, ma si costrinse ad andare avanti, «mi ha trombato pure sulla tazza del bagno dopo che avevo fatto pipì davanti a lui, senza neanche darmi il tempo di asciugarmi. Sentivo lo sciacquio della passera che ancora sgocciolava mentre lui pompava come un toro. Un delirio. Alla fine mi ha fatto mettere in ginocchio e mi è venuto in bocca. Lì per lì stavo benissimo, avevo perfino ingoiato tutto, solo che quando mi sono resa conto di cosa avevo combinato sono scoppiata a piangere come una bambina.»
«E lui?»
«Lui è stato molto dolce, mi ha consolato dicendo che in fondo stavo facendo quello che Marco mi aveva chiesto e che quindi non si trattava di un vero e proprio tradimento…»
«Ed era così?»
«Preferivo crederlo, perché in quel modo era tutto più facile.»
«Sei innamorata di lui?» chiese ancora Laura, usando di nuovo, e con tutta probabilità intenzionalmente, il tempo presente.
«No, di questo sono più che sicura, però mi piaceva come mi faceva sentire, desiderata e... tanto tanto femmina.»
«Con Marco non ti sentivi più così?»
«Era diverso. Dopo sette anni sembrava darmi per scontata e probabilmente io facevo lo stesso con lui. Ci parlavamo con i post-it attaccati al frigorifero. Invece dopo questa cosa, anche con Marco, a letto le cose sono migliorate in modo quasi miracoloso. Quando facevamo l’amore mi sfondava. Venivo anche tre volte di fila e subito dopo ricominciavamo. Una cosa da non credere. Non mi era mai successo prima ed era meraviglioso. Lì ho cominciato davvero a credere che Giulio potesse avere ragione.»
Laura arrossì di nuovo, ma anche stavolta Clelia non indagò.
«Vi vedete ancora?»
«Ci siamo visti solo tre…» iniziò, ma gli occhi le si riempirono di lacrime e dovette interrompersi. Inspirò con forza, si soffiò il naso in un fazzoletto di carta, poi riprese. «No, di più, forse sette otto volte, l’ultima il giorno in cui è successo il casino.»
Fece un altro profondo respiro e si soffiò ancora il naso.
«Scusa, si vede che non ho ancora finito le lacrime. E no, non l’ho più visto.» Appallottolò con forza il fazzoletto usato stringendolo nel pugno. Lo smalto rosa semi permanente delle unghie era molto rovinato.
«E non voglio neanche più vederlo» puntualizzò un attimo dopo, cogliendo il dubbio nell’espressione di Laura.
«Marco quando l’ha scoperto?»
«So che quello che ti dirò ora mi farà sembrare una brutta persona, ma ti giuro che pensavo fosse quello che voleva.»
«Non lo penserei a prescindere, e comunque sono l’ultima persona al mondo che può giudicarti.»
«Tu non faresti mai quello che ho fatto io.»
Laura strinse le labbra fino a ridurle a una linea sottile, ma non replicò.
«Comunque, secondo Giulio, a Marco avrebbe fatto piacere sapere che io e lui scopavamo, che voleva essere un cuckold anche se non se rendeva ancora conto. Su Youporn mi aveva fatto vedere dei video in cui dei mariti cornuti leccavano le passere delle mogli piene dello sperma dei loro amanti.»
«Scusa se te lo chiedo, ma tu avresti davvero voluto che Marco leccasse lo sperma di Giulio dalla tua vagina?»
Clelia arrossì violentemente e scosse la testa con forza. «No no, Giulio voleva solo dimostrarmi che un marito poteva essere felice di vedere la propria donna fare sesso con un altro.»
«Mi chiedo quanto sarebbe contento di vedere sua moglie sfondata da un superdotato.»
«Non è sposato.»
«Chissà perché non avevo dubbi.»
«Mi ha raccontato di aver frequentato una coppia in cui il marito voleva guardarlo mentre lui scopava la moglie ed era al settimo cielo quando alla fine gliela riempiva.»
