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Manteniamo le distanze


di landers80
09.08.2018    |    1.053    |    1 8.9
"Non feci in tempo a dirle ciao che mi dice oggi non ho niente sotto e sono venuta ad augurarti buone ferie, chiuse la porta dietro di se e si diresse a passi..."
Mi ricordo perfettamente la mattina in cui entrò in ufficio e mi venne presentata dal mio responsabile, si occuperà della Germania e dei clienti di lingua tedesca, non avrete molto a che fare dato che ti occupi di spagnoli e portoghesi. Fra me e me pensai per fortuna dato che è inguardabile e non sa neanche vestirsi. Lei alta 1.60, seconda scarsa di seno, vestita come una turista con la T-shirt I LOVE NY, jeans slavati e delle zeppe di sughero da nonna romagnola pronta ad andare in balera, l’unica cosa meravigliosa erano gli occhi azzurri ghiaccio e penetranti.
Si era appena trasferita per seguire il fidanzato autista di mezzi pubblici, non aveva amici e non conosceva nessuno, timida e silenziosa non dava confidenze, sembrava fosse venuta da un altro pianeta. Io più di tanto non le davo confidenza, sono sempre stato riservato e geloso della mia privacy, neanche con gli altri colleghi e colleghe avevo un gran rapporto se non esclusivamente di lavoro, i colleghi dovevano rimanere tali, gli amici li ho fuori dal lavoro. Nonostante il tentativo di mantenere le distanze quando aveva bisogno veniva sempre a chiedere a me, anche perché ero uno dei più anziani dell’ufficio conoscevo tutte le procedure e le scorciatoie quando c’erano dei problemi. Come tutte le mattine la mia pausa caffè era alle 9.50 prima degli altri perché volevo stare da solo, quel giorno mi seguì, molto acidamente le dissi che ogni volta che mi chiedeva qualcosa mi disturbava il lavoro e mi faceva perdere tempo e che aveva un capo ufficio a cui chiedere, lei rispose che avrebbe continuato perché mi aveva capito. Le chiesi capito cosa, che dietro quell’apparenza burbera e scostante sei gentile e si mise a ridere. Il giorno dopo posticipai la pausa sperando che andasse con gli altri, invece aspettò che mi alzassi per seguirmi, le dissi che non doveva più farlo perché alla terza i colleghi avrebbero pensato che abbiamo una relazione ed io ero sposato, mi rispose ridendo che un caffè non può rovinare un matrimonio. Ritornati in ufficio quando mi chiedeva qualcosa le rispondevo male nel tentativo di ricolmare la distanza che si stava accorciando, ma lei aveva sempre una battuta pronta, i miei modi di trattarla diventavano sempre più bruschi ma lei non soccombeva, nel giro di qualche mese sembravamo casa Vianello. Tutta quella distanza che avevo tentato di mantenere era sparita completamente e si era creata una complicità che neanche con il mio migliore amico, si la vedevo come un amichetto, le pause caffè erano divertenti con siparietti e racconti divertenti, delle sue sessioni in palestra, la dietologa cicciona, e nel frattempo il gruppo si era allargato. Un po’ la cosa mi dispiaceva perché da soli ci divertivamo poi dovevamo mantenere sempre quella distanza dato che eravamo entrambi impegnati, ma col passare del tempo quella strana amicizia e quello strano feeling stavano cambiando, anche perché lei era molto intelligente e sveglia, queste sue caratteristiche mi piacevano molto. Un giorno ridendo e scherzando le dissi che ci fossimo conosciuti qualche anno prima sicuramente l’avrei corteggiata, divenne rossa come un peperone. Da allora cominciò a stuzzicarmi con il suo abbigliamento e sul suo abbigliamento, i mesi in palestra e dalla dietologa stavano dando i loro frutti, quindi veniva in ufficio con mini gonne ascellari che bastava un nulla per far vedere tutto, e mi chiedeva se con alcuni pantaloni che portava si notava la mutandina sotto, mi faceva il gioco dei colori e degli abbinamenti. La mattina quando arrivava mi mandava una mail chiedendomi secondo me di che colore aveva l’intimo e se erano