Stavolta Clelia sembrò leggere qualcosa nello sguardo di Laura e si fermò, nel timore di essere mal giudicata.
«Quando ti ha raccontato queste cose non hai avuto il dubbio che ti stesse manipolando per farti arrivare dove voleva lui?»
«Sì, certo, non sono proprio del tutto scema, ma non volevo rischiare di rovinare il momento magico con Marco rompendo con lui.»
«Posso chiederti una cosa?»
«Sì» rispose Clelia, anche se il tono era un po’ dubbioso. «Certamente.»
«Avendo la certezza che tra te e Marco le cose non sarebbero cambiate, avresti smesso di vedere Giulio?»
Clelia abbassò lo sguardo sul tavolino di formica.
«Sì, io…» cominciò, per poi interrompersi subito dopo. «Non lo so» ammise infine. «Ho fatto un casino, me ne rendo conto, ma in quel momento mi sembrava la cosa giusta da fare. Mi ero accorta che Marco controllava spesso il mio cellulare, e che si masturbava frequentemente, nonostante facessimo l’amore di continuo. Così una volta, su consiglio di Giulio, ho fatto in modo di fargli trovare un messaggio che ci eravamo scambiati dopo che ero stata a casa sua.» Clelia alzò gli occhi, quasi sfidando Laura a giudicarla. «Non diceva molto, solo che ero stata fantastica. Quando l’ha letto, Marco è andato fuori di testa. Appena è uscito dal bagno ho trovato sul pavimento degli schizzi di sperma di cui lui non si era accorto.»
«E cosa avevi fatto?»
«Scusa?»
«Cosa avevi fatto perché ti dicesse che eri stata fantastica? Se posso chiederlo, ovviamente.»
Clelia arrossì e scosse la testa.
«Ti imbarazza parlarne?»
«Un po’.»
«Se è così non serve che tu me lo dica.»
«Invece sì, perché ti ho costretto ad ascoltare i miei lamenti e ora è giusto che non ti nasconda niente. Giulio voleva pisciarmi addosso e io gliel’avevo lasciato fare. Non riuscivo a resistergli.»
Laura sgranò gli occhi.
«Non potevi o non volevi?»
«Entrambe le cose. Era eccitante essere completamente nelle sue mani.»
«Ti è piaciuto?» le chiese Laura, sorprendendola per l’interesse che le parve di cogliere nella domanda.
«È stato strano, ma anche appagante. Vuoi sapere una cosa, però? Mentre me la faceva addosso, caldissima, quasi bollente com’era, io pensavo a quanto sarebbe stato bello ripeterlo con Marco oppure…»
«Oppure?»
«Oppure con loro due insieme. Faccio schifo, vero?»
«No, sei una donna che ha bisogno di emozioni forti, e se i tuoi uomini non fossero così egoisti e stupidi ora non saresti qui in lacrime.»
«Io ho un solo uomo. Giulio è stato un errore e basta.»
«Ne sei certa?»
«Più che certa. Tornassi indietro non rifarei niente di tutto questo.»
«Neanche il sesso divino con Marco?»
«Quello sì, ma…»
«…ma quello è legato al resto e non potresti avere l’uno senza l’altro» concluse Laura al posto suo. «Ma ho interrotto il tuo racconto, scusami. Continua pure e perdonami.»
«Quando ho raccontato a Giulio del messaggio mi ha detto che era il momento di fare il penultimo passo: registrare un video in cui mi sfondava, da far trovare a Marco per renderlo consapevole di essere un cuckold. Io non volevo, ma secondo lui stavo facendogli un torto negandogli il piacere di sapere che era un cornuto. Alla fine, a forza di insistere, mi ha convinta. Però mi ha detto che dovevo fare uno sforzo, che non bastava una semplice scopata.»
«Furbo, questo Giulio» sbottò Laura. «Scusami, ti ho interrotto di nuovo.»