coordinati, avevo tempo 1h per indovinare, e nel frattempo lei passeggiava nell’open space per stuzzicarmi e darmi qualche indizio a detta sua. Per esigenze aziendali io dovetti cambiare mansione e di conseguenza anche ufficio, la mia nuova scrivania si trovava in un angolino deserto dello stabile in compagnia di un vecchio brontolone in attesa della pensione. Pensai che la cosa giovasse a ristabilire le distanze ormai perse e a rinsavire da quella sorta di infatuazione che mi aveva portato a comportarmi da ragazzino, ero sposato ed ero appena diventato padre. Invece no, le giornate non passavano, mi mancavano quei momenti di complicità, le sue battute e la sua esuberanza, ma non volevo rischiare di rovinarmi la vita per una cosa che non avrebbe portato a nulla. Era periodo di ferie e non c’era quasi nessuno in azienda, una mattina forse per noia dal poco lavoro mi mandò un messaggio skype, indovina di che colore sono oggi, feci finta di niente e non risposi, i giorni seguenti la stessa domanda ed io non risposi. Il venerdì mattina entrò nel mio ufficio, il vecchio era in ferie, indossava un vestitino bianco che le arrivava alle ginocchia, smanicato, dei sandali argentati ed un accenno di abbronzatura, il mio battito cardiaco aveva iniziato ad aumentare, non mi aspettavo venisse, ero sorpreso e felice. Non feci in tempo a dirle ciao che mi dice oggi non ho niente sotto e sono venuta ad augurarti buone ferie, chiuse la porta dietro di se e si diresse a passi veloci verso la mia scrivania, si sedette sulle mie ginocchia a gambe aperte, mi prese la mano e lo infilò tra le cosce e con voce calma e dolce mi disse controlla tu stesso. Era tutta morbida e liscia, la mia mano si fermò lì sotto ad accarezzare e studiare, lei sorrise compiaciuta, mi disse di non fermarmi e subito dopo mi ficcò la lingua in bocca. Ebbi un erezione istantanea, le mie mani erano dappertutto, la baciavo, la accarezzavo, la stringevo forte a me con tanto desiderio e passione, la volevo con tutto me stesso, avevo passato settimane e mesi nel tentativo di reprimere quello che provavo per lei, credo più per codardia che per rispetto nei confronti della mia famiglia. Mi sbottonò i pantaloni e lo prese in bocca con grande voracità, iniziò a pompare variando ritmo in continuazione e quando rallentava mi guardava con quei occhi di ghiaccio come per dire lo vedi quanto sono brava. La presi per i fianchi da dietro con lei appoggiata alla mia scrivania spingendo forte e dando dei colpi ben assestai ed a ogni spinta lei gemeva di piacere, tentai di tapparle la bocca con una mano per evitare di attirare l’attenzione, mi morse la mano, le schiaffeggiai il culo, ne chiese ancora, gliene detti altri due tre, sentì che si bagnava sempre di più. Capì che le dava piacere allora alternavo gli schiaffi con il tirarle i capelli, volevo vedere la sua faccia mentre godeva, mi sedetti sulla sedia, e lei con forza me lo prese e se lo infilò nel buco e cominciò a cavalcarmi, intanto le stringevo i seni e li mordevo, trovò il suo ritmo e poco dopo esplose di piacere, pure io ero sul punto di venire ma di colpo lo tirò fuori e lo prese in bocca, mi disse che le piace assaggiare i suoi umori, riprese a succhiare e a pompare fino a che non le schizzai tutto quello che avevo, senza indugio mandò giù tutto e dal basso mi guardava con quei occhi da porca cercando il mio sorriso da appena venuto.
Finito si ricompose, aprì la borsa e tirò fuori un perizoma bianco e se lo infilò, si dette una spazzolata ai capelli e lucidalabbra. Io ero intontito e cercavo di capire che cosa avessi appena fatto, mi si avvicinò mi dette un bacio ed io l’abbracciai forte per tutte quelle volte che avrei voluto farlo ma non l’ho fatto.
Da allora sono passati anni, un figlio lei, due io, un miliardo di messaggi skype e centinaia di migliaia di bugie ai rispettivi compagni pur di stare insieme.

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