«Mi ha detto che dovevo dargli il culo, per far capire a Marco che appartenevo completamente al mio bull.»
«Tu e Marco non l’avevate mai fatto?»
«No.»
«Immagino che tu gli abbia detto di sì.»
«So di essermi comportata da bagascia, col senno di poi è ovvio, ma in quel momento, con Giulio che mi accarezzava il culo e mi baciava dappertutto, non ho avuto la forza di dire di no.»
«È stato doloroso?»
«Molto. Quella volta Giulio è stato brutale. Voleva che Marco sapesse che ero sua e che poteva spaccarmi il culo come e quando voleva.»
«Magari è inopportuno che io te lo chieda, ma posso sapere cos’hai provato?»
«Dal punto di vista fisico? Solo dolore. Mi sentivo come se mi stessero infilando dietro una mazza da baseball che pompava senza sosta. Anche con la crema lubrificante era una sofferenza.»
«Sento che c’è un ma in arrivo.»
«Mi faceva male, malissimo, ma a livello puramente mentale mi sentivo eccitata come non mai sapendo che Marco mi avrebbe vista mentre Giulio mi inculava. Mi rendeva più facile far credere che stessi godendo come una cagna» confessò. «Lo so, sono una brutta persona. Dopo avermi letteralmente devastato il culo, mi ha fatto girare e mi è venuto in faccia. Ne ha fatta tantissima. A quel punto ho iniziato a recitare il copione che aveva scritto per me, guardando in camera e rivolgendomi direttamente a Marco. Dovevo dirgli che era un cornuto con la faccia coperta dalla sua sborra. Avevo la bocca talmente piena che a ogni parola lo sperma mi colava sul mento, mentre Giulio riprendeva tutto.»
«Non hai pensato al rischio che potesse caricare in rete il video oltre che inviartelo su Whatsapp?»
«Mi ha assicurato di averlo cancellato dopo averlo mandato a me.»
«E tu ti fidi di lui?»
«Sì» disse con convinzione, forse più per rassicurare se stessa che per convincere Laura. «A casa, quando sono uscita dalla doccia, Marco aveva trovato il video e si stava masturbando. Per terra c’era già una macchia di sperma.»
«E tu cos’hai fatto?»
«L’ultimo passo. Ho recitato la parte finale del copione. Gli ho detto che ero contenta che il nostro regalo gli fosse piaciuto, che Giulio stava venendo a casa nostra per sfondarmi e che lui, se voleva, poteva guardarci scopare e masturbarsi finché ne aveva voglia.»
«E unirsi a voi no? Doveva solo guardare?»
«Giulio mi voleva solo per sé.»
«E a te stava bene?»
«So che adesso sembra stupido e crudele, ma in quel momento ero convinta di farlo per il bene di entrambi. Giulio mi aveva fatto il lavaggio del cervello. Quando ho visto la faccia disperata di Marco, però, mi è venuto il dubbio di aver fatto un enorme errore, solo che ormai era troppo tardi per fermare tutto.»
«Giulio si è approfittato di te per realizzare le sue fantasie. Ha usato sia te che Marco senza alcun rispetto, fregandosene del male che vi stava facendo. È stato un pezzo di merda, e scusa il francesismo.»
«Sì, lo so, ora l’ho capito. Era eccitatissimo all’idea di scoparmi mentre Marco guardava e si masturbava. Mi vergogno profondamente ad ammetterlo, ma l’idea non dispiaceva neanche a me. Invece la serata si è trasformata in un disastro. Non sono riuscita a farglielo venire duro. Non era per niente come avevo immaginato: all’improvviso tutto aveva preso una piega orribile. È stato in quel momento che Marco ha schiacciato Giulio come una mosca, senza muovere un dito. L’ha fatto scappare con la coda tra le gambe, letteralmente. Ero furiosa con lui ma, allo stesso tempo, mi sentivo orgogliosa per come gli aveva tenuto testa. Quando mi sono chiusa in camera, anche se schiumavo di rabbia, ero talmente bagnata che ho dovuto per forza masturbarmi. Ho avuto un orgasmo pazzesco e poi mi sono addormentata. Ecco, ora penserai che sono una pazza ninfomane.»
«Pazza lo sei di sicuro, visti i casini in cui ti sei cacciata, sul resto non mi pronuncio. Quand’è che se n’è andato? C’era ancora al tuo risveglio?»
Clelia annuì e gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime.
«Un’ora dopo sono andata in salone con l’idea di chiedergli scusa e fare pace…» Laura vide la difficoltà di Clelia ed evitò di sollecitarla. «Lui era con un’altra» riprese in tono piatto dopo qualche secondo. «Stavano scopando sul divano.»
Laura spalancò gli occhi per la sorpresa.
«Questa non me l’aspettavo proprio» le sfuggì.
«È stata una coltellata al cuore. Lei era appena venuta, lui stava per farlo, così quella bagascia gliel’ha preso in bocca mentre mi sfidava con lo sguardo a dire o a fare qualcosa.»
«Non riesco a immaginare come tu possa esserti sentita.»
«Ero annientata. Lui ha detto che se volevo potevo guardare, andarmene o unirmi a loro, solo però se la troia fosse stata d’accordo. In quel momento ho perso la testa: ho preso un coltello dal tavolo ancora apparecchiato del salone e ho tentato di farla pagare a quella bagascia, ma lei mi ha disarmato e a momenti mi rompeva il braccio» concluse, avvilita.
«E Marco?»
«Le ha ordinato di lasciarmi, altrimenti quella stronza avrebbe continuato a farmi male. A quel punto ho cercato di spiegargli le stesse cose che ho detto a te oggi. Gli ho detto anche che lo amavo.»
«E lui?»
«Non mi ha creduto, ma non potevo aspettarmi niente di diverso dopo il casino che avevo combinato. Per farmela pagare l’ha scopata di nuovo, davanti ai miei occhi. Quella bagascia se l’è anche fatto mettere nel culo: sembrava una cagna in calore.»
«Mi dispiace.»
«Sai, è stato orribile, davvero. Ogni volta che ci penso mi viene da piangere, ma vedere quanto il mio uomo riuscisse a far godere un’altra donna, e quanto lei lo desiderasse, mi ha fatto capire quanto lui sia importante per me. Era bello come un Dio mentre la prendeva da dietro. E...»
«E, anche se ti costa da morire ammetterlo, l’hai trovato eccitante.»
Clelia annuì. «Ho capito cosa deve aver provato guardando il video.»
«È andato via con lei?»
«Sì.»
«L’hai più sentito?»
Clelia scosse la testa.
«Cosa vuoi fare adesso?»
Clelia scrollò le spalle, con aria sconfitta e disperata. Sembrava una bambina.
«Non lo so» rispose.
«Tu lo rivuoi?»
«Disperatamente.»
«Cosa saresti disposta a fare per riprendertelo?»
«Ora come ora? Qualsiasi cosa. Se come condizione per tornare da me mi chiedesse di fare sesso a tre non esiterei un attimo. Lo farei impazzire di piacere, farei godere anche lei. Le leccherei la fica per ore se servisse a qualcosa.»
«Le cose non torneranno mai più com’erano prima, lo sai questo, vero?»
«Lo so dal momento in cui l’ho visto fare l’amore con Moira» disse, pronunciando per la prima volta il nome dell’amante di suo marito, non senza una piccola fitta al cuore. «Non potrò mai cancellare quell’immagine.»
«L’hai chiamata per nome, non troia, o bagascia, e hai detto fare l’amore invece di scopare» le fece notare Laura.
«Sì, e allora?»
«E allora forse sei sulla strada giusta. Comunque vada, dovrete trovare un nuovo equilibrio.»
«E accettare quello che abbiamo fatto.»
«E quello che farete d’ora in poi» aggiunse Laura, con un sorriso di incoraggiamento. «Ora vai a riprendertelo.»
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